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www.ildialogo.org CREDENTI NON CLERICALI NELLA CHIESA ITALIANA OGGI, CHE COSA VUOL DIRE NON CLERICALE? di ENRICO PEYRETTI,A CURA DI CARLO CASTELLINI

CREDENTI NON CLERICALI NELLA CHIESA ITALIANA OGGI, CHE COSA VUOL DIRE NON CLERICALE? di ENRICO PEYRETTI

A CURA DI CARLO CASTELLINI

“Lei che è più vicino al Signore preghi per me”. Così diceva al suo vice parroco una buona signora anziana, negli anni '60. Forse non faceva solo un complimento quel giovane prete, forse era propro convinta di essere più lontana di lui dal Signore, e di avere bisogno di lui per avvicinarglisi. Senza il ponte del prete non poteva arrivare a Dio. Ma solo Dio vede chi è più in alto, nella gerarchia dell'amore, la sola che conta.
Quella buona signora aveva l'idea tradizionale, ma non originaria del PRETE SACRALIZZATO, cioè pensava che fosse SACERDOTE, e solo lui sacerdote. Eppure erano gli anni in cui il Concilio sostituiva il termine PRESBITERO al termine SACERDOTE. Nei Documenti conciliari (Edizioni Dehoniane 1966), l'indice analitico di oltre 170 pagine, alla voce sacerdote, (una riga) rinvia a presbitero (tre pagine).
IL C L E R I C A L I S M O.
Nel 2008 la rivista di spiritualità SERVITIUM tenne a Forlì un Convegno sul tema CREDENTI NON CLERICALI NELLA CHIESA ITALIANA OGGI, (atti pubblicati nel n. 182, marzo – aprile 2009, www. Servitium.it).
CHE COSA VUOL DIRE NON CLERICALE?
In quegli anni clericalismo era l'incursione dei vescovi nella politica, nella attività legislativa di una polis pluralistica e democratica. Ma clericalismo è ben di più, è quel classismo sacro, quella sacra divisione della Chiesa in classi, che restringe al CLERO la partecipazione vera e propria alla vita di Gesù Cristo, facendo dei LAICI UN GREGGE, nel senso passivo e secondario di questa immagine.
Il fondatore del diritto canonico, il monaco GRAZIANO (tra l'XI e il XII secolo), parla di “duo genera christianorum”. Ci sarebbero due generi, due specie di cristiani, IL CLERO SACRO e il POPOLO MENO SACRO, o non sacro. Il Concilio Vaticano II, anche nel linguaggio, h,3a superato questa divisione, senza ignorare la varietà di funzioni e servizi nella Chiesa.
TOGLIATTI, nella politica della MANO TESA ai cattolici, aveva dato una direttiva all'UNITA' di scrivere sempre sacerdote e non prete, nelle cronache, perché prete sembrava una parola più grossolana, volgare meno rispettosa. Il Concilio ha fatto il contrario, ha riesumato la parola PRESBITERO, di cui PRETE è la contrazione., e ha tolto quasi del tutto la parola sacerdote.
Questo termine, nel Nuovo Testamento, si riferisce unicamente Gesù Cristo, l'unico mediatore, e a tutto il popolo dei battezzati (1 Pietro, 2,9) incorporati a lui, e non indica mai un singolo ministro della chiesa. Per i ministri della comunità cristiana, sono stati presi i termini dalla VITA CIVILE: DIACONO (SERVITORE), VESCOVO (SUPERVISORE, SOVRINTENDENTE), PRESBITERO (ANZIANO).
Sono termini laici scelti dalla chiesa delle origini per nominare i ministeri ecclesiali come per dire: stiamo attenti a non sacralizzarli. Nomi accuratamente laicali e mai sacrali. Il “potere sacro” non è cristiano. Dopo il Concilio il linguaggio ufficiale è ritornato spesso quello di prima. Vorrei dire che il CLERICALISMO non è soltanto un abuso di autorità, ma è a questo livello di concezione, di nominare le cose, di pensare la chiesa, , di viverla in due pezzi separati, per loro essenza. Il problema del prete ieri, oggi e domani si pone a questo livello ecclesiologico-teologico.
Si potrebbe dire che la CHIESA DEVE CESSARE DI ESSERE CLERICALE, come è ancora in gran parte, se non vedo male, non ostante la riforma conciliare. Il classismo sacro clericale urta con la fraternità evangelica. In tutti e tre i sinottici , Gesù oppone al sistema di dominio sui popoli la regola della sua comunità, dove i primi sono gli ultimi, e gli ultimi i primi:”Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, si fanno anche riverire, ma fra voi non è così”. Questa è la prima regola. Chi ha compiti di servizio nella Chiesa non è più sacro degli altri. SACERDOTALE E' TUTTO IL POPOLO, NON ALCUNI SOLTANTO.
Il ritorno del sacerdozio. Abolito da Gesù in quanto esteso a tutti i credenti in lui, è una deformazione successiva del cristianesimo storico, che va messa in discussione.
“S E M B R A R E UN U O M O”
Però la orza delle cose, della vita, e anche del vangelo nella storia, si fa sentire. LA SCOMPARSA DEL PRESTIGIO SOCIALE DEI PRETI, è provvidenziale. Diventano umani, fratelli tra fratelli. Papa FRANCESCO fa un'opera positiva anche in questo: veste ancora da papa, ma si muove parla e ha gesti come un uomo. La sera dell'elezione, vedendolo in tivu', ascoltando le parole che disse, mentre chiedeva al popolo di essere benedetto, , mi venne spontaneo “sembra un uomo”.
Anche i papi precedenti, quale più quale meno. Umanizzarono la figura del papa, ma FRANCESCO ben di più. Il pastore sta con le pecore e ha il loro odore. Io ricordo, vista anche da vicino, la figura di PIO XII: era guardato come un idolo. Il modo di presentarsi in pubblico, indipendentemente dal suo insegnamento, era tale: sedia gestatoria, flabelli, scenografia, tutte cose ridicolmente e goffamente sovrumane, create nella storia dalla corte pontificia, a imitazione dei faraoni.
I racconti evangelici ci danno un'immagine opposta di Gesù. Dio è venuto ad abitare nella normale umanità dell'uomo di Nazareth. Clericalismo ce n'è ancora: nella misura in cui i laici non si fanno responsabili della Chiesa, della parrocchia, il prete tuttofare, (dalla gestione economica all'annuncio del vangelo) continua a comandare volente o nolente. Anche la struttura lo inchioda in quel ruolo, se i consigli pastorali, (dove ci sono), hanno soltanto un ruolo consultivo e non decisionale, insieme al parroco.
Ritrovare il significato del sacerdozio comune, ovviamente, non significa appiattire la comunità e i ruoli al suo interno. L'eucarestia è il dono dato ai fedeli, non è possesso nelle mani di un clero. E' certamente bene che normalmente sia guidata e presieduta da persone (che dovranno presto essere sia uomini che donne, per semplice buon senso evangelico) preparate e designate dall'accordo nella comunità ecclesiale, in continuità apostolica (magari intesa come sostanziale, più che giuridico-meccanica). Forse non è positiva la pratica ribelle della presidenza laica a turno, salvo realtà molto speciali, ed è meglio una crescita comune consapevole della parità uomini e donne nei ministeri.
Certo la DISCRIMINAZIONE ECCLESIASTICA DELLE DONNE è ormai una grave d ridicola macchia sulla testimonianza di vangelo al mondo. Grazie a Dio, la scarsità crescente del tipo di SACERDOTE-MASCHIO-CELIBE costringe a pensare, ma sembra che non interroghi ancora la gerarchia sul dovere primario di rispettare la realtà del sacerdozio comune dei cristiani.
Così pure la FACCENDA DEL CELIBATO sa sempre più di arcaico. Non interessa davvero. Che un uomo o una donna senza famiglia possano dedicarsi di più al loro ministero è ben possibile. Sarà un bene la libertà pratica o un male la solitudine del celibe-nubile? E' evidente che si tratta soltanto di disposizioni e carismi personali, e non possono essere regole generali. A meno che non ci sia sotto ancora l'idea patologica di una impurità del matrimonio e una purezza fisica necessaria al ministro dell'assemblea ecclesiale.
E dicono anche che all'origine del celibato, poi sacralizzato, ci fosse il bisogno che i preti non avessero figli a cui lasciare in eredità i beni della chiesa. Miserie e arcaismi. Cosa c'entra tutto ciò con il vangelo da annunciare al mondo di oggi?
Niente. Produce solo estraneità. In un mondo di dominio , la Chiesa evangelizzi la fraternità-sororità. Altrimenti è inutile, non fa nulla. Chi decide nella Chiesa prenda atto che come CHIESA UFFICIALE, salvo oggi la persona di papa Francesco, NON SIGNIFICHIAMO PIU' NULLA PER LE NUOVE GENERAZIONI.Tanti di noi abbiamo figli che, senza neppure astio, ignorano totalmente la chiesa, come io ignoro il calcio.
LA F I G U R A T R A D I Z I O N A L E.
Per concludere torno un momento sulla figura tradizionale del prete. Vedo due situazioni molto indicative.
LA PRIMA: sono un cristiano, so di avere peccato, confido nel perdono del Padre annunciato da Gesù, mi rivolgo alla chiesa e ai suoi ministri, mi confesso peccatore, e ricevo l'annuncio che Dio mi ha perdonato, vado in pace impegnato a non peccare più. L Chiesa, nei suoi ministri,, ha svolto un compito fraterno e amico: mi ha accompagnato davanti al Padre e mi ha rassicurato del suo perdono.
SECONDA SITUAZIONE: CARLIN PETRINI (fondatore dell'associazione Slow Food), ha raccontato, l'ho udito di persona, nella importante parrocchia di Torino, la Crocetta, che sua nonna votava Pci, come aveva sempre votato suo marito. In confessione le ho chiesto per chi vota. “Come votava mio marito”, risponde. “E come votava suo marito?”, insiste il suo confessore inquisitore, secondo certe direttive di quel tempo,. “Per il Pci”. “E allora non posso darle l'assoluzione”. La nonna di Petrini rispose:”E allora se la tenga”. La voce di Dio è nei semplici. Quel prete teneva l'assoluzione come un timbro burocratico, da concedere o negare. In quel funzionario la Chiesa era dogana, neppure mediazione ma interposizione, barriera, proprietaria di Dio, spacciatrice secondo propri criteri dell'amore di Dio, a tagliandi stabiliti per legge.
Quel tipo di sacerdote teneva Dio lontano da chi era chiamato da Dio da Dio. Quel tipo deve scomparire, come ha già fatto Gesù dei sacerdoti del tempio, perché ci aiutiamo tutti, ognuno come sa e può, nel seguirlo. (ENRICO PEYRETTI, a cura di Carlo Castellini).



Sabato 10 Novembre,2018 Ore: 17:21
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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