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www.ildialogo.org Quelli che non dimenticano: dall’Argentina ancora voci sul passato di Bergoglio,<b><i>da Adista Documenti n. 18 del 18/05/2013</i></b>

Quelli che non dimenticano: dall’Argentina ancora voci sul passato di Bergoglio

da Adista Documenti n. 18 del 18/05/2013

LETTERA A PAPA FRANCESCO delle Nonne di Piazza di Maggio


DOC-2520. ROMA-ADISTA. A dubitare che il nuovo papa possa davvero rappresentare il cristianesimo della liberazione (v. documenti precedenti) sono anche coloro che, in Argentina, restano convinti che le parole espresse e i gesti compiuti da Jorge Mario Bergoglio nei confronti delle vittime del regime militare non siano andati precisamente nella direzione di quella «liberazione degli oppressi, dei poveri e dei senza giustizia» indicata da Leonardo Boff, e sono decisi a ribadirlo “contro vento e marea”. C'è chi, insomma, non dimentica, e non può farlo. Come Silvia Guiard, all’epoca tra i «sette adolescenti sequestrati» con i gesuiti Orlando Yorio e Francisco Jalics, che oggi ricorda (boletinsudestada.blogspot.it) come avesse saputo proprio da questi (e dal gesuita Luis Dourron) «della difficile situazione che i tre attraversavano nella Compagnia, della permanente ostilità da parte del provinciale, Jorge Bergoglio, e dei settori più conservatori, delle critiche al loro modo di vivere e di esercitare il sacerdozio, dei rumori, delle maldicenze, dell’arbitraria rimozione di Yorio dalla cattedra nel Collegio Massimo». E come, sempre da loro, avesse saputo di «quando Bergoglio li aveva forzati ad uscire dalla Compagnia e loro avevano iniziato a cercare un vescovo che li accogliesse e l’arcivescovo di Buenos Aires, Aramburu, aveva loro tolto l’autorizzazione ad esercitare il sacerdozio nella sua diocesi», pochi giorni prima del loro sequestro: «Né noi né i preti né i loro amici - scrive Silvia Guiard - abbiamo mai avuto il minimo dubbio sulla stretta connessione tra questi fatti: Bergoglio li lascia fuori – Aramburu impedisce loro l’attività sacerdotale – la Marina li (ci) sequestra».
Ma neppure con il ritorno alla democrazia l’allora arcivescovo di Buenos Aires sarebbe riuscito, secondo i suoi critici, a fare adeguatamente i conti con il passato: chiamato a rilasciare la propria testimonianza al processo sulla Esma, Bergoglio - evidenzia Graciela Rosenblum, presidente della Lega Argentina per i Diritti dell’Uomo, in un’intervista rilasciata al quotidiano web indipendente L’Indro (20/3) - la posticipò «adducendo vari impedimenti per moltissimo tempo», finché non fu poi «effettuata d’ufficio» nella Curia stessa. E, in quell’occasione, sempre secondo Silvia Guiard, anche lei testimone nello stesso processo, «le sue risposte furono elusive, imprecise e vaghe»: «Non seppe dire come né attraverso chi avesse saputo che Yorio e Jalics erano alla Esma, né chi e per quale motivo parlasse male di loro nella Compagnia. Mentì, senza dubbio, quando disse che aveva saputo del sequestro dei neonati solo dieci anni prima. Dovette riconoscere, tuttavia, di aver saputo dai due gesuiti, dopo la loro liberazione, che alla Esma si trovavano molte altre persone detenute illegalmente e torturate. E che fece allora? Solo comunicarlo ai suoi superiori nella Compagnia di Gesù e nella Chiesa. Nessuna denuncia pubblica? No, nessuna».
Non dimenticano le Nonne di Piazza di Maggio, della cui lotta per ritrovare i nipoti desaparecidos Bergoglio disse di aver saputo solo nel 1985, dopo la fine della dittatura, malgrado la testimonianza resa da Estela de la Cuadra a proposito del colloquio che Bergoglio aveva avuto nel 1977 con suo padre, in cerca di notizie sulla nipote strappata alla figlia Elena (v. Adista Notizie n. 12/13). Non si aspetta nulla dal nuovo papa María Isabel Chorobik de Mariani, una delle fondatrici delle Nonne, da 36 anni impegnata nella ricerca di sua sua nipote Clara Anahí: «Sarebbe diverso – afferma in un’intervista rilasciata a Público (22/4) – se non conoscessi la storia della Chiesa durante la dittatura. Non mi aspetto niente da lui perché non dimenticherò mai l’atteggiamento di rifiuto della Chiesa di fronte alle tante richieste ricevute da mamme e nonne in cerca dei loro cari». E usa parole dure anche Nora Cortiñas, delle Madri di Piazza di Maggio-Linea Fondatrice, secondo cui Bergoglio, negli anni della dittatura, «venne meno al ruolo che avrebbe dovuto svolgere», in quanto, «per paura o perché guardò da un’altra parte», «evitò di dire cose che il suo ministero avrebbe dovuto impedirgli di tacere» (Página 12, 26/3). «Bergoglio non ha mai parlato dei nostri desaparecidos né dei nipoti che stavamo cercando», ha dichiarato la presidente delle Nonne di Piazza di Maggio Estela Carlotto, la quale tuttavia, il 24 aprile scorso, dopo aver scambiato con il papa, al termine dell'udienza generale, un sorridente e affettuoso saluto e avergli consegnato una lettera per sollecitare il suo aiuto nel caso dei bambini sottratti alle loro madri durante la dittatura, ricevendone una rassicurante risposta - «Contate su di me, sono a vostra disposizione» -, si è detta convinta che ora tutto sarà diverso. Accompagnata da un'altra delle Nonne, Buscarita Roa, che ha regalato al papa il tradizionale fazzoletto bianco delle Madri di Piazza di Maggio, e da uno dei 108 nipoti di cui è stata recuperata l'identità, Juan Cabandié, consigliere comunale kirchnerista di Buenos Aires, Estela Carlotto ha dichiarato a Página 12 (25/4) che l'incontro «è stato molto piacevole, molto bello. Il papa ha voluto vederci. Non ha detto: no, adesso no. La mia speranza e la mia convinzione è che ora le cose cambino». E ha aggiunto: «Egli non ha mai parlato del nostro problema. E noi per questo ci stavamo un po' male. Ma oggi si è presentata l'occasione e questo “contate su di me” è stato come l’espressione di affetto di un uomo semplice. Quando abbiamo iniziato a parlare ci ha preso le mani. E poi ci ha dato un bacio. La verità è che ci è costato lasciargli le mani. Credo che oggi sia stato recuperato il tempo perduto».
E di tempo, davvero, se ne è perduto parecchio, evidenzia il teologo argentino Rubén Dri, sottolineando come, nei suoi due mandati alla guida della Conferenza episcopale argentina, Bergoglio avesse avuto ogni possibilità, per esempio, di «aprire gli archivi della Chiesa sulla repressione durante la dittatura militare genocida».
A Bergoglio si era rivolto, negli anni ’90, anche il poeta argentino Juan Gelman, in cerca di informazioni sul nipote (o sulla nipote) scomparso. «Ci ricevette in cattedrale con grande cordialità - racconta (Página 12, 25/3) - ma, in sintesi, la sua risposta fu che non poteva far niente. Ne parlo perché è vero quello che l’arcivescovo ha dichiarato alla Giustizia argentina: che io ero andato da lui perché mi aiutasse a trovare la figlia o il figlio di mio figlio. Nell’occasione segnalò anche che si era dato da fare con questo obiettivo e che mi aveva comunicato di non aver ottenuto risultati. La prima cosa non mi risulta, la seconda non è vera. Non tornai più dall’arcivescovo Bergoglio e per nessuna via seppi dei suoi presunti sforzi né della mancanza di risultati».
Di seguito, in una nostra traduzione dallo spagnolo, la lettera inviata al papa dalle Nonne di Piazza di Maggio e l’articolo, pubblicato su Página 12 del 3/4, del teologo argentino Rubén Dri. (claudia fanti)

LETTERA A PAPA FRANCESCO


di Nonne di Piazza di Maggio

 

Santità, noi Nonne di Piazza di Maggio vogliamo esprimere la nostra soddisfazione per l'elezione di un papa argentino, che contribuirà, con la sua saggezza, al lavoro a favore dei settori più trascurati e impoveriti.
Siamo anche grate per il fatto che ha avuto l'amabilità di riceverci e auspichiamo che, nel suo nuovo ruolo di massima autorità della Chiesa cattolica, possa fornire i mezzi necessari alla ricerca dei quasi 400 nipoti che ancora oggi non hanno recuperato la loro vera identità. Come pure speriamo possa aiutarci a sapere che ne è stato dei nostri figli e delle nostre figlie desaparecidos durante l'ultima dittatura militare.
Sappiamo che i nostri nipoti, per via della loro età, potrebbero essere dappertutto e quindi la sua collaborazione sarebbe di grande importanza per accrescere la visibilità della nostra disperata ricerca agli occhi del mondo.
Noi Nonne portiamo avanti tale ricerca in modo pacifico, attraverso il dialogo e la giustizia, al fine di ricostruire ciò che il terrorismo di Stato ha voluto distruggere. In questo lungo cammino, che abbiano iniziato a percorrere da sole, con pericolo, dolore, paura e mancanza di riconoscimento, uno dei grandi ostacoli che abbiano incontrato è stato il silenzio.
Oggi, grazie a Dio, possiamo contare sull'accompagnamento di un ampio settore della società, per quanto vi siano gruppi che ancora mantengono il patto del silenzio instaurato dal terrorismo di Stato.
La dittatura non solo ha eliminato i nostri figli e sottratto loro i nostri nipoti, ma ha anche cancellato tutte le prove che ci avrebbero permesso di sapere che ne è stato di loro. È per questo che per noi qualunque elemento, per quanto piccolo possa apparire, rappresenta un bene prezioso per poter rintracciare i figli dei nostri figli. In questo senso, la sollecitiamo a chiedere ai rappresentanti della Chiesa cattolica e ai fedeli di comunicare le informazioni di cui dispongono sul destino dei nostri nipoti desaparecidos.
Noi Nonne abbiamo restituito l'identità a giovani che sono stati dati in adozione dal Movimento Familiare Cristiano; la Giustizia argentina ha chiamato a testimoniare suore che durante l'ultima dittatura lavoravano in luoghi in cui operavano Centri clandestini di detenzione, come Campo de Mayo. Tutti loro possono sicuramente offrire informazioni precise.
Sono passati ormai 35 anni da quando abbiamo iniziato a cercare i nostri familiari: vogliamo abbracciare i nostri nipoti e vogliamo che conoscano la loro storia. Per questo chiediamo a sua Santità di spiegare ai rappresentanti della Chiesa e a tutti i fedeli che è un dovere cristiano trasmettere informazioni sul destino dei bambini desaparecidos in Argentina. Di avvertire che costituisce un peccato occultare reati catalogati dalla comunità giuridica internazionale come crimini contro l’umanità, come i sequestri, gli assassinii e la sottrazione di neonati perpetrati dal terrorismo di Stato.
Lo scorso anno la Giustizia argentina ha comprovato l'esistenza di un Piano sistematico di appropriazione di minori durante il regime militare e ha processato i responsabili di questo delitto. Ciononostante, il processo non è servito ad ottenere informazioni che ci possano aiutare a rintracciare i nostri nipoti.
È in questo senso che le chiediamo di provvedere ad aprire gli archivi del Vaticano come pure quelli che esistono nelle arcidiocesi dell'Argentina, per sapere se vi si può reperire qualche dato che ci dia la felicità di trovare qualcuno dei nostri nipoti.
La salutiamo con ogni considerazione.

 

LA VERITÀ DI OGNUNO È LA SUA STORIA


di Rubén Dri

 

L’essere umano non è una sostanza statica, ma è la successione dei suoi atti, vale a dire la “sua stessa storia”, nella quale si verificano cambiamenti a volte superficiali, molto spesso profondi e, in certe occasioni, di qualità. Ma in nessun caso questi cambiamenti cancellano, eliminano, fanno tabula rasa del passato. Il fatto che Paolo di Tarso cada fulminato da cavallo non significa che la sua vita precedente venga cancellata: rimane presente nella sua memoria, tanto che egli ricorderà sempre di essere stato un persecutore dei cristiani.
Per venire ai nostri giorni, sembra che la storia di un personaggio importante chiamato Jorge Bergoglio, dal momento del suo arrivo in Vaticano, sia ripartita da zero. Realizzando così nella pratica quello che Cartesio aveva tentato nella teoria a partire dal “penso quindi sono”, ossia dalla propria coscienza, come se la storia del pensiero cominciasse con lui: tentativo che rivelò subito il proprio fallimento nella misura in cui Cartesio continuò ad utilizzare le categorie che secoli prima erano state elaborate dai filosofi che lo avevano preceduto.
Sorprendentemente, abbiamo visto il Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel contraddire quello che aveva affermato in passato, sostenendo ora che Francesco, ossia Jorge Bergoglio, non avrebbe avuto niente a che fare con la dittatura militare; e abbiamo visto diversi referenti del kirchnerismo asserire che Bergoglio sarebbe stato sempre un loro amico. Ma la realtà non si può cancellarla con semplici dichiarazioni: è ostinata e continua a far sentire la sua presenza.
Francesco è lo stesso che, con il nome di Bergoglio e da arcivescovo di Buenos Aires, si scontrò con la politica di Néstor e Cristina (i coniugi Kirchner, ndt); è lo stesso che provvide ad articolare l’opposizione; è lo stesso che non si avvicinò mai alle Madri né alle Nonne di Piazza di Maggio; è lo stesso che si oppose a quel tanto di progresso realizzato nell’ambito dei diritti umani; è lo stesso che chiamò alla guerra contro il diavolo in materia di matrimonio ugualitario.
È lo stesso che, di fronte alla Giustizia, disse di non sapere nulla della sottrazione di bambini durante la dittatura; è lo stesso che, dopo averlo appreso, non fece nulla per fare luce sul coinvolgimento di organizzazioni o movimenti della Chiesa, come il Movimento familiare cristiano, nel sequestro dei neonati.
È lo stesso che per due mandati consecutivi fu presidente della Conferenza episcopale argentina, tempo più che sufficiente per aprire gli archivi della Chiesa sulla repressione durante la dittatura militare genocida e per escludere dal ministero sacerdotale il genocida Von Wernich e il pedofilo Julio Cesár Grassi. Ma nulla fece di tutto questo.
È, anche, lo stesso che visitava le periferie e si prendeva cura dei sacerdoti che vi svolgevano il loro servizio, che parlava della povertà, che faceva dell’austerità il suo stile di vita. Ora sembra che solo questa parte appartenga a Bergoglio-Francesco, ma non è così. In Bergoglio due emisferi si scontrano in modo apparentemente schizofrenico. Dico “apparentemente” perché in realtà fanno parte di uno stesso progetto politico-religioso o religioso-politico.
Tutto gira intorno ai “poveri” secondo la Chiesa, o agli “impoveriti” secondo i movimenti popolari latinoamericani. «Una Chiesa per i poveri», auspica Francesco, ma l’espressione va letta in realtà come “i poveri sono della Chiesa”, cosicché il problema si risolve con la politica pastorale della Chiesa, ossia con la carità. In questo modo ci si scontra con il progetto politico-popolare per il quale non esiste soluzione che non sia “il recupero del potere” del popolo, che non sia la creazione da parte degli impoveriti del loro proprio potere, il “potere popolare”, come lo definiva tanto chiaramente Hugo Chávez nel programma con cui si è candidato, l’ultima volta, alla presidenza del suo Paese.
I “poveri” di Bergoglio non sono gli “impoveriti” della Teologia della Liberazione. Si tratta di due progetti antagonisti che tuttavia hanno inevitabilmente aree di confluenza. La “carità” è frequentemente un palliativo necessario nella nostra società per gestire situazioni di emergenza, ma non può essere la soluzione al problema della povertà, che si risolverà solo nella misura in cui gli impoveriti andranno costruendo il loro potere.
Di queste due facce di Bergoglio, la più oscura è quella che si palesa nel suo comportamento nei confronti del suo antico professore e fratello nella Compagnia di Gesù, Orlando Yorio, come tratteggiato nel “ricorso” che quest’ultimo presentò al superiore di tutti i gesuiti, per tramite del padre Moura, assistente della Compagnia di Gesù a Roma.
Yorio era stato professore di Bergoglio, e ora l’ex alunno, come superiore del suo antico professore, lo maltratta lasciandolo in una nebulosa di accuse che lo rendevano inabile a pronunciare i voti nella Compagnia. «Ci pareva ingiusto – dice Yorio nel ricorso – un processo fatto di “pressioni”, senza che fosse possibile sapere di cosa si trattasse, senza che il provinciale ci accusasse di qualcosa di preciso e senza che ci fosse offerta una via d’uscita concreta. Solo, alla fine, un ordine perentorio, con l’autorità del generale - il superiore di tutti i gesuiti -, breve e comminatorio».
Alla fine, «p. Bergoglio ci ha raccomandato che ci incontrassimo con il vescovo Raspanti, dicendo che lui (il provinciale) lo avrebbe informato favorevolmente e rapidamente per spianarci la strada e che con mons. Raspanti sarebbe tutto filato liscio». Dando così prova di duplicità, ipocrisia e sadismo. In effetti, così continua il ricorso, «Monsignore ci ricevette molto bene. Si mostrò disposto ad accettarci nella sua diocesi. Sapemmo anche che ci erano già state assegnate le parrocchie. Ma quando arrivarono i rapporti del provinciale, tutto si fermò. Mons. Raspanti mi chiese che andassi dal provinciale a ritrattare. Io gli domandai: ritrattare cosa?, perché non sapevo quale fosse la contestazione. Mons. Raspanti, quando vide che insistevo a dire di non sapere, mi promise che sarebbe tornato a parlare con il provinciale e che lo facessi anche io».
Cosa era successo? «Nel frattempo, il vicario della diocesi e alcuni sacerdoti ci dissero che il vescovo (Raspanti) aveva letto nella riunione del Consiglio presbiterale una lettera del padre provinciale – ossia di Bergoglio – che conteneva accuse, nei nostri confronti, sufficienti perché non potessimo più esercitare il sacerdozio. Il tipo di accuse rimase segreto».
Aveva ragione il Nobel della Pace a dire che Bergoglio era ambiguo, ma in realtà questo è anche poco. L’atteggiamento descritto nel “ricorso” è veramente machiavellico. La narrazione prosegue così: «Sono andato a parlare col p. Bergoglio», continua Yorio. «Ha negato completamente il fatto. Mi ha detto che il suo rapporto era totalmente favorevole. Che mons. Raspanti era una persona anziana che a volte si confondeva. Mons. Raspanti tornò a parlare con il provinciale e, secondo quanto comunicò a p. Durron, p. Bergoglio gli confermò tutte le accuse contro di noi. Tornai a parlare con Bergoglio e mi disse che, secondo mons. Raspanti, i suoi sacerdoti si opponevano al nostro ingresso in diocesi».
A conclusione, Bergoglio comunica all’allora arcivescovo di Buenos Aires, mons. Aramburu, che Yorio non apparteneva più alla Compagnia di Gesù, motivo per il quale l’arcivescovo gli ritira l’autorizzazione per celebrare e la Marina ha il via libera per sequestrarlo.

 



Sabato 18 Maggio,2013 Ore: 22:57
 
 
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