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www.ildialogo.org Finalizzare le nostre azioni,di Padre Aldo Bergamaschi

Finalizzare le nostre azioni

di Padre Aldo Bergamaschi

20 gennaio 2019
Omelia pronunciata il 19 gennaio 1986
Giovanni 2, 1-12
Veramente Gesù ha trasformato cosi con un colpo di bacchetta magica l'acqua in vino? Se invece vediamo in questo episodio il trasbordo di un concetto daremo la caccia a quel concetto. Anzitutto qual era il motivo per cui S. Giovanni Evangelista ha scritto il suo vangelo. Ecco qui la motivazione, la prendo dallo storico Eusebio, che non mi è simpatico perché ha fatto una celebrazione di Costantino, che probabilmente ha dato origine a una spaccatura nella Chiesa.
Eusebio dice che mentre Matteo, Marco e Luca avevano già scritto i loro vangeli, S. Giovanni continuava ad annunciare a voce la parola di Dio e poi si decise finalmente a scrivere. S. Giovanni era un poco fuori dal triangolo industriale dell'epoca, si trovava a Efeso nell'attuale Turchia, mentre qui gli altri pasticciavano i concetti. Dunque ecco il motivo per cui Giovanni avrebbe scritto i vangeli.
Giovanni, dice ancora lo storico, ci descrive ciò che Gesù fece prima che Giovanni Battista venisse incarcerato, mentre gli altri, ci riferiscono ciò che operò dopo la incarcerazione. Sicché Giovanni espone la parte iniziale dell'attività di Gesù, gli altri invece, gli avvenimenti dell'ultima parte. Ecco perché lo sappiamo da altre fonti, non siamo certi se la vita pubblica di Gesù si estenda per un anno o per tre. Bene che cosa fece Gesù all'inizio della vita pubblica. Gli altri evangelisti, 1o ricorderete, iniziano con Gesù che annuncia la buona novella, con una specie di manifesto o di slogan: convertitevi perché il regno dei cieli è vicino. Questa frase la conosciamo oramai a menadito. Ebbene questo messaggio si è trasformato in un racconto, il racconto di Cana che non contiene un miracolo, ma soltanto un segno.
Ma la nostra fantasia di teisti un poco infantili ha bisogno di vedere il colpo di scena di Gesù che con una parola cambia l'acqua in vino. Ora, se si tratta di un racconto che nasconde un concetto, o se si tratta di un racconto che nasce da un concetto, allora ciò che vale è il concetto e il racconto dobbiamo prende1o con le pinze e lasciare cadere tutto ciò che è miracolistico, perché il miracolo dobbiamo farlo noi. Dunque Giovanni traduce il concetto in un fatto e nulla di più efficace per dimostrare il concetto di conversione che il passaggio dall'acqua al vino. Questo è l'applicazione del concetto in una immagine. Che cosa vuol dire conversione? Ecco qui dice Giovanni, siccome gli altri hanno detto delle parole, io metterò in scena un raccontino per dimostrarvi in che cosa consiste questo concetto: l'acqua diventa vino.
Rousseau dice che noi veniamo al mondo buoni e che poi più di migliori non possiamo diventare. Anzi, sarebbe già un grande guadagno se ciascuno di noi da buono potesse diventare migliore. Ora la visione cristiana dell'educazione non é così. Da acqua non dobbiamo diventare un'acqua limpida, un'acqua priva di microbi. No! Dobbiamo diventare vino. Vale a dire dobbiamo fare diventare un salto di qualità. Ecco il grande concetto che sta sotto questo racconto.
La parola Cana non sarebbe altro che una combinazione tra due sillabe, la prima delle quali sarebbe presa dal nome Cafarnao la seconda da Nazareth. Per cui le due sillabe addossate darebbero questo nome. Le nozze di Cana, combinano la verità teologica che riguarda le due città. Gesù a Cafarnao dà in cibo sé stesso: chi mangia la mia carne vivrà in eterno. A Nazareth Gesù é obbediente e lavoratore. Poi chiude quella parentesi e diventa qualcosa d’altro. Ecco allora la costruzione simbolica.
Perché Gesù sceglie come inizio un banchetto di nozze e perché Giovanni Evangelista va a ripescare nella sua memoria questo evento storicamente accaduto? Qui trovo alcuni esegeti, i quali, mi dicono che il miracolo di Cana sarebbe stato costruito sulla base di una o più parabole di Gesù in funzione della polemica antibattista. I seguaci di Giovanni Battista avevano creato dei problemi alla prima chiesa, con la pretesa che Giovanni Battista fosse il Messia per la superiorità che gli proveniva dalla sua discendenza sacerdotale e dalla sua priorità di tempo, è contrastata dal fatto e dall'affermazione che Gesù invece è il celeste sacerdote preesistente che distribuisce il vino come viene dimostrato visibilmente a Cana.
Allora voi vedete che il racconto è semplicemente un diaframma che nasconde altre battaglie, non solo, ma ci sarebbe anche la polemica dell’ascetismo. I discepoli di Giovanni Battista dicevano che il loro leader non beveva vino, non mangiava certi pranzetti, ma soltanto locuste e miele selvatico. Insomma questo partito di Giovanni Battista gettava acqua su quella che noi chiamiamo la gioia di vivere. Sono anch'io d’accordo che dobbiamo rispettare la cosiddetta gioia di vivere. Potrei citarvi S. Francesco di Assisi, il quale non risulta che abbia mai messo la cenere sull'uovo, come faceva una certa santa. Questo tipo di ascetismo deve essere assolutamente rifiutato dal cristiano, perché bisogna mantenere l'equilibrio del rispetto dei fini, null'altro! Ed è qui la grandezza di Gesù. Ancora oggi abbiamo in giro delle correnti strane di ascetismo, che addirittura condannano il matrimonio, non sarò io a fare del moralismo, ma sono figli di una certa mentalità. La stessa mentalità che pretende l’insegnamento della religione nelle scuole e vogliono i cattolici in parlamento. Autorità religiose che vanno a celebrare certi matrimoni di cui si parla anche in questi giorni...
Gesù si occupa certamente delle sofferenze umane, con chi piange, ma anche la dove si gioisce e si ride onestamente. Vi sono delle gioie volute dal creatore che sono strumentali a qualche fine nobile. Se nell'atto in cui io mangio la mela non sentissi un certo piacere, sarebbe un disastro. Il bambino dovrà dirlo che la caramella è buona e che è stata fatta per essere mangiata. É cristiano colui che dopo avere bevuto un bicchier di vino dice a chi glielo ha dato: questo vino è eccellente, poi depone il bicchiere e guarda l'orologio. Invece il falso asceta dice: oh niente vino, perché cattivo in sé.
Ricordate la cena di Don Rodrigo? Il dottore dice: sentenzio che questo è l'Olivares dei vini. Padre Cristoforo, doveva prendere a tu per tu don Rodrigo, metterlo di fronte alla sua disonestà e si attarda a quella cena. Offrono un bicchier di vino a padre Cristoforo che lo accetta. Poi questi signori dopo aver continuato con i loro discorsi, offrono al padre un secondo bicchier di vino. No dice il padre, ho già fatto un disordine. Ecco l'uomo che dall'alto dei fini pilota i mezzi. Sicché gusta le gioie, gusta la celebrazione della gioia, ma nell'ambito del rispetto dei fini. La storia, umana comincia con un matrimonio, il problema è di farlo come si deve sotto gli occhi di colui che lo ha inventato.



Sabato 19 Gennaio,2019 Ore: 22:16
 
 
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