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www.ildialogo.org Non 'cosa dobbiamo fare', bensì 'cosa dobbiamo essere',di padre Aldo Bergamaschi

16 dicembre 2018
Non 'cosa dobbiamo fare', bensì 'cosa dobbiamo essere'

di padre Aldo Bergamaschi

Omelia pronunciata il 15 dicembre 1985
Luca 3, 10-18

Credo che non vi sia domanda più drammatica per ciò che significa: che cosa dobbiamo fare? Questa domanda, in un sistema che ha Dio come punto di riferimento quale senso può avere. Il senso della delinquenza mistica. Scusate se vado sul pesante subito. Non vi è nulla di più disarmante dopo venti secoli di cristianesimo che sentirsi dire: che cosa dobbiamo fare? E, questo tipo di stupidità occupa tutte le fasce della ecclesia, su su fino alle gerarchie più alte, che cosa dobbiamo fare.

Non si è ancora capito che non si tratta di sapere ciò che dobbiamo fare, ma ciò che dobbiamo essere. E per sfuggire a questo laccio, diceva Giovanni, ecco che noi facciamo la domanda sul fare.
Ma non sono venti secoli che ci dicono quello che dobbiamo fare, e sul fare abbiamo sempre e continueremo a sbagliare, perché è il sistema che è sbagliato. Vediamo di distinguere il significato di questa domanda.

La gente domanda a Giovanni che cosa doveva fare. Risposta: chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha. Vogliamo quantificare questo discorso per coloro che sono sensibili soltanto alle cifre, e vanno alla ricerca dei decimali? Se faccio bene i conti, chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha; matematicizzando vuol dire che uno deve dare all'altro il 50% dei suoi averi. Ecco, questa é la proposta; se poi vogliamo ridurla a concetto più raffinato, vorrebbe dire che dovremmo essere alla pari, quello che io chiamo la parificazione dei salari. E saremmo già ad un livello inaudito mai raggiunto da alcuna morale predicata da tutte le religioni.

Le morali son tutte per aria. Stavo rileggendo una morale che ancora andava nei seminari circa una ventina di anni fa, sapete che cosa si diceva circa l'obbligo della cosiddetta elemosina? Si diceva che uno poteva stare tranquillo, quando relativamente ai suoi beni, dava poveri il 2%, due lire su cento. Vedete che non ci si pone il problema di fare sparire i poveri, questa è la cosa grave, questo é il limite, la rivoluzione di Gesù è ben altra. D’altra parte dirà che dovrà venire uno con il ventilabro in mano e così via.

É proprio la domanda sulla esistenza delle due figure. Debbono sparire, non ci deve più essere questo trasbordo tra chi ha e chi non ha, perché tutti dobbiamo essere eguali, questa sarebbe la rivoluzione di Gesù. S. Agostino, aveva detto che un cristiano doveva essere, nei confronti dei poveri, alla pari con i farisei, i quali chiedevano la decima parte. Agostino diceva almeno che il cristiano deve essere onesto e caritatevole tanto quanto erano nel giusto quelli che nel vecchio testamento chiedevano alla gente la decima parte. Senonché quella decima fu utilizzata dalla chiesa istituzione per raccogliere le offerte dei fedeli, e sappiamo che cosa voleva dire la decima nel medioevo, come la questione dei poveri sia andata a farsi benedire, benché sia rimasto naturalmente il problema.

Ora io conosco solo un uomo che ha attuato il principio di Giovanni e lo conoscete anche voi, quest'uomo si chiama Zaccheo, il quale dopo un colloquio con Gesù dice: Io restituisco il quadruplo di quello che ho rubato. Già fatto nuovo, il riconoscersi ladro in quelle condizioni, era un pubblicano anche lui. Si riconosce ladro, riconosce di aver rubato, restituisce quattro volte quanto ha rubato; poi fatta questa prima scrematura, dice: Do la metà dei miei averi, che ritengo essere giusti per me. Ecco l'unico uomo che è rimasto nel Vangelo. Dopo bisogna ritrovare S. Francesco sotto altri prospetti, l'unico che finalmente aveva praticato o ha praticato diciamo l'eguaglianza evangelica.

Dunque, prima fascia il popolo, poi seconda fascia, vengono dei pubblicani a farsi battezzare, quattro o cinque zacchei, tanto per quantificare e gli chiedono anche loro: Maestro che cosa dobbiamo fare? Avrebbe dovuto rispondere: voi dovete sparire dalla circolazione! I tipi della vostra specie non debbono esistere in una società giusta, e allora, a costoro dice: non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato. Perché? Perché loro sono servi del sistema, diciamolo chiaro, in genere il sistema da che mondo è mondo, ha pagato sempre a sufficienza i suoi servitori. Sarebbe come dire a quegli amici del petrolio: perbacco, accontentatevi di quello che guadagnate in relazione al monopolio di ciò che mangiate. No, gli scandali che conosciamo, almeno quelli si che è giusto dire accontentatevi di quello che è fissato e ne avete già da stare bene, perché dentro al sistema voi siete ai vertici della remunerazione economica. Se questa frase fosse stata detta al popolo allora, sarebbe stata una frase ambigua, perché non posso dire io nel medioevo accontentati della tua paga, perché allora io consacro il sistema.

Oggi lo sapete anche voi in questa situazione, non voglio calcare la mano per non rischiare di diventare un tribuno, perché sono lì i miei critici: ecco, vedi, lui si allontana dal vangelo. O si tocca questi punti, o diversamente è religione che rifluisce, cioè nella intimità e nella perfezione personale. Vedete la grande discussione sul costo del lavoro. Lo so che il sistema avrebbe interesse a bloccare la situazione, il male è, che quelle delle fasce più alte continuano a rosicchiare e fare crescere la inflazione del sistema e poi vogliono dire a qualcuno voi accontentatevi. Con questo non voglio soffiare certamente dentro alla greppia degli operai, perché anche questi sono dei capitalisti in fieri, diciamolo senza arrossire senza aver paura di fare offesa a qualcuno, c’è anche in loro questa struttura capitalistica nella visione del mondo, relativamente ai salari, e alle questioni socioeconomiche.



Sabato 15 Dicembre,2018 Ore: 20:00
 
 
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