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www.ildialogo.org In Africa dove c’è un Dio che non tradisce quasi mai,di Mauro Armanino

In Africa dove c’è un Dio che non tradisce quasi mai

di Mauro Armanino

Ringraziamo Mauro Armanino, missionario in Niger, per questo suo contributo. Altre notizie di Mauro anche sul blog http://senzafine.zacem-online.org e su Il fatto quotidiano http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/marmanino/
L’hanno bloccato anche Lui alle frontiere per via del Coronavirus. Il tema della mobilità gli è molto caro da quando si è messo in testa di migrare da una parte all’altra del mondo. Ha scelto di passare la maggior parte del suo tempo in Africa subsahariana e ha di sicuro le sue buone ragioni. In tempo di epidemia Covid ha fatto, come spesso gli accade, una scelta di parte: stare in un continente dove molte altre epidemie cercano, con un certo successo, di annidarsi. Dall’ Ebola alla tubercolosi per passare all’AIDS e poi continuare con la meningite senza dimenticare la malaria che si è installata con gusto in questa porzione del continente. Fin dall’inizio della propagazione dell’epidemia, scienziati, Organizzazione Mondiale della Sanità, centri specializzati nelle proiezioni sulla diffusione delle epidemie e Nazioni Unite avevano pronosticato un’ecatMauro Armanino, Niamey, luglio 020 ombe per il nostro Continente. Avendone preso conoscenza, Dio non è stato con le mani in mano e ha scelto di mettersi in gioco e di usare il suo non indifferente peso sulla diffusione dell’epidemia in questione. Sono nate quasi subito pozioni, rimedi, strategie, benedizioni ed esorcismi vari.
Alcuni Capi di stato l’hanno preso come garante per dimostrare la bravura della nazione all’attacco sferrato dal virus. La gente comune ha subito pensato che il virus, di cui tanto si parlava altrove, o era una montatura per conquistare il mondo o una vicenda orchestrata da Dio per punire gli atei. Tutti erano d’accordo, comunque, che questo virus attaccava molto i benestanti, quelli che abitano lontano e che, in fondo, hanno già vissuto abbastanza. Sapevano che loro, gli africani, sarebbero stati risparmiati e che, come è stato fatto quasi dappertutto, chiudere i luoghi di culto era stato un errore madornale. Permettersi di vietare di pregare assieme il Dio che, solo, può proteggere e guarire era come un’aberrante evidenza di mancanza di fede. Tutto ciò appariva come un attacco frontale, una sfida per così dire, all’autore della malattia che era anche il solo a poter interferire con essa per debellarla. I fedeli non capivano affatto perché mai dovevano distanziarsi e proteggersi con le maschere nei luoghi di culto e poi avvicinarsi indisturbati a volto scoperto negli altri luoghi sociali frequentati da tutti, come ad esempio i mercati.
La gente, d’altra parte, non dimentica che la prima e più mortale epidemia del Continente e nel Sahel in particolare, è quella della fame. Colpisce indisturbata da decenni e fa differenze tra i contadini, i poveri delle città e, in generale, gli ‘invisibili’ che non rispondono all’appello di una vita degna per tutti. Uno dei motivi per i quali Dio ha deciso di stare tra noi è proprio questo. Andarsene altrove quando e dove c’è più bisogno di Lui l’avrebbe fatto sentire come un traditore. Gli avevano detto che Dio non tradisce mai e col tempo aveva capito come tirarne le conseguenze, per Lui e soprattutto per gli altri. Questo era uno dei motivi che lo avevano spinto a viaggiare e sentire cosa si prova a trovarsi stranieri dopo essere stati costretti ad abbandonare la propria terra. Faceva anche Lui la fila per la distribuzione degli alimenti, cercava un posto sotto le tende allineate a centinaia e non poche volte aveva dovuto fuggire gli attacchi di coloro che volevano impadronirsi dei beni destinati ai rifugiati. Dal 2011 il loro numero non cessa di aumentare e, nell’ultimo censimento, se ne trovano qui circa 29 milioni. Il 72 per cento di questi sradicato dentro il proprio Paese.
Lui si trova come un clandestino nei campi di detenzione organizzati nel Continente per profittare dell’esportazione delle politiche repressive dell’Occidente in una guerra condotta da mercenari. Si infiltra tra i contadini che ancora cantano quando tornano dal lavoro la sera o tra le donne che raccontano le loro storie d’amore e di tradimenti presso il pozzo scavato da poco. Dio si nasconde nella sabbia poco lontano dove alcuni bambini giocano coi fucili ad imitare i grandi. Il Dio del Sahel è infatti un Dio di sabbia, onnipresente, costante, silenzioso, pervasivo, mobile, fedele, umile e tenace. Sfugge tra le dita quando lo si vuole stringere e usare a proprio piacimento. Come sabbia si vuole libero per attraversare il tempo e le stagioni. Ammantato di polvere si diverte a costruire liberi e fragili speranze quotidiane, provvisorie come un’eternità. Il suo sogno è quello di perdersi un giorno nel mare, tra i naufraghi. 
Mauro Armanino, Niamey, luglio 020 



Mercoledì 08 Luglio,2020 Ore: 18:27
 
 
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