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www.ildialogo.org «GINO BARTALI: LA MIA STORIA»,di Mario Pancera

Lettera
«GINO BARTALI: LA MIA STORIA»

di Mario Pancera

Nella primavera 1957 la casa editrice Sess, che pubblicava la “Gazzetta dello sport” mi incaricò di scrivere una biografia di Gino Bartali, che aveva da poco smesso la sua attività di ciclista e, allora, aveva un concessione o qualcosa di simile da un’azienda petrolifera.
Avevo 26 anni, ero giornalista da poco, da poco sposato e da poco disoccupato, e non mi ero mai occupato di sport. Rimasi con Bartali a Firenze cinque giorni, e dagli incontri quotidiani nacque il libro “Gino Bartali: La mia storia”.
Il punto è questo: Bartali mi parlò anche della sua guerra. Dopo il 25 luglio 1943 fu messo nella polizia stradale da cui, diventata un organismo politico, cercò di dimettersi e venne messo agli arresti. Non cedette, non volle uscire di prigione. Per liberarsene lo mandarono di servizio all’autoparco… Seguirono altre vicende: fu perfino minacciato dal maggiore Carità (capo di una famigerata “banda” fascista) di essere fucilato per aver mandato pacchi di viveri e indumenti in Vaticano; era accusato di avere spedito armi. E lui si era presentato addirittura con il distintivo dell’Azione cattolica. Lo difesero due militi fascisti che lo conoscevano, e si salvò. Gli strappai con fatica queste notizie che lui non voleva nemmeno raccontare. Alla fine, mi regalò anche un suo quaderno di diario, con una Madonnina in metallo. Questo il personaggio.
Nel suo lungo racconto, non mi parlò mai di quello che aveva fatto per salvare gli ebrei: tale era il suo pudore, che constatai peraltro durante quei giorni, riguardo ad altre sue vicende non sportive. Era generoso e aperto, uomo di estrema semplicità. Non mi meraviglia che Israele lo dichiari “Giusto tra le Nazioni”. La notizia mi ha commosso. Dobbiamo essere felici tutti, cattolici e non, per questo riconoscimento.
Mario Pancera



Martedì 24 Settembre,2013 Ore: 16:18
 
 
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