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www.ildialogo.org Il rito, compiuto alla lettera, tranquillizza la coscienza… e ci inganna,di José María Castillo

Il rito, compiuto alla lettera, tranquillizza la coscienza… e ci inganna

di José María Castillo

Il cardinal Sarah, Prefetto della Sacra Congregazione per il Culto Divino, ha pubblicamente detto che è una mancanza di rispetto e una «totale follia» portare la santa comunione a un malato, facendo questo in modo che la particola consacrata sia portata in una busta o in una borsa. Come è logico, questa dichiarazione pubblica di un personaggio così importante in queste questioni, sta facendo parlare.
Non intendo discutere qui se il cardinal Sarah abbia ragione o torto per ciò che ha detto e per come lo ha detto. Ciò che mi preoccupa è il fatto che le persone che sono legate alla Chiesa, sono così interessate a ciò che ha detto questo cardinale su un evento così semplice come portare la comunione eucaristica in una borsa o in una busta. Questo cardinale sicuramente pensa che l’involucro usato per portare la santa comunione a una persona malata o disabile sia un fatto di notevole importanza e gravità. E questo ha fatto sì che l’opinione di questo cardinale sia diventata una notizia che ha fatto il giro del mondo. Un segno evidente del fatto che, a quanto pare, per le «persone di Chiesa» si tratta di una questione molto seria e davanti alla quale non possiamo rimanere indifferenti. E naturalmente non mancheranno le persone indignate non per il modo di portare la comunione, ma per quello che ha detto il cardinal Sarah.         
Ma cosa succede nella Chiesa? Certo, il Santissimo Sacramento merita tutto il nostro rispetto. Ma come e in che cosa manifestiamo questo rispetto? Nei riti e nelle cerimonie con cui celebriamo l’Eucaristia? O nel vivere il contenuto etico (di vita e di comportamento) che è la ragione d’essere e il motivo per cui Gesù ha istituito l’Eucaristia?
Già nel Sermone della Montagna Gesù ha detto: «Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5, 23-24). Nella Bibbia si dice ripetutamente che le offerte e le cerimonie sacre dei peccatori fanno orrore a Dio (Pro 15,8; 21,3.27; Sir 31, 21-24; 35, 1-3).
Una cosa fondamentale, che di solito non è adeguatamente presa in considerazione nella Chiesa, è che «i riti sono azioni che, a causa del rigore nell’osservanza delle norme, si costituiscono in un fine in sé» (Gerd Theissen; V. Turner). E cosa succede proprio per questo motivo? Beh, è qualcosa che impressiona. E cioè che i riti, osservati con precisione, si separano dall’«éthos» (l’etica, il comportamento). Ne deriva una drammatica conseguenza. Perché il rito, proprio perché è stato compiuto alla lettera, ci tranquillizza la coscienza. Ma proprio per questo motivo ci inganna. Dal rituale, eseguito alla lettera, usciamo soddisfatti e tranquilli. Ma troppo spesso capita che il rito, ben eseguito, rasserena il nostro spirito. Mentre il nostro comportamento rimane esattamente lo stesso di quello che avevamo prima della messa, della preghiera o della mia relazione con gli altri.
Secondo il Vangelo, quando Dio ci chiederà conto nel giudizio finale, ci dirà semplicemente: «tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).
Al momento definitivo non ci verrà chiesto se abbiamo adempiuto o non abbiamo adempiuto i riti e le cerimonie fino all’ultimo dettaglio. Ciò che nel giudizio di Dio sarà decisivo, sarà solo una cosa: non l’adempimento e l’osservanza dei riti religiosi, ma l’onestà etica e la rettitudine che abbiamo praticato con i nostri simili, specialmente e in particolare con coloro che soffrono e se la passano male nella vita.
Perché cattura l’attenzione ciò che ha detto il cardinal Sarah? Io lo capisco. Ciò che non capisco, né posso capire è il silenzio di non pochi vescovi, in Spagna e nel mondo, di fronte a tanta sofferenza e a tanta ingiustizia e il comportamento di intere Conferenze episcopali che si fanno sentire o dicono chiaramente di non essere d’accordo con il reddito di base universale per migliaia e milioni di esseri umani che non hanno altro mezzo per vivere.
Concludo: mi identifico con la condotta esemplare di papa Francesco. Ciò con cui non riesco a identificarmi è il comportamento di coloro che fanno sapere la loro fedeltà a messe, preghiere e cerimonie, mentre mantengono il silenzio e nascondono interessi e comportamenti che non si possono sapere.         
 
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Articolo pubblicato il 04.05.2020 nel Blog dell’Autore in Religión Digital (www.religiondigital.com)
Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI



Mercoledì 06 Maggio,2020 Ore: 22:43
 
 
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