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www.ildialogo.org CHE LA SCELTA SIA DEL CUORE,di Prof.ssa Renata Rusca Zargar

Una musulmana sulla elezione del nuovo Papa
CHE LA SCELTA SIA DEL CUORE

di Prof.ssa Renata Rusca Zargar

Ai Signori Cardinali,

ho pensato di inviare a Voi, Eminenze reverendissime, una lettera aperta perché credo che un intellettuale debba prendere parte attiva a ciò che succede nel suo tempo, sollecitando le menti della gente alla riflessione.

Le dimissioni del Papa, Sua Santità Benedetto XVI, hanno sollevato tematiche di enorme portata: le persone comuni, come me, non conoscono i veri motivi di un gesto tanto dirompente ma provano a immaginarli.

Non è qui in questione se si abbia fede o no, il Suo gesto interessa tutti, anche perché si è inclini a pensare che il Papa non sia riuscito, certo, forse, anche per età e condizioni di salute, a governare uno Stato tanto grande e problematico.

Oggi la fede è sempre più in minoranza, il cittadino pensante è più informato, anche se spesso molto superficialmente e settariamente, non si può riconoscere in un messaggio evangelico che sfoggia un largo apparato di ricchezze, lussi, proprietà, potere…

Nel corso dei secoli, la Chiesa ha barattato qualche conquista che riteneva importante (potere, sovranità, presenza nelle scuole, contrasto a divorzio, aborto, eutanasia ecc.), non convincendo le coscienze morali ma appoggiando regimi politici corrotti e spesso anche assassini. Non ha prevalso, da parte del gigantesco potere gerarchico, il sentimento di amore per i più poveri, per i sofferenti, l’appoggio per chi sbaglia, magari, trascinato dalla lotta per la sopravvivenza. Mai ha prevalso il cuore.

Oggi si sostiene poi che, per proteggere il buon nome (?) della Chiesa stessa, siano stati celati dei delitti estremamente gravi come la pedofilia, che distrugge per sempre l’anima di chi viene concupito. Sembrerebbe persino che si ponga in essere uno sforzo di non pagare i tributi allo stato italiano, di mantenere dei privilegi, in un momento in cui al popolo minuto viene tolto quasi tutto, o di fare affari, attraverso i propri canali finanziari, che si dice non siano precisamente in linea con le leggi della giustizia.

E’ vero che, a fronte di questo secolare mega-potere che non si comprende come si colleghi con il messaggio di Gesù, ci sono milioni di persone che credono, preti che donano la propria vita giorno dopo giorno per il proprio gregge, suore che amano davvero Gesù, anonimi individui che vivono in ogni respiro ciò che affermano di credere. Ma, se fa più rumore un albero che crolla che una foresta che cresce, nei nostri tempi, grazie all’informazione in rete, c’è tanto rumore!

Io credo, però, che la Chiesa debba tornare a essere il faro morale di cui il mondo, in crisi di valori e di coscienze, affascinato dal malaffare e dalla volgarità, ha infinito bisogno, indipendentemente dall’essere credente o non credente.

Quando i valori sembrano ormai perduti, è lì che dobbiamo esserne ancora di più strenui difensori.

Per questo, vorrei sollevare ancora una questione che, senz’altro, alle Vostre Eminenze sarà già in mente, ma, forse, non a tutte le persone.

Io sono musulmana da molto tempo.

Fermo restando che la Chiesa ha aiutato in tutti i modi, in questi anni, gli immigrati, e di questo essi sono riconoscenti, però, quando in varie località si è cercato di ottenere dei luoghi di preghiera accettabili (moschee) e non sottoscala e garage, è stata sollevata da molti preti e vescovi la questione della “reciprocità”. Si sottintendeva, dunque, il messaggio che, quando negli altri paesi avremo chiese e tranquillità, i musulmani avranno le moschee, che pare persino un mettersi a livello di chi delinque impedendo agli individui di scegliere e praticare liberamente la fede. (Naturalmente, non tutti: molti preti hanno offerto persino locali per la preghiera.)

Non c’è dubbio, comunque, che i cristiani siano martoriati in molti luoghi del mondo: martoriati dalla fame, dalle guerre, dallo sfruttamento di noi che abbiamo tutto e siamo dediti allo spreco (con le tragedie che il nostro spreco genera nei paesi che possiedono le materie prime da noi tanto ambite) e pure dalla persecuzione religiosa. Chiedere agli immigrati, che già sono fuggiti dai loro paesi di origine per i motivi di cui sopra, di fare che i propri governi di origine rispettino la “reciprocità”, è al limite del riso (se non ci fosse da piangere sullo straziante dolore di tanta gente!). Certamente, chiedere fermamente, da parte della gerarchia ecclesiale ai governi detti occidentali, invece che benefici di consolidamento di potere e denaro, che si impegnino con i governi manchevoli per il rispetto dei diritti umani, sarebbe più che giusto.

Ma oggi c’è un’occasione ancora più forte: invece che pensare solo all’Europa o alla strategia, dare un segnale al mondo. Elevare al soglio papale un uomo che venga da un paese dove i cristiani soffrono il martirio, come ai tempi di San Pietro. Sarebbe un sollievo per tutti quelli che, nei paesi più poveri, credono in Dio, una luce e un forte sostegno che si accenderebbe per loro ma anche un grande faro per noi tutti che abbiamo bisogno della Chiesa per trasformare una terra diventata tanto barbara.

Se la Chiesa lascerà le logiche di apparato e di partito, riguadagnerà molti alla fede e sarà un modello morale per tutte le altre fedi e per gli atei.

Questa credo sia la sfida principale che le dimissioni di un Papa, che penso coraggioso e anticonformista, abbiano generato.

E che la scelta sia del cuore e non della convenienza politica.

Prof.ssa Renata Rusca Zargar




Giovedì 07 Marzo,2013 Ore: 21:46
 
 
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