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www.ildialogo.org L'eterno ritorno?,di Padre Aldo Bergamaschi

18 novembre 2018
L'eterno ritorno?

di Padre Aldo Bergamaschi

Omelia pronunciata il 14 novembre 1982

Marco 13, 24-32
Questo passo libera il credente dall’angoscia metafisica dell’eterno ritorno. Provate a immaginare tutta la realtà come un susseguirsi di vicende stagionali. In cui cioè non ci sia mai nulla di nuovo, dove al termine del ciclo, ricominciano ancora gli stessi avvenimenti. Ho l’impressione che anche la nostra vita diventerebbe una disperazione, se veramente alzandoci ogni mattina fossimo convinti di ripetere le medesime cose che abbiamo ripetuto il giorno prima. È vero, mangiamo, beviamo, ci alziamo, dormiamo e così via, ma perché sappiamo che questo è semplicemente ripetitivo dal punto di vista fenomenologico. Ma il giorno in cui, dovessimo essere convinti che questa ripetizione è simile o uguale al circolo della ruota, quel giorno rifiuteremmo la vita. In fondo perché l’operaio che è al tornio o alla catena rischia di andare in manicomio? Esattamente perché in lui si sedimenta la concezione dell’eterno ritorno, dove cioè nulla di nuovo è all’orizzonte.
Se noi andiamo a fondo al discorso, la progettazione che l’operaio sta facendo è di una intelligenza estranea a lui, è di qualcun altro. In termini marxisti si dice che è del padrone, ma anche non in termini marxistici. Appartiene a una eteronomia che rende esasperante, quel gesto. Viceversa il bevitore, beve sempre il medesimo bicchiere di vino, ma egli non se ne avvede, nella sua testa pensa che quel bicchiere di vino lo libererà da qualche cosa e invece diventa appunto in lui la struttura dell’eterno ritorno.
Dunque il credente si libera dall’angoscia metafisica di questo eterno ritorno. Questo circa il matrimonio non ci dice proprio nulla? E lì sempre l’eterno ritorno. Certo, il giorno in cui dovessimo cadere in questa concezione, la libertà sarebbe fuori dal matrimonio. Su questo non v’è dubbio. Io soffro soprattutto con quelle donne che vivono la unità matrimoniale sotto l’incubo di questa concezione dell’eterno ritorno. Ma questo amore non è sempre fatto delle stesse cose, altrimenti il matrimonio, l’amore non servirebbe più a nulla, non resterebbe altro che il desiderio di morire, di suicidarsi o di uscire da quella condizione, con altre condizioni del mondo, in cui cioè ci si possa liberare da questa diabolica angoscia della struttura dell’eterno ritorno.
A fondo di ogni vincolo chiuso o rivelatosi tale ad una analisi superficiale, in ogni caso il cristianesimo ci dice: qualcuno verrà a cambiare le cose. C’è la venuta di Cristo come liberazione verso il futuro: liberazione come apertura verso il futuro, in cui cioè è possibile progettare una qualche novità. Questo rimando all’albero del fico esprime bene il concetto. Vediamo di farci sopra un piccolo ricamo perché non passi così inosservato il significato di allusione o di questa parabola. Il rimando al fico esprime bene questo concetto, esso a sua volta rimanda all’estate. Mi rendo conto anch’io che all’interno dell’albero fico è possibile immaginare una teoria dell’eterno ritorno. Ma il fico rimanda all’estate, l’estate rimanda agli astri, gli astri rimandano ad una concezione in cui bisognerà pensare o ipotizzare il concetto di creazione.
Ora abbiamo qui dei saldi ordini di grandezze diverse: il rapporto tra il fico e l’estate cessa lì, cioè nel rimando. Non si torna indietro. Perché se spingiamo un po’ avanti il discorso diciamo: l’estate, ragionando empiricamente, produce l’autunno, l’autunno l’inverno, l’inverno la primavera, la primavera ancora il fico. È ovvio che se noi mettiamo in questo ordine le cose, non abbiamo assolutamente capito nulla del discorso di Gesù circa la liberazione del concetto dell'eterno ritorno. Certo i più privilegiati sono gli insetti di corta vita. Per esempio, prendiamo un’ape: non va al di là delle quattro o cinque settimane, come fa a giudicare, come fa a superare l’ordine dell’eterno ritorno, un’ape e costretta a concepire il tempo come lineare, non come circolare, perché se campa solo cinque settimane, non sa nemmeno che prima dell’estate c’è la primavera e non può nemmeno immaginare che dopo la primavera e così via.
Al culmine della realtà cosmica c’è la venuta del Figlio, la venuta del Figlio a radunare gli eletti. Dunque tempo circolare, non tempo ciclico. Prendiamo ad esempio San Tommaso che ha imposto la sua visione del mondo a parecchi secoli di storia. Da un lato egli doveva essere fedele al suo maestro Aristotele. La materia è eterna, i corpi celesti come la luna e il sole sono immutabili, poi questo uomo durante la liturgia, apre i testi sacri e ode ciò che abbiamo udito noi questa mattina: il sole si oscurò, la luna non darà più il suo splendore gli astri si metteranno a cadere dal cielo. Mettetevi nei panni di un s. Tommaso il quale da un lato vuole restare fedele alla descrizione evangelica e dall’altro lato egli resta fermo, per quanto riguarda la concezione puramente razionale del mondo, alle indicazioni di Aristotele. La sua ragione dice così, ma se la rivelazione dice in un atro modo s. Tommaso si adegua. E non può essere provata la non eternità del mondo in maniera dimostrativa. Non si può dimostrare cioè che il mondo o il cielo o la pietra non siano sempre esistiti.
Ormai nessuno di noi crede più che il sole e la luna siano eterni, o che la terra sia eterna evidentemente, perché da un punto di vista scientifico, sappiamo che la terra ha avuto origine e così ha avuto origine la luna e così ha avuto origine il sole, ma il problema resta aperto per quanto riguarda la totalità dell’universo. Questa totalità dell’universo ha avuto origine o no? Perché possiamo supporre che l’evoluzione cosmica sia eternamente rinnovata come una fontana zampillante. Vedete, che da un lato voglio mettermi nei panni di un pensatore rigoroso come s. Tommaso, dall’altro lato voglio pure tener conto delle acquisizioni scientifiche della nostra epoca, ma voglio anche essere così acritico da notare che il discorso sia poi non del tutto chiuso, come sembrava fosse dopo le conquiste scientifiche. S. Tommaso poi, estende le certezze cosmologiche all’etica e poi alle strutture sociali, le quali, risultano perfette e intoccabili. Ma ci sono dei ricchi, dei poveri, degli schiavi, già, tutto questo è voluto dalla concezione dell’eterno ritorno. Come le leggi, fisiche sono sempre le stesse, così anche nell’ordine sociale noi tendiamo sempre a ripetere il medesimo modello.
Chi sta bene (il ricco) come pensa il tempo? Ho l’impressione che egli tenda pensarlo in maniera ciclica. Cioè egli pensa di mantenere eternamente il privilegio. Le vacanze si dovranno fare sempre. Invece chi sta male, pensa il tempo come lineare (giù nel profondo attenzione, perché poi è costretto anche lui a pensarlo ciclico per la sovrapposizione della struttura sociale o del modello sociale). Il tempo ciclico è rassicurante e tende a convincere i singoli che il loro tempo lavora per il sistema sia pure tempo ciclico voluto da Dio stesso. Questo discorso che ha fatto anche Sant’Agostino, dal momento in cui l’imperatore si converte, anche se vediamo che c’è ancora la schiavitù nel mondo, ma Agostino dice di riportare il discorso all’eternità quando là saremo liberi, cosa conta essere qui per venti, trenta, quarant’anni schiavi. Questo non ha importanza alcuna e allora bisogna convincere coloro che sono alla stanga che questo appartiene alla ciclicità della struttura.
I russi sperano di arrivare a seminare ovunque il socialismo, i polacchi sperano che la Madonna di Cestokova li liberi dal comunismo. Ecco due speranze, da un lato il tempo considerato in maniera ciclica, dall’altro lato, per rompere questa ciclicità, il tempo è considerato in maniera lineare, ma se andiamo a veder a fondo tutti e due i sistemi, probabilmente sono incastrati dentro al ciclo dell’eterno ritorno. Questo sistema stabilizzato convince gli individui che quel sistema è intrascindibile perché è la verità, e allora che senso ha una rivolta operaia quando dal punto di vista cristiano si potrebbe dire che in Polonia il 95% è cattolico, se la produzione non funziona di chi è la colpa? Ma quelli dicono di non voler lavorare in un sistema che non è di loro piacimento, perché acquisterebbero una concezione ciclica che li vuole costringere a portare l’acqua a questa struttura.
Da noi le situazioni sono capovolte. Il riferimento è puramente didattico per aiutavi a capire un concetto, non accusatemi di fare politica. Qui i lavoratori appartengono a un altro sistema, voi lavoratori siete la maggioranza qui, è vero appunto che il comunismo è altruismo e così via, perché non andate a lavorare accontentandovi di quel certo salario rinunciando alla scala mobile, riducendo così il costo del lavoro. No, noi vogliamo che crepi il sistema, perché per noi quello non funziona e allora ecco, la concezione è anticiclica: ciclica è quella del sistema, anticiclica è quella di coloro che si oppongono al sistema.
E dal punto di vista cristiano? Vediamo di trovare una indicazione che ci liberi da tutte queste strutture. Ora che cosa dire ai cristiani che sono incastrati da una e dall’altra parte? Attuate il cristianesimo, attuate la fede in cui dite di credere, o la realtà in cui dite di credere. Queste sono le speranze storicizzate quelle che vi ho raccontato in conflitto fra loro. Ma ci sono poi le grandi speranze per esempio: quella di Marx che non è quella di istaurare lo Stato sovietico, così come la speranza di Gesù non è quella instaurare lo Stato romano o neanche di instaurare la chiesa cattolica come potenza sia pure religiosa.
Ogni istituzione tenta di presentarsi come definitiva, anziché come voce che predica il non definitivo come il perfettibile. Ecco come io vedo la Chiesa cattolica, questo e null’altro. Importante allora per il cristiano è diventare un eletto, meglio ancora rendersi degno della elezione, quando il suo salvatore verrà a rompere anche l’ultimo guscio dell’uovo che poteva sembrare per noi un eterno ritorno e che invece apre gli orizzonti verso la perfezione infinita dello spirito.



Domenica 18 Novembre,2018 Ore: 10:35
 
 
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