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www.ildialogo.org "Il papa ha preso la decisione che ha potuto prendere, quella che meno danni poteva fare alla Chiesa ",di José María Castillo

"Il papa ha preso la decisione che ha potuto prendere, quella che meno danni poteva fare alla Chiesa "

di José María Castillo

Papa Francesco ha preso la decisione che ha potuto prendere. La decisione che può causare meno danni alla Chiesa in questo momento e allo stato attuale. E questa decisione, proprio ora, è quella di tenere unita la Chiesa, evitando la possibile (e forse probabile) minaccia di scisma. Una Chiesa divisa è una minaccia più pericolosa di una Chiesa in cui il clericalismo fondamentalista continua ad avere troppa forza.
Meglio aspettare. Anche se questo può sembrare vigliaccheria. Mi sembra che in questo momento sia il male minore. Probabilmente tutti abbiamo bisogno di vedere la realtà della trasformazione che stiamo vivendo nella società e nella Chiesa, che è - sicuramente - un cambiamento più profondo e inarrestabile di quanto immaginiamo.
In ogni caso, in questa situazione sarebbe bene per tutti noi tenere presente la definizione dogmatica fatta dal Concilio Vaticano I nel 1870, nella Costituzione dogmatica “Dei Filius”: i cristiani “devono credere con fede divina e cattolica tutto ciò che è contenuto nella parola di Dio scritta o tramandata, e che la Chiesa propone di credere come divinamente rivelato sia con un giudizio solenne, sia nel suo magistero ordinario e universale” (Denzinger - Hünermann, n. 3011). Tutto ciò che non è contenuto in questa definizione dogmatica, con assoluta certezza può essere modificato dall'autorità ecclesiastica competente. Come sappiamo, tale autorità risiede nel papa.
Tuttavia, i problemi ecclesiastici più gravi e urgenti, che sono stati sollevati nel Sinodo dell'Amazzonia, sono questioni rispetto alle quali nessuna di loro soddisfa le condizioni richieste dalla definizione dogmatica che ho appena citato.
Né la legge del celibato, né la disuguaglianza dei diritti delle donne e degli uomini nella Chiesa sono problemi di fede e, quindi, immobili nella Chiesa. Il papa può decidere in queste materie ciò che considera più conveniente e quando lo ritiene possibile per il bene della società e della Chiesa.
Una settimana prima delle dimissioni di Joseph Ratzinger dal pontificato, un’autorità molto alta nel governo della Chiesa, in una conversazione privata di quasi due ore mi disse: “La Chiesa non può cadere più in basso di quanto non sia già caduta”. Un’istituzione così enorme e affossata non si rialza in pochi anni. Soprattutto, quando un’istituzione del genere presenta problemi molto gravi, che non possono essere risolti con un decreto. Se la teologia, la liturgia, il sistema di nomina dei vescovi, il Diritto Canonico e gli inconfessabili legami del clero con il capitalismo, gli altri problemi - di cui ci lamentiamo giustamente - non si rinnovano, l’aggiornamento di questa vetusta istituzione non si ottiene con una decisione o un documento del papa.
Stando così le cose, la mia proposta è: invece di metterci a criticare il papa, uniamoci tutti a lui. Solo allora ed in questo modo faremo i passi avanti che è necessario fare.
Il rinnovamento della Chiesa non è una questione di decreto. È una questione di stile di vita. Sì, vivere come Gesù ci ha insegnato nel Vangelo.
_________________
Articolo pubblicato il 12.02.2020 nel Blog dell’Autore in Religión Digital (www.religiondigital.com )
Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI



Giovedì 13 Febbraio,2020 Ore: 17:29
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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