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www.ildialogo.org Provando e riprovando, sperando senza fiducia,di Augusta De Piero

Provando e riprovando, sperando senza fiducia

di Augusta De Piero

Riprendiamo questo articolo, su segnalazione dell'autrice che ringraziamo, dal suo blog http://diariealtro.it/?p=6713
5 luglio 2019  
Quando cominciarono a girare in Europa le immagini dei sopravvissuti ai lager lo sgomento, l’incredulità sopravanzarono il dovere di capire; prevalse una sorta di rigetto che indusse persino l’editrice Einaudi (che pur si avvaleva di un ottimo comitato di consulenti) a rifiutare, in prima battuta, il libro di Primo Levi, Se questo è un uomo, che solo più tardi sarebbe stata pubblicato e che rappresenta ancora una voce importante nel nostro panorama storico e letterario.
Credo che altrettanto stia succedendo oggi per i fuggiaschi dai porti libici, libici loro stessi o provenienti da altri stati africani, persone disperate approdate al bordo del cimitero mediterraneo nella speranza di una traversata.
Per questo probabilmente M.S., vicepremier, ministro dell’interno e riferimento di molti oltre il partito di cui è leader, può chiudere i porti, insultare i magistrati, indifferente alle condizioni di chi sta giocando la propria sopravvivenza nello spazio fragile di una nave di disperati.
Chissà perché a me vengono i mente i giochini di battaglia navale che si facevano sottobanco a scuola: colpito, affondato..
Già ma quei giochini erano pezzi di carta …
Pezzi di carta: qui scatta la mia reazione perché i pezzi di carta non sempre sono giochini ma fondamento di vita e ce n’è uno che è essenziale alla vita di ognuno di noi, che è essenziale alla vita dei nostri figli: il certificato di nascita.
Dieci anni fa R.M., predecessore di M.S. in almeno due dei ruoli che costui ricopre fece approvare con voto di fiducia le ”Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, la legge che contiene un punto a mio parere dirimente, che descrivo al card. Parolin nella lettera che segue
S. Em. Card. Pietro Parolin
Segretario di Stato                
Palazzo Apostolico -
Città del Vaticano - 00120 ROMA                              Udine 2  giugno  2019
Eminenza,
ho letto in vari quotidiani italiani  la Sua dichiarazione del 29 maggio in merito a una disponibilità a dialogare con il ministro Salvini.  Lei ha opportunamente sottolineato la riprovazione alla strumentalizzazione di simboli religiosi e contemporaneamente affermato che «il dialogo si fa soprattutto con quelli che non la pensano come noi e con i quali abbiamo qualche difficoltà e qualche problema».

Sono certa  Eminenza  che quando avvicinerà il ministro Salvini avrà con sé  le voci di chi soffre (quale che ne sia il credo religioso o anche l’assenza di un  credo qualsivoglia) in una situazione storica  che ha fatto del nostro Mediterraneo una tomba e  l’attraversamento di quello spazio – e di altri in Europa – luoghi di morte, violenza e devastazione.
Le chiedo però di portare con sé anche coloro cui la legge italiana dal 2009 ha deciso di spegnere la voce (legge 94/2009 art. 1 comma 22 lettera g).
Sono i nati in  Italia, figli di migranti non comunitari: a quei genitori  la legge chiede -  nel momento in cui si presentano a dichiararne  la nascita -  il permesso di soggiorno di cui, se irregolari, non dispongono.
Così  i genitori – che non  vogliono sottrarsi al dovere di garantire ai loro nati  il diritto personale al certificato di nascita – vengono soffocati dalla paura  che li rende vittime dei loro piccoli, innocenti umiliati per legge a  spie della irregolarità di mamma e/o papà.
E quei genitori sono artatamente  indotti a farsi complici del disprezzo di norme  internazionali, ratificate in legge già dal 1991, per cui “
Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi” (art. 7 legge 176/1991).
E’ ben vero che una circolare, emanata lo stesso giorno della approvazione della legge 94, offre loro la possibilità della registrazione ma la paura (la circolare non è adeguatamente pubblicizzata fra chi
avrebbe diritto a conoscerla)  potrebbe indurli a mancare al loro dovere e a nascondere i loro piccoli per non esserne separati dalla brutalità di una espulsione conseguente la loro nascita.
Il rischio è segnalato dal Terzo Rapporto Supplementare alle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia (novembre 2017. cap.3.1) che da una decina d’anni  vivamente raccomanda al Parlamento di legiferare in modo da garantire il diritto alla registrazione per tutti i nati in Italia, indipendentemente dalla situazione amministrativa dei genitori, adeguando in tal senso l’ordinamento interno .
Quei piccoli di cui ho descritto la ferita loro imposta nel venire al mondo non hanno voce.
La prego Eminenza non li abbandoni, offra loro la Sua voce autorevole e partecipe.
Distinti saluti
Augusta De Piero
La lettera partì il 3 giugno e , pur prevedendo che Sua Eminenza non mi avrebbe risposto, cerco ora di renderla nota per quel poco di spazio che troverò ma soprattutto nella speranza che se ne assuma il carico una voce più accettabile della mia e qualcuno ne faccia autorevole  impulso alla modifica di una legge intesa a  istituire una classificazione  che vuole alcuni privi di quelle caratteristiche cui ogni persona avrebbe altrimenti diritto.

E comunque già nella oscurità dell’oggi punti di riferimento e di sicurezza possono essere i sindaci se sapranno con convinzione, pronunciando parole che esprimano certezza,  farsi mezzo che consenta ad ogni nato di sapersi rispettato nel suo essere, estraneo ad ogni norma che gli nega persino la certezza di un nome nel momento in cui viene al mondo



Sabato 06 Luglio,2019 Ore: 18:58
 
 
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