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www.ildialogo.org Ancora sul dolore che non ha spiegazione,di Renato Pierri

Ancora sul dolore che non ha spiegazione

di Renato Pierri

Sul periodico Mio (n. 47 di novembre), il sacerdote e scrittore Mauro Leonardi scrive rispondendo ad una lettrice: “Carissima Marilena, la tua lettera piena di dolore e sdegno mi commuove. Non vi sono risposte, Marilena, perché il dolore non ha senso. Posso solo dirti che Dio, in Gesù, lo ha sofferto con noi e per noi. Niente più di questo. Il dolore innocente ci lascia attoniti e pieni di rabbia, ma anche questa rabbia può diventare preghiera verso Dio, come i lamenti e le urla di dolore del popolo ebraico schiavo sotto l’Egitto”.
Che cosa vuole dire un credente intelligente come don Mauro, quando afferma che il dolore non ha senso? Vediamo di spiegarlo con un esempio. Se io sto soffrendo per qualsiasi motivo, e mio padre, persona buonissima, ha la possibilità di togliermi quella sofferenza, ma non me la toglie, che cosa è che mi resta incomprensibile, il mio dolore oppure il fatto che mio padre, persona buonissima, potendomi aiutare non mi aiuta? In realtà, quindi, non è il dolore in sé che non ha spiegazione (il dolore è il dolore, come la gioia è la gioia), ma il fatto che Dio permetta che le sue creature soffrano, pur essendo buono e onnipotente. Potrebbe far sì, Dio, che la sofferenza non tocchi la sua creatura, oppure liberare la sua creatura dalla sofferenza, ma non lo fa. Sembrerebbe che Dio creando il mondo non abbia potuto, pur essendo onnipotente, evitare la sofferenza alle sue creature. Perché? La risposta non c’è. Potrebbe anche esistere, ma non c’è, per noi, alla luce della ragione e del Vangelo.
Alcuni credenti non si rassegnano e dicono: se Dio permette la sofferenza, significa che questa è un bene per l’uomo. Ma se così fosse, se si trattasse di un bene per l’uomo, se si trattasse di un suo disegno, non si comprende perché Gesù, stando al Vangelo, togliesse la sofferenza agli uomini. “Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti” (Lc 6, 19). Lebbrosi, paralitici, zoppi, idropici, ciechi, sordi... Faceva il loro male, Gesù? Andava contro la volontà del Padre? Contro il disegno del Padre? Gesù non dice a qualcuno: la tua cecità, la tua malattia, il tuo soffrire sarà per te “una dimora, la tua libertà”.
Così, una lettrice sul blog di don Mauro Leonardi: “Nei momenti di più profonda sofferenza ho sperimentato che il mio dolore diventava una dimora. Era la mia libertà che mi ha sempre permesso di scegliere per chi, per cosa o per Chi”.
Il che significa che Dio ha permesso la sofferenza della lettrice al fine di farle trovare dimora e libertà. Ad una madre muore un bambino, la madre soffre e nella sofferenza trova dimora e libertà. Dio per un fine buono avrebbe fatto ricorso ad un mezzo pessimo: la morte prematura e la sofferenza di una creatura innocente, e la conseguente sofferenza della madre. Ma questo Dio, quante ne pensa! E la piccola creatura innocente, nella sua sofferenza avrà trovato dimora e libertà? E per i bambini che crescono sani, belli, felici e contenti, niente dimora, niente libertà nella gioia, oppure dimora e libertà anche per loro? Ma questo Dio!
Renato Pierri



Venerdì 23 Novembre,2018 Ore: 18:34
 
 
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