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www.ildialogo.org Chi è il grand'uomo?,di Padre Aldo Bergamaschi

Chi è il grand'uomo?

di Padre Aldo Bergamaschi

23 settembre 2018
Omelia pronunciata il 24 settembre 2000
Marco 9, 30-37
Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma Egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà. Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafàrnao. E quando fu in casa, chiese loro: Di che cosa stavate discutendo lungo la via? Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso fra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti. E preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato.
Che Vangelo sublime! Certo la predica non dovrei farla a voi, ma dovrei farla ai discendenti degli apostoli tutti compresi: Vescovi, Cardinali, Papa. In ogni caso la predica è per voi e per me naturalmente, nella misura in cui, essendo cristiani, siamo candidati a diventare i discendenti degli apostoli. Così mi sono pacificato con il testo e con voi.

Domenica passata ricorderete che Gesù aveva sottolineato la rinuncia, il rinnegamento di sé per coloro che sarebbero voluti diventare discepoli suoi. Adesso, Gesù cammina verso l’olocausto, va in incognito, era braccato, non voleva che nessuno lo sapesse perché era cercato dalla polizia, e gli apostoli pensavano di essere ormai vicini all’affermazione del nuovo corso di tutte le cose.

La frase di Gesù era forse intesa in senso allegorico. Gesù diceva: Il Figlio dell’uomo sarà consegnato, sarà ucciso e poi risorgerà, il discorso per noi è chiaro, per loro probabilmente era allegorico, cioè, ci sarà ancora una prevalenza del sistema - come usiamo dire oggi - ma poi Gesù trionferà e noi allora saremo coloro che dovranno gestire il nuovo potere. Quando ero piccolo ricordo che al mio paese c’era (non vorrei qualificarlo in modo da squalificarne la categoria) un disoccupato, il quale si era messo col fascismo, aveva un bastone in mano, poi la domenica comandava i giovani e diceva: si fa così, e si fa colà, altrimenti lo dico al duce, anzi io sono qui perché il duce mi ha delegato. Uno qualsiasi che aveva avuto la parte vincente e si sentiva delegato a ordinare le cose.

Gli apostoli probabilmente avevano inteso così e questo ci spiega perché durante il viaggio (vi confesso che non riesco a capire la motivazione) questi apostoli stavano discutendo chi fosse il più grande. Se la discussione riguardasse le loro persone, saremmo di fronte a dei poveri disgraziati, non credo che loro discutessero chi fosse tra di loro il più grande, questi sono discorsi da ragazzi e non da bambini, i bambini citati qui nel testo. Credo che loro - ho riguardato il testo greco e forse un po’ di luce viene - avevano discusso la scala delle grandezze.

Chi è il grand’uomo? Questo discorso percorre tutta la nostra storia occidentale. Per essere preciso vi citerò la impostazione del problema come l’aveva fatta Cicerone ed è da supporre che i nostri apostoli fossero sotto l’influsso di questa mentalità. Ecco qui la tabella delle virtù: al primo posto il grand’uomo è colui che sa parlare, è Cicerone che parla, l’eloquenza, l’attività forense, gli avvocati e Cicerone era un avvocato. Al secondo posto ci sarebbe l’attività politica che poteva essere quella di Ottaviano o Augusto. E al terzo posto c’è l’attività bellica, quella di Cesare. Ma Cesare ha una opinione diversa: al primo posto il grand’uomo, è il condottiero, è il capitano, Alessandro Magno, Cesare, Napoleone. Questi sono i grandi uomini, cioè a dire ai vertici della grandezza, e poi vengono tutti gli altri.

Colui che contesta questa impostazione è S. Girolamo, il quale ha scritto un’opera per mettere a posto le cose e per S. Girolamo il grand’uomo è l’anacoreta, il quale coltiva dei valori spirituali. Se noi mettiamo ai vertici delle grandezze il capitano, il politico, l’avvocato poi via via dovrei citarvi l’elenco che Platone fa che è lievemente diverso. Al vertice Platone mette il filosofo amante della saggezza. Se noi accettiamo questo schema vi domando dove vanno a finire Gesù Cristo e Socrate che sono i pilastri della civiltà occidentale e umana.

Voi sapete che si discute del perché la letteratura pagana non parli di Gesù Cristo o ne parli in tangente, poniamo Tacito e altri due o tre autori i quali fanno riferimento a Gesù Cristo, ma citandolo come capo di una setta. Io no, mi meraviglio che la letteratura pagana non abbia parlato di Gesù Cristo, che la letteratura pagana non abbia parlato nemmeno di Socrate, la cosa scandalosa è che uno storico come Tucudide il quale era contemporaneo di Socrate e lo conosceva molto bene, quando fa l’elenco delle grandezze, ritorna allo schema che vi ho citato, che viene addebitato a Cicerone. Tucidide ignora Socrate come se non fosse mai esistito, Socrate non aveva la corazza, non era un condottiero, non era un politico. Socrate era uno che agli angoli della strada faceva dei discorsi sulla virtù, sul bene, sul male, questi erano i discorsi che Socrate faceva, ed erano discorsi che Gesù faceva in Palestina e che noi conosciamo perché siamo cristiani, ma che non avevano alcuna rilevanza. Ma la grande letteratura, dico Tucidide che è il massimo degli storici, non ne fa parola.

Voglio concludere il discorso, che a memoria farei fatica a ricordare e me lo sono trascritto, sono quattro righe dove Cicerone a conclusione di quell’evento dice: Se dunque non potremo difendere cause, tenere adunanze, fare guerre, siamo noi la massima parte di noi, donne e bambini esclusi - ecco la valorizzazione di Gesù dei bambini - dobbiamo sforzarci di osservare quelle virtù che sono in nostro potere come la giustizia, la fede, la verità, la modestia, la temperanza, perché facciano meno desiderare ciò che ci manca. Se si può essere grandi uomini senza attuare la giustizia, senza conoscere cosa è la fede come parola data, la liberalità, la modestia e la temperanza, ecco la orribile conclusione, questi saremmo tutti noi al di fuori di queste grandezze.

Adesso per farvi ridere un po’, un episodio che riguarda il famoso generale De Gaulle; si dice che abbia fatto costruire nel suo paese natio una cappella in onore di Gesù Bambino. Il generale era cattolico osservante e fece scrivere un epigrafo sulla cappella: Il grande De Gaulle al piccolo Gesù. Il parroco allora gli fece osservare che questa poteva apparire una irriverenza, e fatti chiamare i suoi consulenti corregge in questo modo: Il primo cittadino di Francia alla seconda persona della Trinità. Non mi meraviglio che i nostri apostoli discutessero fra di loro chi era il più grande: un generale, cattolico osservante osa scrivere quelle cose, ha il sapore della barzelletta, ma pare che sia proprio vero. Il primo cittadino di Francia alla seconda persona della Trinità, vi rendete conto?

Ora, il veleno in coda, come si dice. Vi ho detto come l’assemblea dovesse essere di vescovi, papi e di cardinali. Prendo il caso di Innocenzo III contemporaneo di S. Francesco la cui festa ormai è vicina. Innocenzo III muore nel 1216 e prima di lui i papi si chiamavano - Vicari di Pietro – e lui, elabora nel suo bollario, toglie il titolo e lo sostituisce con quest’altro: Innocenzo III Vicario di Cristo. Io non contesto teologicamente questa affermazione, però le motivazioni che lo hanno portato a scegliere quel titolo e a rifiutare quell’altro, che era su linea evangelica, quelle pagano dazio. Tu vicario di Cristo deduci delle dottrine che non si confanno a quella alta verità. Queste sono deduzioni che vanno al di là della esattezza della formula, la quale può anche essere teologicamente giusta, però le deduzioni che ne furono fatte pagano molto dazio e non certo la mia approvazione.

Vedete qui in Italia, ogni sei mesi la magistratura cambia i connotati della famiglia, l’adulterio era un male poi non è più un male ecc. I magistrati non hanno il punto di riferimento. Non dico che debba essere quello cristiano, dico debba essere quello razionale, ma il razionale dove è? L’abbiamo perduto radicalmente. Mi rivolgo a voi cristiani perché il razionale deve commisurarsi al Logos, vale a dire a Gesù Cristo che è esattamente il pensiero, la ratio assoluta di Dio che per noi fa testo.



Sabato 22 Settembre,2018 Ore: 21:11
 
 
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