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www.ildialogo.org IL MALI, LA FRANCIA E GLI ESTREMISTI,di Tariq Ramadan

IL MALI, LA FRANCIA E GLI ESTREMISTI

di Tariq Ramadan

Con una nota di Amina Salina


Come musulmana, come persona e come donna, sono costernata nel vedere un paese bellissimo e poverissimo preda di appetiti smodati. Senz altro la motivazione dell'intervento francese, a cui il Governo italiano ha ancora una volta dato il suo sotegno logistico, non è il mantenimento della democrazia o della pace a Bamako, ma concerne il suo ruolo di gendarme dell'Africa Occidentale, ruolo per cui è tristemente famosa. Questa parte dell'Africa è ricca di risorse naturali minerarie, in particolare minerali rari impiegati nell'informatica. Detto per inciso, in questi ultimi anni l'Africa viene saccheggiata anche comprando la sua terra e coltivandola per alimentare ad esempio la Cina, mentre i popoli autoctoni muoiono di fame. Nessuna giustificazione va data all'intervento delle bande jihadiste o sedicenti tali, che agiscono con metodi e strategie islamicamente inaccettabili, ributtando in faccia all'imperialismo la sua stessa violenza senza sfamare e dissetare nessuno. Non possono venirci a parlare di Islam se non agiscono attraverso la buona parola ed il buon comportamento, conformemente alla Sunnah dell'Inviato di Allah che non ha mai invaso nessuno ne imposto la sua legge a chi non voleva rispettarla, ma ha sempre cercato l'accordo, la pace, la convivenza con l'avversario e con il diverso. salam
Amina Saliina
IL MALI, LA FRANCIA E GLI ESTREMISTI
E osserva il mondo, mentre la classe politica francese pare schierata unanime circa la necessità di un intervento militare nel nord del Mali contro "islamisti", "jihadisti", "estremisti". Alcuni certo criticano il governo per essersi mosso da solo, ma considerano comunque "giusta" la decisione di intraprendere un'azione militare. Il presidente francese François Hollande, che prima dava l'impressione di essersi perduto nel bel mezzo di un governo confuso, ridà lustro al suo blasone e si rifà un'immagine di uomo di stato, di capo di guerra, che vuole "distruggere il nemico", "impedirgli di nuocere". E ' dunque nel nord del Mali che la Francia vede riflettersi l'immagine di un presidente forte, determinato, installato a Parigi.

Si deve cominciare dal principio e prendere una posizione chiara. L'ideologia e le pratiche delle reti e dei gruppuscoli salafiti jihadisti e estremisti sono da condannare in modo fermo e totale. La loro comprensione dell'Islam, il modo in cui strumentalizzano la religione e la applicano imponendo pene fisiche e castighi corporali in modo così odioso, è inaccettabile. Ancora una volta la coscienza musulmana contemporanea e internazionale, deve esprimersi forte e chiara, dirlo e ripeterlo, questa comprensione e l'applicazione dell'Islam sono un tradimento, un orrore, una vergogna e i primi ad opporsi devono essere i musulmani stessi e gli Stati delle società a maggioranza musulmana. Politicamente, intellettualmente e con tutta la forza della loro coscienza e del loro cuore. Tale posizione non deve flettere in alcun modo.

A questa ferma posizione di principio, si deve aggiungere l'analisi geostrategica ed evitare di confondere la chiarezza della posizione morale con l'ingenuità di una posizione politica binaria e semplicistica: essere contro gli estremisti jihadisti equivale obbligatoriamente ad essere d'accordo con politica francese in quel territorio? La frase "essere con noi o contro di noi" di George W. Bush è fondamentalmente sbagliata e pericolosa sia nella sostanza che in ciò che ne deriva. Dietro il "nobile" impegno della Francia a fianco del popolo africano in pericolo, ci sono alcune domande che si devono porre in modo esplicito. L'Occidente, in generale, e la Francia in particolare, hanno dimenticato i popoli per decenni sotto le dittature di Tunisia, Egitto e Libia prima di cantare le lodi delle "rivoluzioni", della "primavera araba" e della libertà. In Libia, l'intervento umanitario ha avuto aspetti torbidi, odore di interessi petrolieri ed economici poco dissimulati, in poche parole reali. Pochi mesi dopo, la Francia sarebbe intervenuta nel nord del Mali per il bene del popolo, con la sola intenzione di proteggere quel paese "amico" dal pericolo degli estremisti ormai alleati dei tuareg ribelli. Infatti... L'assenza di dati economici e geostrategici nella presentazione politica e mediatica dei fatti è preoccupante. Non si parla, inoltre, della lunga storia, e delle alleanze più recenti tra la Francia e i successivi governi malensi. Tutto pare avvenire come se all'improvviso la Francia esprimesse la sua solidarietà politica in modo libero e generoso, senza calcoli. Ma, invece, dietro le quinte dei recenti sconvolgimenti politici, la Francia ha continuato a interferire, esercitare pressione, eliminare i protagonisti non graditi (politici o militari) e creare alleanze proficue, sia ai vertici dello Stato che a livello tribale, civile e militare. Amadou Toumani Touré, rovesciato da un colpo di stato il 22 Marzo 2012, è stato fortemente fragilizzato e isolato dopo la caduta del colonnello Gheddafi.Egli sembra aver pagato il prezzo della sua politica nei confronti del Nord e del suo punto di vista sulla ripartizione dei futuri mercati dei proventi petroliferi. I legami (talvolta critici) della Francia con l'organizzazione secessionista "Il Movimento Nazionaledi Liberazione d' Azawad" (MNLA), non sono certo un segreto per nessuno e hanno permesso di creare una zona di frattura tra nord e sud del Mali molto utile alla luce delle mire di sfruttamento di ricchezze minerarie molto promettenti. La presenza di Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) e la sua alleanza con le tribù Tuareg del nord è stata, da 3 anni (e ancora di più in realtà), un altro fattore di giustificazione della presenza militare francese nel territorio (che si è propriamente ufficializzata dopo il lancio della "guerra" qualche giorno fa).Il governo francese e i responsabili delle multinazionali del gas e del petrolio hanno sempre, ufficialmente, relativizzato o minimizzato le scoperte in materia di risorse minerarie nel Sahel tra Mauritania, Mali, Niger e l'Algeria (si è pure parlato di "miraggio del Mali"). Tuttavia, i dati sono ben più conosciuti e certificati che non si voglia ammettere e Jean François Arrighi de Casanova, direttore della Total del Nord Africa, non ha esitato a parlare di un "nuovo Eldorado" con immense scoperte di gas e petrolio. La regione ha almeno cinque dei bacini più promettenti. Il bacino di Touadenni al confine mauritano, ha già rivelato l'importanza delle sue risorse. A cui si deve aggiungere i bacini di Tamesna e Iullemeden (frontiera con il Niger), il bacino di Nara (vicino a Mopti) e la fossa di Gao. L'Autorità per la ricerca petrolifera (AUREP) conferma il potenziale del sottosuolo del nord del Mali in materia di risorse minerarie (soprattutto petrolio e gas). Mali, Mauritania, Niger e Algeria sono i soggetti primari e - con la caduta del colonnello Gheddafi - le prospettive di esploatazione si sono aperte per le società francesi (in primo luogo per la Total), italiane (ENI) e algerine (Sipex, filiale di Sonatrach) che hanno già investito più di 100 milioni di dollari (secondo le stime) in studi e perforazione, nonostante le difficoltà dovute a siccità e insicurezza. Il popolo amico del Mali merita dunque davvero che si difenda il suo sangue, la sua libertà e dignità quando si sa, così per caso, ciò che può serbare di petrolio e gas il suo deserto. Non sono le risorse minerarie del nord del Mali ad essere un miraggio, ma la realtà della decolonizzazione.Porsi alcuni interrogativi non è dunque legittimo? Nessuno può negare l'esistenza di gruppi violenti estremisti e radicalizzati che hanno una comprensione errata e inaccettabile dell'Islam. Lo abbiamo già detto, dobbiamo condannarli. Va notato che questi gruppi hanno strategie politiche contraddittorie e la disgraziata tendenza a stabilirsi esattamente nei luoghi in cui le risorse minerarie sono una questione centrale. Si sapeva in Afghanistan (in un territorio immensamente ricco di petrolio, gas, oro, litio, ecc.) ed ecco - non si capisce perché – che i "folli" estremisti si stabiliscono nel Sahel del Mali, al fine di applicare le loro "sharia" inumana e così poco islamica. Nel Sahel desertico! Capiamoci bene, non v'è dubbio circa l'esistenza di questi gruppi estremisti, ma si pongono legittimi interrogativi circa una loro possibile infiltrazione (i servizi di intelligence americani, come pure europei, hanno ammesso di servirsi di infiltrazioni attraverso agenti istigatori). La scelta dei luoghi e le loro modalità di operare potrebbero ben essere incoraggiate e orientate: lo sapevamo con George W. Bush, lo vediamo adesso in Mali, si può fare un uso utile dei "terroristi". Un leader militare del Mali ci ha espresso il suo turbamento durante la nostra ultima visita: "Abbiamo ricevuto l'ordine di sterminarli, di 'distruggerli '(sic), anche quando sono disarmati. Niente prigionieri! Facciamo di tutto per farli impazzire e radicalizzarsi. " Strategia di guerra davvero sorprendente. Più in generale, il Canard Enchaîné rivela che l'alleato della Francia, il Qatar, avrebbe firmato un accordo con la Total - circa le esploatazione del Sahel - e, paradossalmente, sosterrebbe finanziariamente e logisticamente gruppi radicali come "Gli insorti del MNLA ( indipendentisti e laici) i movimenti Ansar Dine, Aqmi e Mujao (djihad in Africa occidentale). " Se i fatti sono veri, si tratterebbe di una contraddizione? O di un modo per incoraggiare e spingere gli incendiari (estremisti) con lo scopo di rendere utile, necessario e indispensabile l'azione dei pompieri (francesi)? Una assegnazione dei ruoli sentita, particolarmente efficace, e talmente cinica.

Il mondo osserva e la recente cattura degli ostaggi in Algeria provoca un'ulteriore mobilitazione del sentimento nazionale a sostegno dell'operazione militare. Degli ostaggi americani, francesi, norvegesi, ecc. e per di più sul suolo algerino: la questione va ora oltre la Francia. Il popolo del Mali in maggioranza si rallegra, ma molti non sono ingenui: la Francia amica è sopratutto amica dei suoi interessi e il suo modo di intervenire selettivamente (in Mali e in Libia e non in Siria o in Palestina) non è una novità. La politica distorta "Francia-Africa" è finita ci è stato detto, le colonizzazioni politiche e / o economiche hanno fatto il loro tempo, l'ora della libertà dei popoli, della dignità delle nazioni e della democrazia è scoccata! Si dovrebbe quindi aderire beatamente a questa ipocrisia generale. Si deve condannare gli estremisti, si deve condannare le loro azioni e la loro strumentalizzazione della religione e delle culture, ma viene il giorno in cui dobbiamo anche guardare in faccia le responsabilità. Agli stati africani e arabi che dimenticano i principi elementari dell'autonomia e della responsabilità politica (e quelli del rispetto della dignità dei loro popoli);alle élites africane e arabe, e a tutti noi, che siamo così incapaci di proporre una visione chiara dell'indipendenza politica, economica e culturale:ai popoli che si lasciano trascinare dalle emozioni popolari e dai miraggi delle "potenze amiche" ... a tutti noi, politici, intellettuali e cittadini preoccupati per la la dignità e la giustizia nel Sud, si deve vedere il riflesso della nostra responsabilità ultima in ciò che accade sotto i nostri occhi. La "distruzione" degli estremisti jihadisti nel nord del Mali non è una promessa di libertà del popolo del Mali, ma a lungo termine, una nuova forma sofisticata di alienazione. Pertanto, mai come oggi le forze di resistenza dei paesi del “Global South" (con i movimenti politici e intellettuali impegnati al Nord), mai queste forze, dicevamo, hanno avuto così numerose opportunità di aprire altri orizzonti e un nuovo cammino verso la loro libertà.Ma oggi non si vede niente oltre a questa euforia, questa celebrazione o questo silenzio, davanti all'azione liberatrice della Francia e della "comunità internazionale" che la sostiene unanimemente. Come se il Medio Oriente e l'Africa avessero accettato di essere sottomessi davanti alle ultime cartucce sparate da un Occidente contuso e morente per i dubbi e le crisi economiche, politiche e identitarie che lo attraversano. Il miglior servizio che l'Africa può fare a se stessa e all'Occidente, è quello di non piegarsi davanti alla nostalgia e ai deliri di potenza di quest'ultimo, ma di resistergli con dignità e coerenza in nome degli stessi valori che l'Occidente e la Francia difendono e che pertanto tradiscono ogni giorno a filo delle loro politiche false e ipocrite in Sud America, Africa e Asia. Il Nord Mali è un segnale che dà la pelle d'oca: ecco un popolo che canta la sua liberazione politica la quale è associata ad una nuova concatenazione e strangolamento economico; ecco dei politici e intellettuali africani o arabi che sorridono e applaudono (coscienti o incoscienti , ingenui, arrivisti o compromessi). L'ipocrisia e la viltà di questi ultimi non sono che lo specchio dell'ipocrisia e della manipolazione delle principali potenze occidentali. Niente di nuovo sotto il cielo delle colonie.

Tariq Ramadan
Giovedj, 17 gennaio, 2013

Traduzione di Patrizia Khadija Dal Monte



Martedì 22 Gennaio,2013 Ore: 16:44
 
 
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