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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Una riflessione su Ibrahim Giuliano Delnevo,di Amina Salina

Una riflessione su Ibrahim Giuliano Delnevo

di Amina Salina

Pubblichiamo questo articolo per rendere conto ai nostri lettori di un sentimento diffuso in una parte della comunità islamica italiana. Le considerazioni dell'autrice non impegnano in alcun modo la redazione del nostro giornale che è impegnato a sostenere in Siria la RICONCILIAZIONE/MUSSALAHA ed una soluzione pacifica del conflitto.

Non considerare morti quelli che sono stati uccisi sul sentiero di Allah.
Sono vivi invece e ben provvisti dal loro Signore" (Corano III. Al-'Imran,169)

Ibrahim martire della fede e della dignità umana

"Mio figlio è morto da eroe e oggi sono orgoglioso di lui", dice il papà di Ibrahim Giuliano Delnevo 23 anni il giovane musulmano italiano caduto da eroe in Siria combattendo contro il tiranno Assad. Hanno provato i giornali della destra a dipingerlo come un terrorista jihadista ma il gioco non gli è riuscito.

Troppo limpida la figura di questo giovane di fortissima spiritualità che aveva frequentato a Londra un gruppo sufi mistico e pacifista, che aveva sposato una giovane marocchina ed aveva fatto il pastore in marocco, un ragazzo generoso e idealista fino al sacrificio di se stesso. Il mondo islamico sunnita ha lanciato la “jiad” contro Hassad e come è noto Jiad non significa “guerra santa”, perche solo la pace è santa, ma significa sforzo sulla via di Hallah. Quindi Hibraim avrebbe potuto partecipare ad associazione caritatevoli che organizzano la campagna mondiale di solidarietà con il popolo siriano, ed avrebbe potuto come attivista testimoniare la tragica situazione del popolo Siriano costretto all'autodifesa dal tiranno Hassad. Anche questa è Jiad. La Jiad armata è solo la forma estrema di resistenza al quale si ricorre solo in casi in cui non se ne può fare a meno, non c è obbligo di arruolarsi nella guerriglia armata. Hibraim scelse la lotta armata come una missione, una responsabilità che sentiva pesare sulle sue spalle, lasciando tutto anche gli affetti piu cari. È caduto cercando di salvare un amico colpito da un cecchino. In questi giorni si sono sprecate le spiegazioni delle motivazioni che avrebbero spinto Ibrahim ad arruolarsi, entrando in un ambito personale che non ci compete, anche se sicuramente le persone che erano insieme a lui, dopo la sua conversione ad Ancona, non avrebbero mai condiviso questa sua scelta dettata anche dalla costruzione di un Islam “fai da te”, pur nel rispetto umano e religioso del suo personalissimo cammino verso Hallah (swt). Vorrei esortare i fratelli e le sorelle ha costruire un percorso spirituale fatto anche di relazioni con la comunità circostante e con dei veri sapienti. Ibrahim ha raggiunto la meta di ogni fedele, il paradiso che Hallah ci ha promesso. Il suo martirio prova che esiste ancora quel legame di fratellanza profonda tra gli esseri umani sul quale si fonda la nostra fede ma anche la civiltà umana.

Ricordatevi della Siria Fratelli e Sorelle non abbandonate questo popolo in lotta per la sua liberazione

Salam Amina Donatella Salina




Sabato 22 Giugno,2013 Ore: 22:07
 
 
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