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www.ildialogo.org “APERUIT ILLIS” ( un motu poprio di papa Francesco ),di Maria Teresa Rosi D'Antea

“APERUIT ILLIS” ( un motu poprio di papa Francesco )

di Maria Teresa Rosi D'Antea

Appena ho letto sui giornali che papa Francesco aveva istituito una Domenica della Parola di Dio, mi son posta qualche domanda. Perché lo ha fatto? Non sono forse tutte le domeniche dedicate alla Parola delle Scritture e alla Parola incarnata che è Gesù nell’Eucaristia? Che senso può avere istituirne una apposita? Senza perdere tempo, sono andata a cercare il testo pontificio ed ho scoperto che si tratta di una lettera apostolica in forma di motu proprio, cioè nata per iniziativa personale del santo padre, dal titolo “Aperuit illis”. Solo dopo averla letta, mi sono resa conto di come fossi stata sprovveduta a pormi quelle domande. Papa Francesco parte dalla consapevolezza di quanto poco il popolo cristiano conosca la Bibbia, in parte perché la Chiesa stessa ne ha tenuti lontani i fedeli proibendone in passato la lettura; in parte perché oggi un po’ tutti sappiamo tecnicamente leggere, ma - ahimè – non sappiamo comprendere spesso il senso di ciò che leggiamo. Questo preoccupante fenomeno è chiamato dagli esperti analfabetismo di ritorno e non è cosa da poco. Pur essendo capaci di riconoscere i segni grafici delle parole, molti non ne afferrano il senso. Al tempo delle folle che seguivano Gesù, questo non accadeva. Pur trattandosi di moltitudini non alfabetizzate, Gesù non ne fece mai un problema di cultura, tant’è che a diffondere il suo annuncio chiama persone molto incolte, ad eccezione di Paolo di Tarso. Nel vangelo non si scaglia mai contro gli ignoranti, ma contro i duri di cuore e di cervice, facendo intendere che la comprensione non è tanto un derivato della ragione e dell’intelligenza, quanto un frutto della tenerezza e dell’amore. Se il nostro cuore è buono, non corrotto e felice grazie ad almeno una delle sue beatitudini, le Scritture vengono comprese anche se siamo ignoranti. Ma se, al contrario, siamo malvagi, corrotti e infelici, la nostra ragione è del tutto inadeguata a farci comprendere la Parola di Dio. Il male che ci tiene prigionieri chiude la nostra mente non solo di fronte alla Parola, ma anche davanti a tutta la creazione, non a caso mandata in malora con ogni genere di violenza: guerre, proliferazione nucleare, inquinamento, odio razziale. Per questo papa Francesco intitola il suo documento “Aperuit illis” , avvalendosi di un versetto del vangelo di Luca: “Aprì loro la mente alla comprensione delle Scritture” ( Lc 24,45 ) riportato nell’episodio dei discepoli di Emmaus. A questi discepoli fa capire che tutta la Bibbia parla di lui, Gesù, e del cammino dell’umanità, popolo di Dio, verso una Gerusalemme di salvezza. Non conoscere la Bibbia è, per papa Francesco, lo stesso che non conoscere Cristo.
Rispetto ad ebrei e protestanti, noi cattolici siamo molto scarsi nella conoscenza delle Scritture. A questo proposito mi viene in mente un aneddoto personale, che mi sembra significativo. Ero stata invitata ad una cena e davanti a me avevo un ebreo non credente e non frequentante la sinagoga nemmeno nelle solennità più importanti, un illustre clinico docente alla Sapienza di Roma. Ricordo che si parlava di premi Nobel. Ad un certo punto un commensale cattolico, sorpreso dal gran numero di premi assegnati dalle giurie di Stoccolma a scienziati e scrittori ebrei, rivolge al cattedratico una domanda che a me sembrò un po’ scema: “Ma perché voi ebrei siete un popolo più intelligente degli altri?”. Il clinico rimase visibilmente perplesso, ma la risposta che diede non mi si è più cancellata dalla memoria. Rispose che gli ebrei non sono affatto un popolo più intelligente degli altri, ma fin da bambini vengono fatti esercitare sulla Bibbia, che, a differenza di tutti gli altri libri, impone al lettore tanti perché a cui ci si deve sforzare di rispondere, a volte per tutta la vita. Ecco, per lui questo era importante: esercitare ad alto livello la mente fin da bambini leggendo la Bibbia.
Non credo che questo succeda nella Chiesa cattolica. L’istituzione di una Domenica della Parola sembra pertanto più che opportuna e necessaria. Papa Francesco ne ha già fissato la data, facendola cadere ogni anno nella III domenica del tempo ordinario, che sarà nel prossimo 2020 il 26 gennaio. Con questo documento l’attuale pontefice vuole sottolineare la centralità delle Scritture nella vita dei cristiani, sia laici che presbiteri, mettendosi sulla stessa linea di due suoi predecessori: Paolo VI e la sua costituzione dogmatica “Dei Verbum”, promulgata nel concilio Vaticano II; Benedetto XVI e la sua esortazione apostolica “Verbum Domini”, redatta nel Sinodo dei vescovi del 2008. Entrambi i documenti fanno intendere che nella storia della Chiesa, segnata da tanti errori, non basta la Tradizione, occorre ancorarsi alla Parola viva dei libri ispirati, Vecchio e Nuovo Testamento, specie nei momenti di crisi. E aver collocato la Domenica della Parola nel mese di gennaio ci fa intuire un’altra valenza nelle intenzioni di papa Francesco. Gennaio è il mese contrassegnato dalla Giornata del dialogo tra cristiani ed ebrei, dalla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e da tanti incontri di dialogo interreligioso con l’Islam. Avervi collocato anche la Domenica della Parola significa darle il respiro della dimensione ecumenica, di cui l’attuale pontefice è sensibile interprete e veritiero profeta.
( m.t.d’a.)



Giovedì 28 Novembre,2019 Ore: 21:31
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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