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www.ildialogo.org IL PAPA CI RIPROVA CON IL DIACONATO ALLE DONNE,di Maria Teresa D’Antea

IL PAPA CI RIPROVA CON IL DIACONATO ALLE DONNE

di Maria Teresa D’Antea

Riceviamo questo articolo da Maria Teresa D’Antea, che vivamente ringraziamo, del gruppo "Mai più la guerra" operante nella diocesi di Pigliano-Sovana-Orbetello.
Niente ostacola il progresso umano e civile e di conseguenza anche la giustizia quanto il pregiudizio, quell’opinione aprioristica e generalizzata che talvolta rende ciechi anche davanti all’evidenza. Uno dei pregiudizi più resistenti ad ogni logica umana, alla verità storica e anche a una serena lettura dei testi biblici, è credere che le donne non siano state chiamate a certi compiti, anche i più semplici come quello del diaconato. Non è solo la Chiesa cattolica ad avere il limite di questa antica diffidenza antifemminile, ma lo sono ancora alcune Chiese cristiane, perché l’ostilità al diaconato della donna deriva dalla paura, tutta clericale, che un giorno le donne possano essere ordinate sacerdoti. Non a caso quando nelle Chiese luterana e anglicana fu riconosciuto il sacerdozio alle donne, abbiamo assistito ad una massiccia fuga dei loro pastori verso la Chiesa cattolica, che li ha accolti a braccia aperte. Ma l’ospitalità offerta ai pastori protestanti da parte della Chiesa cattolica ha riproposto un vecchio problema, quello del matrimonio dei preti, perché i pastori protestanti sono sposati. Come si sa, un po’ tutte le Chiese che si rifanno a Cristo stanno vivendo da tempo un grande travaglio, dovuto ai cambiamenti culturali del secolo scorso, quando il ruolo delle donne non fu più circoscritto all’ambito familiare, ma si estese in ambito sociale con le professioni cui furono ammesse. E’ chiaro che oggi la Chiesa non può fare finta che niente sia successo, perché sul piano della promozione umana della donna è veramente su posizioni poco accettabili anche dalle bambine di cinque anni.
L’idea di istituire una commissione di studio per il diaconato delle donne venne a papa Francesco nel maggio del 2016, quando, durante una assemblea plenaria delle superiore generali, una madre superiora lo interpellò sull’opportunità di istituire il diaconato femminile. Francesco non espresse la sua opinione, ma promise che avrebbe istituito una commissione “per studiare la questione”. Una commissione fu istituita, ma già dai componenti si capiva che non sarebbe approdata a nulla. Come successe. Ufficialmente però fu detto che si era ottenuto un risultato parziale e quindi si era fatto un piccolo passo avanti, quasi a dire che si era fatto di tutto, ma non si erano trovati “appigli” sufficienti nelle Sacre Scritture. La diplomazia ecclesiastica somiglia spesso a quella dei farisei che cercano un appiglio per mandare a morte Gesù perché non vedono e non comprendono quello che di Lui è detto chiaramente nelle Scritture e testimoniato dalle sue opere. Ma il Papa non si accontenta di questo risultato parziale e ci riprova. Subito dopo il sinodo sull’Amazzonia, Francesco esprime la sua intenzione di riconvocare una nuova commissione di studio sul diaconato femminile. Come con la prima commissione, anche con questa si osserva la prassi moderna delle pari opportunità, inserendovi cinque membri femminili e cinque maschili, sotto la presidenza di un cardinale. Per inciso, dico subito che, conoscendo i componenti della commissione, anche questa volta la risposta sarà molto …. diplomatica. Come se già conoscesse i risultati, papa Francesco, parlando con le superiore generali, si è espresso in questo modo: “ La Chiesa si sviluppa nel cammino nella fedeltà alla Rivelazione. Noi non possiamo cambiare la Rivelazione. E’ vero che la Rivelazione si sviluppa, si sviluppa con il tempo. E noi con il tempo capiamo meglio, meglio la fede. Il modo di capire oggi la fede, dopo il Vaticano II, è diverso dal modo di capire la fede prima del Vaticano II. Perché? Perché c’è uno sviluppo della coscienza. (….) Per questo, sul caso del diaconato, dobbiamo cercare cosa c’era all’inizio della Rivelazione, e se c’era qualcosa, farla crescere e che arrivi. Se non c’era qualcosa, se il Signore non ha voluto il ministero, il ministero sacramentale per le donne non va.” Queste parole del santo padre sono normali sulla bocca di un presbitero, perché i presbiteri hanno sempre parlato così e anche il santo padre, oltre ad essere un pastore eccezionale della Chiesa, è presbitero. Ciò che non mi appare normale è il fatto che su ben 850 madri generali di prestigiosi e storici ordini religiosi nessuna abbia avuto la fraterna franchezza e la santa libertà di rimarcare i punti deboli del discorso del papa. Stando così le cose, è più che naturale che il diaconato femminile sia una meta ancora lontanissima. Se tante sorelle non sanno aiutare un solo fratello a vedere meglio nelle Sacre Scritture, vuol dire che lo Spirito Santo ha ancora tanto, ma veramente tanto, da lavorare.
(m.t.d’a.)



Venerdì 24 Aprile,2020 Ore: 21:24
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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