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www.ildialogo.org L'ASTA DEGLI SCHIAVI DI KARTHOUM COME IL MERCATO DEI CAVALLI, DA GIAMPAOLO ROMANATO, IN L'AFRICA DEGLI ESPLORATORI E DEI MISSIONARI,A CURA DI CARLO CASTELLINI

L'ASTA DEGLI SCHIAVI DI KARTHOUM COME IL MERCATO DEI CAVALLI, DA GIAMPAOLO ROMANATO, IN L'AFRICA DEGLI ESPLORATORI E DEI MISSIONARI

A CURA DI CARLO CASTELLINI

La tratta degli schiavi ha avuto momenti storici apicali ma anche momenti evolutivi, che spiegano anche l'atteggiamento degli uomini, dei civili, degli esploratori e studiosi, che hanno cercato di capire e spiegare il fenomeno, missionari compresi. Allora cercherò di raccogliere alcuni giudizi e descrizioni di questa orribile piaga per uscire dalla nostra indifferenza e ignoranza storica , che ci rende ancora più complici di ciò che sta succedendo in alcuni continenti, specie in quello africano.
Basterà qualche assaggio:”EMILIO DANDOLO, VIAGGIATORE VENEZIANO:”Ciò che a KARTHOUM più desta lo stupore degli Europei è l'ASTA DEGLI SCHIAVI.
“Come da noi in dati giorni si vendono al pubblico incanto i cavalli, così la si usa con gli schiavi. Sensali d'uomini, con voce nasale percorrono i bazar trascinandosi dietro la loro mercanzia e gridandone ad ogni minuto il prezzo. La folla circonda curiosamente questi miseri fissandoli con occhio attento e palpandoli come da noi si costuma con i cavalli. Vidi un curioso, socchiudere il mantello dell'abissina per esaminarla più minutamente, mentre un altro, cacciandole le sudicie dita in bocca, andava osservandone i denti”.
CARLO PIAGGIA, ESPLORATORE
”I padroni dispongono della vita di uno schiavo come di quella di un animale qualsiasi. Sfogano sull'infelice la loro rabbia e talvolta lo bastonano fino a ucciderlo. In questo caso la spoglia del morto non riceverà sepoltura, ma sarà invece abbandonata all'aperto per cibo delle iene e dei cani. Qualche volta viene gettato nel fiume”.
SCHWEINFURTH, ESPLORATORE
”In nessun luogo la schiavitù è odiosa come in Africa. Le pratiche che l'accompagnano, delle quali l'evirazione non è la peggiore, sono di una ributtante e atroce crudeltà”.
SAMUEL BAKER, ESPLORATORE GOVERNATORE DELL'EQUATORIA.
“La tratta è rapina e assassinio. A tratteggiarne i caratteri non occorrono altri commenti”.
CARL GIEGLER CHRISTIAN (INGEGNERE TEDESCO FUNZIONARIO EGIZIANO IN SUDAN.
”La visione di un accampamento di schiavi è “spaventosa” Si possono riferire episodi di una inimmaginabile efferatezza”.
LICURGO SANTONI, FUNZIONARIO EGIZIANO
”.....racconta di avere incontrato un ragazzo privo delle due mani. Il suo padrone gliele aveva troncate con una scure per punirlo del furto di un pezzo di carne. Poi aveva cauterizzato la ferita immergendo i moncherini in una pentola di burro bollente e l'aveva abbandonato al suo destino”.
E si potrebbe continuare a lungo descrivendo fatti analoghi.
ATTENZIONE ALLO SCHIAVISMO DELL'ORRORE MA SENZA ENFASI.
Bisogna fare attenzione però, testimonia GIAMPAOLO ROMANATO, a non enfatizzare l'importanza di questa casistica dell'orrore. Essa va tenuta presente, perchè l'esibizione indifferente, quasi impudica, di tanta crudeltà, fu all'origine dell'indignazione di ESPLORATORI E MISSIONARI e ispirò la componente filantropica del colonialismo. Ma non dobbiamo credere che lo schiavismo fosse tutto così.
Chi osservò le cose attentamente non potè non rilevare che lo schiavismo era una realtà complessa, multiforme, un fenomeno culturale non riducibile alla sola disumanità, che anche l'ISLAMISMO, come osserva GIUSEPPE BELTRAME, “ se non ha condannata e abolita la schiavitù adottata da secoli in Oriente, ne ha però mitigata la condizione, facilitando la liberazione dello schiavo, imponendo al padrone dei doveri verso di lui, ponendo un limite al suo potere”.
LICURGO SANTONI, non ricorda soltanto l'episodio raccapricciante appena riferito, ma pure l'elevato grado di simbiosi che la società egiziano-sudanese aveva creato tra padroni e schiavi, la loro piena incorporazione nella vita domestica, l'ottimo trattamento che spesso ricevevano, talvolta superiore a quello dei figli”.
BAYARD TAYLOR, VIAGGIATORE E DIPLOMATICO AMERICANO,
“.....faceva notare che la condizione degli schiavi non era così cattiva come si credeva” e PELLEGRINO MATTEUCCI, uno degli esploratori più dotati dal punto di sensibilità intellettuale, osservando il modello sociale sudanese, si convinse he la distruzione della schiavitù avrebbe ottenuto il solo effetto di rovinare due famiglie “quella dello schiavo e quella del padrone”.
ROMOLO GESSI, PASCIA', ESPLORATORE, GOVERNATORE DELLE PROVINCE DEL BAHR EL GHAZAL, RHOL E MAKRAKA,
“.......che fu il più spietato nemico del sistema schiavistico sudanese, arrivava ad ammettere, che solo la tratta, cioè la fase della rapina e del trasferimento, aveva aspetti di intollerabile disumanità. La vita quotidiana dello schiavo non presentava invece niente di riprovevole e costituiva il cardine della società sudanese”.
Pure DANIELE COMBONI, che per i mussulmani non esprime che parola di disprezzo, riconobbe che, fra i “padroni”, non pochi sono buoni e non richiedono ai loro schiavi niente più di quello che un padrone europeo richiedono dai suoi contadini per lavoro delle campagne, e dai servi per lavoro delle case e magazzini”.
Il problema, insomma, è estremamente intricato.
Agli europei mancava la conoscenza del mondo africano, della sua cultura tribale, degli infiniti intrecci attraverso i quali passavano i legami interpersonali in una società estranea alla LEGALITA' FORMALE della cultura romana-cristiana.
Non possedevano gli strumenti intellettuali necessari ad afferrare una questione così lontana, radicata in un mondo con il quale non avevano nulla in comune. Il loro approccio perciò è sempre o troppo moralistico o troppo giuridico, e finisce per cadere in una riprovazione generale generica incapace di elaborare soluzioni adeguate.
Gli EGIZIANI, premuti dai consolati europei e dalla Società antischiavistica britannica, emanarono molti editti contro la tratta, con l'unico risultato di renderla CLANDESTINA e di innalzarne i PREZZI.
BAKER smantellò il traffico sul Nilo, ma questo si spostò nell'interno, su piste attraverso la FORESTA E IL DESERTO, che accrebbero sofferenze e mortalità degli SCHIAVI.
Si credeva che favorendo la crescita del COMMERCIO “LEGITTIMO”, si sarebbe sconfitto quello “ILLEGITTIMO”; ma non si considerò il fatto che in un paese primitivo, senza ombra di strade e infrastrutture, qualsiasi commercio aveva bisogno di PORTATORI, e questi non potevano essere che i NEGRI.
E poi che cosa fare con gli SCHIAVI LIBERATI, come mandare avanti un sistema produttivo che si fondava su di loro, come far rispettare le LEGGI ABROGATIVE, in un paese sterminato, sconosciuto, incontrollabile, selvaggio?
Tutto era reso infinitamente difficile dal fatto che “in SUDAN, GLI SCHIAVI, erano parte integrante della struttura economica, politica e sociale del paese, e la schiavitù aveva un'enorme rilevanza fra la popolazione”.
A GORDON, che pure era impregnato di moralismo vittoriano, bastò poco per rendersi conto che la SCHIAVITU' SUDANESE, non era un problema di polizia, che non si poteva pensare di cambiare un costume con un EDITTO DEL KEDIVE'.
Ma i primi a rendersene conto furono i missionari, come leggiamo in una delle tante pagine dedicate da BELTRAME allo schiavismo:”.....Io credo che non sia possibile distruggere del tutto LA TRATTA, e quindi il TRAFFICO DEGLI SCHIAVI, nell'Africa per mezzo della forza, ma solo CIVILIZZANDO l'Africa stessa, incoraggiando l'INDUSTRIA AGRARIA e i vari rami del COMMERCIO, e diffondendovi ad un tempo l'EDUCAZIONE E IL CRISTIANESIMO”. (GIAMPAOLO ROMANATO, “DANIELE COMBONI, L'AFRICA DEGLI ESPLORATORI E DEI MISSIONARI, RUSCONI EDITORE, a cura di Carlo Castellini).



Sabato 14 Luglio,2018 Ore: 18:03
 
 
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