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www.ildialogo.org STORIE TERRIBILI DI SCHIAVISMO AFRICANO, “ANCORA TRATTA DEGLI SCHIAVI”,DI CARLO CASTELLINI

STORIE TERRIBILI DI SCHIAVISMO AFRICANO, “ANCORA TRATTA DEGLI SCHIAVI”

DAL LIBRO DI CLAUDIO ZANINOTTO, “QUANDO DUE ELEFANTI LITIGANO ...E' L'ERBA CHE CI VA DI MEZZO”


DI CARLO CASTELLINI

AGGANCIO ALL'ATTUALITA'.
Mi ha colpito la notizia di alcuni giorni fa, di una nave, che aveva a bordo un carico di 67 immigrati africani, tutti provenienti dal Sud Sudan. Conoscendo le loro condizioni e avendo seguito la testimonianza missionaria e progetto di Indipendenza del Paese di Mons. CESARE MAZZOLARI, e dell'opera da lui compiuta nel corso di questi ultimi anni fino ad arrivare all'indipendenza del paese meridionale da quello del Nord, sono andato a rileggere alcune pagine aggiornate, concernenti la schiavitù e le condizioni economiche, politiche e sociali, per capire la situazione del Sudan di oggi. Il libro documentato di CLAUDIO ZANINOTTO mi ha aiutato a capire tante cose, a cominciare dalla TRATTA DEGLI SCHIAVI, e di alcuni suoi momenti evolutivi. Nel Sud Sudan anglo-egiziano fino ai giorni nostri. Ho scelto alcuni episodi emblematici, per rendere possibile la comprensione della odierna situazione. (Carlo Castellini)
LA PAGINA STORICA.
Ma è GIAMPAOLO ROMANATO, che con il suo brano storico sullo schiavismo, ci introduce nello spinoso problema:”Quello dello schiavismo, è il problema che maggiormente fa capire l'abissale differenza che separava l'EUROPA dall'AFRICA. Tutti gli Europei che visitarono l'Africa orientale nel secolo scorso, restarono inorriditi dallo spettacolo delle carovane di schiavi che attraversavano deserti e foreste, sospinti per centinaia di chilometri a colpi di frusta o di bastone fino ai centri di vendita. File di uomini, donne bambini, incatenati l'uno all'altro come animali, o tenuti insieme dalla “sceva”, (un bastone biforcuto alle estremità che che veniva appoggiato sulle spalle e si infilava nel collo, imprigionando le persone due a due). Molti cadevano lungo la strada e i loro scheletri, spolpati dagli animali, servivano a tracciare il percorso per le carovane successive. La presenza della schiavitù fu l'argomento più usato per giustificare la necessità dell'intervento moralizzatore e civilizzatore dell'Europa. Si potrebbero riempire dei libri solo con citazioni su questo tema. (GIAMPAOLO ROMANATO).
LA PAGINA ODIERNA DI CLAUDIO ZANINOTTO.
La tratta degli schiavi non era stata per nulla debellata. Ce ne dà testimonianza una dichiarazione di STANISLAO PAYSAMA, uno schiavo due volte rapito e altrettanto liberato. Un uomo che nel proseguo della sua vita ebbe la buona sorte di diventare scrivano, governatore, poi senatore e, infine, ministro dei trasporti. (Questa dichiarazione di Abdullahi (Stanislao) Paysama riportata da Padre GIOVANNI VANTINI a pag. 276 nel suo libro LA MISSIONE DEL CUORE, Bologna, Emi, 2005).
Il mio nome completo è ABDULLAHI KUJUK USAM HARUN........Il mio villaggio natale è NYERLE, nella parte sud ovest del Darfur”. Un giorno, quando mi alzai da letto, non vidi mio padre; pensai che fosse andato con le figlie al campo.....Verso mezzogiorno, mio fratello Adam arriva di corsa là dove stavo giocando e mi dice:”Papà è stato ucciso e molti altri con lui”.......
“Eravamo entrambi in una caverna per ripararci.......Seduti, pieni di paura, ci guardavamo l'un l'altro senza dir parola.....Ad un tratto gli ARABI piombarono nella caverna, brandivano lance e spade, e minacciavano di uccidere chiunque alzasse la voce o tentasse di scappare......Ognuno afferrò uno o due ragazzi e li portò via.....Eravamo circa 30-40”.
(ABDULLAHI riuscì ad avadere e, andando in cerca del suo villaggio, vagò per settimane fino a che arrivò nei dintorni di Kafia Kingi, fuori dal Darfur, in territorio amministrato dal governo del Condominio anglo-egiziano. Con lui era un suo compaesano di nome Mohammed con i suoi figli Gibril e Mohagir).
“Un giorno, verso le 10 del mattino, quando vidi la mia trappola piena di uccelli, andai a prenderli. Con mia sorpresa , un uomo sbucò da dietro un albero, con un lungo coltello, mi afferrò la mano, puntò il coltello al mio petto e disse: “Se parli ti uccido”. Mi condusse alla sua casa che era un cortile recintata da una palizzata chiusa con stuoie robustissime. All'interno vi erano alcune capanne di paglia. In una di queste erano tenute prigioniere, legate ai piedi, a blocchi di legno, due ragazze di 14-16 anni; le ferite ai piedi le avevano quasi paralizzate. La sera venne il padrone e mi disse:” Domani rivedrai tua madre e tua sorella”. Il dì seguente aspettati ma non vennero. Il padrone mi disse:”Si sono attardate nelle piantagioni.....”. Le due ragazze mi dissero:”Bada bene: la storia di tua madre e tua sorella è pura fandonia.....Sai saltare sopra la palizzata?.....Oppure, guarda se c'è qualche buco nelle stuoie.....”.
Girai e vidi un buco turato con spini.....Di là uscii e ritrovai Gibrail e Mohagir; raccontai loro l'accaduto. Il loro padre era stato ucciso da ignoto qualche giorno prima. Così seppi che ero arrivato a Kafia Kingi, nel Sudan anglo-egiziano. Gibrail disse:”Domani andrò a denunciare quell'uomo alla ZAPTIA ( (Ufficio governativo con un ufficiale e polizia) e il MIRI (Abdullahi
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proveniva dal Darfur, allora indipendente, sotto il sultano darfurese Alì Dinar, che morì nel 1916. (Così testimonia la lettera di Padre Sandonà riportata da Nigrizia a pag. 22nel febbraio del 1920).
(La polizia mandò, sotto scorta, Adullahi e altri giovani liberati come lui a Raja, sede di distretto, e di là a Deim Zubeir e infine a Wau). Arrivammo a Wau verso le 5 pomeridiane. Fummo ricevuti da turki vestiti con una lunga tunica bianca (i missionari di Wau).
C'erano con loro tanti giovani che ci salutarono. La sera ci mostrarono la nostra stanza da letto, la grande capanna dormitorio con stuoie e coperte per ciascuno. Quella sera la cena fu diversa da quella che avemmo durante le soste del viaggio. (trenta giorni da Kafia Kingi).
Credo che dal tempo in cui lasciai il mio paese, fino all'arrivo a Wau passarono dei mesi.....Io viaggiai sempre scalzo, ma non ebbi ferite ai piedi.....Ci assestammo con altri ragazzi nella scuola e nelle officine”.
Ad ogni buon conto, il COMMERCIO CLANDESTINO DI SCHAVI, sebbene bandito dal governo anglo-egiziano, e punito quando possibile, continuò ancora per molti anni ad essere il settore commerciale più remunerativo per gli ARABI DEL NORD, come conferma anche il missionario SANDONA' in una sua lettera.
Durante la guerra 1915/18, i GIALLABA, (Arabi) per incutere spavento, spargevano la voce che gli INGLESI sarebbero stati sconfitti dalla Germania, e quindi sarebbero stati costretti ad andarsene dal Sudan. Una banda di GIALLABA venne dal Darfur al paese degli AZANDE a caccia di elefanti: ne abbattè 20 e poi, non contenti dell'avorio BIANCO, fecero incetta anche di quello NERO(schiavi).
L'affare riuscì loro anche perchè gli AZANDE, senza armi da fuoco e sparsi nel bosco, non potevano opporre resistenza efficace.
I GIALLABA catturarono FANCIULLI E DONNE e uccisero quanti opposero resistenza. Poi si avviarono verso Nord per tornare a casa. Vicino a Rafili, risiedeva un ufficiale inglese, per il controllo del cordone sanitario, che nessuno poteva passare impunemente senza permesso.
L'ufficiale ebbe notizia della carovana in viaggio verso il Nord e organizzò la caccia ai NEGRIERI. Un suo soldato vide nel bosco un giallaba che, dopo aver ucciso un bambino con una lancia, stava per trafiggere anche la madre e una figlia. Lo freddò con un colpo di fucile. Madre e figlia furono portate alla nostra missione.
L'ufficiale continuò l'inseguimento. Notò nel bosco terra smossa. Scavò e trovò zanne nascoste. Raggiunse la coda della carovana. Finale dell'impresa: i NEGRIERI arrivarono a WAU carichi di catene invece che di avorio”.
E' ancora Padre SANDONA' che racconta “che sono scomparsi (nel 1920) certi abusi come la TRATTA DEGLI SCHIAVI e certe rappresaglie fra tribu', il cui scopo era far PRIGIONIERI da vendere poi come SCHIAVI. I DENKA facevano incursioni tra i GIUR e questi, a loro volta, assalivano i BONGO, i BELANDA e gli AZANDE.
Poi a questa TRATTA VIOLENTA è subentrata una TRATTA DOMESTICA, cioè rubare bambini e bambine da allevare in casa come servi. Il luogo più battuto è il territorio ZANDE, dove si può comperare una donna per poche zappette e poi farla MOGLIE O SCHIAVA, a seconda del capriccio.
Le bambine venivano allevate tra gli ZANDE, fino all'età del matrimonio per essere vendute. Il governo ha proibito questo traffico. Purtroppo, come mi darà conto di persona MOSES MAPUOR MAKER, un ex insegnante cattolico, quella pratica che GORDON credeva di poter debellare alla fine dell'Ottocento, all'alba del terzo millennio non è ancora totalmente sconfitta. (Da CLAUDIO ZANINOTTO, Op. Cit., a cura di Carlo Castellini).



Mercoledì 11 Luglio,2018 Ore: 19:59
 
 
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