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www.ildialogo.org LA SOLITUDINE DI FRANCESCO, UN PAPA PROFETICO, UNA CHIESA IN TEMPESTA, DI MARCO POLITI, GIA' ' AUTORE DI JOSEPH RATZINGER, CRISI DI UN PAPATO,DI CARLO CASTELLINI

LA SOLITUDINE DI FRANCESCO, UN PAPA PROFETICO, UNA CHIESA IN TEMPESTA, DI MARCO POLITI, GIA' ' AUTORE DI JOSEPH RATZINGER, CRISI DI UN PAPATO

DI CARLO CASTELLINI

CHI E' M A R C O P O L I T I ?
E' a livello internazionale uno dei massimi esperti di questioni vaticane. Nel 2004 con un'intervista al Cardinale RATZINGER ha prefigurato la sua elezione al trono papale. Vaticanista de LAREPUBBLICA, per quasi un ventennio, poi editorialista de IL FATTO QUOTIDIANO , collabora con ABC, CNN, NBC, BBC, RAI, ZDF, FRANCE 2, E THE TABLET.
Con CARL BERNSTEIN ha scritto il best-seller mondiale HIS-HOLINESS/SUA SANTITA' (1997) su GIOVANNI PAOLO II.
FRANCESCO TRA I LUPI. IL SEGRETO DI UNA RIVOLUZIONE. (Laterza, nova edizione 2015), tradotto nelle principali lingue europee, negli Stato Uniti e in Argentina), è diventato una chiave interpretativa del pontificato di BERGOGLIO.
Tra gli altri suoi libri: PAPA WOJTYLA. L'ADDIO (2007) per Morcelliana; IL RITORNO DI DIO (2004); IO PRETE GAY (2006); e LA CHIESA DEL NO (2009) per Mondadori. Nel catalogo Laterza anche JOSEPH RATZINGER. CRISI DI UN PAPATO (2011).
In copertina: Papa Francesco apre la porte santa di San Giovanni in Laterano, nel giubileo straordinario della misericordia, 13 dicembre 2015 Stefano dal Pozzolo.
Progetto grafico: Emanuele Ragnisco.
COSA DICE L'EDITORE LATERZA?
Nel cattolicesimo è in corso una guerra sotterranea per mettere FRANCESCO, il pontefice riformatore, con le spalle al muro, (2) Preti blogger e cardinali conducono un'opera sistematica di delegittimazione e , mese dopo mese, si va compattando un fronte conservatore, con notevole forza organizzativa e mediatica. Debole invece, è la mobilitazione dei sostenitori della linea riformatrice di Francesco: vescovi e cardinali si affacciano poco sulla scena per difendere il papa e appoggiare gli obbiettivi di cambiamento. Spira un vento di forte opposizione: “vogliono un altro conclave”, dice il cardinale KASPER.
FRANCESCO ha cambiato i rapporti con ortodossi, luterani, musulmani e Cina. Su pace, ambiente, giustizia sociale è un'autorità morale mondiale. Ma anche lo scenario internazionale si è fatto più complesso: l'America di Trump respinge gli accordi su clima e migrazioni, temi non negoziabili per il pontefice, in Italia intanto, su migranti e integrazione circola un populismo antipapale; in Europa orientale divampa un cattolicesimo xenofobo.
Altre preoccupazioni incombono: La Chiesa è travagliata dalla piaga degli abusi sessuali, dalla insoluta questione del ruolo delle donne, dal sensibile calo delle vocazioni. Confessa il gesuita Antonio Spadaro, intimo collaboratore di Francesco:”E' un pontificato drammatico in cui ci sono cardinali che attaccano il papa e atei che lo sostengono”. (Laterza Editore).
UNA STORIA DA CONOSCERE E DA RACCONTARE: MARIE COLLINS IRLANDESE, UNA STORIA ABUSI, SOPRUSI E DI EMARGINAZIONE MA ANCHE DI RIABILITAZIONE DA PARTE DI FRANCESCO.
Quello che per papa RATZINGER era stato l'anno 2010, per papa BERGOGLIO diventa l'anno disastrato 2018. Il suo viaggio in Irlanda per l'Incontro mondiale delle famiglie si svolge interamente sotto l'ombra opprimente degli scandali di pedofilia e della storia rete di omertà stesa dalle gerarchie ecclesiastiche a (3) protezione dei preti criminali. FRANCESCO arriva in IRLANDA il 25 agosto 2018 accompagnato da manifestazioni in cui spiccano i cartelli “Non dimenticheremo mai” e “Fuori chi appoggia i pedofili”. Sullo storico edificio delle poste, il General Post Office di Dublino, spiccano le foto delle vittime di abusi. Scarpe di bambini con i lacci neri vengono sparse sui marciapiedi davanti al castello, dove il papa incontra il primo ministro., le autorità e il corpo diplomatico.
Il dossier del National Board for Safeguarding Children, l'organismo dell'episcopato a tutela dei minori, documenta che dal 1975 si sono succedute in Irlanda 1259 denunce pr abusi contro 459 sacerdoti o religiosi. Trentasei responsabili sono stati portati in giudizio. Il dato rilevante (qui come in altri paesi) è che appena sono operanti le strutture di ascolto delle denunce e si arriva a punizioni effettive, si verifica un crollo dei crimini.
Nel 2017 vi sono state in Irlanda 35 denunce contro preti, ma tutte – tranne una – relative a fatti avvenuti prima del 2000. è la riprova che creare meccanismi che assicurano trasparenza alla procedura di scoperta dei crimini, incoraggia le vittime a uscire allo scoperto e porta a risultati concreti.
L'Irlanda ha già conosciuto negli anni passati altri quattro rapporti sugli abusi: tre statali e uno della Santa Sede. Oltre agli abusi clericali il paese ha vissuto lo scandalo delle “MADDALENE”, ragazze madri, rimaste incinte spesso in seguito a violenza e portate dai parenti in istituti di suore – le MAGDALENE LAUNDRIES -dove passavano una vita segregata a fare lavori di lavanderia. Private dei loro bambini, affidati illegalmente ad altre famiglie. Una storia di schiavitù inflitta in nome del “peccato”. Centomila le vittime attraverso i decenni, è stato calcolato. Se nel 1979 KAROL WOJTYLA, arrivato in Irlanda sulla rotta per gli Stati Uniti, era stato osannato alla sua messa da un milione di fedeli,, ora una società diventata più (4) secolarizzata (che ha legalizzato divorzio, aborto, e matrimonio, gay) presenta il conto a Bergoglio. Il premier LEO VARADKAR, accogliendo il papa nel castello di DUBLINO, evoca con dura franchezza i “crimini brutali perpetrati da gente della Chiesa cattolica e poi insabbiati per proteggere le istituzioni..........Le ferite sono ancora aperte e c'è molto da fare per ottenere giustizia e verità.....Santo Padre, ci può essere solo tolleranza zero........”.
Per Francesco il viaggio di due giorni si trasforma in un rosario di “mea culpa”. Il fallimento della autorità ecclesiastiche - vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri, - nell'affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica”, ammette il papa di fronte alle autorità e al corpo diplomatico.
“Io stesso condivido questi sentimenti”. Ci sarà un impegno ancora maggiore, garantisce, per eliminare questo flagello nella Chiesa. Nella pro-cattedrale porta fiori alla Cappella di San Giuseppe dove dal 2011 arde una candela a ricordo degli abusati. Nel santuario mariano di KNOCK lascia un rosario d'oro alla Madonna e poi esclama:”Imploro il perdono del Signore per questi peccati, per lo scandalo e il tradimento avvertiti da tanti nella famiglia di Dio”. Bisogna essere fermi e decisi, promette nuovamente, nella ricerca di verità e giustizia”.
PONTIFICIA COMMISSIONE PER LA TUTELA DEI MINORI ISTITUITA IL 22 MARZO 2014 VOLUTA DA PAPA FRANCESCO.
“…... Con il compito di propormi le iniziative più opportune per la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili, sì da realizzare tutto quanto è possibile per assicurare che crimini come quelli accaduti non abbiano più a ripetersi nella Chiesa”. Insieme alla (5)
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE la Commissione dovrà responsabilizzare le Chiese locali in tutto il mondo. Fanno parte della Commissione anche due vittime di abuso: l'irlandese MARIE COLLINS e l'inglese PETER SAUNDERS, fondatore di un'associazione di abusati nell'infanzia (Napac).
Il 10 Giugno 2015 viene dato l'annuncio di un Tribunale Speciale per giudicare i vescovi negligenti nel perseguire gli abusi nella loro diocesi. Dovrà essere istituita un'apposita sezione giudiziaria presso la Congregazione per la Dottrina
della Fede, con un arcivescovo come segretario. (F. LOMBARDI, BRIEFING, 10.6.2018).
L'anno seguente il papa firma il Motu Proprio COME UNA MADRE AMOREVOLE, che definisce le procedure per la rimozione di vescovi negligenti in materia di abusi. Mentre in altri casi di rimozione previsti dal Codice di Diritto Canonico, la mancata diligenza deve essere “molto grave”, in caso di abusi basta che si sia verificata una negligenza “grave”. E' un modo per colpire gli insabbiamenti senza cedere in eccessive capziosità giuridiche. L'Istruttoria sarà a cario, a seconda dei casio,delle congregazioni dei vescovi, dell'Evangelizzazione dei Popoli, delle Chiese orientali, dei Religiosi, (Istituti di vita consacrata e Società di Vita apostolica). La decisione finale spetterà al Papa. Coadiuvato da uno speciale collegio di giuristi da lui scelto.
Ricevendo in udienza la COMMISSIOINE PER LA TUTELA DEI MINORI nel giugno 2017, Francesco comunica che per il futuro basterà il giudizio di primo grado per la condanna canonica degli abusi. “Se ci sono le prove è definitivo”. Il papa mette in guardia dalla tendenza a perdonare in base ad una valutazione soggettiva:”Oggi lui si pente, noi lo perdoniamo, e dopo due anni lui ricade”. Dobbiamo metterci in testa che è una malattia”. Rigore (6) senza eccezioni, quind. In questo quadro il pontefice comunica che non ha mai firmato una grazia “e mai la firmerò”. Ai membri della Commissione racconta anche autocriticamente il caso di un sacerdote, colpevole di abusi, DON MAURO INZOLI, di Comunione e Liberazione, a cui – seguendo l'indicazione del vescovo locale – aveva inflitto la pena più mite di una vita ritirata senza incarichi (invece della riduzione allo stato laicale decisa da BENEDETTO XVI):”Ma dopo due anni lui è ricaduto. E' stata l'u nica volta che l'ho fatto, non lo farò mai più”. La vigilanza è continua.
Nel giugno 2018 il Tribunale Penale vaticano condanna a cinque anni di prigione, per detenzione e scambio di materiale pedo-pornografico, l'ex-consigliere di Nunziatura a Washington, MONS. CARLO ALBERTO CAPELLA. Neanche il prestigio cardinalizio serve da scudo.
Il 28 luglio 2018 il Papa priva della porpora, per abusi, il Cardinale THEODORE MCCARRICK, già arcivescovo di NEW YORK (tecnicamente ne accetta la rinuncia). E' la seconda volta che il pontefice caccia dal COLLEGIO CARDINALIZIO un membro indegno: lo aveva fatto nel 2015 cin l'ex-primate di SCOZIA, cardinale KEITH O'BRIEN, colpevole di molestie verso seminaristi e preti, a cui papa BENEDETTO XVI aveva impedito di partecipare al conclave del 2013.
Il 12 ottobre seguente vengono rese note le dimissioni dell'arcivescovo di WASHINGTON, cardinale DONALD WUERL: dopo il rapporto del gran giuri' della PENNSYLVANIA, che lo indicava come responsabile di mancati o tardivi interventi nei confronti di preti abusatori, la sua posizione era insostenibile.
Nel novembre 2018 vien poi allontanato un vescovo ausiliare di NEW YORK, JOHN JENIK. L'arcivescovo della metropoli americana , cardinale TIMOTHY DOLAN, comunica che un apposito Consiglio di laici ha giudicato “credibili” le (7) testimonianze di un abuso commesso dieci anni prima.
Sono le tappe di un cammino verso la tolleranza zero, da cui non si potrà tornare indietro. Ma resistenze, freni e sabotaggi in Vaticano e negli episcopati del mondo sono altrettanto tangibili. Si manifestano attraverso segni simbolici, inerzie evidenti, pressioni sul pontefice. Il giorno dei funerali. Il corpo dell'ex-nunzio vescovo abusatore WESOLOWSKI, viene rivestito dell'abito talare e con l'anello episcopale. E' una tacita ribellione contro la punizione voluta da Bergoglio, e inflitta dopo regolare processo canonico della Congregazione della Dottrina della Fede.
Intanto la COMMISSIONE PER LA TUTELA DEI MINORI si sbriciola. PETER SAUNDERS il sopravvissuto inglese, militante della causa in favore degli abusati, viene emarginato nel febbraio 2016, perchè proclama ad alta voce un segreto di Pulcinella: come può il cardinale australiano GEORGE PELL, accusato in patria di copertura di abusi, e sospettato di averne commessi, far parte credibilmente del C9, il consiglio della corona di Francesco?
Il comunicato vaticano che lo liquida sembra scritto in altre epoche:”Si è deciso che il signor PETER SAUNDERS prenderà un periodo di aspettativa della sua partecipazione come membro per riflettere come egli possa contribuire nel modo migliore al lavoro della commissione.” Un anno dopo si dimette l'altra sopravvissuta, l'irlandese MARIE COLLINS.
A poca distanza annuncia il suo ritiro dalla Commissione anche la psichiatra CATHERINE BONNET, specialista nel campo delle violenze su minori. Sosteneva la necessità dell'obbligo preciso che il vescovo locale denuncia alle autorità di polizia o giudiziarie un prete colpevole o seriamente indiziato di abusi.
Un obbligo giuridico di cui nella curia e nella maggioranza degli episcopati del mondo (compreso quello italiano) non vogliono sentire parlare. (8)
Accade anche che persino dopo la condanna ecclesiastica del prete predatore sia favorita l'omertà. In PUGLIA è avvenuto che un prete di Foggia, GIANNI TROTTA, sia stato privato della tonaca nel 2012 per ripetuti abusi, ma contemporaneamente la Congregazione per la Dottrina della Fede, ha raccomandato al vescovo locale di “non divulgare i motivi del suo allontanamento per evitare scandalo”.
Con la conseguenza che TROTTA favorito dall'omertà, ha potuto commettere altri abusi ai danni di una decina di bambini. Firmatari della nota dell'Ex Sant'Uffizio, sono stati il Prefetto del Tempo, cardinal WILLIAM LEVADA, e l'allora segretario LUIS FRANCISCO LADARIA. (EMILIANO FITTIPALDI, LUSSURIA,FELTRINELLI, 2017).
Nel frattempo si segnala, nei bollettini della SALA ASTAMPA VATICANA, una strana novità: nel comunicare il ritiro di un vescovo dalla sua diocesi, non viene più specificato se avvenga per motivi di età o per “gravi ragioni”. (S. IZZO, “agi.it”, 15.03.2017).
Nel marzo 2018 il bollettino annuncia che il vescovo di GUAM, ANTHONY SABLAN APURON, accusato di abusi, è stato condannato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede alla rimozione dalla diocesi e a vivere lontano da GUAM. Ma il testo del comunicato è incomprensibile. Afferma che l'imputato è stato dichiarato “colpevole di alcune delle accuse”, senza specificare nulla. (F. GIANSOLDATI, “ilmessaggero.it”, 16.03.2018).
Non è comunque colpito da riduzione allo stato laicale non ostante la grave pena della rimozione dalla diocesi, che presuppone colpe gravi. APURON è neo-catecumenale, don INZOLI era ciellino, KARADIMA era connesso alla migliore società di SANTIAGO DEL CIEL.
MARCIAL MACIEL, poteva contare sui LEGIONARI DI (9) CRISTO da lui fondati e diretti. Non è casuale che abusatori con le spalle ben protette, da potenti organizzazioni o da amicizie di alto livello possano godere nell'istituzione ecclesiastica di un trattamento penale di favore, almeno in prima battuta.
Infine all'inizio del 2018 viene rinnovata la composizione della COMMISSIONE PER LA TUTELA DEI MINORI: se ne fanno parte delle vittime degli abusi, non ne è stata resa nota l'identità. Per garantirne la privacy, è la spiegazione anch'essa del sapore vecchio. Ma soprattuto nel biennio 2015—2017 il progetto dell'annunciato e atteso tribunale per giudicare i vescovi negligenti, a cui avrebbe potuto rivolgersi ogni semplice fedele, per rivendicare giustizia in caso di insabbiamenti, viene dirottato su un binario morto. Ed è una storia che bisogna decodificare dall'interno del sistema-curia.
MARIE COLLINS, oggi settantunenne, è stata abusata a tredici anni dal cappellano dell'ospedale in cui era ricoverata. Lo stupratore aveva ventisette anni, era stato ordinato prete appena un anno prima. “Non capivo cosa succedeva. Mi diceva che lui non poteva fare peccato perché era prete. Per me un sacerdote era al di sopra degli uomini, quasi un dio” (Colloquio con l'autore)”. E scatta il meccanismo che i sopravvissuti conoscono bene. “Mi sentivo umiliata e disgustata, mi sentivo cattiva, sentivo che Dio era arrabbiato con me. Al cappellano piaceva fare anche foto. Mi confessai con lui, il giorno dopo mi dette la comunione. Io non avevo fiducia in me. Il cappellano mi disse che ero una stupida. Perchè questo è un altro aspetto di simili vicende: l'abuso psicologico è persino peggio dell'abuso fisico”. A distanza di anni MARIE COLLINS ricorda: ”E' straordinario il potere degli abusatori sulle loro vittime”. MARIE COLLINS cresce, ha continui attacchi di panico, entra ed esce dagli ospedali. Lavora come contabile e a ventinove anni si sposa con uno scienziato: il (10) matrimonio dura fino ad oggi, hanno avuto un figlio. Ma MARIE COLLINS continua a non stare bene. Lascia il lavoro, va da uno psichiatra. E' il 1985. “Dallo psichiatra salta fuori la mia storia di abuso. Venticinque anni dopo!”. MARIE contatta un sacerdote:”Mi disse di non fare nomi, la colpa era mia, avevo tentato il cappellano. Ma ero perdonata”.
MARIE si blocca. “Ho taciuto ancora per dieci anni. Nel 1995 sono andata dal Cardinale DESMOND CONNELL, arcivescovo di Dublino. Il prete era ancora in una parrocchia, CONNELL non lo allontanò e non andò nemmeno dalla polizia. Il cardinale mi disse che non si poteva distruggere il buon nome di un sacerdote. Io risposi:”Non ha un buon nome, è un abusatore”.
Uscii dal colloquio con l'arcivescovo devastata. Ero una cattolica normale, una cattolica praticante e non ho mai perso la fede. Mi aspettavo appoggio, prendevo sul serio l'arcivescovo.....e intanto il prete abusatore aveva ancora la cura di ragazzi dodicenni”.
In realtà, racconta MARIE COLLINS, il cardinale CONNELL sapeva tutto. Il prete pedofilo, che amava fotografare le sue vittime, aveva mandato lo stesso anno, i negativi al Laboratorio KODAK di LONDRA. Da lì avevano avvisato la polizia di Dublino, e il cardinale CONNELL, nel 1960, era stato avvertito.
“Dunque l'arcivescovo era già al corrente. Il prete abusatore fu richiamato dall'ospedale, ebbe un mese di congedo, e poi fu assegnato a una parrocchia. Non vennero fatte ricerche su altre vittime. Già allora era un fatto che aveva rilevanza penale. Il prete abusatore era particolarmente attratto da ragazzi in età prepuberale. Poté continuare per decenni. Il cancelliere della curia arcivescovile mi comunicò che non c'era mai stato un reclamo nei suoi confronti. Invece ce n'erano stati molti. Anche lui mi disse che non bisognava rovinare il buon nome del prete. Nel 1997 è (11) stato condannato per abusi commessi negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. Tra l'altro già nel 1996 le linee guida della conferenza episcopale irlandese prescrivevano di denunciare gli abusi alla polizia, ma il cardinale CONNELL sosteneva che non avevano l'obbligatorietà del diritto canonico”.
LA SECONDA PARTE DELL'INDAGINE.
E' questa la DONNA CHE FRANCESCO CHIAMA NEL 2014 far parte della COMMISSIONE PER LA TUTELA DEI MINORI.
“Ci siamo riuniti la prima volta l'8 maggio 2014 – ricorda COLLINS – e il cardinale O' MALLEY ci disse che saremmo stati una commissione di tipo diverso, totalmente indipendente dall'apparato vaticano. Non dipendevamo dalla Segreteria di Stato, avremmo dovuto rispondere soltanto al Papa, ci saremmo fatti lo statuto, avremmo scelto gli altri componenti della Commissione perchè eravamo soltanto in otto, e avremmo eletto il Presidente.
Alla seconda riunione a giugno, il Vaticano annunciò che il Presidente era il cardinale O' MALLEY, lo leggemmo sui giornali. A settembre fu annunciata la nomina a segretario di mons. ROBERT OLIVER (della Congregazione per la Dottrina della Fede). Sentimmo che tutto ci sfuggiva di mano. All'inizio pensavamo di riunirci quattro volte l'anno. Ci fu detto:”Non ci sono soldi”. Decidemmo di vederci tre volte l'anno. Stabilimmo di lavorare per gruppi e temi:
  1. Cura dei sopravvissuti;
2)Assunzione di responsabilità (accountability);
3)Politiche di protezione; (12)
4)Politiche formative;
5)Cambiamenti strutturali;
Le decisioni si prendono a maggioranza di due terzi.
Volevamo uno staff di impiegati esperti. Ci fu risposto che era solo possibile servirsi di personale vaticano in esubero. Alla fine ottenemmo un amministratore di siti web, un manager logistico, un impiegato. Niente staff di ricerca, invece. Eppure questa nuova commissione avrebbe dovuto essere dotata di ogni risorsa possibile”.
Comincia il lavoro ed emergono alcune stranezze. “I primi tempi non potevamo trasmettere raccomandazioni scritte al papa. Potevamo solo parlare al cardinale O' MALLEY, che poi avrebbe riferito al papa. Il che non significa che il cardinale non abbia trasmesso al pontefice anche i nostri documenti di lavoro. Ma il metodo era ridicolo, io ho auto esperienze di lavoro in altre commissioni. Inoltre non si redigevano verbali. Mons. Oliver prendeva “appunti”.
La prima volta che ho chiesto chi facesse i verbali, mi fu risposto:”Non c'è nessuno libero (da impiegare) in Vaticano per farli”. Ci sentimmo trattati come stupidi Ci era stato detto che saremmo stati indipendenti nel redigere i nostri comunicati. Scrivemmo il nostro primo comunicato, lo consegnammo a OLIVER perchè lo trasmettesse a PADRE FEDERICO LOMBARDI (all'epoca direttore della sala stampa vaticana).
Rimase fuori a lungo poi si scusò e spiegò:”Ero in Segreteria di Stato per la traduzione e hanno suggerito solo alcune piccole cose da cambiare”. Ebbi la sensazione che ci prendessero in giro e che in Vaticano ci fosse chi non voleva che lavorassimo in maniera indipendente”. Non erano quelle le premesse in base alle quali (13) MARIE COLLINS aveva accettato di essere coinvolta nella Commissione. “Io sin dall'inizio non volevo che il nostro lavoro fosse solo un'operazione di pubbliche relazioni. O' MALLEY quando mi aveva contattato per telefono, aveva dato la garanzia che avremmo lavorato in modo trasparente e indipendente. Solo in seguito abbiamo potuto redigere dei veri e propri verbali delle nostre riunioni”.
Comunque la Commissione si mette in moto e nel 2015 arriva l'annuncio riguardante il TRIBUNALE PER I VESCOVI NEGLIGENTI. La cornice è particolarmente solenne: alla riunione del CONSIGLIO DEI NOVE CARDINALI, presente papa FRANCESCO, O' MALLEY illustra le raccomandazioni (decise a maggioranza di due terzi) dalla commissione per la tutela dei minori. “Si propone che il Santo Padre.......autorizzi l'istituzione di una nuova sezione giudiziaria all'interno della Congregazione per la dottrina della fede, incaricata sia di giudicare l'abuso d'ufficio dei vescovi, sia di trattare i processi penali per l'abuso dei minori e degli adulti vulnerabili da parte del clero. La decisione viene portata in sala stampa. Il briefing del portavoce vaticano LOMBARDI ha il sapore di un annuncio storico.
“Nei mesi seguenti – ricorda COLLINS – io aspettavo di vedere chi sarebbe stato chiamato da parte di questo tribunale e come sarebbe stato strutturato. Non successe nulla. C'era tra di noi in commissione un funzionario della COMGREGAZIONE DELLA DOTTRINA DELLA FEDE, il giurista prof. CLAUDIO PAPALE.
“Ci può dire com'é la situazione del tribunale?”, chiesi. Ci fu chi cercò di stoppare la mia domanda con il pretesto di non metterlo in imbarazzo., ma il cardinale O' MALLEY affermò che non era sbagliato porla. PAPALE rispose:”E' bloccato, e non si farà”. Non lo vedemmo mai più.
Alla riunione successiva di febbraio non si presentò e ci fu detto (14) che aveva tanto lavoro da fare. “Vi aspettate che accettiamo una simile risposta non credibile?”, dissi. Papale mandò una e-mail per dire che si ritirava. Per un po' di tempo ci comunicarono che la questione del tribunale la stavano studiando.....
Cominciai a pensare di dimettermi, ma poi per senso di responsabilità, credetti che fosse importante lavorare per cambiare le cose dall'interno, senza sollevare clamori”.
Il tribunale speciale verrà sabotato. Si mettono di traverso il cardinale DOMINIQUE MAMBERTI, Prefetto del Tribunale della Segnatura apostolica (la corte di ultima istanza della Santa Sede), e il cardinal GERHARD LUDWIG MULLER, all'epoca Prefetto ella Congregazione per la Dottrina della Fede. Ma anche altri esponenti di curia manifestano contrarietà o perplessità. “C'è il rischio di una caccia all'untore”, afferma tuttora un porporato esperto i questioni giuridiche. In realtà in curia regna il terrore di aprire un vaso di Pandora se un semplice fedele può inoltrare denuncia delle istanze vaticane.
MARIE COLLINS sperimenta anche altri modi di sabotaggio.”Ci mettemmo a lavorare sulle linee guida. Allora come oggi ogni conferenza episcopale ha le sue. Non avevamo in commissione una maggioranza di due terzi necessaria per approvare la raccomandazione a favore della denuncia obbligatoria di un prete colpevole alle autorità civili.
Le ragioni adottate per non farlo riguardavano”differenze culturali” fra i vari paesi e l'esistenza di regimi non democratici, in cui non si aveva fiducia nelle autorità. Volevamo però indicare alcune regole fondamentali, “golden standards”, che le conferenze episcopali avrebbero dovuto seguire. Inviammo le linee-guida al papa e alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Intendevamo discuterne proprio con questa congregazione. Ma nessuno della congregazione venne mai a parlare con noi. (15)
Ci risposero che la responsabilità spettava alle conferenze episcopali dei singoli paesi. Fu la fine delle linee-guida da noi elaborate. “Ora si trovano in rete, sul sito della commissione non sono mai state applicate”.
Il òuro di gomma ha tante pareti. “Scopriamo che la congregazione per la Dottrina della fede non rispondeva alle lettere dei sopravvissuti. Lettere che raccontavano vicende oppure si lamentavano del vescovo. Niente risposte e quindi frustrazione delle vittime, che non si sentivano ascoltate. Non chiedevano ovviamente che si decidesse il caso, ma che almeno si facesse sapere che la lettera era arrivata.Per un elementare rispetto. Ci dissero che pervenivano un sacco di missive, poi scoprimmo che ne arrivava un centinaio all'anno. La Congregazione per la Dottrina della Fede, ci disse allora che bisognava rispettare il principio di sussidiarietà: la congregazione rispondeva solo al vescovo interessato. Ad un certo punto ci fu detto che il Papa avrebbe scritto a tutti i dicasteri, chiedendo che dessero atto dell'arrivo di ogni lettera. Non è successo.”
Ci sono tanti modi per impantanare un'iniziativa e piegarla a ritmi più lenti. Il Vaticano è una macchina, che può essere efficiente o ritardante, sottile o sorda. Quando nel 2016 la commissione intende avere un confronto con i dicasteri più direttamente interessati al tema della pedofilia, la risposta è negativa. “Volevamo solo esplorare idee e ascoltare pareri – rievoca COLLINS -, avere uno scambio di opinioni.
Ci fu detto che bisognava comunicare in forma scritta. Ero completamente frustrata. Con l'aiuto del nunzio in Irlanda scrissi una lettera personale l papa per dirgli della mancata collaborazione dei dicasteri. Da allora potemmo fare raccomandazioni scritte e, su intervento del papa, venne deciso che i dicasteri avrebbero indicato dei loro rappresentanti per collegarsi alla commissione. Ma io mi chiedevo come fosse possibile lavorare se era necessario rivolgersi direttamene al papa(16) per andare avanti”.
COLLINS getta la spugna, le sue dimissioni vengono rese note ai primi di marzo 2017. Le linee-guida messe a bagnomaria e la mancata colaborazion e della curia sono state il fattore decisivo. Il segretario di Stato cardinale PAROLIN, commenta con eleganza oracolare che la “signora COLLINS ha sentito che (a fronte di alcuni episodi) l'unica maniera di reagire, anche un po' per scuotere l'albero”, era quella di dare le dimissioni”.
Rispondendo alla sua esperienza in Vaticano, COLLINS tira le somme:”Tre anni sfibranti e frustranti. Il papa non è venuto nemmeno una volta a partecipare ai nostri lavori. Il cardinale O' MALLEY è molto impegnato sulla questione degli abusi, ma non ha esperienza del Vaticano......”. I vescovi locali, aggiunge hanno bisogno di deterrenza per non essere negligenti. E' necessario imparare dalla lezione cilena. “Bisogna stoppare altri CILE.
Il Papa ha visto leader della Chiesa, mentire, insabbiare, abusare di potere. E' indispensabile agire per cambiare tutto in tutte le Chiese locali” Cosa pensa MARY COLLINS di papa Francesco? Con cui è rimasta in buoni rapporti? “Per molti aspetti è nel giusto, per altri sbaglia. Non è energico nel concretizzare o almeno non abbastanza”.
E' cruciale diffondere la tolleranza zero e far sì che siano chiamati a “rendere conto.....tutti coloro che compiono o coprono questi delitti”, ha scritto il pontefice nella LETTERA AL POPOLODI DIO, pubblicato subito dopo il il drammatico rapporto dalla PENNSYLVANIA.
Abbiamo tardato ad applicare azioni e sanzioni necessarie”, ha soggiunto. LA LETTERA, uno dei documenti più illuminanti del pontificato, contiene una lucida analisi delle radici che hanno prodotto per secoli l'intreccio devastante tra delitti e omertà : IL papa parla di tre tipi di prevaricazione criminale: abuso sessuale,(17) di potere e di coscienza..
Alla chiarezza dell'analisi non ha corrisposto finora un meccanismo trasparente e d efficiente per portare vescovi e cardinali, i massimi detentori dell'autorità ecclesiastica nelle singole situazioni locale, a rendere conto delle proprie azioni od omissioni. Tornando in volo dall'IRLANDA,, papa Francesco ha detto ai giornalisti in tono bonario che “MARY COLLINS” (che) io stimo tanto, è un po' fissata con l'idea del “tribunale speciale”.
Un progetto non praticabile, ha spiegato, date le diverse culture in cui operano i vescovi da giudicare. Meglio fare di volta in volta delle giurie ad hoc”,
Il punto tuttavia non è quello delle giurie quanto di un canale di comunicazione trasparente attraverso cui la vittima possa denunciare l'omertà di un vescovo, ricevere comunicazione che la sua denuncia è stata recepita e ottenere informazioni concrete sul procedimento in corso e la documentazione all'esame del Vaticano.
Nel settembre 2018 un gruppo di religiose del K E R A L A, in INDIA, h organizzato dimostrazioni in strada accusando il vescovo, mons. FRANCO MULAKKAL di avere ripetutamente violentato una suora. Chiedevano giustizia: a settantasei giorni dalla denuncia inviata al nunzio vaticano, mons. GIAMBATTISTA DIQUATTRO, e al cardinal OSWALD GRACIAS, Presidente della Conferenza dei Vescovi cattolici dell'INDIA e membro del Consiglio dei NOVE (9) in Vaticano, non avevano ricevuto alcune notizia sull'apertura di un procedimento d'indagine. Intercettazioni telefoniche hanno rivelato che un altro cardinale, GHEORGE ALECHERRY, presidente del locale sinodo siro-malabarese, era già al corrente della vicenda della suora abusata.
Alla lunga i silenzi, si rivelano fatali per la Chiesa. In FRANCIA il cardinale PHILIPPE BARBARIN, arcivescovo di (18) Lione, per anni non ha denunciato alle autorità come da obbligo di legge i crimini compiuti da un prete della sua diocesi.
BERNARD PREYNAT, che aveva abusato di sessantasette adolescenti. Abusi antecedenti all'insediamento in diocesi di BARBARIN, ma il suo silenzio è stato giudicato in Francia un caso lampante di giustizia negata alle vittime.
Né la conferenza episcopale francese né la Santa Sede avevano ritenuto di sanzionare il silenzio del porporato. Il tribunale di Lione lo ha condannato nel 2019 a sei mesi di reclusione per mancata denuncia. Subito dopo BARBARIN ha offerto al papa le sue dimissioni.
Secondo il Cardinale O' MALLEY, Presidente della Commissione per la tutela dei minori, un'autentica svolta nella Chiesa cattolica non è stata ancora attuata. Quando negli Stati Uniti si é scoperto l'abuso sui minori e la vita sessualmente disordinata dell'ex-arcivescovo di Washington, cardinale Mc CARRICK, O' MALLEY è stato netto: “questi e altri casi richiedono più che delle scuse. Quando vengono mosse accuse contro un vescovo o un cardinale, esiste ancora una grande lacuna nelle politiche della Chiesa sulla condotta e abuso sessuale”.
Per O' MALLEY servono protocolli chiari e trasparenti.Il cardinale ha dettato l'agenda delle innovazioni che andrebbero introdotte.:
  1. Una valutazione equa e rapida delle accuse;
2)Un esame dell'efficienza dei modi di procedere a livello locale;
    1. E soprattutto la necessità di comunicare più chiaramente ai fedeli cattolici e a tutte le vittime la procedura per (19) portare avanti denunce nei confronti di vescovi o cardinali.
O' MALLEY ha lanciato un allarme. L'autorità morale della Chiesa è indebolita, nella pubblica opinione si fa strada il dubbio che la Chiesa non stia affrontando efficacemente la catastrofe degli abusi, la fiducia nell'istituzione ecclesiastica è in pericolo.
A BUENOS AIRES un celebre avvocato impegnato in casi di abuso, JUAN PABLO GALLEGO, attacca papa Francesco per il periodo in ui era presidente della conferenza episcopale argentina. Si tratta dell'affare relativo al prete JULIO CESAR GRASSI, fondatore di un'associazione per togliere dalla strada ragazzi poveri e drogati. GRASSI personaggio carismatico, è un predatore sseriale che è stato infine condannato a quindici anni di carcere per abusi ripetuti. Quando scoppiò lo scandalo, l'ambiente ecclesiastico non volle credere alle denunce.
GALLEGO accusa la conferenza episcopale argentina di avere ordinato, sotto la presidenza del cardinale BERGOGLIO, una contro-inchiesta mirane a distruggere la credibilità delle vittime......GRASSI era difeso da venticinque avvocati tra i più rinomati, alcuni dei quali hanno dichiarato di essere stati pagati dalla Chiesa. Dopo la condanna, sostiene l'avvocato, GRASSI ha continuato a portare l'abito talare in carcere, mentre la vittima GABRIEL non è riuscita a incontrare il pontefice. (D, ALVAREZ, M. OLIVA, “IL FATTO QUOTIDIANO,26.2.2019).
“LA CASA STA BRUCIANDO”, avverte il gesuita americano TOM REESE. Ogni mese porta notizie funeste. Il 2019 era appena cominciato e già si diffondeva la notizia che in Vaticano era stata aperta un'istruttoria per accuse di abusi e cattiva amministrazione contro un vescovo argentino conoscente personale del papa, GUSTAVO OSCAR ZANCHETTA, da lui chiamato in Vaticano nel dicembre 2017 a occupare l'incarico di “assessore” dell'APSA (amministratore del patrimonio della sede apostolica).
L'incrostazione omertosa o la prassi minimizzatrice in curia è (20) fortissima. Alla Congregazione per la Dottrina della fede, ha continuato per anni a occupare il posto di capo-ufficio un sacerdote che ha tentato a più riprese di convincere in confessione una suora ad avere una relazione con lui, e alla fine ha provato a baciarla. La suora, DORIS WAGNER – ormai uscita dall'Istituto “Famiglia spirituale dell'Opera” a cui era affiliata – racconta che il prete molestatore era stato confessore del sacerdote che l'aveva violentata pochi mesi dopo aver pronunciato i voti solenni. DORIS WAGNER ha reso nota la sua vicenda in una conferenza alla stampa estera a Roma. Nel 2012 ha denunciato il molestatore, HERMANN GEISLER. (G.G. VECCHI, “CORRIERE DELLA SERA, 30.1.2019).
Secondo la legge ecclesiastica si tratta del delitto gravissimo di CRIMEN SOLLICITATIONIS: DELITTO DI ADESCAMENTO.
IL CODICE DI DIRITTO CANONICO è severo:”Il sacerdote che nell'atto o in occasione o con il pretesto della confessione sacramentale, sollecita il penitente al peccato contro il sesto precetto del Decalogo, a secondo della gravità del delitto, sia punito con la sospensione, con divieti, privazioni e, nei casi più gravi, sia dimesso dallo stato clericale” (CANONE 1387).
Al termine dell'esame interno, condotto quando il cardinale MULLER era Prefetto della Congregazione per la dottrina elle fede, è stato comunicato che il prete aveva chiesto perdono ed era stato “ammonito e.....istruito a essere vigile e prudente in futuro”.
Soltanto all'inizio del 2019 il molestatore ha lasciato il suo ruolo direttivo nella Congregazione più importante della Santa Sede, che la missione di promuovere e tutelare la dottrina sulla fede e i costumi in tutto l'orbe cattolico”.
Il prete accusato di stupro invece, era stato allontanato dalla FAMIGLIA SPIRITUALE L'OPERA e spedito a lavorare alla Segreteria di Stato: un tipico allontanamento invece della (21) immediata denuncia a norma del diritto canonico (solo nel 2012 don BURKHARD F. è stato allontanato dalla curia).
Non sono abusi su minori ma crimini egualmente gravi per la chiesa cattolica e la società. VALENTINA ALAZRAKI, giornalista di lungo corso dell'informazione vaticana, ha dichiarato di fronte a papi e cardinali che “siamo sulla soglia di un altro scandalo, quello delle suore e delle religiose vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti e vescovi”. (V. ALAZRAKI, RELAZIONE, 23.02.2019). Non è un problema emerso dal nulla. Già dalla metà degli anni Novanta, il Vaticano era in possesso di rapporti circostanziati.
Su incarico dell'allora prefetto per la Congregazione dei Religiosi, cardinale EDUARDO MARTINEZ SOMALO, un gruppo di lavoro coordinato da SUOR MARIA O' DONOHUE, aveva descritto la realtà di suore sfruttate sessualmente, sedotte e spesso violentate da preti e missionari. Abusi diffusi. Candidate alla vita religiosa stuprate dalle loro guide spirituali, medici cattolici testimoni dell'attività di preti che “portavano ad abortire suore ed altre giovani donne”. Le denunce provenivano da ventitré paesi del mondo: dal BURUBNDI AL BRASILE, dalla COLOMBIA ALL'INDIA, DALL'IRLANDA ALL'ITALIA, DALLA NUOVA GUINEA ALLE FILIPPINE, AGLI STATI UNITI.
Grida nel deserto per decenni. Nel novembre 2018l?UNIONE INTERNAZIONALE DELLE SUPERIORI DEGLI ORDINI RELIGIOSI FEMMINILI (UISG) ha esortato le suore abusate a segnalare senza esitazione i fatti sia alle autorità ecclesiastiche che alle autorità civili. “DONNE, CHIESA MONDO, l'inserto dell'OSSERVATORE ROMANO dedicato alla questione femminile in ambito ecclesiale, ha dedicato di conseguenza un numero speciale alle suore religiose usate sessualmente.
Il Papa tornando nel febbraio 2019 dagli EMIRATI ARABI, ha (22) riconosciuto l'esistenza della piaga. “Ci stiamo lavorando”, ha ammesso. Gli abusi di ogni tipo sono una bomba ad orologeria, specie in quelle nazioni in cui la legge dell'omertà è stata la regola.
La Chiesa italiana non si illuda, ammonisce il gesuita HANS ZOLLNER, membro della Commissione per la tutela dei minori. Quanto è successo in altre nazioni può venire alla luce anche in Italia:”Meglio rischiare una brutta figura desso che che farla tra qualche anno ed essere travolti dagli scandali”.
La CEI sotto la guida del Cardinale BASSETTI, ha compiuto un primo parziale passo all'assemblea di novembre 2018 creando un servizio nazionale per la tutelale dai minori che prevede équipes regionali e responsabilità diocesani. Eppure dopo sei anni di pontificato bergogliano, la consapevolezza dell'urgenza di una svolta radicale nelle pratiche di contrasto alla pedofilia non è realmente diffusa nelle strutture vaticane e nella maggioranza degli episcopati nazionali. Non si vogliono neanche cercare i crimini passati. Un cardinale di curia, sinceramente fautore della linea riformista di Francesco, sostiene ancora oggi:”Si sta esagerando. La Chiesa è sotto attacco. E' chiaro che se c'è anche un solo abuso bisogna punire. Ma c'è anche altro di cui occuparsi!”.
Parecchi vescovi sono anche preoccupati dal diffondersi di un'ondata “metoo” all'interno della Chiesa. Intanto negli ambienti curiali è tornata a circolare la tesi che in fondo gli abusi, pur deprecabili, riguarderebbero soltanto il 2, al massimo 4-5 casi per cento del clero.
Più preoccupante ancora, al sinodo dei vescovi svoltosi in Vaticano nell'ottobre 2018 il documento finale non contiene una sola parola sulla tolleranza zero. Il termine è stato anzi eliminato nella fase di redazione del testo, sostituito dal concetto più rassicurante di “prevenzione”.
E' una sottovalutazione che non tiene conto dei mutamenti di (23) umore nell'opinione pubblica, dove è emersa la percezione che dichiarazioni, “ mea culpa,e incontri con le vittime abbiano esaurito al loro carica simbolica e appartengano ormai al passato. Pressato dagli eventi Francesco ha deciso dopo il viaggio in Irlanda di convocare in Vaticano nel febbraio 2019 una riunione straordinaria dei presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo per decidere regole di azione comune. Ma anche questa mossa ha sollevato problemi. La conferenza episcopale americana aveva già è programmato per il novembre 2018 la discussione su alcune misure concrete: una carta d'impegno per ogni vescovo, uno “sportello” per ricevere le denunce sugli abusi di clero e vescovi gestito da personalità esterne alla Chiesa, un primo organo di esame composto metà da laici e metà da ecclesiastici.
Dal Vaticano è arrivato lo stop per non pregiudicare la riunione internazionale dei vertici ecclesiastici decisa da Bergoglio. La frenata ha provocato tra i vescovi americani un malumore che neanche una successiva lettera del papa è riuscita a smorzare. Si sono sentiti bloccati nella loro autonomia. Dopo che per anni Francesco aveva parlato dell'opportunità di un sano decentramento. (LUCA POLITI, a cura di Carlo Castellini).



Lunedì 10 Giugno,2019 Ore: 22:16
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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