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www.ildialogo.org STORIE DI NATALE STORIE DI VITA, DI GIOVANI CHE HANNO SCELTO LA MISSIONE DI “INVIATI”, ESPERIENZE DI LAICI MISSIONARI, CHE SI RACCONTANO, DI GIOVANNI MUNARI, FONDAZIONE NIGRIZIA,A CURA DI CARLO CASTELLINI

STORIE DI NATALE STORIE DI VITA, DI GIOVANI CHE HANNO SCELTO LA MISSIONE DI “INVIATI”, ESPERIENZE DI LAICI MISSIONARI, CHE SI RACCONTANO, DI GIOVANNI MUNARI, FONDAZIONE NIGRIZIA

A CURA DI CARLO CASTELLINI

LA STORIA DI GRAZIANA ED ELIA.
Sono in un locale con amici quando entra un giovane africano con in mano dei fiori. Lo vedo, Lo accolgo salutandolo con amabilità e gli chiedo se ha fame. Gli compro un panino e parlo con lui. Appena partito il giovane africano, ecco avvicinarsi un ragazzo con in mano un tovagliolo di carta piegato a forma di rosa. Mi dice:”Dentro c'è un numero di telefono”.
Istintivamente penso che voglia agganciarmi. Se ne accorge e mi previene dicendomi:”Il numero di telefono è di un missionario. Contattalo”. Il tovagliolo piegato a forma di rosa rimase per alcuni mesi nella mia borsetta. Ed ecco una domenica mentre partecipo alla messa in parrocchia nella giornata degli immigrati, il parroco presenta un missionario e ne pronuncia il nome. Lo stesso nome riportato accanto al numero di telefono: padre OTTAVIO. Il missionario è divenuto il mio padre spirituale e, grazie al suo carisma, il cammino con i padri comboniani, continua ancora.
INCONTRO CON L'UMANITA' SOFFERENTE.
Frequentando la comunità dei comboniani sentivo il bisogno di rompere gli schemi di presenza, di annuncio evangelico. Ebbi la fortuna di conoscere il CUAMM, Medici per l'Africa: costatai che il loro impegno professionale, la loro solidarietà umana e il coraggio con cui vivevano il loro ministero professionale.
Ho collaborato con loro circa due anni. Mi sono affiancato nel servizio sanitario avvalendomi della mia qualifica professionale. Mi accorsi col tempo che venivo interiormente chiamata non solo a dare sollievo ai corpi infermi afflitti da varie malattie, ma soprattutto a risollevare una vita umana degradata da forme di schiavitù. Erano soggetti penalizzati nella loro dignità; sottoposti a un duro lavoro dei campi di accolta dei pomodori; obbligati a dormire in baracche di cartone. Non erano più persone umane, ma rese schiave del sistema del caporalato che imponeva che anche il loro guadagno fosse speso per l'acquisto di beni di prima necessità presso una cooperativa gestita dagli stessi padroni. In questa organizzazione del caporalato vi è sempre un cosiddetto bar dove si consuma la vendita dei corpi di tante povere creature e lo spaccio di droga. E' stata un'esperienza indelebile che ha dato una dimensione particolare al mio servizio missionario.
LE RAGAZZE DELLA TRATTA: PRINCIPESSE DELLA STRADA.
Ogni giorno, tornando a casa, lungo la strada, mi accorgevo di uno squallido spettacolo a cui prima non facevo caso. La tratta non era solo nei campi, ma era estesa in altra forma nelle nostre città a tal punto, da rendere disumane tante giovani che arrivano qui in Italia. Da quel momento è sorta in me una lotta interiore. Sentivo il bisogno che qualcuno mi aiutasse a condividere un momento di sorellanza con quelle ragazze che vedevo percorrendo con la mia auto la via di rientro a casa. Quei volti si imprimevano dentro di me. Non erano più volti estranei. Non potevo più dire come in passato “Che me ne importa?” Non è questione mia! Affare loro!”
Quelle persone cominciavano ad appartenermi!”
Che fare? Fermarmi? Ma non è rischioso....? E chi sono io? Graziana, una donna tanto indifesa, fragile, senza che nessuno potesse condividere con me questi momenti. Non mi sentivo proprio capace ma nello stesso tempo non mi davo pace. Cominciai così, percorrendo più lentamente la strada con la mia auto, a incrociare il loro sguardo di curiosità, poi una smorfia di sorriso, in seguito a un accenno di saluto con la mano, finalmente un sussulto di coraggio e la forza di bloccare la macchina e di scendere, di avvicinarmi e di chiedere i loro nomi e di dire:”Ciao, io mi chiamo Graziana, e tu? Poi un abbraccio! Che festa! Che gioia!”
GLI ORIZZONTI SI ALLARGANO.
A questo primo incontro ne sono seguiti tanti altri e queste ragazze sono diventate le mie amiche, anzi le mie principesse. A loro è riservata ogni forma di regalo: cioccolatini, frutta fresca, borse, abiti, e altri accessori tutto ciò che poteva renderle e farle sentire importanti per me.i nostri colloqui vertevano su aspetti di quotidianità, niente ancora che potesse riferirsi al Vangelo. Parlavamo delle situazioni delle loro famiglie, delle difficoltà di ogni giorno, e di qualche gioia che non manca mai nella nostra vita. Costatavo che quando si parlava dei loro cari scoppiavano in lacrime, la commozione si rivestiva di sofferenza, di preoccupazione, e di tanta nostalgia. In silenzio riverente le ascoltavo, concludevo semplicemente dicendo:”Coraggio! Ce la faremo”.
IL TEMPO DELL'ANNUNCIO E' IL SI' DELLA VITA.
Questi incontri si concludevano spesso con un momento di preghiera. Molte di queste ragazze provengono da comunità cristiane, soprattutto dalla Nigeria, altre sono di fede mussulmana, ma tutte con un bisogno profondo di credere in Dio, amico degli uomini padre che si prender cura di noi, della nostra storia. In questi ultimi tempo ho iniziato a regalare corone di rosari, e altri piccoli oggetti a loro graditi. Alcune di queste ragazze mi hanno chiesto di essere aiutate amichevolmente a dare una svolta alla loto vita uscendo da quella condizione di schiavitù.Quanto desiderio di riscatto in loro, di liberazione, di essere persone e non cose da mercificare. Ma come fare? Quale strada intraprendere..........Ho tentato di cercare organizzazioni e strutture che si occupano di questo servizio, ma quanta ritrosia e quante difficoltà burocratiche. Mi sento ancora oggi incapace . La mia sofferenza come anche la mia gioia sta proprio qui, nel sentimi piccola. Sono convinta tutti noi, che siamo la chiesa, dobbiamo convertirci a una dimensione di umanità.
UNA CHIESA MISSIONARIA IN USCITA.
Questo frammento di personale esperienza che vi ho raccontato, può diventare oggi una forma molto efficace e concreta di evangelizzazione. Una Chiesa missionaria in uscita, ci ricorda papa Francesco nella EVANGELII GAUDIUM, e una chiesa tutta annuncio che non si scoraggia neanche davanti ai fallimenti. Tale esperienza nasce da un incontro con una persona, dall'amore di Gesù che abbiamo ricevuto.
Questo amore is fa contatto, e contagio di persone che scambiano momenti positivi del vivere quotidiano. Il bene tende sempre a comunicarsi, acquisisce sensibilità dinnanzi alle difficoltà degli altri. Si aprono nuovi cammini, nuovi luoghi di presenza dove la gioia missionaria si fa gesto di accoglienza.
L'incontro con queste ragazze mi sta evangelizzando, il mezzo che più ha illuminato la mia vita e mi ha resa coraggiosa è stato la familiarità con la parola di Dio. Quando preghiamo sperimentiamo la presenza di uno spirito che si sprigiona e a ci accomuna quasi a sentirci una carne sola. Gli occhi di queste persone si riempiono di luce.
Sogno anch'io con papa Francesco, una chiesa in uscita, erso una vita concreta, verso le realtà che sono la nostra realtà. Una chiesa che mette al centro la costruzione di una fraternità ecumenica, allargata, che mette al centro l'attenzione ai poveri. Con San Daniele anch'io voglio dire:”L'Africa e i poveri si sono impadroniti del mio cuore che on vive che per loro”. (GRAZIANA ELIA, a cura di Carlo Castellini).



Venerdì 27 Dicembre,2019 Ore: 19:52
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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