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www.ildialogo.org Anche da Ghedi ed Aviano passa il disarmo mondiale,di Alfonso Navarra

Anche da Ghedi ed Aviano passa il disarmo mondiale

di Alfonso Navarra

Le popolazioni lombarda e friulana sono più da vicino coinvolte dalle armi atomiche B-61 in dotazione agli squadroni dell'aviazione americana ed impiegabili secondo il concetto NATO della condivisione nucleare.

I pacifisti lombardi, a partire da Brescia e dintorni, con Ghedi, e friulani ,a partire da Pordenone con Aviano, hanno più responsabilità dirette nella lotta per rispedire le armi atomiche al mittente americano. Ma il problema è, nella sua importanza, attualità ed urgenza, di tutti gli italiani ed europei, non possiamo fare i distratti su questo punto basilare.

Leggendo l'International Herald Tribune del 28 maggio 2013, sono stato colpito da un commento del direttore che, facendo i dovuti collegamenti e le dovute riflessioni, mette in rapporto Aviano (e Ghedi) con il disarmo atomico mondiale.

L’editoriale si intitola “SPLURGING ON NUKES” (Sperperi sulle armi nucleari) e lo riporto sotto con una mia approssimativa traduzione (il mio inglese non è di alto livello!).

Va anche considerata, a completare il quadro, una recente informativa del quotidiano inglese “The Guardian” sul riadattamento delle B61, per poterle utilizzare come armi teleguidate montate sui cacciabombardieri F-35, che riporto anche essa nella sua citazione da un articolo di panorama.it.

La vicenda può essere riassunta nel seguente modo (non la faccio tanto lunga!):

1- Si stanno ammodernando con oltre 10 miliardi di dollari le B-61 a Ghedi (20) e ad Aviano (50) con testate nucleari adatte al trasporto degli F-35.

2- I repubblicani del congresso USA ratificano il "New START" (Trattato per la riduzione delle armi strategiche) solo perché Obama ha stanziato 80 miliardi di dollari per l'ammodernamento dell'arsenale nucleare strategico e tattico.

3- Ma a questo punto sono i russi, già irritati per il sistema antimissile in Polonia e Romania (quello che i cechi hanno rifiutato grazie ad una potente mobilitazione popolare), prendendo spunto dall'ammodernamento delle "tattiche" in Europa, a fare problemi sulla entrata in vigore del Trattato in questione minacciando una possibile disdetta.

Ogni tanto, a varie riprese, ed anche il groviglio siriano e mediorientale è complice in questo, da Mosca infatti giungono dichiarazioni sulla possibile uscita dall'accordo perché la Russia vede nelle mosse americane non dei comportamenti distensivi ma minacciosi (e questo anche l'editoriale dell'IHT lo mette in rilievo).

Basta visitare il sito di "Russia Oggi" (www.russiaoggi.it) per trovare molti articoli preoccupati in questo senso.

Chiariamo brevemente, già che ci siamo, la situazione dei Trattati tra USA e Russia: il Trattato sulla limitazione dei sistemi balistici è del 1972; l'Accordo provvisorio sulla limitazione delle armi offensive strategiche (SALT 1) è dello stesso anno; il Trattato sui missili europei a medio raggio (INF) – ricordate i Cruise di Comiso? - è del 1987; il Trattato sulla riduzione e sulla limitazione delle armi offensive strategiche e quello sulla ulteriore riduzione e limitazione di tali armi (START 1 stipulato nel 1991 e venuto a scadenza nel 2009, e START II, 1993 non entrato in vigore e di fatto superato dal trattato SORT del 2002) sono ora ricompresi nel New Start del 2010 di cui ci stiamo occupando, che avrebbe durata decennale.

Albert Einstein disse a suo tempo che "o avremmo eliminato le armi atomiche o queste avrebbero finito per eliminare l'umanità".

Il New Start non porta alla cancellazione totale degli ordigni perché fissa solo dei limiti (ad es. il tetto di 1.550 tra testate e bombe nucleari), ma è pur sempre un passo avanti da non disprezzare.

Stiamo giustamente protestando contro il programma di acquisto degli F35 perché, oltretutto, li consideriamo uno spreco inaccettabile in un momento di scarsità di risorse e di crescente ingiustizia sociale aggravate dalla crisi economica in atto.

A maggior ragione non dobbiamo permettere ordigni nucleari sul nostro territorio e ancor più non permettere che vengano sostituite le vecchie bombe atomiche con munizioni più moderne adattate alle missioni degli F35.

Dobbiamo, come Paese che "ripudia la guerra" e che quindi si impegna – questa è la corretta interpretazione della Costituzione - per la difesa armata solo dei propri confini, rispettare il Trattato di non proliferazione nucleare, che prevede l'impegno a non ospitare ordigni nucleari sul proprio territorio.

Io e i miei compagni di studio e di azione e resistenza nonviolenta da via Pichi a Milano (la Campagna OSM-DPN in particolare con la sua articolazione “Fermiamo chi scherza col fuoco atomico), con la collaborazione dell'Associazione Energia Felice (ARCI), siamo pronti ad aiutare sostenere chiunque in ogni sede sollevi la questione ed intenda battersi per risolverla una volta per tutte.

Alfonso Navarra - vecepresidente Associazione Energia Felice (ARCI)

(Il mio cellulare personale è il 340-0878893

Il telefono dell'ufficio della Campagna OSM-DPN è lo 02-50101226 (chiamare i pomeriggi, escluso sabato e domenica, dalle 15.00 alle 19.00).

International Herald Tribune – Tuesday, May 28, 2013

SPLURGING ON NUKES

The United States has about 180 B61 gravity nuclear bombs based in Europe. They are the detritus of the Cold War, tactical weapons deployed to protect NATO allies from the once feared Soviet advantage in conventional arms.

But the Cold War is long over, and no American military commander can conceive of their ever being used. Even so, President Obama has put $ 537 million in his 2014 budget proposal to upgrade these bombs. When all is said and done, experts say, the cost of the rebuilding program is expected to total around $ 10 billion - $ 4 billion more than earlier projection - and yield an estimated 400 weapons, fitted with new guided tail kits so that they are more reliable and accurate then the current ones.

This is a nonsensical decision, not least because it is at odds with Mr Obama's own vision. In a seminal speach in Prague 2009 and a strategy rewiew in 2010, Mr Obama advocated the long term goal of a world without nuclear arms and promised to reduce America's reliance on them. He also promised not to field a new and improved warhead.

But the B61 upgrade would sent the wrong signal while Mr Obama is trying to draw Russia into a new round of nuclear reduction talks. Even if there is a case to be made for keeping the bombs in Europe as a sign of America's committment to NATO, many experts doubt that the B61 warheads need to be rebuilt now, if at all. Governement financed nuclear labs have a rigorous program for testing them to make sure they still work.

Mr Obama's profligacy apparently has it roots in 2010. That is when the president made a Faustian bargain with Senate Republicans who demanded that he invest more than $ 80 billion in the nuclear labs as a condition of their allowing the New Start arms reduction traty with Russia to be approved. It is a mystery why he would feel bound by this committment at the time when Republicans have obstructed him at every turn on those needs.

In addition to overspending on warheads, Mr Obama has cut the Global Threat Initiative Program, which reduces and protects from terrorism vulnerable nuclear material at sutes worldwide, by 15 percent from 2013 levels. His budget is being rewritten by Congress, but the nuclear area it is a disappointing, and befuddling. measure of his priorities.

Sperperi su armi nucleari

Gli Stati Uniti hanno circa 180 bombe nucleari a gravità B61 stanziate in Europa. Sono i detriti della guerra fredda, le armi tattiche impiegate per proteggere gli alleati della NATO dall'allora temuto vantaggio sovietico sulle armi convenzionali.

Ma la Guerra Fredda è finita da un pezzo, e nessun comandante militare americano può nemmeno concepire che queste bombe siano mai utilizzate. Anche così, il presidente Obama ha messo 537 milioni dollari nella sua proposta di bilancio del 2014 per aggiornare queste bombe. Quando tutto sarà portato a compimento, dicono gli esperti, il costo del programma di ricostruzione è stimato in complessivi circa $ 10 miliardi di dollari - 4000 milioni dollari più della proiezione effettuata in precedenza - e produrrà circa 400 armi, dotate di nuovi kit per la guida di coda in modo che siano più affidabili e precisi di quelle attuali.

Si tratta di una decisione assurda, anche perché è in contrasto con la stessa propria visione di Obama. In un determinante discorso a Praga nel 2009 e nella revisione strategica del 2010, Obama ha sostenuto l'obiettivo a lungo termine di un mondo senza armi nucleari e ha promesso di ridurre la dipendenza dell'America dalla loro detenzione. Ha anche promesso di non mettere in campo una nuova generazione di testate. Ma l'aggiornamento delle B61 invia un segnale sbagliato, mentre Obama sta cercando di attirare la Russia in un nuovo round di colloqui per la riduzione dell'armamento nucleare. Anche considerando che potrebbe essere utile mantenere le bombe in Europa come segno di impegno dell'America per la NATO, molti esperti dubitano che le testate B61 siano da ricostruire proprio in questo momento, se non proprio mai. I laboratori nucleari finanziati dal governo hanno un rigoroso programma per testarle allo scopo di assicurarsi che funzionino ancora.

La prodigalità scriteriata di Obama a quanto pare ha le sue radici nel 2010. Cioè quando il presidente ha fatto un "patto faustiano" con i repubblicani al Senato, che gli ha chiesto di investire più di $ 80 miliardi nei laboratori nucleari come condizione dell'assenso al New Start con la Russia. E 'un mistero il perché il presidente si sarebbe sentito vincolato a tale impegno nel momento in cui i repubblicani lo hanno ostacolato ogni volta su tali esigenze.

Oltre alle spese eccessive per le testate, Obama ha tagliato del 15 per cento dai livelli

del 2013 il Global Program Threat Initiative, che riduce e protegge dal terrorismo il materiale nucleare vulnerabile collocato nei vari siti disseminati a livello mondiale. Il suo bilancio è stato riscritto dal Congresso, ma il capitolo nucleare è una delusione, perché offre una visione confusa delle sue priorità.

da panorama.it - 23 aprile 2013 - 18:00

ARMI NUCLEARI ANCHE IN ITALIA. COME, DOVE E PERCHÉ

Il Pentagono sta per investire 11 miliardi di dollari per ammodernare gli ordigni nucleari presenti in Europa. Si tratterebbe della conferma della presenza di atomiche anche in Italia

La notizia lanciata dal quotidiano britannico Guardian secondo cui il Pentagono si appresterebbe ad ammodernare ben 200 ordigni nucleari B-61, è di quelle che devono far riflettere. Soprattutto se questi ordigni nucleari si trovano anche in Italia. Sì, in Italia. Il nostro Paese, infatti, all’interno di un accordo segreto con gli Stati Uniti che risale alla Guerra Fredda e che sarebbe stato rinnovato nel 2001, ospita un numero imprecisato di ordigni nucleari. Il nome in codice del progetto di difesa nucleare è “Stone Axe” (Ascia di Pietra).

Nel rapporto “Us nuclear weapons in Europe” redatto nel 2005 dall’analista statunitense Hans Kristensen del Natural Resources Defence Council di Washington, si parla di 90 testate allocate in Italia. Dato che contrasta con il numero totale di ordigni riferito dalle fonti britanniche: secondo l’analista, infatti, le bombe nucleari presenti in Europa non sarebbero 200 bensì 481, più del doppio.

L’accordo segreto con l’Italia s’insinua tra le pieghe dei Trattati di non proliferazione nucleare (1968), nonostante questi prevedano di “non ricevere il trasferimento […] di armi o il controllo su tali armi nucleari, direttamente o indirettamente”. Più precisamente, si riferisce alla “condivisione nucleare”, concetto politico cui hanno aderito i Paesi membri dell’Alleanza Atlantica, che prevede la possibilità di impiegare armi nucleari per prevenire un attacco imminente o potenziale o per evitare che altri Paesi possano dotarsi di capacità nucleare militare. La “condivisione nucleare” è frutto delle riflessioni che seguirono alla riunificazione della Germania e che dovevano dare un nuovo ordine ai rapporti di forza tra le potenze nel dopo-Guerra Fredda. Scrive Kristensen nel febbraio 2005: “I piani d’attacco della NATO prevedono il lancio eventuale di B-61 contro obiettivi in Russia o in Paesi del Medio Oriente come Siria e Iran”.

Dove sono le bombe nucleari americane in Europa?

L’Europa, in seguito, decise di collaborare con gli USA nella rimozione delle testate nucleari, avendo il potere di richiederne la dismissione. Così fecero Danimarca, Islanda e Grecia. Ad oggi, però, le bombe statunitensi sono ancora conservate in Belgio, nei Paesi Bassi, in Italia, in Turchia e nella stessa Germania. Lo scopo? Mantenere un peso strategico rilevante negli equilibri internazionali.

Tutte le armi allocate in Europa sono bombe da caduta di fabbricazione statunitense, del tipo B61. Le 90 atomiche presenti in Italia si trovano nelle basi militari di Aviano, in provincia di Pordenone (50) e di Ghedi di Torre, in provincia di Brescia (40). Sono di tre modelli: B 61-3, B 61-4 e B61-10. Il primo modello ha una capacità di 107 kiloton, che significa una potenza dieci volte superiore all’atomica di Hiroshima, mentre il secondo ha una potenza massima di 45 kiloton e il terzo di 80 kiloton.

In Germania vi sarebbe il numero maggiore di ordigni, 150, ripartiti in tre basi aeree: Ramstein, Buchel e Norvenich. In Belgio ve ne sarebbero 20, a Kleine Broggle, e altre 20 nei Paesi Bassi, a Volkel. La Turchia ospita 90 bombe, lo stesso numero dell’Italia, pressoché tutte a Incirlik. Ma vi sarebbero altre due basi operative, ad Akinci e Balikesir.

Le armi nucleari adattate per i cacciabombardieri F-35

La notizia del Guardian, comunque, era un’altra. E cioè che questi ordigni oggi debbono essere manutenuti e riadattati, per poterle utilizzare come armi teleguidate montate sui cacciabombardieri F-35, proprio quei costosissimi aerei che il governo italiano ha recentemente acquistato dagli USA (Lockheed Martin) e che rientrano nell’imponente programma “Joint Strike Fighter” di rinnovamento del parco velivoli da guerra, per gli Stati Uniti e i suoi alleati. Per l’Italia, l’accordo prevedeva inizialmente l’acquisto di oltre un centinaio di F-35 per sostituire gli Amx e i Tornado dell’Aeronautica e gli Harrier della Marina. Numerose polemiche erano seguite alla notizia che i costi si aggiravano intorno ai 16 miliardi (quasi 200 milioni a pezzo) e che, soprattutto, sarebbero vulnerabili ai fulmini. Ma questa è un’altra storia.

L’investimento del Pentagono

Ciò detto, il Pentagono si appresterebbe ora a investire 11 miliardi di dollari per ammodernare queste testate nucleari europee B-61, con nuove alette di coda da comandare a distanza. Se la notizia fosse vera, sarebbe non solo la conferma implicita della presenza di tali armi nucleari in Europa ma smentirebbe quanto dichiarato da Obama nel 2010, all’epoca in cui ribadì che non avrebbe più sviluppato nuove armi.

Del resto, come si legge in un file classificato come “confidenziale” dell’ambasciata USA e diretto al Dipartimento di Stato a Berlino l’11 novembre 2009, “il ritiro delle armi nucleari dalla Germania e forse da Belgio e Olanda potrebbe rendere politicamente molto difficile per la Turchia mantenere il suo arsenale, essendo ancora convinta della sua necessità”. Dunque, pare di capire, la posizione NATO è la seguente: finché in Medio Oriente ci sarà la minaccia iraniana, le bombe in Europa per il momento restano. Se ne parlerà al prossimo G8 di giugno?




Lunedì 17 Giugno,2013 Ore: 16:27
 
 
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