- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (197) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org IL CLERICALISMO INTEGRISTA MINACCIA LA FEDE,di José María Castillo

IL CLERICALISMO INTEGRISTA MINACCIA LA FEDE

di José María Castillo

Uno dei pericoli più gravi e minacciosi che in questo momento corre la fede in Gesù e nel suo Vangelo è il fondamentalismo clericale. Perché si ostina nel convincerci che ci sono determinati problemi che sono “problemi di fede”, che sono di grande importanza, quando in realtà non sono ”dogmi di fede”e non possono “arrecare danno alla nostra fede”. Ed il clericalismo integrista si aggrappa a costumi e pratiche dell’Antichità, che gli uomini del clero ci presentano come verità di fede, quando in realtà non lo sono. E quel che è peggio, non si tratta solo di cose che non appartengono alla fede, ma fanno anche del male a coloro che vogliono credere in Dio ed essere buoni cristiani.    
Precisando questo problema: invece di parlare di “problemi” al plurale, dovremmo parlare del “problema” che la Chiesa deve affrontare e risolvere al più presto. Mi riferisco all’enorme problema rappresentato dal disinteresse per il “fatto religioso” che sta aumentando specialmente nei paesi più industrializzati. Ogni giorno le chiese sono più vuote. Ciò che viene fatto e detto nelle chiese, interessa sempre meno alla maggioranza delle persone. Anche il numero di preti diminuisce ogni giorno. Inoltre, secondo le leggi ecclesiastiche possono essere ordinati preti solo gli uomini (non le donne) e devono anche essere uomini celibi. 
Stando così le cose, siamo davvero sicuri che Gesù il Signore, quando ha dato inizio alla Chiesa, ha voluto e stabilito che in questa Chiesa l’Eucaristia non potesse essere celebrata se non quando un uomo e mai una donna potesse presiedere la celebrazione? Inoltre, siamo anche sicuri che il celebrante doveva essere celibe?
Di nulla di tutto questo abbiamo la certezza. Degli apostoli di Gesù, sappiamo che erano sposati e che affermavano anche il diritto di viaggiare con le loro mogli (1 Cor 9, 4-5; cf. 1 Cor 7, 3.4.5.10-11.12-14.16) (cf. R. Aguirre, Del movimiento de Jesús a la Iglesia cristiana, Verbo Divino, Estella 2009, pp. 227-231). È anche noto che nelle lettere pastorali non solo è permesso, ma è richiesto che chiunque voglia essere un leader della Chiesa, per questo stesso motivo debba essere sposato e educare bene i propri figli perché “se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?” (1 Tm 3, 2-5. 12; Tt 1,6).
Per quanto riguarda le donne, lo stesso professor Rafael Aguirre ha dimostrato che “nel movimento missionario cristiano troviamo molte donne e molto attive. A volte compaiono mentre collaborano con Paolo sul suo stesso piano, insegnando come missionarie itineranti; sono qualificate come apostolo, diacono, protettrice o dirigente”. Qualcosa che del resto era normale nella società e nella cultura dell’antica Roma. Il professor Robert C. Knapp sintetizza le sue ricerche dicendo: “Ho fornito numerose prove del ruolo attivo delle donne comuni nelle loro vite, nelle vite dei loro familiari e nella vita al di fuori dell’ambito familiare, compresi i contratti commerciali, proprietà e gestione di terre e attività pubbliche sociali e religiose” (Los olvidados de Roma, Ariel, Madrid 2015, p. 113).
D’altra parte, nella religione di Israele il matrimonio dei sacerdoti non è stato mai rifiutato. E per quanto riguarda il sacerdozio delle donne, nella religione più antica che si conosce, la religione della Mesopotamia (s. IV a.C.), i ministri del culto erano sia uomini sia donne (Jean Bottéro, La religión más antigua: Mesopotamia, Trotta, Madrid 2001, pp.147-152).
Il puritanesimo, con tutte le sue implicazioni, si introdusse nella Chiesa a partire dagli anni ’60 del sec. IV. Da cosa era motivato questo puritanesimo? Non certo dal Vangelo, che non ha mai affrontato la questione della sessualità. È noto che il puritanesimo, che ha segnato il pensiero medievale, ha avuto le sue origini nei secoli IV e V a.C. in Pitagora e Empedocle, che hanno preso queste idee dagli sciamani del Nord Europa (cf. E.R. Dodds, Los Griegos y lo irracional, Alleanza, Madrid 2001, pp. 133-169). Dal I al VII secolo queste idee sono state lentamente assimilate dai cristiani (R. Gryson, Les origines du célibat ecclésiastique, Ed. Duclout, Gemblous 1970). Cioè, il celibato non ha la sua origine nella Bibbia e ancor meno nel Vangelo. E neanche l’emarginazione delle donne può essere fondata sul Vangelo, che sia nella società o nella Chiesa.
Allora, l’autorità ecclesiastica può sopprimere la legge del celibato ecclesiastico e consentire alle donne di presiedere l’Eucaristia? Per rispondere adeguatamente a questa domanda, è assolutamente necessario rispondere in anticipo a un’altra domanda, che è previa: nel governo della Chiesa il pensiero dei Greci deve essere più decisivo rispetto all’insegnamento del Vangelo? Perché non abbiamo la libertà e l'audacia di dare a questa questione la risposta adeguata?
È possibile che vi siano cristiani e, più in particolare, chierici che hanno la convinzione che la dottrina sui sacramenti sia stata chiusa e definitivamente affermata nel Concilio di Trento (Sess. VII. Denz.-Hün. nn. 1600-1613). Tuttavia, bisogna sapere che non è così. Perché, nel discutere il tema dei sacramenti, i vescovi e i teologi del Concilio di Trento hanno discusso se ciò di cui stavano discutendo fossero “errori” o “eresie”. E le opinioni dei “padri conciliari” erano divise in modo tale da non poter raggiungere un accordo, come è ampiamente affermato nel vol. V degli Atti del Concilio. Pertanto, non è una dottrina di fede che i sacramenti della Chiesa sono quello che sono e devono essere celebrati come si celebrano.
Detto ciò, se i sacramenti sono per il bene dei fedeli cristiani, è un dovere dell’autorità della Chiesa legiferare e celebrare i sacramenti in modo che tutti i credenti in Cristo - ovunque si trovino e vivano dove vivono - possano celebrarli e parteciparvi, specialmente all’Eucaristia, anche se per questo sia necessario che la celebrazione sia presieduta da un prete sposato o da una donna ordinata per esercitare il ministero presbiterale. Questo è così importante e così urgente che coloro che esercitano l’autorità nella Chiesa hanno la responsabilità di fare il possibile che non vi sia una parrocchia o una comunità cristiana che non possa celebrare l’Eucaristia, almeno una volta alla settimana.    
________________
Articolo pubblicato il 03.03.2020 nel Blog dell’Autore in Religión Digital (www.religiondigital.com)
Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI



Giovedì 05 Marzo,2020 Ore: 19:35
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
La chiesa di Papa Francesco

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info