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www.ildialogo.org PER LA GIORNATA DEL RIFUGIATO (DUE SOGNI DI SENZACRAVATTA E COLLACRAVATTA),di Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo

PER LA GIORNATA DEL RIFUGIATO (DUE SOGNI DI SENZACRAVATTA E COLLACRAVATTA)

di Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo

Senzacravatta sogno'.
Qualcuno doveva averlo calunniato perche' si ritrovo' in mezzo al mare su una zattera insieme a un mucchio di negri. Che per fortuna lo trattavano gentilmente e sembravano non accorgersi che lui era ariano o forse (come spiegava quello scienziato in quel film che aveva visto) sentivano il bisogno di sottomettersi dinanzi a un esponente della razza superiore oltretutto ministro plenipotenziario di un grande paese industriale ancorche' indebitato fino alla biancheria intima.
Faceva caldo, aveva sete, e l'acqua era salata.
E doveva anche fare pipi'. E davanti a tutti quei baluba proprio non gli andava, non era mica un selvaggio lui.
Il caldo lo estenuava e aveva tutta la pelle rossa sia per il sole sia perche' sentiva un osceno bisogno di grattarsi, di grattarsi dappertutto. E quella sete, e quell'acqua salata.
All'orizzonte apparve una nave: bianca, alta, civile. E la nave si avvicino', e la nave sperono' la zattera, e la zattera comincio' a sfasciarsi e inabissarsi, e con essa tutti i negri e con loro anche Senzacravatta che d'improvviso si ricordo' che sapeva nuotare solo in piscina.
Ma dalla paratia altissima della titanica nave si affaccio' un volto sorridente, abbronzato, laccato: era il volto del suo migliore amico, era Collacravatta.
"Collacravatta, Collacravatta, aiutami! Sono Senzacravatta e sto affogando!".
Ma Collacravatta sorrideva sempre e sembrava non sentirlo.
"Collacravatta, Collacravatta, sono io, Senzacravatta! Calate una lancia, un salvagente, una scaletta di corda, sono io, Senzacravatta!".
Ma Collacravatta continuava a sorridere e sembrava annuisse, con un ritmo lieve e suadente, ma forse era il rollio della nave.
"Collacravatta, corpo di bacco, non mi riconosci? Per tutti i fulmini, sono Senzacravatta, Senzacravatta che ti ha insegnato tutto, tutto quello che sai della vita. Tirami su, tirami su, e ti faccio fare il primo ministro, il presidente della repubblica ti faccio fare".
Ma Collacravatta sorrideva beato, guardava Senzacravatta che annegava e sorrideva beato.
"Dannazione, che ti sei fumato? Ma non lo vedi chi sono? Sono io, Senzacravatta! Tirami su, terrone della malora. Tirami su!".
Ma Collacravatta pensava: "Guarda che volpone che e' quel Senzacravatta, mi sta mettendo alla prova per vedere se rispetto il contratto di governo. Per farmi fare la solita figura da mammoletta, e poi al consiglio dei ministri tutti a ridere alle mie spalle. Ma io lo so quello che devo fare, non siamo mica complici degli scafisti".
*
Collacravatta sogno'.
Qualcuno doveva averlo calunniato perche' si trovava nudo, ma proprio nudo come mamma lo aveva fatto, su una spiaggia deserta. Senza vestiti, senza scarpe, senza orologio e catenina, senza niente, ma proprio niente niente. E con i capelli in disordine.
Come ci era arrivato li'? Non ricordava niente.
Poi si volse indietro a guardare il mare, e vide qualche tavola smozzicata, e allora gli parve di ricordare.
Di ricordare che si era trovato su una zattera, una zattera piena di negri che per fortuna che non si erano accorti che lui era ariano, altrimenti erano capaci di mangiarselo come e' nelle loro barbare abitudini di cannibali.
Anzi, a tal punto non si erano accorti di chi fosse che lo avevano raccolto dalle acque dove era finito cadendo da una nave della marina militare con cui perlustrava le coste della madre patria. Insomma si', gli avevano salvato la vita quei selvaggi, pensa che fessi che dovevano essere.
Poi la zattera aveva continuato ad andare, come si dice, alla deriva? Insomma, in mezzo alle onde, e non si vedeva in giro nessun'altra imbarcazione.
Ma la nave da cui era caduto doveva essere nelle vicinanze, no? E senza dubbio lo stato italiano stava dispiegando i suoi potenti mezzi per cercarlo e soccorrerlo, no? Dico: il vicepresidente del consiglio, mica un barbone raccattacicche.
Ma niente, non si vedeva nessuno.
E il cielo si annuvolava, e adesso arrivava il vento, e si alzavano le onde, e ogni ondata era come un tir che ti veniva addosso con tutti i sentimenti. Un tir, un treno merci, l'eruzione del Vesuvio.
Accidenti, qui si rischia la pelle. Ricordo' di aver pensato proprio cosi': accidenti, qui si rischia la pelle.
Poi era svenuto. E adesso era qui, su questa spiaggia deserta, e senza vestiti, e spettinato.
Gli parve di intravedere in lontananza una giovinetta. Come Nausicaa, penso'. E comincio' ad agitare in alto le braccia e a gridare - ma con dignita', come si conviene a un vicepresidente del consiglio - "Signorina, signorina, potrebbe fare una telefonata a Palazzo Chigi?".
La fanciulla doveva aver capito perche' vide che componeva un numero sul telefonino, poi lo avvicinava alla bocca e diceva qualcosa. E' andata bene. anche questa e' andata bene, penso' Collacravatta.
Ma dopo un po' arrivo' una camionetta di gente in divisa che gli puntava contro i moschetti, e appena la distanza consenti' che ne sentisse le voci capi' che dicevano "Porco clandestino pedofilo, hai finito di campare hai finito".
Collacravatta intui' immediatamente che occorreva alzare le mani e restare fermo, anche se alzando le mani non poteva coprirsi le parti intime, ma ad impossibilia nemo tenetur.
"Sono il ministro Collacravatta sono, sono sopravvissuto a un naufragio, ho bisogno di aiuto", ripete' piu' volte, gridando ma cercando di modulare la voce perche' l'eleganza e' tutto.
Frattanto la camionetta era arrivata cosi' vicino che si accorse che a guidarla c'era l'amico suo fraterno Senzacravatta.
"Senzacravatta, che fortuna, che fortuna che ci sei, sono Collacravatta!".
Ma la camionetta si avvicinava sempre di piu' e invece di frenare sembrava accelerare, accelerare, accelerare, e andargli proprio addosso.
"Un clandestino di meno", senti' ruggire il ministro plenipotenziario.
*
O mythos deloi
La favola insegna molte cose come tutte le favole.
E' chi legge che deve decidere quale morale trarne.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 19 giugno 2019, vigilia della Giornata internazionale del rifugiato
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt@gmail.com



Venerdì 21 Giugno,2019 Ore: 21:38
 
 
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