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Le preghiere che Dio non ascolta, di <i>don Gianfranco Formenton</i>

Le preghiere che Dio non ascolta

di don Gianfranco Formenton

Da Nigrizia su guerra, eroi, informazione e politica l’indignata lettera di don Gianfranco Formenton, parroco di Sant’Angelo in Mercole (Spoleto).


21/04/2004

Ho visto alla televisione la gente che pregava ed accendeva candele per Maradona. Ho visto altre preghiere e processioni perché tornino i nostri compatrioti, i "nostri ragazzi" ostaggi dei guerriglieri. Ho assistito allibito alla passerella dei politici, che davanti all’ignavo Socci (che non sapeva dove mettere le mani), si alternavano facendo il pelo alle parole: eroi, patrioti, mercenari, civili, lavoratori…

E consideravo come ormai da tempo in questa repubblica tele-tri-camerale (Senato, Camera, Porta a Porta) l’informazione abbia smarrito il senso della verità e abbia imboccato decisamente la strada dei bollettini di guerra dove non conta la verità ma quello che i padroni dell’informazione vogliono che si creda. Consideravo anche il ruolo dei "cronisti di guerra" che ogni sera ci costringono ad assistere alle farneticazioni nazional-populiste dei "ministri-zerbino" privi di una qualsiasi cultura politica e ricchi solamente di protervia e di una incredibile concezione della vita e del mondo così banale da risultare un insulto alla intelligenza dei più.

E siccome sono molto preoccupato per i miei ragazzi che sono piccoli e recepiscono queste cose come carta assorbente nello stesso modo in cui la mia generazione ha respirato le menzogne hollywoodiane sulla bontà dei cow-boys (e la malvagità degli indiani)… E siccome molta gente piange perché è morto uno dei "nostri" e prega e chiama in causa Dio perché altri tre dei "nostri" non muoiano…

E siccome sembra che solo i "nostri" siano buoni e abbiano una moglie e dei figli e delle sorelle e una casa e una fidanzata e una patria… E siccome si parla di valori e di eroismo con la stessa facilità con cui si parla della Ferrari, di Totti o del Milan… credo sia giusto (anche per conto di Dio) chiarire che certe preghiere Dio non le può ascoltare (comprese le messe "commissionate" dalle sezioni di partito capitoline e sbandierate come eventi nei tg nazionali).

Provo un’immensa pena ogni volta che la violenza ha il sopravvento, ogni volta che un uomo muore. Ma mi sembra che ancora una volta sia chiaro come di fronte alla morte siamo tutti uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri. Un morto italiano, sul mercato mediatico, vale centro volte di più di mille morti iracheni e questo è contro la verità, contro la giustizia.

Nella stessa città dove è stato assassinato il vigilante italiano sono stati uccisi dai "liberatori" oltre seicento iracheni che, secondo le parole del segretario della guerra statunitense Rumsfeld, erano solo dei «farabutti terroristi» (Rumsfeld non sembra in grado di formulare espressioni più elaborate!). Da sempre gli eserciti occupanti considerano i patrioti, i partigiani, i ribelli come dei «farabutti terroristi». Solo che loro sono a casa loro, noi no. Siamo andati a liberarli? Ecco. Adesso sono "liberi da morire".

Provo un’immensa pena anche per i familiari di questi vigilantes che si abbandonano alle voraci telecamere che gli strappano lacrime e parole, e non capisco perché parlano tanto, perché non si rifiutano di esibirsi al teatro televisivo, ma provo anche un’immensa rabbia nei confronti di molti giornalisti-sciacalli (ammesso che Porta a Porta, Excalibur ecc., possano essere considerati "giornalismo") che alimentano il circo del dolore-spettacolo, senza vergogna, senza rispetto…

Ma non voglio assolutamente che i miei ragazzi credano a questa informazione "lacrimosa", credano che questi "nostri" ragazzi siano degli eroi della patria. Mercenario sul vocabolario ha un significato ben preciso che non si discosta molto dal "lavoro" che questi uomini (non capisco perché bisogna chiamarli "ragazzi") svolgevano, armati e assoldati da una agenzia americana di "sicurezza".

Non sono eroi positivi neanche se uno muore sfidando orgogliosamente la morte con una frase "patriottica". Non lo sono loro, non lo è stato Pantani, non lo è Maradona… e questo i ragazzi se lo devono sentir dire ben chiaro: non si va a morire per i soldi né per sfidare la morte, non è un valore ed è immensamente stupido.

La logica che ha spinto questi uomini e tanti altri (carabinieri ed esercito inclusi) ad andare in Iraq è una logica che fa a cazzotti con i valori cristiani. La missione di pace, umanitaria ecc. è la copertura ideologica della logica della violenza e dei soldi. Il loro eroismo non è dissimile a quello dei quei ragazzi che si vanno a schiantare per scommessa a duecento all’ora nelle gare automobilistiche clandestine.

È il fascino della sfida e il fascino dei soldi. Anche i loro familiari lo hanno confessato tra le lacrime… per i soldi, per i soldi… e per una pseudo-cultura della violenza coltivata nell’esercito e come buttafuori nelle discoteche.

Il Presidente della Repubblica ha detto di essere fiero di essere italiano, altri hanno detto che si vergognano di essere italiani. Io non sono fiero né mi vergogno di essere italiano perché la questione è una pura scemenza… Altri si devono vergognare, non di essere italiani ma di giocare con la vita e l’intelligenza delle persone, soprattutto chi ha portato il nostro paese in guerra e chi usa le vittime di questa guerra per nascondere la verità semplice delle cose e per alimentare l’ideologia della violenza ed il proprio tornaconto politico.

Questo insegno ai miei ragazzi, oltre al comandamento cristiano della "disobbedienza" totale, della "ribellione" totale alla legge della violenza e della menzogna. E di violenza e di menzogna ce n’è tanta nei miti di Pantani e di Maradona, di Rambo e di tanti altri "eroi" mediatici.

Dio non ascolterà le preghiere patriottiche di questi giorni. Non sarà lui a guarire Maradona o a fare tornare gli ostaggi (questo dipende da altre logiche come il nostro governo "mercantile" ben sa), o a condannare ostaggi, come non è lui che assiste i "nostri ragazzi" in guerra, né lui che l’ha voluta. Dio non benedice l’America né la regina né il nostro popolo. Queste preghiere pagane frutto di volontà di potenza terrene non lo toccano minimamente.

È sordo e muto di fronte a questa religione nazionale che sempre ha accompagnato gli eserciti del mondo e nonostante lo abbiano chiamato "Dio degli eserciti"… Sono sicuro che lui non può stare con nessun esercito, neanche se se i cappellani-aruspici di tutti gli eserciti lo pressano con le loro inutili preghiere… perché la guerra (anche questa guerra) è menzogna totale, è il male assoluto e nessuno che si dica cristiano ne può accettare neanche l’idea.

Spero e prego che Dio si faccia vivo e che Allah si faccia vivo (bi-partisan), e intervengano insieme su questa sporca storia, non per salvare gli italiani, ma per riportare un po’ di giustizia, perché vedo che a morire sono sempre gli innocenti, i poveri, i dimenticati dai media di stato e per i quali provo un’immensa compassione, molto più grande della pena per la morte dei "Rambo" del nostro opulento occidente.

Allora sommessamente spero e prego che Dio intervenga nei confronti dei prepotenti di turno perché «siano abbreviati i loro giorni e il loro posto sia occupato da qualcun altro, sia cancellato dalla terra il loro ricordo e la maledizione che hanno amato ricada su di loro» (Salmo 108). Amen.



Venerdì, 23 aprile 2004
 
 
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