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www.ildialogo.org Immanenza e trascendenza,di padre Aldo Bergamaschi

31 marzo 2019
Immanenza e trascendenza

di padre Aldo Bergamaschi

Omelia pronunciata il 13 marzo 1983

Luca 15, 1-3.11-32


I riti di purificazione sono comuni a tutte le religioni e servono a facilitare l'acquisto del passaporto della salvezza “post mortem” dopo la morte, ma il cristianesimo, diciamo il messaggio di Gesù, contiene un concetto assai più profondo del peccato. Nelle religioni naturali - e ahimè potrei cominciare a dire che anche il cristianesimo si è ridotto al rango di religione - l'uomo avverte che aveva provocato l'ira divina con una data serie di azioni e crede di poterla placare, questa ira divina, con un'altra serie di azioni.

In questo modo si può anche dire, siamo in quaresima, facciamo penitenza per i nostri peccati (sottinteso che, quando saremo fuori di quaresima, allora... ). Si concepiscono le relazioni tra l'uomo e Dio in maniera estrinseca, come se si trattasse del rapporto esistente tra il padrone e il servo o peggio, fra il padrone e lo schiavo. Avete udito il discorso del maggiore: non mi hai dato nemmeno un capretto..., vedremo cosa si nasconde dietro a questa frase. Nel cristianesimo fra l'uomo e Dio, questa parabola è qui a gridarcelo, intercorrono relazioni di vita padre-figlio; il mio è tuo; questo mio fratello, mentre invece il maggiore dice: questo tuo figlio. La fratellanza è tutta perduta, col peccato l'uomo spegne in sé questo rapporto che potremmo dire lo rende perfetta immagine di Dio. Ciò che è mio è tuo, invece: dammi la mia parte... la proprietà privata, la proprietà privata eretta a idolo.

No, il peccato non è un semplice infortunio, se così lo vogliamo chiamare, a cui l'uomo stesso pone rimedio con un rito espiatorio fatto di sua iniziativa. Occorre rigenerare se stessi, non placare Dio con dei riti mantenendo il dualismo fra noi e Lui, fra la nostra etica immanente, che si esaurisce in quello che facciamo, e la sua trascendenza. Ciò che è mio è tuo. E qui si vuole creare il dualismo del dentro e del fuori, quando invece tutto dovrebbe essere casa del Padre. E allora diciamolo con parole chiare: conversione ci vuole, non penitenza, tornarsene dentro alla casa del Padre e non starsene fuori innalzando riti e templi a Dio ma a patto di restare quello che noi siamo. E noi disgraziati predicatori stiamo a questo gioco.

Avete capito in che cosa consiste l'astuzia, chiamiamola così, dell'uomo religioso. Rifiutarsi di entrare nella casa del Padre, dove il mio è tuo, dove tutto è comune, dove vi è la legge dell'amore, e starsene fuori volendo dimostrare che siamo dei credenti in Dio innalzando dei templi e dei riti per questo Dio, ma dentro alla casa del Padre non vogliamo entrare. Ecco l'astuzia dell'uomo religioso il quale non ha nulla a che fare con il cristiano.

L'alternativa del liberalismo eterno è questa: un mondo in cui tu o sei ricco o sei povero, o sei datore di lavoro o sei lavoratore, o padrone dei porci o mandriano, o schiavo o schiavista. Questa è l'alternativa esistente al di fuori della casa del Padre, e il prodigo esattamente si trova in questa alternativa. Non c'è da meravigliarsi che sia andato a finire in quel modo. Forse, se invece di andare a scialacquare subito i suoi danari, avesse fatto qualche piccolo gioco in borsa, capite, probabilmente avrebbe potuto schierarsi dalla parte del possessore dei porci e metterci qualcun altro a fare il mandriano, ma questa è l'alternativa del sistema liberistico o liberalistico, in cui noi ci troviamo a vivere.

Adesso tocchiamo una corda più vicina a noi. Esiste una mentalità diffusa che consiste nel credere che per essere buoni bisogna fare l'esperienza del male. Sì, abbiamo aderito tutti a questa tentazione, io per primo, ve lo devo confessare. Ciò spiega perché abbiamo un mondo perpetuamente cattivo. Allora dobbiamo stabilire fino a che età dobbiamo o possiamo fare i “matti” - questa parola matti la mettiamo fra virgolette così può essere riempita di molti significati - e poi creare una grande area sul pianeta dove sia lecito fare tutto ciò che vogliamo, perfino l'omicidio, ma poi fuori di lì ci si comporti come angeli. Avete capito che cosa propongo?

Propongo un'area del globo in cui si possa andare a fare tutto ciò che si vuole compreso l’omicidio, perbacco! E poi finalmente, quando ci siamo tolti questa pazzia di dosso, tornare nell'area fuori da quella stabilita e comportarci come angeli. Il fatto è che se uno diventa alcolizzato, drogato, sessuomane, adultero, pistolero, ladro e così via, come farà ad essere un angelo fuori da quell'area? Non sentirà il bisogno di tornare in quell'area almeno una volta alla settimana, quelle esigenze acquisite per attuare quella bella teoria che per essere buoni bisogna prima essere cattivi?

Adesso vi citerò il pensiero di Simone Weil che poi è giunta a una certa conclusione, che io non potrò accettare, ma che mi spiego benissimo. Questa pensatrice è morta a trentaquattro anni distrutta anche dal lavoro in fabbrica. Esaminando la parabola del prodigo dice: Bisogna che il giovane fuggitivo spenda con le prostitute la parte che gli spetta. É sottinteso che anche quelle prostitute sono fuori dalla casa del Padre - tanto perché il discorso valga per tutti - cioè uomini e donne. Quelle sono fuori dalla casa del Padre da un bel pezzo. Il prodigo non farà un passo verso il Padre finché avrà un soldo, l'essenziale è che egli spenda e non guadagni. Certo, ma se invece di scialacquare i suoi quattrini con le meretrici li avesse depositati a interesse in una banca, egli non potrebbe ugualmente rientrare nella casa del Padre. E sotto questo profilo è meglio che egli vada a mangiare le ghiande con i porci.

Conclusione: il peccato del prodigo non sta nell'abbandonare il Padre e nello sperperare il dono o i beni in attività difformi da quelli per cui la natura è ordinata. No, il prodigo commette il peccato e offende il Padre nel chiedergli la parte che spetta a lui. Egli avrebbe fatto male ugualmente anche se avesse amministrato con saggezza i beni ricevuti. Voi sentite come la filosofessa esaspera la tesi. E poi la Weil termina con questa tesi paradossale: Occorre desiderare di divenire come materia inerte per cessare di disubbidire.

Certo vi dirò che preferisco questa mistica, assai vicino al nichilismo orientale, alla mistica cialtrona dell'attivismo occidentale con la quale, strumentalizzando la parabola, si costruisce un concetto di confessione in cui ogni settimana si può fare un adulterio, si può commettere una grave disonestà professionale, una truffa sistematica al fisco, giacché poi si può chiedere perdono. Perché lì, la nostra stoltezza ha inventato il confessionale, cioè ha ridotto il concetto di conversione che è chiaro nel Vangelo.

Un giorno ho detto a un peccatore: scusi, ma lei ha messo su il mestiere del prodigo. E sarebbe? mi chiede, mettendosi in piedi da in ginocchio che era. Ho proseguito: il prodigo è uscito una volta sola dalla casa del Padre, lei invece è uscito ed esce cinquantadue volte l'anno, tante sono le settimane. E allora? chiede. Rispondo: Allora lei non ha bisogno di confessarsi, ha bisogno di convertirsi, e per convertirsi non c'è bisogno di confessarsi, anzi bisogna astenersi dal confessarsi, perché chi si confessa senza convertirsi diventa l'abitudinario del crimine, il professionista religioso del crimine.

Il prodigo prima si converte e poi si confessa. Ecco l'invenzione della confessione di Gesù. E si converte riscoprendo il Padre e non utilizzando ciò che egli stesso inventerà, vale a dire la confessione. Colui invece che si confessa senza convertirsi mai chi è? É il figlio maggiore, il quale vede il Padre come un tiranno. Egli è dentro alla casa col corpo, ma con l'animo è fuori, anche lui sogna i bagordi. L'abbiamo addosso questa componente, Las Vegas l'abbiamo dentro l'animo, anche lui è là solo col corpo, ma non con il pensiero.

La parabola non è per colui che pecca e si confessa, si confessa e pecca - sto parlando di certi peccati - ma per colui che finalmente ha capito che fuori della casa del Padre c'è il male e che è religiosità nevrotica, questo stare formalmente dentro al bene con il continuo desiderio di uscire verso il male. Non si è scoperto che l'amore del Padre è l'ideale che può appagare tutti i desideri nobili della natura umana.



Domenica 31 Marzo,2019 Ore: 10:40
 
 
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