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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Mons. Oscar Romero. Per la gente latinoamericana è già Santo. Martire,di d. Renato Sacco - Coordinatore nazionale di Pax Christi

Mons. Oscar Romero. Per la gente latinoamericana è già Santo. Martire

di d. Renato Sacco - Coordinatore nazionale di Pax Christi

paxchristi.it

Pax Christi si prepara a vivere con grande gioia la Canonizzazione prevista per domenica 14 ottobre di mons. Oscar Romero e di papa PaoloVI.
Il legame con mons. Romero, con la sua gente e la sua terra è un legame che dura da molti anni. Quante visite, viaggi in Salvador, incontri, celebrazioni, memorie vive... Legami che continuano ancora con la presenza di amiche e amici di Pax Christi in quel Paese, in mezzo a quella gente per cui Romero ha dato la vita. La canonizzazione di domenica a Roma - a cui parteciperrano anche l’attuale Presidente di Pax Christi, mons. Giovanni Ricchiuti e mons. Luigi Bettazzi, già Presidente internazionale di Pax Christi – è momento di grande ringraziamento esperanza per tutti. Ci invita a non dimenticare il passato, a guardareal presente e impegnarci anche per il futuro.

Alleghiamo tre riflessioni:

- Un testo di d. *Alberto Vitali,* responsabile di Migrantes Diocesi diMilano: *Romero Paolo VI, un solo Vangelo. *

- Un testo di mons. *Luigi Bettazzi: *Martire della Speranza, scritto a25 anni dal martirio di Romero.https://www.mosaicodipace.it/mosaico/a/10754.html

- La Preghiera di don *Tonino Bello: Noi ti invochiamo..*. scritta nel 1987, settimo anniversario del martirio di Oscar Romero.


Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi

PS: c'è anche questa intervista video a mons. Bettazzi (13 minuti) realizzata la sera dell' 11 ottobre 2018
 
-- 
d. Renato Sacco - Coordinatore nazionale di Pax Christi
Via alla Chiesa, 20, Cesara - Vb
348-3035658
0323-827120


don Tonino Bello 23 marzo 1987, nel settimo anniversario del martirio di Oscar Romero
Noi t’invochiamo
Noi t’invochiamo, vescovo dei poveri, intrepido assertore della giustizia, martire della pace: ottienici dal Signore il dono di mettere la sua Parola al primo posto e aiutaci a intuirne la radicalità e a sostenerne la potenza, anche quando essa ci trascende.
Liberaci dalla tentazione di decurtarla per paura dei potenti, di addomesticarla per riguardo di chi comanda, di svilirla per timore che ci coinvolga.
Non permettere che sulle nostre labbra la Parola di Dio si inquini con i detriti delle ideologie. Ma dacci una mano perché possiamo coraggiosamente incarnarla nella cronaca, nella piccola cronaca personale e comunitaria, e produca così storia di salvezza.
Aiutaci a comprendere che i poveri sono il luogo teologico dove Dio si manifesta e il roveto ardente e inconsumabile da cui egli ci parla.
Prega, vescovo Romero, perché la Chiesa di Cristo, per amore loro, non taccia.
Implora lo Spirito perché le rovesci addosso tanta parresia da farle deporre, finalmente, le sottigliezze del linguaggio misurato e farle dire a viso aperto che la corsa alle armi è immorale, che la produzione e il commercio degli strumenti di morte sono un crimine, che gli scudi spaziali sono oltraggio alla miseria dei popoli sterminati dalla fame, che la crescente militarizzazione del territorio è il distorcimento più barbaro della vocazione naturale dell’ambiente.
Prega, vescovo Romero, perché Pietro che ti ha voluto bene e che due mesi prima della tua morte ti ha incoraggiato ad andare avanti, passi per tutti i luoghi della terra pellegrino di pace e continui audacemente a confermare i fratelli nella fede, nella speranza, nella carità e nella difesa dei diritti umani là dove essi vengono calpestati.
Prega, vescovo Romero, perché tutti i vescovi della terra si facciano banditori della giustizia e operatori di pace, e assumano la nonviolenza come criterio ermeneutico del loro impegno pastorale, ben sapendo che la sicurezza carnale e la prudenza dello spirito non sono grandezze commensurabili tra loro.
Prega, vescovo Romero, per tutti i popoli del terzo e del quarto mondo oppressi dal debito. Facilita, con la tua implorazione presso Dio, la remissione di questi disumani fardelli di schiavitù. Intenerisci il cuore dei faraoni. Accelera i tempi in cui un nuovo ordine economico internazionale liberi il mondo da tutti gli aspiranti al ruolo di Dio.
E infine, vescovo Romero, prega per noi qui presenti, perché il Signore ci dia il privilegio di farci prossimo, come te, per tutti coloro che faticano a vivere.
E se la sofferenza per il Regno ci lacererà le carni, fa’ che le stigmate, lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, siano feritoie attraverso le quali possiamo scorgere fin d’ora cieli nuovi e terre nuove.
(d. Tonino Bello)

Martire della speranza
Luigi Bettazzi – Mosaico di pace, aprile 2005
Per la gente latinoamericana è già santo. Martire. Per le denuncie dell’ingiustizia. E degli sfruttamenti. Un ricordo speciale di Mons. Romero, a 25 anni dal suo assassinio.
Luigi Bettazzi
Il 24 marzo 1980 mons. Oscar Arnulfo Romero, Arcivescovo di S. Salvador, nell’America Centrale, veniva assassinato mentre celebrava la Messa.
Era un vescovo normale, moderato; per questo il dittatore di S. Salvador (l’omonimo gen. Romero) aveva insistito col Vaticano perché, alle dimissioni dell’Arcivescovo della capitale, venisse preferito lui all’Ausiliare mons. Rivera y Damas (che poi gli succederà). Divenuto Arcivescovo, s’era visto uccidere alcuni sacerdoti, accusati di essere rivoluzionari perché solidali con la gente del popolo, oppressa dai soprusi di chi comandava nel Paese (praticamente quattordici ricche famiglie). E fu proprio partecipando alla veglia intorno alla salma di un Gesuita – Padre Rutilio Grande, ucciso dagli “squadroni della morte” – che mons. Romero si rese conto della sofferenza della povera gente, oppressa e umiliata. Allora “si convertì”, come confessava lui stesso. Istituì un Centro giuridico di difesa dei poveri e alla domenica – al termine della Messa in Cattedrale – denunciava le ingiustizie e indicava le vie della speranza e della pace.
Era stato colpito da un seminario di studi sulla “nonviolenza” tenuto a Bogotà per i vescovi latinoamericani da Jean Goss, il fondatore del Movimento Internazionale per la Riconciliazione (gliene aveva riferito mons. Rivera y Damas) tanto da chiedergli di organizzare una visita di vescovi europei ai vescovi dell’America Centrale, per dar loro prestigio e coraggio. Tutto era previsto dal 4 al 13 gennaio 1980; ci sarei stato anch’io, allora presidente internazionale di Pax Christi, con una decina di vescovi, tra cui il card. König di Vienna, che sarebbe poi stato il mio successore in Pax Christi). Nell’autunno 1979, lo stesso mons. Romero ci chiese di attendere: in Nicaragua c’era stato il trionfo dei Sandinisti, in Salvador una nuova Giunta di Governo includeva un democristiano, Napoleon Duarte. Poi, il 24 marzo, l’assassinio.
Riproposi la visita prevista; si esitò. Decidemmo di farla come Pax Christi, dopo aver avuto l’assenso dei vescovi locali, tramite l’amico arcivescovo di Panama. La visita fu fatta in quindici giorni del giugno 1981 (un gruppo in Guatemala e Salvador, l’altro in Nicaragua); poi l’incontro comune in Panama. Per non richiamare l’attenzione non volli aggregarmi ai gruppi, ma visitai i tre Paesi incontrando i membri della Missione e partecipando all’incontro conclusivo di Panama.
A San Salvador alloggiai presso la cappella dell’ospedale dove mons. Romero fu ucciso, nella cameretta dove s’era rifugiato, proprio perché si sentiva braccato. Era ancora come l’aveva lasciata. Passai molto tempo delle due notti soprattutto per indagare tra i suoi libri e le sue carte, con estrema attenzione e venerazione, per poterlo così conoscere meglio, non avendolo mai incontrato in vita (l’avrei visto a Puebla, agli inizi del 1979 per il grande convegno episcopale a cui ero stato designato dalla CEI, se direttive dell’ultimo momento non me l’avessero impedito). V’erano molti libri di S. Scrittura e di teologia, di carattere divulgativo, e molti libri, dispense, appunti sulla situazione dell’America Latina, in particolare del suo Paese: Parola di Dio e storia della gente erano gli interessi congiunti che orientavano la sua azione pastorale. Il racconto della suora che l’aveva raccolto morente sull’altare e i ricordi della gente delle povere periferie della città già preludevano a cosa sarebbe diventato nel cuore dei Latinoamericani: l’interprete delle loro sofferenze e delle loro attese.
Stanno portando avanti il processo di beatificazione “per le sue virtù”, ma per la gente dell’America Latina è santo per il suo “martirio”. Era consapevole che denunciando gli sfruttamenti, chiedendo giustizia per la sua gente, imponendo ai soldati di non sparare sulle folle inermi andava attirando la rabbia e la vendetta dei potenti; ma offriva la vita per dare speranza ai poveri.
Nella storia della Chiesa sono sempre stati venerati i “martiri della fede”. Giovanni Paolo II per S. Massimiliano Kolbe ha inaugurato i “martiri della carità”. Mons. Romero e quanti offrono la vita per la giustizia possono e devono essere considerati “martiri della speranza”. Speriamo di poter presto invocare: “San Oscar Romero martire, prega per la tua America Latina, prega per noi”.

 



Domenica 14 Ottobre,2018 Ore: 16:55
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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