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www.ildialogo.org Convegno su produzione e commercio di armamenti,di Maria Elena Lacquaniti e Antonella Visintin

Convegno su produzione e commercio di armamenti

di Maria Elena Lacquaniti e Antonella Visintin

Quasi due anni fa si è costituito il Comitato riconversione RWM per la pace, lo sviluppo sostenibile, la riconversione della industria bellica, il disarmo, la partecipazione civica a processi di cambiamento, la valorizzazione del patrimonio ambientale e sociale del Sulcis-Iglesiente. Nella sua compagine c’è anche la chiesa battista di Carbonia e del Sulcis iglesiente e vi hanno aderito a titolo individuale anche alcuni componenti della Commissione globalizzazione e ambiente. 
 Lo ricordiamo perché è dalla loro capacità di mobilitazione e dalla copertura mediatica della loro lotta  che è nata l’idea del Convegno sulla produzione e commercio di armamenti che si è svolto a Roma il 1 marzo organizzato dalla Glam, la Fondazione Finanza Etica, il Movimento Politico per l’Unità e Movimento dei Focolari, Pax Christi Italia, la Rete Italiana per il Disarmo, l’Ufficio Nazionale per i Problemi sociali e il Lavoro della C.E.I. e l’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della C.E.I..
L’interesse degli organizzatori è stato di avere un confronto pubblico e istituzionale con i principali attori: da un lato le organizzazioni cristiane e laiche che in modo articolato e non sempre coordinato hanno documentato  e fatto pressione sia in Italia che in Europa, e dall’altro la politica, l’industria, la finanza.
 
Idealmente dunque il Convegno partiva  dalla  forza della connessione, nel caso RWM di Domusnovas –altrove non nota nè riconosciuta- tra produttore e consumatore finale, una zona di guerra su cui è puntata l’attenzione internazionale, per estendersi alla politica estera del nostro Paese  che partecipa a missioni volte a tutelare i nostri interessi geopolitici ed energetici, alla discussione sulla legge 185/1990 che il Governo vuole rivedere valutando nel frattempo l’ipotesi di perorare una moratoria internazionale,  alla Federazione delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza (AIAD) che rivendica la legalità della sua azione e il ruolo trainante del settore armiero per lo sviluppo della tecnologia,  ai sindacati che, in un’ottica di breve periodo, pongono prioritariamente il tema occupazionale spingendosi raramente ad affrontare il tema della riconversione. 
Intervenendo al Convegno, Manlio Di Stefano, sottosegretario del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ha dichiarato strategico il settore della Difesa e produzione di armi, stante anche la dismissione negli anni ’90 del tessile, la chimica, l’informatica, mentre quella dell’automotive è in corso. 
Il confronto è stato serrato ed importante perché la voce delle armi è in crescendo anche dentro la Unione Europea, tanto più manifesta è la progressiva debolezza della economia di continenti che da secoli hanno avuto il dominio incontrastato tanto da definirsi ‘primo mondo’. 
Sulle armi puntano gli USA con una spesa di circa 900 miliardi di dollari annui per mantenere le circa 400 basi militari all’estero e le circa 6.800 testate termonucleari, in parte collocate presso gli alleati europei.
L’UE spende circa 331 miliardi, la Cina circa  160  miliardi e la Russia circa 64 miliardi.
Nella proposta della Commissione Europea del 2 maggio 2018 di Quadro  finanziario pluriennale (MFF – multiannual financial network) 2021-2027 (in discussione negli Stati membri) per la prima volta compaiono investimenti in materia di difesa e sicurezza interna per 27,5 miliari di euro (di cui 13 miliardi per il fondo europeo di difesa) e per emigrazione e la gestione delle frontiere europee per 34,8  miliardi (mentre viene ridotta la spesa per l’agricoltura e le politiche di coesione) su un bilancio di 1113 miliardi pari a 1,1% del Reddito Nazionale Lordo di EU 27.
A questo proposito, Antonella Visintin ha ricordato che il documento KEK di Novi Sad (2018) propone di coinvolgere le chiese membro e i decisori nell’area delle politiche di sicurezza, del contrasto alla produzione di armi nucleari, degli stereotipi  tra ovest (EU, USA) e est (Russia e Iran), dell’impegno per  una sicurezza sostenibile come peace-building, e della prevenzione dei conflitti attraverso il  dialogo, la mediazione e la riconciliazione .
Herbert Anders  ha indicato come strategica la logica  di rafforzare l’altro, anziché indebolirlo. 
 In particolare ha proposto di togliere energie umane all’esercito, di rafforzare il dialogo, ricordando all’Europa che essa è dei popoli e non delle banche e delle transnazionali.
L’esempio della mozione del Comune di  Assisi per fermare la guerra in Yemen che diverse altre città hanno seguito (tra queste Roma e Cagliari) è un segnale.
 Kiflemariam Gebrewold, senior advisor del “Peace & Ecumenical Program” della Chiesa Protestante del Baden – Germania, ha illustrato il funzionamento della Rheinmetall, azienda tedesca che possiede RWM Italia e sul tema delle riconversione ha sottolineato la necessità di tre elementi: volontà politica, fondi e mercato.
Nelle conclusioni Claudio Paravati ha ricordato che l’utopia è una grande forma di realismo che ci indica il mondo che vogliamo realizzare.
Il Convegno ha prodotto un documento finale nel quale tra l’altro si dichiara l’impegno a proseguire la collaborazione tra tutti i soggetti interessati.
La registrazione e i materiali sono sul sito Glam www.fcei.it 
Maria Elena Lacquaniti
Antonella Visintin



Giovedì 07 Marzo,2019 Ore: 19:53
 
 
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Campagne: no armi

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