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www.ildialogo.org Mito e finalismi,di Padre Aldo Bergamaschi

30 dicembre 2018
Mito e finalismi

di Padre Aldo Bergamaschi

Omelia pronunciata il 29 dicembre 1985
 
Luca 2, 41-52

Affrontiamo ancora una volta questo tema spinoso in mancanza di un altro aggettivo, nella nostra epoca e di tutte le epoche. Il mistero dell'amore umano, occupa in ogni epoca la psiche e la mente di tutta l’umanità. Questo mistero lo troviamo dominante nella tradizione classica e anche nel testo biblico con caratteri ora simili ora dissimili, ma sempre drammatici.

Anzitutto portiamo la nostra attenzione sulla dicotomia uomo donna. Forse siamo già a un livello un po' alto, perché il qualificare quei due animali razionali come uomo e come donna, già costituisce un passo nella civiltà. Perché maschio e femmina? Non a caso la rivoluzione francese aveva definito la donna la femmina dell'uomo. Poi la definizione fu cambiata vent'anni dopo, ma non caso quella rivoluzione aveva definito così la donna, riportandola dunque assai vicino alla condizione animale.

E cominciamo con la spiegazione classica, che é poi una spiegazione razionale della presenza della donna nel mondo. Badate che l'occhio con cui il mondo classico guarda il sesso, é l'occhio maschilista. Questo per dare una chiave di lettura, vedremo come le donne hanno reagito. Noi crediamo che le femministe siano una produzione dell'epoca nostra, no, il problema é antico si perde nelle radici del tempo. Dunque ecco il racconto classico. Prometeo cade in disgrazia presso Giove perché ha rapito il fuoco dal cielo, e questo tutti lo sappiamo. Giove per vendicarsi gli manda in dono per mezzo di Vulcano, una donna chiamata Pandora.

Pandora una donna bellissima di forme perfette, l’elemento estetico predominante in questa unione. Siccome l'elemento estetico cade sotto i sensi, è soltanto relativamente un problema del pensiero, allora ecco gli eventuali abbagli e le eventuali fate morgane. Dunque egli manda Pandora e insieme con la donna riceve anche un vaso sigillato, fatto per accendere la curiosità.

Chi resiste alla curiosità di vedere che cosa c'è dentro un vaso sigillato, ma nessuno, forse soltanto San Francesco. Ora Prometeo - tale si chiama perché ha un’intelligenza superiore - dubita che gli dei gli abbiano teso una insidia. Guarda questa donna, guarda questo vaso, deve ammettere che sono belli, ma dice no, grazie, e non accetta il dono. Sennonché Prometeo aveva un fratello che stranamente si chiamava l'opposto del suo nome, si chiamava dunque Epimeteo, uno cioè che aveva la ragione al di sotto della normalità, potremmo dire uno sciocco e un imprudente.

Fatto sta che Pandora arriva nella sua caverna, lo incontra e lo convince a sposarlo. Poi, preso dalla curiosità apre quel vaso. Ahimè, vede traboccare sulla Terra tutti i malanni del mondo, che da quel giorno inondarono appunto l'orbe terrarum. Spaventato, poverino, per quanto sciocco fosse, volle rimettere il coperchio sul vaso, nel quale era rimasta solo la speranza, l'ultima dea, si dice, che egli riuscì a trattenere mentre stava per prendere il volo.

La donna dunque, in questa visione, rispetto all'uomo è una trappola per tutta la natura umana. É un flagello, dice Esiodo nel raccontare l'episodio, un flagello tra i mortali. Sentite il parallelo della Bibbia, anche la prima a cedere era stata Eva. Ma c'è una diversità: nella visione Biblica, il sesso sarebbe un dono divino, non sarebbe una sciagura. Sarebbe un dono divino a scopi pure divini e noi ahimè nella visione biblica abbiamo deturpato.

E quale è questo dono, quale è dunque questo piano divino? Lo avrete udito mille volte lo riassumo qui in due parole: moltiplicatevi, dominate la terra. Ora, per moltiplicare il genere umano vi confesso che non c'è bisogno di matrimonio, ci avete mai pensato? Ecco perché il comando poi successivamente in ambito biblico, ebbe delle eccezioni: poligamia tra i patriarchi! (Lo sappiamo benissimo, c'è qualcosa che non funzione in tutta la storia biblica.) Dicevo che per moltiplicare il genere umano, non c'è bisogno di matrimonio monogamico, ma ed ecco il pensiero di Gesù per moltiplicarlo con una certa decenza, sì, perché gli uomini - aggiungo - non siano afflitti da complessi devastanti, c'è bisogno di un matrimonio monogamico.

E tutta la nostra sciagura, tutta la letteratura moderna e i cristiani ci sono dentro, proprio perché non abbiamo capito questo pensiero di Dio e ci siamo stretti dentro nella continua tentazione di andare al di fuori, sperando che al di fuori ci siano la soluzione di quei problemi che ci siamo creati dentro, perché non li abbiamo assunti lì per lì per vocazione.

Nel mito di Prometeo dunque il sesso è una insidia preparata dagli Dei per rovinare l'uomo e questa sarebbe dal punto di vista intellettuale una spiegazione originaria di un dato di fatto. Per spiegare come le cose stanno, ci si rifugia in un passato, per cercare un punto di origine e per pacificare almeno la nostra curiosità, la nostra intelligenza. Ma mentre nella Bibbia la responsabilità di tutte le disgrazie è dell'uomo - uomo e donna in questo caso, maschio e femmina - nel mito la responsabilità invece travalica l'uomo e diventa una specie di fatale necessità per cui suggerirebbe all'uomo la strada del libero amore, pur di evitare il matrimonio. Per l'uomo il libero amore starebbe bene, ma per la donna un po’ meno.

Adesso dirò una verità che non ha intenzione di offendere le donne naturalmente, ma che deve fare riflettere su questa strana situazione, che poi chiameremo femminismo, che ha i suoi antefatti pure nel mito. Breve il pensiero: l'uomo per attuare il suo progetto in quanto uomo, dominare l'universo, può farlo senza la donna. La donna invece, per attuare il suo progetto, per attuare la sua vocazione profonda che è anzitutto la vocazione alla maternità, non può farlo senza l'uomo. Siamo legati lì a questa catena e la guardiamo con la pura razionalità, oppure la facciamo rifluire in Dio, oppure la facciamo rifluire tramite il mito, in un al di là, in una trascendenza di creazione puramente umana. In ogni modo è la esasperazione della intelligenza che deve trovare una soluzione a questo problema.

Il femminismo, anche le donne hanno tentato di fare da sole, ci stanno strette con l'uomo, è un ideale fino a un certo punto, poi diventa una catena, lo ammetto. Hanno tentato le Amazzoni, donne guerriere che abitavano più o meno nell’attuale Cappadocia, non ammettevano uomini nel loro paese. Così come in un’isola della Grecia, ci sono solo i monaci, e badate non ci devono entrare nemmeno gli animali femmina, cosa assurda perché non so come facciano a magiare le uova e come facciano ad avere la continuità della specie, ma in quell'isola del monte Athos, non entrano donne e non entrano femmine neanche di animali, solo gli uccelli, ma credo che i cacciatori abbiano ordine di sparare, perché anche quelli non debbono venire a contaminare questa specie di purezza.

Allora, le amazzoni, una volta all'anno si incontravano con gli uomini, ma poi seguivano battaglie e l'uccisione di questi uomini una volta ottenuto quello che dovevano ottenere. E quando nascevano i bambini, uccidevano quelli che erano maschi, oppure li storpiavano e allevavano soltanto le figlie, perché tramite le figlie dovevano avere la continuazione della specie della loro repubblica. Poi dovevano abituarle alla lotta, queste bambine, e per abituarle, bruciavano loro la mammella destra, perché lì si metteva l'arco per poter tirare meglio la freccia. Ora, furono vinte da Ercole e poi da Bellerofonte e da Teseo. La loro regina si chiamava Pentesilea e fu uccisa da Achille nella guerra di Troia, ma la cosa che mi stupisce è che Dante mette questa donna nel limbo.

Prenderò i drammi o la drammaturgia di Edoardo de Filippo, il quale attribuisce alla famiglia un ruolo insostituibile nella vita e nella formazione dell'uomo e poi la considera fondamento della società equilibrata. Egli non porta mai sulla scena una famiglia ideale. Ci si domanda in arte: ma è possibile fare un dramma laddove esiste soltanto il bene? Già il bene non fa storia, in genere le avventure sono provocate appunto dal male e non si sa come noi ci accendiamo appunto al colpo di Stato, alle galoppate, alle parole violente, tutto questo crea dramma. Una persona per bene sarebbe una specie di bambino che non combina nulla e che crea una specie di noia.

Io credo che qui gli artisti non abbiano capito come la bontà sia una conquista interiore che ha delle radici drammatiche. Gesù stesso - scusate se faccio l’accenno - ha le sue tentazioni, dunque il personaggio è grande perché dentro vi è questa fiamma, vi è questo contrasto, questo dualismo che dà origine appunto al personaggio drammatico. Edoardo De Filippo non osa mai portare sulla scena una famiglia ideale, però mettendo insieme i pezzi dei vari quadri familiari, turbati da inquietudini e da incomprensioni, si potrebbe dire che il modello di famiglia che egli sogna è quella fondata sul matrimonio monogamico di tipo “cattolico”, ma non certamente bene individuato, perché francamente nemmeno io sarei in grado di individuarlo, e credo che nemmeno leggendo le encicliche dei papi o dei Concili, si possa individuare questo. Lo dico con amarezza, perché probabilmente lo sposo o gli sposi cristiani dovranno inventarselo loro il matrimonio, non c'è nessuno al mondo che sia riuscito a creare il quadro ideale.

Prendiamo per esempio, di questo autore, 'Natale in casa Cupiello' che avete visto alla televisione. Luca Cupiello è un ingenuo incapace di avvertire la distruzione della sua famiglia, alla quale distruzione egli assiste preoccupato soltanto della costruzione del suo presepe. Capite l'elemento religioso disturbante? I tre atti si svolgono nei tre giorni che precedono il Natale all'interno di una famiglia napoletana, emblema di una società simbolicamente dissoluta se si aggrappa a valori formali. I critici poi mi dicono che siamo in epoca fascista. Non voglio demonizzare, al di là di quanto io non demonizzi la natura umana di per sé.

Ora, il presepio è l'unica soddisfazione, ma di che genere? É un rifugio nello sfascio generale, oppure è una evasione debole che toglie la capacita di intervenire, per porre rimedio a un male di cui siamo spettatori e causa? Luca Cupiello, poverino, si rifugia nel presepio, come altri si rifugiano nell'alcool, oppure nella droga, oppure nel sesso. Sicché anche qui abbiamo una religione che non è salvifica. Cupiello vive per anni nella ingenua certezza della sua ignoranza che gli altri lo amino e poi è circondato dell’affetto dei parenti e dei figli, ma sognando nuovo un presepe grande come il mondo. Ecco, un incosciente che mette al mondo, che mette in essere una barca che egli non sa più guidare, Cupiello dal mio punto di vista allora, è un povero diavolo che nell'economia universale usa il sesso e usa il presepio senza sapere né che cosa sia l'uno, né che cosa sia l'altro.

Se voi guardate nella famiglia di Nazaret non tutto è in ordine, per quanto riguarda la normalità. Abbiamo un marito che non è tale secondo il canone, poi non c'è una moglie soggetta al marito come dice san Paolo, e poi stranamente c'è un figlio non molto obbediente come dice san Paolo, eppure c'è un ideale di famiglia. In questa strana famiglia prevale il servizio sul profitto, ecco le due parole: prevale il servizio sul profitto. Tutti e tre sono al servizio di una causa che li sorpassa: la volontà del padre nei cieli. Per questo i tre personaggi vivono il massimo dell'autonomia coniugata al massimo dell'unione. Ecco la soluzione del rebus. E ciò accade quaggiù solo in un caso, nella prova d'orchestra, perché solo in quella prova i soggettivismi trovano la loro celebrazione nella unità del capolavoro pensato da un genio musicale.



Venerdì 28 Dicembre,2018 Ore: 23:05
 
 
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