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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org L’EDUCAZIONE ALLA PACE COME EDUCAZIONE PROFETICA,di<em><strong> Raffaello Saffioti</strong></em>

L’EDUCAZIONE ALLA PACE COME EDUCAZIONE PROFETICA

RIPENSANDO LA MARCIA PER LA PACE E IL DISARMO NELLA CITTA’ DI GIOACCHINO DA FIORE


di Raffaello Saffioti

DANILO DOLCI
Più volte candidato al Premio Nobel per la Pace
In flore iudicia tua cognoscuntur”.
(“I tuoi intendimenti, i tuoi propositi,
si riconoscono, sono svelati nel fiore”)
Motto dell’Ordine Florense nel sigillo dell’Ordine.
NUOVI FIORI DI MAGGIO SONO SBOCCIATI
NELLA TERRA DELL’ABATE CALABRESE GIOACCHINO
Ancora non si è spenta l’eco del successo della Marcia per la Pace e il Disarmo del 28 maggio scorso a San Giovanni in Fiore, in Calabria.
Come interpretare questo successo?
Vado ripensando la Marcia, dopo quanto ho già scritto in “Le pietre di Jure Vetere (Fiore Antico) parlano e noi dobbiamo capirle”, pubblicato da “il dialogo” il 6 giugno scorso (www.ildialogo.org).
Rivedendo il filmato e le foto della Marcia, colpisce la partecipazione numerosa della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, meritevole di particolare riflessione.
E’ stata proprio questa partecipazione ad arricchire la Marcia di peculiari significati, connotandola con i suoni e i colori della festa. E’ stata un’esplosione di gioia che ha contagiato i grandi e i piccini.
Ha già scritto GIULIA GUZZO, dell’Associazione Florense per lo Sviluppo Creativo:
La Marcia ha avuto un successo senza precedenti, perché la partecipazione della Città è stata massiccia. Tantissimi erano i bambini, i ragazzi, le ragazze , le mamme e i papà che accompagnavano i loro figli lungo le strade del paese. Eravamo molto commossi noi dell'Associazione vedendo che i marciapiedi erano pieni di persone che aspettavano il passaggio della Marcia. E' stato il trionfo dei colori: bandiere, palloncini, cuori di cartoncini, striscioni con le frasi più belle della nonviolenza. La presenza della TV locale, dei rappresentanti politici e delle altre Associazioni presenti sul territorio ha dato man forte alla Marcia”.1
Questa partecipazione ha rivelato la grande opera educativa svolta con passione dalle educatrici e dagli educatori durante tutto l’anno scolastico. Quest’opera merita di essere evidenziata e di essere fatta oggetto di particolare valutazione. Ad essa va reso omaggio.
Nei vari scritti pubblicati da “il dialogo”, coi quali ho documentato progressivamente nel corso dell’anno scolastico la preparazione della Marcia, ritorna frequentemente il tema del “fiore”, con la sua simbologia e i suoi significati.
Bambini e ragazzi in fiore.
“Fiore è l’invito del comunicare” (Danilo Dolci).
Fiore è annuncio di futuro.
Anche gli occhi possono fiorire. “Se gli occhi fioriscono” è il titolo di un poema di Dolci.2
Boccioli di rosa sono nello stemma del Comune di San Giovanni in Fiore.
Il motto dell’Ordine Florense nel sigillo dell’Ordine dice:
In flore iudicia tua cognoscuntur” (“I tuoi intendimenti, i tuoi propositi, si riconoscono, sono svelati nel fiore”).
Anche nella Marcia ho visto sbocciare nuovi fiori nella terra di Gioacchino che continua a rivelarsi feconda.
E spinge a riflettere la presenza prevalente, nella Marcia, della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, rispetto a quella della scuola secondaria di secondo grado.
C’è da chiedersi: quali sono le ragioni di quella prevalenza?
Perché la scuola dell’infanzia, quella primaria e secondaria di primo grado, sono state più sensibili al progetto di educazione alla pace, proposto dall’Associazione Florense per lo Sviluppo Creativo, rispetto alla scuola secondaria di secondo grado?
LA SCOPERTA DEL BAMBINO “PADRE DELL’UOMO” (MARIA MONTESSORI)
E’ una lezione che la scuola dell’infanzia di San Giovanni in Fiore ha dato con la Marcia al mondo degli adulti.
Viene a proposito il ricordo del contributo originale dato alla storia mondiale dell’educazione da MARIA MONTESSORI (1870-1952), famosa per “il metodo” e “le case dei bambini” che portano il suo nome.
Sua è stata la rivalutazione dell’infanzia e sua la concezione del “bambino padre dell’uomo”.
Ha concepito l’educazione come “arma della pace” e la pace come “condizione della buona educazione”.
I BAMBINI MAESTRI DELLA PACE
Maria Montessori ha scritto:
La figura del bambino deve brillare davanti a noi come un simbolo; un simbolo che ci indica non solo la meta, ma l’unica via che ci permetta di raggiungerla.
[…] Ma la vera figura del bambino è stata delineata da Cristo, da un punto di vista nuovo e sorprendente: come la guida dell’adulto verso il Regno dei Cieli; come il modello che l’adulto deve imitare per trasformare se stesso”. 3
Bisogna ripetere sempre la stessa verità: il bambino solo può rivelarci i segreti della vita dell’uomo. E perché si possa accogliere questa rivelazione, occorre che noi adulti non esistiamo, che siamo vuoti, perché in questo vuoto entri il bambino e ci riempia.
Il bambino – embrione spirituale – si rivela a noi, adulti, per orientarci nel labirinto. Il bambino ci porta la luce nelle tenebre che ci circondano.
[…] Che cosa ci ha rivelato il bambino? […] Esso ci dà le prove viventi che l’umanità può cambiare e migliorarsi fin dalle origini. Ma è necessario che il mondo degli adulti si trasformi: dobbiamo unirci, andare verso il bambino, aver fede in lui, costruire un ‘clima’ adatto e trasformare noi stessi.
Il bambino allora ci promette la redenzione dell’umanità e potremmo dire che questa è la verità scientifica rappresentata dal mistico simbolo del Natale. Non bisogna più considerare il bambino come ‘il figlio dell’uomo’, ma come ‘il creatore e il padre dell’uomo’ il quale ci rivela una vita migliore e ci porta alla luce! Il bambino, padre dell’uomo, il padre capace di creare un’umanità migliore”. 4
Ecco il nucleo a cui dobbiamo rivolgerci quando cerchiamo le vie per la realizzazione della pace. Perché nelle riunioni invocanti la pace non entra trionfante la schiera dei bambini? Se apparissero fra noi schiere di bambini, di questi esseri umani nei quali la pace vive in potenza noi tutti dovremmo riverirli, e inchinarci con ammirazione. Il Bambino apparirebbe tra noi come la figura del Maestro della pace. Dovremmo muovergli incontro per apprendere il Mistero dell’Umanità, per scoprire in lui il mistero di una bontà che esiste nel fondo e che gli atti e la vita smentiscono. Là è l’origine della conoscenza che sommamente ci interessa”.5
IL FANCIULLO NELLA LIBERAZIONE DELL’UOMO
EDUCAZIONE E NONVIOLENZA
In questo contesto è da ricordare la lezione di un altro grande Maestro della storia del pensiero e dell’educazione, ALDO CAPITINI (1899 – 1968), ricordato anche tra i Padri e Maestri della nonviolenza moderna.
Sono significativi i titoli di opere che segnano l’orientamento del suo pensiero e della sua vita:
  • L’atto di educare (1951)
  • Il fanciullo nella liberazione dell’uomo (1953)
  • La nonviolenza oggi (1962)
  • Educazione aperta (1967 – 1968).
Prendendo spunto da L’atto di educare, ROCCO ALTIERI, studioso di Capitini, ha scritto:
“Negli anni che seguono la caduta del fascismo prende corpo in Capitini l’interesse per l’educazione.
Nell’atto di educare coglie la possibilità di un soffio liberatore che scuotendo la realtà discrimina il passato e chiede un futuro. E’ necessario estirpare le radici culturali su cui si è sviluppato il fascismo, e formare cittadini coscienti, attivi, partecipi alle nuove realtà democratiche”. 6
Capitini, educatore per vocazione e per professione, ebbe una concezione originale dell’educazione, comprensiva del concetto che ebbe del fanciullo, del maestro e delle finalità dell’educare.
“… il concetto di educazione è ravvivato […] e sottratto a un pericolo conservatore, proprio introducendovi una viva dualità, inserendo cioè in esso un elemento di tensione che discrimina il passato e chiede un futuro, e poggia quindi maggiormente su ciò che è liberante, trasformante, creativo”. 7
Capitini riconosce nel fanciullo l’ inizio della realtà liberata:
a) sente che qualcosa di ciò che ci sembra reale, finisce, è al suo termine: il male, i limiti del dolore, del peccato, della morte, il realizzarsi della realtà come ora;
b) sente che con l’essere da noi incontrato, oggetto del nostro atto e altro da noi, comincia una realtà liberata, e questo è in ogni tu che noi volgiamo.
Nell’educazione questo è sentito nell’atto d’incontro con il fanciullo”. 8
Oltre che “inizio della realtà liberata”, per Capitini, “il fanciullo è figlio della festa, perché con la sua fiducia e la sua apertura ci preannuncia una realtà liberata dai limiti del passato”. 9
Proprio il carattere della festa, assunto e rivelato dalla Marcia, richiama il componimento poetico di Capitini Colloquio corale (1956).
“La festa è per lui uno squarcio di infinito che apre agli altri e libera tutti gli esseri, fatti della sua invisibile natura, ma che si rivela specialmente nel sorriso e negli occhi raggianti dei bimbi.
La festa evoca e arreca e rinnova la pace sulla terra e nei cieli. E’ gioia, felicità, pienezza di vita”. 10
IL MAESTRO PROFETA
Nel pensiero di Capitini il concetto che ha del fanciullo si collega col concetto che ha del maestro.
La coscienza profetica costituisce il maestro che sente la straordinarietà del momento della svolta. … Avviene nel momento dell’educazione una sintesi tra la coscienza profetica e la realtà liberata, sintesi e nello stesso tempo dialettica e frattura verso l’altro. L’educando impersona la realtà liberata, i nuovi nessi, e quello che c’è di sconosciuto in lui è proprio quell’essere altro: il suo apparire è il momento di prova per il maestro come profeta […]. Ma è anche il momento della gioia perché è avvenuta l’attesa liberazione, il perno della sintesi fra educatore ed educando si è ubicato là, nell’educando”. 11
Come non ricordare il passo, ormai più famoso, del “maestro profeta” del Don Lorenzo Milani della Lettera ai Giudici (1965)?
La scuola invece siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi.
il maestro deve essere per quanto può profeta, scrutare i ‘segni dei tempi’, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso”.
UNA DOMANDA CONCLUSIVA
Dopo quanto è stato fin qui detto come riflessione sulla Marcia del 28 maggio scorso a San Giovanni in Fiore, c’è da porsi la domanda:
Si può considerare profetica anche la Marcia che ha inteso seguire le orme dell’Abate Gioacchino, “di spirito profetico dotato”?
Roma, 15 giugno 2014
Raffaello Saffioti
Centro Gandhi
Associazione Florense per lo Sviluppo Creativo
raffaello.saffioti@gmail.com
NOTE
1 GIULIA GUZZO, Grande successo per la Marcia per la pace a San Giovanni in Fiore (www.ildialogo.org).
2 DANILO DOLCI, Se gli occhi fioriscono, Centro Internazionale della Grafica, Venezia, 1990.
3 MARIA MONTESSORI, “Educate per la pace”, 1937, in Maria Montessori, Educazione e pace, Garzanti, Milano, 1970, p. 109.
4 MARIA MONTESSORI, “L’importanza dell’educazione per la realizzazione della pace”, 1937, in: Maria Montessori, Educazione e pace, cit., pp. 131, 132.
5 MARIA MONTESSORI, “Educate per la pace”, 1939, in: Maria Montessori, Educazione e pace, cit., pp. 177-78.
Tutti i brani di Maria Montessori sono estratti dal libretto Se vuoi la pace educa alla pace. La scuola e la città, a cura di Raffaello Saffioti, Pubblisfera Edizioni, San Giovanni in Fiore (CS), 2014.
6 ROCCO ALTIERI, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 1998, p. 53.
7 ALDO CAPITINI, L’atto di educare, La Nuova Italia, Firenze, 1951, p. 4.
8 ALDO CAPITINI, Il fanciullo nella liberazione dell’uomo, Pisa, Nistri Lischi, 1953, p. 16.
9 ALDO CAPITINI, Educazione aperta, La Nuova Italia, Firenze, 1967, vol. I, p. 3.
10 FABRIZIO TRUINI, Aldo Capitini. Le radici della nonviolenza, Il Margine, Trento, 2011, p. 138.
11 ALDO CAPITINI, L’atto di educare, La Nuova Italia, Firenze, 1951, p. 64.



Lunedì 16 Giugno,2014 Ore: 08:43
 
 
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