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www.ildialogo.org Fatimata ossia di nome Sara. Trasformazioni nel Sahel,di Mauro Armanino

Fatimata ossia di nome Sara. Trasformazioni nel Sahel

di Mauro Armanino

Ringraziamo Mauro Armanino, missionario in Niger, per questo suo contributo. Altre notizie di Mauro anche su Avvenire.it,  sul blog http://senzafine.zacem-online.org e su Il fatto quotidiano http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/marmanino/
E’ l’unica del suo gruppo famigliare ad aver cambiato di Dio. Fatimata è stata battezzata col nome di Sara perchè, così dice lei, Sara è all’origine di tutti i credenti. Arriva con la figlia Debora di due anni e cerca lavoro. Suo marito, di origine togolese, cristiano poi musulmano e infine cristiano, l’ha amato e assieme hanno tre figli. Marie, Jacqueline e la più piccola, Debora. Il papà, quando sarà il momento, avrà anche un maschio e allora vedranno come chiamarlo. L’hanno espulsa dal gruppo Soninké del Mali dove è originaria. Dice che nel suo gruppo le donne vanno velate fino agli ochi e di preferenza non lavorano fuori casa. Mai mangeranno in un piatto usato da un cristiano per non contaminarsi e, per loro, cambiare la fede è come una condanna a morte. Per questo Sara è scappata e dice che morire non le importa nulla: lei sa dove si trova la verità. Dice che è l’altro Dio che l’ha guarita dalle sue malattie. Ora cerca lavoro perchè il marito è disoccupato e hanno l’affitto da pagare. Lui faceva il fornaio e adesso si arrangia come può, con impieghi saltuari nella capitale del Niger.
Sara non è l’unica ad avere cambiato nome, credo e identità. Prendiamo ad esempio il Sahel. Se fossimo coerenti dovremmo chiamarlo in altro modo. Invece di riva o sponda, che è quanto il nome significa, è diventato un campo di battaglia dove c’è posto per tutti. Per tutti un posto tra i fili spinati delle agenzie onusiane delle città, coi battaglioni dei contingenti militari, sulle frontiere sempre più aguzze per i migranti e le autostrade di sabbia per droga, sigarette e gruppi armati. Questi ultimi cambiano nome, appartenenza, provenienza, affiliazione e generali. Non cambiano le strategie che usano la manipolazione religiosa per fini di lucro e di potere spicciolo che l’assenza di altri soggetti politici facilita. Si bruciano scuole, vengono minacciati gli insegnanti delle scuole di stato e ogni altra presenza che disturbi la pace djihadista è considerata nemica e dunque da eliminare. Il tutto condito con azioni miltari, progetti di sviluppo, fondi fiduciari, formazione del personale addetto al controllo della migrazione irregolare, visite di capi di delegazioni straniere e promesse di fondi per gestire l’ultima carestia in ordine di tempo.
Sara parla con dolcezza e non si lamenta di nulla. Vorrebbe un lavoro perchè il padre dei suoi figli è disoccupato da alcuni mesi. Sono arrivati a Niamey perchè la sua famiglia voleva metterla a morte come traditrice della patria religiosa. Non ha timore e sa che la sua vita è in buone mani. Si chiamava Fatimata e il nome della prima figlia, che si chiamava Myriam è cambiato in Marie. Questione di dettagli che hanno la loro importanza quando si vive in esilio e senza una terra propria da abitare. Lascia un numero di telefono che non funziona e spera un giorno di poter chiamare. Le basta la fede e dice che la forza di andare avanti non viene da lei. Quanto alla piccola Debora di due anni è sicura che da grande farà la profetessa nel Sahel e di sicuro le cose cominceranno a cambiare.
Il Sahel è un crocevia, ossia una via di croce che attraversa, solca e infine trasforma il deserto in una zona di caccia. I cercatori d’oro si moltiplicano e inseguono i cacciatori di frodo che imitano i gruppi ribelli a stampo mafioso che generano le risposte concertate dei militari governativi appoggiati dalle forze straniere. La mutevolezza del Sahel è solo apparente perchè non fa che riprodurre gli stessi meccanismi che organizzano il mondo. Interessi poco mascherati, incetta di risorse, neocolonizzazione dello spazio e soprattutto rapporti di subordinazione tra i centri e le periferie. Le resistenze si organizzano grazie al vento che tutto trasporta e racconta.
Fatimata è diventata Sara e accanto c’è Debora che farà la profetessa non appena ne avrà l’età. Sua madre, che non teme di morire, ne è convinta e così pure gli ostaggi di cui il Sahel si è fatto esperimentato specialista. Il Sahel è già, senza saperlo, una risurrezione di sabbia.
Mauro Armanino, Niamey, novembre 2018



Domenica 11 Novembre,2018 Ore: 12:05
 
 
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