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www.ildialogo.org “A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra”,di Padre Aldo Bergamaschi

24 febbraio 2019
“A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra”

di Padre Aldo Bergamaschi

Luca 6,27-38

Il passo è un mozzafiato e mi sto domandando chi è in regola con questi “precetti” del Signore. A parziale consolazione cercherò di chiarire almeno due punti. Uno riguarda la reazione allo schiaffo sulla guancia, l’altro riguarda il “non giudicate”.
Una prima noticina per farvi drizzare le orecchie: “Amate i vostri nemici”: il cristiano non ha nemici e occorre tradurre così: Amate i nemici di voi. É il cristiano che è oggetto di nemici, ma il cristiano non ha nemici.
Passiamo ora al: “Chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra”. Chi vi parla ha consumato molto fosforo su questo passo. Io sono convinto che Gesù non abbia mai detto questa frase, credo che sia di S. Luca, il quale qui ha voluto essere più realista del re.
In nome del principio di non contraddizione, conoscendo il Vangelo, prendo un passo in cui Gesù ha avuto l’occasione di mettere in pratica questo principio. Nel pretorio quando un ragazzo, un inserviente, gli allunga uno schiaffo, (si tratterebbe di una bastonata sul setto nasale, di cui abbiamo nella Sindone un riscontro) Gesù non porge l’altra guancia, ma dice a quel ragazzo: “Se ho detto bene perché mi percuoti?” Questo perché è tremendo, Egli si rivolge a un essere umano con il cervello. Gesù prosegue “Se ho detto male, tu me lo dimostri”, qui peggio ancora, finalmente troviamo nella storia il modo giusto di opporsi al male.
Il male non può essere lasciato passare mai e tutta la vita di Gesù è una lotta contro il male; è venuto a liberarci dai peccati…La caratteristica è che Egli non lotta con la forza della lancia, ma con la forza del pensiero, perché parte dal principio che gli uomini sono degli esseri razionali. La definizione di Aristotele era giusta quando ha definito l’uomo un animale razionale. Per combattere il male bisogna entrare in quel punto preciso, cioè nella razionalità dove il male nasce.
“Porgi l’altra guancia”, quindi è incompatibile con il comportamento di Gesù nel pretorio, come ho detto, quella frase deve essere dell’evangelista, che, forzando, è andando fuori riga.
Alcuni teologi affermano che nella frase ci sarebbe la parte sublime della resistenza al male. Non capisco cosa vuol dire la parte sublime, se non il fatto che non intendano mai fare passare il male.
Resto dell’idea che si tratta di una contraddizione, al più si potrebbe interpretare così: “non opponetevi con la stessa logica a chi vi fa il male, ma resistete con l’arma specifica dell’essere umano, vale a dire il pensiero o la razionalità”, come vi spiegavo prima.
Vi citerò l’interpretazione di fronte all’atteggiamento del male da parte di tre personaggi: Confucio 500 anni prima di Cristo, in Cina, con la sapienza cinese; Komeini; poi Krusciov che appartiene alla generazione comunista, vicino alla critica del socialismo reale. Un tale chiese a Confucio: “Che cosa si deve pensare di colui che ricambia le offese con i benefici?” Rispose Confucio: “In questo modo come ricambieremo gli stessi benefici? Si deve pertanto rendere la pariglia a chi ci odia, usando equità e moderazione, e i benefizi ricambiarli con altri benefizi”. Ecco un modo di pensare chiaro e probo, corrispondente al modo naturale dell’uomo. In ciò c’è una certa saggezza e moderazione e sarebbe un passettino.
Krusciov, in visita alla cattedrale di Rouen in Francia, disse: “Cristo ha molte cose in comune con noi comunisti, ma non sono d’accordo con Lui quando dice che, se ti colpiscono sulla guancia destra, porgi la sinistra. Io credo in un altro principio: se mi colpiscono sulla guancia sinistra restituisco il colpo sulla destra con tanta forza da staccare la testa all’aggressore; questa è la mia unica differenza con Cristo”.
Sarebbe molto che fosse l’unica differenza, ma è fondamentale.
Dice Komeini: “Accetto molte cose della morale cristiana, ma non quella di porgere l’altra guancia, perché lascerebbe libero campo al violento”. Pensando che il violento sia sempre l’altro.
Questa di Komeini è l’obiezione precisa che faccio io, gli direi che Gesù non ha mai detto questo e gli citerei il comportamento di Gesù nel pretorio.
Affrontiamo ora il “Non giudicate e non sarete giudicati”, lo si dice tante volte. Il giudizio proibito è il giudizio di essenza, ma non il giudizio di fatto. Se vedo uno che ruba debbo dire che sta rubando e questo è un giudizio di fatto. Il giudizio di essenza sarebbe dire: quello è un ladro! Quando dico ladro, intendo dire ladro come dire che quello è un banco, dò su di lui un giudizio irreformabile, è vero che sta rubando, ma questo non vuol dire che lui sia un ladro essenzialmente, perché la vita umana è diveniente; oggi ruba e domani può diventare un galantuomo, come è successo per il buon ladrone.
Quindi è proibito il giudizio di essenza e non quello di fatto. Vi cito qualche caso, Gesù dice: “Andate a dire a quella volpe (Erode)”, questo è un giudizio di fatto. Adesso è una volpe, ma può diventare…Poi nei casi in cui Gesù chiama i Farisei “ipocriti” anche questi sono giudizi di fatto, tant’è che possono cambiare stili di vita e diventare accettabili. Quelli di Gesù sono tutti giudizi di fatto, come debbono essere quelli del cristiano, ciò implica che il giudizio di fatto rileva il male e vi mette uno stop. Il male non deve passare per nessun motivo e deve essere colpito – questa è la novità – con degli strumenti che riguardano l’essenza del male stesso, cioè l’origine di un pensiero.
L’unico giudizio di essenza, quello che in verità crea un grosso problema, è il giudizio che Gesù dà di Giuda quando dice: “Meglio sarebbe per lui se non fosse mai nato”, ma lo dà a chi è già collocato nella decisione, non l’avrebbe dato quando era ancora vivente. Da vivente gli disse: “Tu con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?”. Sarebbe la denuncia del male nel tentativo di riscattare colui che lo fa, ma qui la sorte era conclusa: Meglio per lui se non fosse mai nato.
Mi hanno domandato cosa ne penso dell’inferno, avete visto sui giornali, c’è qualcuno che dice che io lo nego…non si vuole capire quale è la mia concezione dell’inferno: è la riduzione al nulla. Per esempio una coppia ha due figli e potrebbe anche averne venti; gli altri diciotto sono rimasti nel nulla, qui la colpa non è di nessuno. Torniamo a Giuda: meglio per lui se non fosse mai nato, si sarebbe trovato nel nulla incolpevole, ma siccome è nato e ha fatto quello che ha fatto è ridotto al nulla, quella che chiamo la riduzione al nulla e sarebbe questo l’inferno e non quelle fiamme che creano difficoltà sul piano mentale.



Sabato 23 Febbraio,2019 Ore: 22:21
 
 
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