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www.ildialogo.org IL DISCORSO DELLA MONTAGNA E I BENI COMUNI (1),di <em><strong>Raffaello Saffioti</strong></em>

IL DISCORSO DELLA MONTAGNA E I BENI COMUNI (1)

di Raffaello Saffioti

TESTIMONIANZA SUL TEMA: LE BEATITUDINI EVANGELICHE: ETICA CIVILE E BENI COMUNI


Su noi sia sparso lo spirito dall’alto
e il deserto divenga un frutteto,
e il frutteto sia considerato come una foresta.
Allora l’equità abiterà nel deserto,
e la giustizia avrà la sua dimora nel frutteto.
Il frutto della giustizia sarà la pace,
e l’effetto della giustizia, tranquillità e sicurezza per sempre.
Il mio popolo abiterà in un soggiorno di pace,
in dimore sicure, in quieti luoghi di riposo”.
Isaia 32, 15-18
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati coloro che sono affamati e assetati di giustizia,
perché essi saranno saziati.
Beati gli operatori di pace,
perché essi saranno chiamati figli di Dio”.
Vangelo di Matteo 5, 5-6, 9
1. LA NONVIOLENZA IN CAMMINO NELLA CHIESA CATTOLICA
La nonviolenza non fu compresa e neppure nominata dalla Chiesa cattolica nei suoi documenti conciliari. Prima della fine del Concilio, don Lorenzo Milani nella famosa “Lettera ai Giudici” (18 ottobre 1965) scrisse: “Ho evitato apposta di parlare da non-violento. Personalmente lo sono. (…) Ma la non-violenza non è ancora la dottrina ufficiale di tutta la Chiesa”.
La nonviolenza moderna è nata con GANDHI (1869-1948) al di fuori della Chiesa cattolica.
Gandhi sosteneva di non aver inventato nulla, poiché la verità e la nonviolenza sono antiche come le montagne, ma in realtà fu il primo nella storia dell’umanità a estendere il credo della nonviolenza dal piano individuale a quello sociale e politico (come si legge nella quarta di copertina del libro Antiche come le montagne, di Gandhi (Edizioni di Comunità, 1963).
Martin Luther King scrisse in “Pellegrinaggio alla nonviolenza” (1958):
“Prima di leggere Gandhi, avevo quasi concluso che l’etica di Gesù fosse efficace soltanto nei rapporti individuali. (…) Ma dopo aver letto Gandhi, vidi che ero completamente in errore.
Gandhi fu probabilmente la prima persona della storia ad elevare l’etica dell’amore di Gesù al di sopra dei rapporti individuali e a trasformarla in una forza sociale su larga scala, potente ed efficace. L’amore, per Gandhi, era uno strumento potente per operare un mutamento sociale collettivo. Fu in questa insistenza gandhiana sull’amore e la nonviolenza che scoprii il metodo per la riforma sociale, del quale ero andato alla ricerca per tanti messi. (…) Giunsi a sentire che questo era l’unico metodo, moralmente e praticamente valido, a disposizione delle persone oppresse nella loro lotta per la libertà”.
E’ stato ALDO CAPITINI (1899-1968) a introdurre la nonviolenza gandhiana in Italia. Qualche anno prima di morire aveva registrato dei progressi fatti in Italia, “anche perché si è cominciato a scrivere nonviolenza in una sola parola, sicché si è attenuato il significato negativo che c’era nello scrivere non staccato da violenza. (…) Se si scrive in una sola parola, si prepara l’interpretazione della nonviolenza come di qualche cosa di organico, e, dunque, di positivo” (in Tecniche della nonviolenza, Feltrinelli, 1967).
Non sono molti nella Chiesa cattolica quelli che riconoscono il suo ritardo storico.
“La Chiesa ci ha messo molto per avvicinarsi alla nonviolenza. E dire che è nata proprio lì, nel Vangelo” (Mons. Luigi Bettazzi).
La nonviolenza si è fatta strada lentamente e con difficoltà nella Chiesa cattolica negli ultimi cinquant’anni. Ma sono incoraggianti le spinte che vengono dal basso della Chiesa, da alcune voci profetiche rimaste a lungo isolate e osteggiate e da movimenti come “Pax Christi”.
Proprio “Pax Christi” ha celebrato a fine aprile scorso il suo Congresso nazionale col tema “E’ l’ora della nonviolenza!”.
Sono da ricordare figure come don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani, padre David Maria Turoldo, padre Ernesto Balducci, don Tonino Bello.
Ma ancora oggi, come ai tempi di don Milani, nonostante i progressi fatti, dobbiamo dire che la nonviolenza non è dottrina di tutta la Chiesa.
Abbiamo avuto una enciclica sulla Pace con Giovanni XXIII nel 1963.
Quando avremo una enciclica sulla Nonviolenza?
2. ALDO CAPITINI E DON LORENZO MILANI: UN INCONTRO PROFETICO
Nel suo scritto autobiografico, Attraverso due terzi di secolo (1968), Capitini scrisse:
“… quando sono andato due volte a Barbiana, a parlare con Don Lorenzo Milani e la sua scuola, la discussione e l’esposizione non è stata altro che sulla nonviolenza, per la quale egli mi disse di concordare con me”.
Capitini e don Milani furono due maestri e profeti appartenenti a due mondi diversi e distanti. Anche il loro incontro fu profetico, annuncio di futuro. Dopo che Capitini si mosse negli anni Sessanta due volte per salire a Barbiana, il mondo rappresentato da Barbiana si è mosso per incontrare il movimento nonviolento, partecipando anche alla Marcia per la Pace Perugia-Assisi, inventata da Capitini e alla Marcia del Cinquantenario, del 2011, giunse la benedizione di Benedetto XVI.
Ora si sta verificando, come nella sesta edizione di “La Bibbia sulle strade dell’uomo”, una delle profezie di Capitini, che in una lettera a Walter Binni (del 26 agosto 1967) scrisse:
“C’è bisogno che si delinei in Italia una certa consistenza della scelta pura nonviolenta, dal basso e rivoluzionaria in religione (…). Il mio compito mi pare sia stato e sia questo (se ce la farò). Se no, faranno altri”.
Prima, a conclusione del suo Severità religiosa per il Concilio (De Donato, 1966), aveva scritto:
“Ma gli esseri sono più delle istituzioni; i cattolici, con nuovo fervore, cercano, incontrano, discutono, s’impegnano”.
Queste parole, valide allora, lo sono di più oggi, dopo circa mezzo secolo.
3. LA TESTIMONIANZA DI PADRE ALEX ZANOTELLI SUL TEMA DEI BENI COMUNI
I beni comuni: via alla pace giusta” è stato il tema di una serie di incontri, da ottobre 2011 a maggio 2012, organizzati dal CIPAX (Centro Interconfessionale per la Pace) di Roma.
PADRE ALEX ZANOTELLI, direttore della rivista “Mosaico di pace”, promossa dal Movimento “Pax Christi”, nell’incontro del 19 ottobre 2011 ha parlato sul tema da una prospettiva religiosa. Ha detto:
“Notate che è Gesù – io davvero sono stanco di ripeterlo, ma non passa nella Chiesa – è Gesù che ha inventato la nonviolenza attiva, non è stato Gandhi, che ci ripete in mille maniere che l’ha imparato dal Vangelo! Ma è possibile che come Chiesa non possiamo ancora arrivare a dire che è Gesù che l’ha inventata? E l’ha inventata perché ha capito che il suo popolo era talmente inferocito con Roma che sarebbe andato alla rovina, ne vedeva già i segni. (…) Gesù ha inventato la nonviolenza attiva per rimettere in piedi un popolo”.
Il discorso di Zanotelli sui beni comuni è illuminante e merita di essere ripreso proprio perché è posto in una prospettiva religiosa. Ne riporto una serie di passi.
“Qual è la prima Bibbia che Dio ci ha dato? La creazione. Sant’Agostino dice che la prima Bibbia che Dio ci ha dato è il creato. Cosa ne abbiamo fatto di questa Bibbia? E’ completamente scomparsa dall’orizzonte anche ecclesiale. Anche se da qualche anno celebriamo la Festa del Creato la prima domenica di settembre, questa prima Bibbia è completamente scomparsa. Non abbiamo neanche coscienza del problema. Io sono quarant’anni che confesso: devo ancora sentire un solo penitente che sia venuto a confessarsi di un peccato contro l’ambiente. Non esiste”.
“Il pianeta l’abbiamo ridotto a merce da cui estrarre materiali. (…) Purtroppo una delle cose su cui si riflette di meno in campo cattolico (…) è la teologia naturale. Uno dei pochi teologi … è Thomas Berry, col libro non tradotto in italiano: ‘Il futuro cristiano e il destino della terra ’.
… Dice Berry: ‘La sopravvivenza del pianeta terra nella sua realtà integrale mi sembra sia il problema fondamentale che ci confronta oggi. In un certo senso il progetto umano e il progetto pianeta terra sono un solo progetto. Non ci può essere un progetto umano se non c’è un progetto pianeta terra. Non c’è nessuna via in cui il progetto umano può avere successo se il progetto terra fallisce. Il fatto che questa conclusione non è capita dalle forze della comunità umana è la sfida più grande che sta davanti a noi’”.
“Dice ancora Berry: ‘Dobbiamo muoverci da una spiritualità dell’alienazione del mondo naturale a una spiritualità di intimità con il mondo naturale; da una spiritualità del divino rivelato nel mondo visibile attorno a noi; da una spiritualità che si concentra sulla giustizia semplicemente verso gli umani a una giustizia che include il pianeta terra. Il destino del cristianesimo sarà determinato in larga parte dalla sua capacità di realizzare questi tre profondi impegni’.
E’ incredibile: moralmente noi abbiamo sviluppato una risposta significativa al suicidio, all’omicidio, al genocidio, ma noi ci troviamo adesso confrontati con il biocidio: stiamo uccidendo i sistemi stessi di vita. Anzi, siamo davanti al geocidio, l’uccisione del pianeta nelle sue strutture fondamentali e funzionanti’.”.
(da un opuscolo curato dal CIPAX)
4. LA TESTIMONIANZA DI ENZO MAZZI SULLA NONVIOLENZA E IL SACRO
Una delle esperienze più significative del movimento delle “Comunità cristiane di base”, divenuta storica, è quella della Comunità dell’Isolotto, di Firenze, della quale ENZO MAZZI, recentemente scomparso, è stato fondatore e animatore.
Sul tema “La nonviolenza e il sacro” ENZO MAZZI ha scritto:
“L’utopia della nonviolenza ha percorso i millenni ma sempre relegata nell’iperuranio dei profeti e delle anime belle. Non c’era scampo: la sopravvivenza della specie chiedeva la gestione della violenza attraverso il sacrificio e la guerra. E infatti lo stesso cristianesimo, nato come complessa e coerente esperienza di nonviolenza, alternativa alla cultura del Tempio, del sacrificio, della guerra, nell’affermarsi e per affermarsi come religione dell’Impero ha dovuto tornare a far propria la cultura del sacrificio e della guerra.
(…) La cultura della guerra … è stata considerata fino al secolo scorso l’unica razionalità possibile.
Ma oggi? Dilaga (…) la consapevolezza che la vera razionalità non è più la guerra ma è proprio la nonviolenza. Lo dice la ‘lotta quotidiana mondiale per la trasformazione’.
(…) La transizione dalla cultura di guerra alla cultura di pace è un processo rivoluzionario. Investe tutti i campi del convivere, non solo quelli economici e politici ma anche quelli simbolici. Investe l’arte, le religioni, il mondo del sacro.
Il dominio del sacro è una delle più insidiose e distruttive radici della violenza.
(…) Le comunità di base, che sono il mio riferimento, sono significative esperienze di nonviolenza attiva. (…) Il sacro può realisticamente e concretamente essere sottratto alla mediazione del potere della casta e del Tempio e riportato nella vita. Torna attuale la scommessa della straordinaria esperienza di cui Gesù fu animatore: è possibile nelle condizioni storiche attuali un nuovo incontro col mistero e il sacro, che testimoni e riveli la sacralità di tutto il creato e di ogni donna e uomo senza più bisogno della separatezza del sacro e della sua gestione da parte della casta.
(…) Dopo il Concilio non si sono fatti molti passi avanti, c’è stata un’involuzione. (…) L’autoritarismo, il verticalismo, l’individualismo, il liberismo, l’imperialismo, con tutte le conseguenze disastrose, fame, ingiustizie, guerre, trovano una loro radice profonda negli assetti interni delle chiese cristiane e nella stessa sistematizzazione della fede cristiana.
Ora che ‘un mondo nuovo’ è tornato negli orizzonti e nei percorsi delle nuove generazioni si può far mancare il contributo della ricerca di ‘mondi religiosi ed ecclesiali nuovi’? O meglio, è possibile un mondo nonviolento senza lavorare anche per mondi religiosi ed ecclesiali intimamente e strutturalmente nonviolenti?”
(da “Voci e volti della nonviolenza”, supplemento del notiziario telematico “La nonviolenza è in cammino”, n. 237 del 29 settembre 2008)
5. GIOVANNI FRANZONI SUI BENI COMUNI
Ad uno degli incontri del CIPAX di Roma, sopra richiamati, ha partecipato GIOVANNI FRANZONI.
Con la relazione sulla destinazione universale dei beni comuni, Franzoni ha aggiornato la sua riflessione iniziata con la famosa lettera pastorale intitolata “La terra è di Dio”, del 1973, scritta come Abate, allora, di San Paolo fuori le Mura, proseguita con il testo “Farete riposare la terra”, del 2000, e con l’ultimo testo “Anche il cielo è di Dio. Il credito dei poveri”, del 2000.
I tre testi sono stati poi raccolti nel volume “I beni comuni”, pubblicato nel 2007 (EdUP).
Nell’incontro del CIPAX, FRANZONI ha detto:
“Non è facile l’elencazione di questi beni ma fra essi emergono:
  • lo spazio esterno alle aree destinate al volo o alle zone intersatellitari, addirittura, lo spazio (deep space);
  • i fondali marini con le loro risorse minerarie oltre la piattaforma intercontinentale;
  • l’Antartide;
  • la “conoscenza” con le sue applicazioni (brevetti).
Non è ancora definita con chiarezza la titolarità su questi beni comuni, l’utilizzo dei quali è affidata attualmente solo a convenzioni internazionali sovente non ratificate da tutti i paesi delle Nazioni Unite.
Dal punto di vista religioso esiste un certo fondamento sia per quanto riguarda le culture orientali sia per quanto riguarda il pensiero ebraico-cristiano; sia nella Bibbia come nel Corano l’universo è concepito come opera del creatore affidata, dietro il mito di Adamo, all’umanità.
Resta scoperta la motivazione di un titolo dell’umanità sui beni comuni dell’universo che sia nettamente laico.
Nel vuoto lasciato dal diritto internazionale, vige ancora il principio del diritto romano “res nullius est primi occupantis”, la cosa che non è di alcuno è del primo occupante. Nel diritto romano il proprietario di una terra era anche proprietario di un sottosuolo e dello spazio superiore “ab imis usque ad siderea”.
(…) In realtà questo principio trova un suo fondamento nei comportamenti animali e anche in molti modi di agire della specie umana: nel corso dell’evoluzione, le specie più forti si sono spesso impadronite con la violenza delle risorse e pur considerando questo diritto fondato sulla rapina con titoli come diffusione della pace, diffusione della civiltà o addirittura diffusione della vera religione, pare ancora convalidare la mentalità della prevalenza del diritto del più forte”.
(dal resoconto del CIPAX, del 13 febbraio 2012, sul giornale on line “il dialogo” – www.ildialogo.org)
Nel documento “Anche il cielo è di Dio”, FRANZONI, ricordando il “Vivarium”, il monastero fondato verso la metà del VI secolo nei pressi di Squillace dal monaco calabrese CASSIODORO (485 c.-580 c.), scrisse:
“In un’epoca di transizione, in cui tutto ciò che era stato civiltà sembrava crollare sotto la pressione di popoli nomadi e guerrieri, Cassiodoro dà un particolare significato alla sua fondazione. (…) Si trattava di conservare quanto di più prezioso ma anche di più debole, per lo meno in quel momento storico, si era costruito nei secoli precedenti per consegnarlo all’umanità del futuro. Si profilava quello che ai nostri tempi sta diventando un prezioso paradigma: la tutela di ciò che è peribile, da trasmettere alla generazione futura come un dovuto.
Vivarium diviene così insieme fondazione e simbolo di una ricollocazione del sapere nella vita e della vita nel sapere” (pp. 229-230).
6. IL MOVIMENTO ECUMENICO “PACE GIUSTIZIA E SALVAGUARDIA DEL CREATO”
Il movimento ecumenico “Pace giustizia e salvaguardia del creato” è nato a Vancouver (Canada) nel 1984 e si è sviluppato con lo svilupparsi nel mondo cristiano della sensibilità ecumenica. Dopo l’assemblea ecumenica di Basilea del 1989, è stata istituita la “Giornata per la salvaguardia del creato” che viene celebrata il 1° settembre di ogni anno e dal 2013 in Italia è chiamata, in ambito cattolico, “Giornata per la custodia del creato”.
DON TONINO BELLO su questo tema pronunciò un forte discorso all’Arena di Verona il 30 aprile 1989, alla vigilia dell’Assemblea ecumenica di Basilea.
Disse:
“L’evoluzione del concetto di pace ha subito lo stesso arricchimento che, nella rivelazione cristiana, ha avuto il concetto di Dio. Nell’economia del Vecchio Testamento, il monoteismo assoluto di jahweh era il cardine portante di tutta la storia della salvezza.. Poi, ‘quando venne la pienezza dei tempi’, Gesù ci ha rivelato che Dio è pluralità di persone: Padre, Figlio e Spirito. (…) Un solo Dio in tre Persone: è la formula con cui noi cristiani esprimiamo il mistero principale della nostra fede. Si è passati, così, dal monoteismo assoluto al monoteismo trinitario di Dio.
Per la pace è avvenuta la stessa cosa. Siamo giunti alla pienezza dei tempi, ed è balenata alle nostre coscienze la convinzione che la pace oggi si declina inesorabilmente con la giustizia e con la salvaguardia del creato. Siamo passati, per così dire, dal monoteismo assoluto al monoteismo trinitario della pace”.
7. LA BIBBIA NELLE NOSTRE MANI
Dopo il Concilio il Popolo di Dio ha preso la Bibbia nelle sue mani, divenendo sempre più consapevole della carica rivoluzionaria del messaggio evangelico. In questo cinquantennio, nel processo di maturazione, la sua fede è divenuta adulta ed autonoma dalla Gerarchia ecclesiastica.
La Chiesa-istituzione, gerarchica, maschilista e clericale, è vista come non evangelica.
E’ la Chiesa del Tempio, nuovo Sinedrio.
Il Gesù della Chiesa costantiniana non è il Gesù crocifisso.
La via della Conciliazione non è la via della Croce.
Ci chiediamo: quando la Chiesa italiana rinuncerà ai privilegi acquisiti, come raccomandato dal Concilio con la sua costituzione “Gaudium et spes” (n. 76)? Pensiamo ai privilegi acquisiti col Concordato.
Viviamo in un tempo di crisi profonda, non solo economica. E’ una crisi di sistema, di dimensione mondiale.
Padre Zanotelli, nel discorso prima richiamato, ha indicato una via per uscire dalla crisi. E’ la via di un nuovo Esodo. Ha citato gli studi di “Alternative al capitalismo globale. Dalla storia biblica all’azione politica”, di Ulrich Duchrow, considerato come “uno dei migliori teologi europei”.
Dice Zanotelli: “Lui studia tutti gli antichi imperi e dice che ogni impero è costruito su tre cose fondamentali:
  1. un’economia di opulenza. (…)
  2. una politica di oppressione. (…)
  3. una religione imperiale. … oggi siamo giunti al più grande impero”.
Zanotelli riassume con tre parole il nuovo esodo, per uscire dall’impero:
“1) Una economia di uguaglianza. (…)
2) Una politica di giustizia. (…)
3) Una profonda esperienza di Dio.
… Dio non è il Dio dei re, non è il Dio dei faraoni, è il Dio degli schiavi, che li vuole liberi, che vuole un’altra maniera di vivere. Ecco l’alternativa proposta”.
Zanotelli prosegue con la citazione di Walter Brueggmann, considerato uno dei migliori biblisti americani, autore di “Viaggio al bene comune”:
Il nostro impero è intitolato consumismo … L’ideologia del militarismo consumista è totalmente pervasiva della nostra cultura, aiutata dai media che hanno perso la loro capacità di pensiero critico … Questo è il nostro sistema. C’è un’alternativa a questo: la pratica della vicinanza e un’alleanza al bene comune. Una tale alternativa non è facile, richiede un esodo, una dipartita intenzionale dal sistema, che la Bibbia chiama ‘esodo’”.
Zanotelli conclude il suo discorso così:
“Abbiamo tutta una scia che dobbiamo riscoprire. Io sono convinto che se la riscopriamo troveremo nuova forza per dedicarci non solo a proclamare l’alternativa, ma a farla nascere dal basso, in un momento così grave in cui ci sta saltando il pianeta”.
E’ anche la mia conclusione.
Palmi, 11 novembre 2013
Raffaello Saffioti
Centro Gandhi
  1. Documento presentato alla Sesta Edizione di “La Bibbia sulle strade dell’uomo” - Sessione di Messina – 22 novembre 2013, come Testimonianza sul tema“Le beatitudini evangeliche: etica civile e beni comuni”. L’iniziativa è stata promossa da realtà di base messinesi e calabresi.
Il documento viene ora riproposto in vista della Marcia per la Pace di San Giovanni in Fiore del 28 maggio 2014, organizzata dall’Associazione Florense per lo Sviluppo Creativo, data la connessione evidente con due documenti pubblicati sul giornale on line “il dialogo” (www.ildialogo.org) col titolo:
I tre documenti, nel loro insieme, possono essere considerati come una trilogia.



Domenica 18 Maggio,2014 Ore: 09:44
 
 
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