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www.ildialogo.org La differenza tra teista e deista,di Padre Aldo Bergamaschi

La differenza tra teista e deista

di Padre Aldo Bergamaschi

1° luglio 2018
Omelia pronunciata il 27 giugno 1982
Marco 5, 21-43

Forse non ho mai avuto tanti dubbi su ciò che debbo dire, quanto oggi. O noi ci estasiamo di fronte a questi miracoli oppure li guardiamo con un certo occhio per vedere ciò che significano per noi, allora il discorso diventa più difficile.

Si crede o non si crede che Dio possa intervenire nel mondo attraverso il miracolo? Dal punto di vista razionale il miracolo crea dei problemi. Gli illuministi dicevano che Dio non ha bisogno di tornare sulla sua creazione, sarebbe un Dio tappabuchi. Se noi apriamo La Civiltà Cattolica, vi dirà che, se Dio esiste ed è sapiente, libero ed amante, non si vede nessuna contraddizione, né inconvenienza nel fatto che, oltre a mantenere il mondo nel suo corso ordinario, intervenga alcune volte in maniera straordinaria e diretta, proprio a motivo del suo amore per le creature.

Qual'è la diversità tra il teista e il deista? Il deista è colui che crede in Dio, ma nega la Rivelazione e, se nega la Rivelazione, nega anche che Dio possa intervenire nel mondo secondo la logica dei miracoli. In quanto sono cristiano non sono deista, sono teista, perché il teista ammette che, oltre a credere in Dio, si debba anche credere nella Rivelazione, credo esattamente che Dio sia intervenuto nel mondo, ma nella maniera regale, che si sia incarnato e che abbia annunziato un messaggio, resto però dubbioso sull'altro intervento che noi chiamiamo appunto miracolo.

Il cristiano crede che il vero miracolo sia il mutamento dell’uomo, perché, se l'uomo si divinizza, diventa cioè una creatura nuova e accetta il messaggio di Gesù, può fare tutto ciò che noi aspettiamo dal miracolo estrinsecamente inteso. Nessuno sa che cosa può fare l'intelligenza umana trasformata dalla grazia. Nessuno sa che cosa può fare la natura umana, attinta dalla santificazione della grazia. Se la fede producesse miracoli in senso volgare, anziché trasformare l'uomo nell'intimo, non farebbe più piovere e sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, sarebbe una forma di discriminazione se concedesse il miracolo come una distribuzione di noccioline americane. È più importante che Gesù si occupi dei sofferenti con miracoli o che faccia miracoli con i sofferenti?

Il vero miracolo allora è l'attenzione, l'amore all’altro, fino a tentare di risolvere i suoi problemi, quei problemi che lo crucciano nell’attualità. Un Gesù che facesse miracoli ora a uno e ora all’altro (voi mi direte, ma non ha fatto così?), un Gesù concepito come una specie di mago Merlino, sarebbe come un ricco che facesse elemosine ai poveri, ma lasciasse intatto l'assetto che produce la povertà, lasciasse intatto l'assetto del lavoro, il rapporto fra capitale e lavoro, non avesse nulla da dire su queste centrali che producono il povero e continuasse e fargli l'elemosina senza cambiare questo stato di cose. Voi capite che il povero resterebbe tale fino alla fine del mondo e la giustizia non ci sarebbe mai. Ecco perché è da escludere che si debba concepire Gesù come un facitore di miracoli secondo questa logica.

La leggenda ha dato un nome a questa emorroissa, a questa donna, che non è rimasta celebre come la Maddalena o come la Samaritana, certo Gesù ne ha incontrate parecchie delle donne nella sua vita pubblica, ma molte sono sparite, sono rimaste solo quelle due o tre. Ora ecco una diversità, questa emorroissa si è accostata a Gesù con la mentalità religiosa, come quando c’è un santone che passa per la strada e tutti corrono là per chiedere la tal grazia, o la tal benedizione. La leggenda ha dato un nome a questa donna guarita, il nome è Berenice - traduciamo con Veronica - che, secondo la leggenda, è la Veronica che asciugò il volto di Gesù durante la Via Crucis. Non solo, ma Eusebio di Cesarea (visse all'epoca di Costantino) dice di aver visto a suo tempo il monumento che ella aveva fatto erigere nella sua città natale, Cesarea di Filippo. Io non ho nulla da interferire con la libertà dei singoli, ma vi faccio notare che questa donna, più che essere un’autentica cristiana, era una donna semplicemente religiosa, invece la Samaritana e la Maddalena, che potevano certamente erigere dei monumenti, non hanno pensato di farlo: altro ordine di idee, questa invece è la persona che ha fatto di tutta l'opera di Gesù una lettura religiosa, ma non ne ha fatto una lettura cristiana.

Oggi nessuno si attarda a dimostrare la divinità di Cristo a chi non crede, perché questo discorso non è più di moda, perché colui al quale io faccio questo discorso, diciamo apostolico, osserva ciò che questa fede in me produce nella realtà quotidiana. Io sono convinto che, se noi ci attardiamo a dimostrare che l'altrui fede è sbagliata o falsa, rischiamo di sentirci ripetere la stessa cosa. Tu dici che Gesù è Dio, io dico che Marx è un genio, ma, quando noi ci ritroviamo nel rapporto di lavoro, nella vita pratica, che influenza ha il fatto che tu creda che Gesù è Dio? Che influenza ha il fatto che tu dica che Marx sia il verbo definitivo? Ci ritroviamo ad essere tutti e due vittime di quelle macchinazioni e di tutta quella logica del denaro. Colui al quale io faccio il discorso dei miracoli di Cristo per dimostrare che Cristo è la Verità, perché se Cristo è Dio e io credo in Lui sono sulla scia della Verità, (ognuno difende il fondatore della propria religione perché deve trovare anche la giustificazione di se stesso e della propria fede), può dirmi: o è falsa, o voi non la praticate, oppure non sapete come va praticata.

San Paolo dice ai cristiani delle sue comunità di aiutare economicamente i cristiani di Gerusalemme, ma lo dice solo una volta, perché quella comunità non sarà mai più ripetuta, perché quella comunità ha fondato la sua struttura sul lavoro, tuttavia Paolo dice: io non vi chiedo di fare il trasbordo, (trasbordo: trovo un povero, ho 1000 lire, le passo a lui, lui diventa ricco e io divento povero) questa concezione certamente non è cristiana, cristiano è il concetto di uguaglianza. Io non vi chiedo di fare questi trasbordi radicali, vi chiedo soltanto di realizzare l'eguaglianza Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno: nella prima frase abbiamo la correzione del capitalismo, nella seconda parte abbiamo la ricompensa di coloro che, pure lavorando, non sono riusciti a produrre quanto altri che si sono trovati in condizioni diverse e più favorevoli, ma indipendentemente da quello che noi chiamiamo l'accidia. Ecco allora la maniera di eliminare da una parte il capitalismo e dall'altra di combattere quello che noi chiamiamo l'assenteismo.

Chiudo con l’analisi che Françoise Dolto, cattolica e studiosa di psicanalisi, fa della seconda parte del Vangelo riguardante la figlia di Giairo: per lei sarebbe un intervento di ordine spirituale sull’equilibrio incerto e non di ordine fisico. Per lei, infatti, quella bambina non è morta, ma c’è una ossessività morbosa da parte del padre – sinagogo, uomo religioso – il quale ha tenuto la bambina in una sudditanza tale per cui è diventata anoressica, non mangia più e, piuttosto che vivere sempre da bambina come una bambola, si lascia morire. Gesù dice: La bambina non è morta, ma dorme, la prende per mano ed ecco come la Dolto dimostra che Gesù salva una creatura dall’autodistruzione, non dalla morte, quindi c’è una riconciliazione con la società, perché la bambina viene riportata alla normalità dell’esistenza.



 



Sabato 30 Giugno,2018 Ore: 19:55
 
 
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