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www.ildialogo.org Il 27 marzo per me insieme a papa Francesco,di Aldo Bifulco*

Il 27 marzo per me insieme a papa Francesco

di Aldo Bifulco*

Voglio molto bene a Papa Francesco, come ne ho voluto a Papa Giovanni XXIII.
Per la sua origine, per la sua storia, per la sua testimonianza fatta di gesti e parole profetiche che lo avvicinano concretamente ai poveri e agli indifesi, e poi per averci (mi) regalato l’enciclica “Laudato Si’”: era tanto che sognavo che la Chiesa partorisse un testo così illuminante nei confronti della natura, l’economia, gli altri. Non per nulla ha voluto chiamarsi Francesco!
Eppure, sentendo parlare di “indulgenze”, sono stato assalito da un’inquietudine, un fremito che mi aveva fatto decidere di sottrarmi alla visione dell’evento di Piazza S. Pietro del 27 marzo. E’ stato un amico che mi ha indotto ad accendere la Tv quel pomeriggio; lo ringrazio molto!
Il contesto.
Mi è apparso un uomo solo in una piazza vuota: ho pensato subito al “deserto” di cui parlano i Piccoli Fratelli, “il deserto in città”. Un cielo grigio che spruzzava una pioggia lenta ma continua. Un uomo dall’andatura incerta, come se stesse trasportando un fardello pesante (le sofferenze del suo popolo!), con quei suoi incredibili scarponi, emergenti dalla veste bianca, avviarsi vero un altare, sostanzialmente nudo. Forse c’erano altri orpelli e icone, ma mi sono apparse sfuocate e presto sono scomparse dalla mia considerazione. E poi quel suono simultaneo di campane e sirene delle autombulanze: la sofferenza e la speranza che si abbracciano!
Una incredibile “sceneggiatura” che neanche i migliori registi avrebbero potuto immaginare.
Le parole.
La scelta del brano evangelico della tempesta sedata mi è parso quanto mai opportuna. “Siamo tutti sulla stessa barca e la tempesta infuria”, con il riferimento anche alla pandemia da coronavirus. “Nessuno si salva da solo”, l’umanità è unita da un intreccio di fili che ne determinano una sorte comune. E “non possiamo pensare di essere sani in un mondo malato”, una società che non avverte il “grido dei poveri”, che massacra i fratelli, che devasta la terra deve aspettarsi, prima o poi, una reazione. Un invito alla responsabilità, altro che alienazione, senza alcun cedimento alla richiesta di un miracolo risolutivo.
Non è un caso che quello che io considero un primo “atto politico”, nato dal basso, che prova, già da ora, a indicare alcune misure ed alcune strade possibili da percorrere nel dopo virus, per avviare un processo di cambiamento e ridefinire una società basata sui principi della solidarietà, della condivisione e del rispetto dell’ambiente, “La lettera nella tempesta”, sia stata ispirata dalle parole di Papa Francesco pronunciate il 27 marzo.
E veniamo all’aspetto più controverso, la benedizione con annessa indulgenza plenaria.
Intanto è stato un atto gratuito, lontano dai meccanismi consueti che si associano alle passate indulgenze; per me è stato un atto di compassione, di misericordia e di sollievo per una umanità sospesa, angosciata, impaurita. Io ho percepito che Francesco stesse pensando, in particolare, a tutte le persone in punto di morte, a quelle in grave pericolo, a chi le stava sostenendo, a chi non le poteva accompagnare in questo passaggio delicato della loro esistenza. Chi avverte che sta per lasciare questa vita, generalmente, vorrebbe riconciliarsi con Dio e il mondo, desidererebbe una benedizione, vorrebbe avere vicino una persona amica che gli faccia compagnia mentre esala l’ultimo respiro. Per me il Papa ha fatto tutto questo a distanza, con grande partecipazione e amore. Ha rassicurato tutti dicendo : “Basta il DESIDERIO!”. Ha mostrato un’umanità e una compassione tipica dell’uomo di “grande fede”, un autentico discepolo di Gesù. E non è detto che tutto questo non potrebbe avere un riflesso sul futuro della Chiesa.
Sono sicuro che questa data, questo evento lasceranno una traccia indelebile nella storia della chiesa, al pari del “Discorso alla luna” (quello della carezza ai bambini) pronunciato da Papa Giovanni XXIII l’11 ottobre 1962 per la fiaccolata serale di apertura del Concilio Vaticano II.
Grazie, Papa Francesco.
_____________________
*Comunità cristiana di base del Cassano (Napoli)



Venerdì 10 Aprile,2020 Ore: 18:05
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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