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www.ildialogo.org Matrimonio e rinnovamento sociale,di Padre Aldo Bergamaschi

23 dicembre 2018
Matrimonio e rinnovamento sociale

di Padre Aldo Bergamaschi

Omelia pronunciata il 22 dicembre 1985
Luca 1, 39-48
Oggi vediamo questo mistero delle origini, dico: da dove veniamo? Nel Vangelo due donne sono sulla scena, due cugine. Sono due donne, ma già vediamo nell' ombra due bambini, due cugini, due donne che preparano un ambiente degno ai loro figli perché questi loro figli saranno protagonisti della storia.
Ognuno di noi come vorrebbe che fosse la propria madre? D’accordo, la donna ha la vocazione alla maternità, ma resta un dubbio, vocazione come Elisabetta e come Maria, oppure vocazione all'uso del sesso come in un personaggio di cui vi parlerò oggi. Vocazione e istinto hanno i confini assai confusi, per cui, debbono essere definiti con la scelta volontaria. Elisabetta nella sua vecchiaia accoglie il bambino come un dono di Dio. L'elemento maschile, il padre è lontano, via gli uomini per il momento. Alla radice dei due personaggi: Giovanni Battista che è al sesto mese e Gesù che é da poco concepito, l’ì c'è una volontà divina. Per Elisabetta Dio ha posto fine alla sua vergogna, già l'ideale è la maternità, non l'uso del sesso. Per Maria c'è l'annuncio che la fecondazione sarà opera di Dio, dunque l'aspetto utilitaristico del sesso scompare.
Questa è la premessa di un discorso drammatico a cui voglio che vi prepariate con lo spirito, che adesso io, ed è questa una tattica degli psicologi, prenderò le mosse dalla mitologia, poi vedremo di portare il discorso a casa nella tragedia e parlare della Medea di Euripide. Questo dramma che aveva sconvolto il mondo greco e che poi si era trascinato anche all'interno del mondo cristiano. Ecco gli antefatti. Due personaggi si incontrano: uno si chiama Giasone. Giasone è un eroe greco che deve compiere l'ultima impresa per la conquista del vello d’oro. Il vello d’oro è il manto di un ariete d'oro, che ha virtù prodigiose. Conquistato questo vello d'oro, Giasone potrà entrare nel trono regale che lo zio gli aveva promesso. Dunque vediamo un momentino la vocazione dell'uomo che è la conquista dell'universo.
Medea, si innamora di lui, lo incontra presso il tempio di Ecade e si offre per soccorrerlo con i suoi incantesimi se lui l'avesse sposata. Attenzione: un amore, un'amicizia, non fondate sulla verità costituiscono una società a delinquere. E allora vedremo come l'uomo devii dalla sua vocazione originaria, così per la donna. E quando i due, anziché tenersi per mano per attuare un progetto divino, attuano il loro progetto, tutto decade nella tragedia. Giasone si accorda con lei e riesce nell'impresa, ma c'è un'ultima difficoltà, mentre egli porta via il vello d'oro, c'é un ultimo inseguimento delle guardie, si direbbe oggi. Medea, che aveva con sé un fratellino di nome Ansito, per ritardare l'inseguimento, lo uccide, lo squarta, lo lascia cadere in mare a pezzi, tanto che gli inseguitori, presi da pietà, si fermano a recuperarlo.
Così i due amanti - chiamiamoli con il loro nome - presero il largo. Giasone, più riflessivo è scosso. Ma è soltanto agli inizi delle sue sventure: quando consegna il vello d'oro allo zio Peglia, questi si rifiuta di cedergli il trono. Medea allora persuade le figlie del re a tagliare a pezzi il padre, a metterlo a cuocere dentro a una pentola, facendo loro credere che in questo modo lo avrebbero fatto ringiovanire. Per dimostrare che essa aveva questa capacità, fa una prova, prende un vecchio montone, lo butta dentro a una pentola e il montone esce sotto forma di agnellino. In questo modo Peglia viene soppresso. Ma ahimè il fatto crea clamore in tutta la Grecia. Medea allora induce Giasone a riparare a Corinto con i due figli, giacché con quell'amante aveva avuto due figli. Poi, dice la mitologia, che vinto dalla bellezza di una certa Glauce, figlia del re di Corinto, si liberò. Credeva di liberarsi di Medea che gli era diventata odiosa per le sue atrocità. Però inizialmente l'aveva accettata, e come amante e come collaboratrice delle sue imprese per poter conquistare il vello d'oro. Breve: Giasone sposa Glauce. Questi gli antefatti.
Adesso vi racconterò la trama della tragedia di Euripide che ha costruito nell'anno 431 a.C. su questi fatti della mitologia. Il grande trageda aveva un messaggio da dare a tutta la Grecia e probabilmente a tutti gli uomini. Vediamo dove egli arriva, vediamo se noi possiamo entrare come giudici all'interno di questa tragedia. Signore donne aprite bene le orecchie e fate un esame e una meditazione, su ciò che può germogliare dentro al vostro cuore di donne. E voi uomini ascoltate tremando.
Medea o della passione d'amore un uomo e una donna, che attuano con la mano sinistra e per vie oblique la loro vocazione specifica. Medea dunque, questa donna bella, avvenente, intelligente per amore di Giasone, abbandona il padre, la patria; dà a lui la giovinezza la gioia dei figli il trionfo delle sue imprese commettendo persino dei delitti, ma lui Giasone, ingrato l'ha abbandonata ed è passato ad altre nozze con Glauce figlia di Creonte re di Corinto. Anzi pretende di fare accettare Giasone, le sue nuove nozze, come un tentativo di buona soluzione per lei e per i suoi figli. Questi casi non sono rari, stanno diventando la norma. Ecco perché vi prego di riflettere mentre sto raccontando. Per cui io mi sto mettendo dalla parte delle donne adesso. Come ognuna di voi reagisce a situazioni di questo genere. I motivi dell’abbandono grida Medea o sono falsi o sono spregevoli, ma Medea non spera più nel ravvedimento di Giasone, non le resta che un solo pensiero: la vendetta che ella medita e prepara. Fingerà rassegnazione e confezionerà con le sue arti magiche una veste da offrire a Glauce, la nuova sposina, e a suo padre, che al solo toccarla dà morte.
Non paga di questo perché non resti traccia tutta la famiglia che fu il suo orgoglio e la sua speranza, farà uccidere i figli avuti da Giasone e poi fuggirà ad Atene, dove la terra le è ospitale. Giasone che ha disprezzato il suo amore, resterà senza sposa, senza figli come lei. A questo punto c'è il monologo famoso che esprime il tormento del suo animo fluttuante tra il progetto della strage e la tenerezza verso i figli. Lo esprimo a grandi linee. Li chiama a sé, li bacia, li accarezza li fa allontanare, li richiama, li fa allontanare ancora, li richiama e infine è vinta dalla legge del fato. La sua passione funesta prevale su tutto, anche perché Giasone aveva negato a lei i figli. Breve: Giasone all'udire le grida nel palazzo, le grida dei figli che stanno morendo sotto i colpi della madre, corre a soccorso, ma Medea le appare sul fastigio dell'edificio e in un carro alato mandato dal sole ha con sé i corpi dei piccoli. Giasone impreca contro di lei e la chiama non donna ma leonessa feroce, Medea ribatte che lui solo è il colpevole, lui solo è la causa della sciagura e non gli permette di vedere né di toccare i corpi dei due figli. Giasone allora - così si chiude la tragedia - invoca su di lei la vendetta di Zeus. Chi condannate? Chi assolvete? La tesi di Euripide è chiara: opposti principi, opposte posizioni. Il dramma è che ogni donna si ritrova in Medea, ogni uomo si ritrova in Giasone. Come cristiano mi rifiuto di rispondere a questa domanda. Non si applica a questo caso la morale cristiana, perché viaggia su di un'altra dimensione. Ciò che conta è che anche il pensiero umano, rappresentato in questo caso dalla civiltà greca, ponga la contraddizione. Ma Euripide si rifiuta di risolvere questa contraddizione, perché non sa risolverla alla radice.
Occorre quindi rifare il discorso fin dall'inizio. Giasone invoca la vendetta di Zeus, ma il cristiano risponde: ma quando Giasone sposava Medea e quando Medea sposava Giasone, dove era Zeus? Qui comincia il discorso cristiano. Comincia alle origini e non in un punto, in quel punto non si può scendere a giudicare, è impossibile dare ragione o torto all'una o all'altra parte. Zeus dove era? (Ammesso che Zeus voglia dire Dio.) Dunque è sulla concezione di Dio che noi dobbiamo rivedere tutta la posizione dell'uomo. All'inizio dell’incontro dunque Zeus non c'era; perché? Perché c'era soltanto Eros sulla scena e allora se il piede è sbagliato dall'inizio bisogna riportare l'attenzione a quelle origini.
Torniamo al passo evangelico. Nella santità del matrimonio troviamo l'ambiente originario del rinnovamento sociale. San Luca porta i riflettori sulla zona tabù. Da dove veniamo? Dopo duemila anni di cristianesimo con questo testo di Luca, che tra l'altro è un medico, mentre andiamo a cercare le risposte su quelle strade strane dei cavoli, delle cicogne. S. Luca: i bambini nascono dal ventre della mamma. In che modo? Non ci si può fermare: con il concorso del padre, e deve avvenire nella santità del matrimonio e non nei furori dell'eros! É questa lezione che noi abbiamo vergogna di dare ai nostri bambini, esattamente perché noi siamo nella vergogna circa questo punto. Ma essere cristiani vuol dire non essere nella vergogna su questo punto e allora non ci sarà neanche vergogna di raccontare ai piccini come stanno le cose.
Termino, all'uomo dico: attenzione perché la vocazione alla conquista dell'universo non avvenga nella strumentalizzazione della donna. Alla donna dico: attenzione perché la vocazione alla maternità non si trasformi nel cieco esercizio del sesso, dove il ventre, parte della persona, non valga più del bambino, cui è affidata la continuità e il rinnovamento di tutta la storia.



Sabato 22 Dicembre,2018 Ore: 14:31
 
 
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