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www.ildialogo.org Meritocrazia e reddito,di padre Aldo Bergamaschi

29 luglio 2018
Meritocrazia e reddito

di padre Aldo Bergamaschi

Omelia pronunciata il 27 luglio 2003
Giovanni 6, 1-15


Oggi, malgrado il caldo, siamo a meditare su di un tema che mi fa venire freddo solo a pensarci. Veramente Gesù ha moltiplicato i pani e i pesci, così come un prestigiatore tira fuori dal cappello il coniglio? Non riesco a pensarla in questo modo. Guardando fino in fondo la spiegazione, Gesù dice di raccogliere il pane e i pesci avanzati e che ne riempirono dodici canestri. Questi canestri, da dove sono venuti fuori, se erano in un luogo deserto? Si parla di cinquemila uomini, ma ci saranno state anche le donne e forse saranno state proprio le donne che, premurose, avranno portato con sè il cibo e i canestri, sapendo che la predicazione di Gesù si svolgeva ormai lontano dalla sinagoga: nella sinagoga non parlava più, ma parlava all’aperto. Quel ragazzino che aveva i cinque pani e due pesci, non sarà stato solo, non v’è dubbio che erano presenti anche la mamma e il papà.

Il Miracolo consisterebbe – a mio giudizio – nel fatto che per la prima volta nella storia, Gesù, un leader, riesce a fare giustizia sociale; cioè, a distribuire equamente l’esistente. Questo è vero il miracolo. Li fa sedere a gruppi: sedetevi intanto, sembra invitarli ad accettare questa forma di eguaglianza; poi si distribuisce quello che c’è. Alcuni ne avevano per darne da mangiare anche a qualche altro.

Finalmente più di cinquemila persone si distribuiscono giustamente il cibo che posseggono. Si dice che gli apostoli distribuivano, non facevano la cresta, come in genere fa la classe dirigente su quello che è di tutti. Visto poi che molti presenti non avevano capito nulla del suo insegnamento, Gesù si ritira solo, esce dalla scena, perché c’è, della sua persona, una strumentalizzazione molto pericolosa.

Alla fine volevano fare re Gesù e dimostrano di non avere capito nulla. Lo immaginano come colui che procuri loro cibo alla stessa maniera con cui i re delle genti lo procuravano alla plebe di Roma penem et circenses. Anche Cesare ed Erode ne avevano fatti molti di questi banchetti, ricchi di portate, dove si dava da mangiare a diecimila persone. Voglio sottolineare la differenza: pane e pesci, punto e basta. Non c’era neanche il vino, lì accanto ci sarà stata qualche fonte con l’acqua. L’insegnamento di Gesù è per la morigerazione: pane e pesce. Noi arricchiamo la mensa con ben altre cose aggiuntive.

Il pane da chi ci viene? Ci viene ancora una volta dal buon Dio, che ha creato il frumento, gli animali da latte, i pesci e così via. Gli animali – non feroci – si cibano direttamente, le pecore brucano l’erba e non dipendono da qualcuno, ma i leoni non ne accedono direttamente, fra loro c’è una piramide da osservare: prima mangiano loro, poi i piccoli. Noi come accediamo al cibo? Vi espongo come Platone ha tentato di risolvere questo problema, per capire come non è possibile con le categorie nostre sociali, risolvere il problema della fame nel mondo.

Che morissero di fame, nel Medio Evo, quando la produzione era insufficiente, si può anche capire, ma che si muoia di fame o che si sia in un sottosviluppo almeno nell’ordine di più di un miliardo su sei che siamo; questo è molto più grave, perché, a parere degli economisti, la Terra potrebbe produrre tanto cibo da mantenere quaranta miliardi di persone. Non lo dico io, ma gli esperti. Non riusciamo a sfamare sei miliardi di persone.

La motivazione la trovo in Platone. Egli, il filosofo che usa fino all’estrema conseguenza la ragione, dice che non sa di preciso come sia nata la società. Egli concede ai rettori o reggitori della cosa pubblica - li chiama magistrati – di dire una bugia agli uomini, ed ecco quale: noi siamo tutti uguali, ma sotto un certo profilo, siamo anche diseguali; non abbiamo tutti il medesimo naso, ecc. Se prendiamo un bel ciliegio e guardiamo le ciliegie, sono uguali e diseguali: se le guardiamo complessivamente sembrano uguali, se le prediamo una a una sono diseguali nella forma, nel peso ecc. Siamo eguali dal punto di vista giuridico – questa è la lotta dopo la rivoluzione francese – ma nel senso geometrico non lo siamo.

Se andiamo al cervello, ci sono i più intelligenti e i meno, e questo Platone lo sa benissimo e dice: la società è composta di tre complessi: quelli che comandano, quelli che difendono e quelli che lavorano. Anche nel comunismo era esattamente così, ed è così tuttora anche per noi, che sbandieriamo la democrazia. Platone concede una bugia ai magistrati per spiegare come siamo congeniati. Dice: quelli che comandano sono nati dalla terra e sono oro; quelli che difendono sono nati dalla terra, ma sono argento; i lavoratori agricoli e quelli della industria – che erano pochi – sono nati dal bronzo e dal ferro. Platone riconosce la meritocrazia e dice che se, per ipotesi, un bambino nasce nella classe del bronzo, però ha una intelligenza superiore, lo si fa passare nell’altra classe, o nell’argento o nell’oro. E se un figlio dell’oro è un cretino, lo si retrocede. Oggi parliamo del diritto allo studio e il figlio del professore lo si fa andare avanti anche se è un asino. Diritti alla meritocrazia, diritti ai privilegi della possibile nascita originaria.

Anche noi cristiani, cattolici, abbiamo spiegato alla gente che Dio ha creato i ricchi e i poveri. E nel Medio Evo i due grandi filosofi S. Bonaventura e S. Tommaso sostengono che Dio ha creato esattamente la struttura societaria medioevale così distribuita: laboratores, defensores, orantes, vale a dire che le redini della società erano in mano alla chiesa.

Platone così conclude: ammettiamo tutto questo, però se il reddito di ogni singola classe supera il n° 4, la società sarà sempre in ribellione, ci saranno sempre dei brigatisti con rivolte latenti. In Italia i salari più bassi sono di un milione e mezzo, quindi per Platone i più alti non dovrebbero superare i sei milioni.

In Italia quanti sono coloro che hanno un reddito singolo superiore ai sei milioni? Tutti i politici, gli amministratori dello Stato, della Regione, del Comune, i dirigenti, e non parliamo della classe industriale. Ecco perché la fame non sparirà mai dal mondo, questo modello è qui come in Africa, in Asia e in tutto il mondo. Inutile portare aiuti, quando questi aiuti sono distribuiti in maniera piramidale, poi sono in un ordine del tutto sbagliato.
Dobbiamo ritornare a riflettere sul passo evangelico dove Gesù finalmente – qui in pratica e in tutto il Vangelo – con la predicazione dell’Amatevi come io ho amato voi, troviamo una indicazione per uscire da questo abisso di stoltezza.



Domenica 29 Luglio,2018 Ore: 22:06
 
 
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