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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org LA PRETESA, LA MENZOGNA, E UNA SPERANZA. Un’omelia e una messa di papa Francesco, e un saggio del sociologo Luca Diotallevi. Riflessioni di Sandro Magister - con note,a c. di Federico La Sala

DUE PAPA E UN PROBLEMA EPOCALE: CRISTIANESIMO ("DEUS CHARITAS EST") O CATTOLICESIMO COSTANTINIANO ("DEUS CARITAS EST")? Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!
LA PRETESA, LA MENZOGNA, E UNA SPERANZA. Un’omelia e una messa di papa Francesco, e un saggio del sociologo Luca Diotallevi. Riflessioni di Sandro Magister - con note

(...)  l’eucaristia è la Chiesa che si fa visibile, è l’opera vittoriosa di Dio che irrompe nella storia ed è offerta allo sguardo di ogni uomo, è Gesù innalzato sulla croce tra i due ladroni, con il centurione che lo riconosce come Figlio e la terra che trema.


a c. di Federico La Sala

NOTE:

CRISTIANESIMO ("DEUS CHARITAS EST") E CATTOLICESIMO COSTANTINIANO ("DEUS CARITAS EST").

LUDOVICO A. MURATORI E BENEDETTO XVI: LA STESSA CARITA’ "POMPOSA".

COSTANTINO, SANT’ELENA, E NAPOLEONE. L’immaginario del cattolicesimo romano.

GUARIRE LA NOSTRA TERRA. Lettera aperta a Israele (già inviata a Karol Wojtyla) sulla necessità di "pensare un altro Abramo"

DUE PAPI IN PREGHIERA: MA CHI PREGANO?! Bergoglio incontra Ratzinger: "Siamo fratelli". Ma di quale famiglia?! Un resoconto dell’incontro, con note  (fls)

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L’inaudita "pretesa" di cambiare il mondo

Un’omelia e una messa di papa Francesco. Un saggio del sociologo Luca Diotallevi. Convergenti nel vedere nell’eucaristia la genesi del mondo nuovo

di Sandro Magister *

ROMA, 11 aprile 2013 - A quasi un mese dalla sua elezione a papa, ci sono due parole che Jorge Mario Bergoglio non ha ancora pronunciato: libertà religiosa.

Non le ha dette, smentendo le aspettative, nemmeno nel discorso che ha rivolto il 22 marzo agli ambasciatori di quasi tutti i paesi del mondo.

La sola volta in cui ha parlato della libertà religiosa - pur senza chiamarla per nome - è stato sabato 6 aprile, in una delle brevi omelie che improvvisa durante le messe mattutine nella cappella della Casa di Santa Marta, dove abita.

Ma l’ha fatto con uno stile particolare. Papa Francesco non ha speso parole contro i persecutori, né contro coloro che in forme più morbide soffocano la libertà dei credenti.

Si è messo invece dalla parte dei perseguitati:

"Per trovare i martiri non è necessario andare alle catacombe o al Colosseo: i martiri sono vivi adesso, in tanti paesi. I cristiani sono perseguitati per la fede, Oggi, nel secolo XXI, la nostra Chiesa è una Chiesa di martiri".

E poi si è immedesimato con i comuni cristiani. Ha citato le parole di Pietro e Giovanni negli Atti degli Apostoli: "Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato". E ha proseguito:

"La fede non si negozia. Sempre c’è stata, nella storia del popolo di Dio, questa tentazione: tagliare un pezzo alla fede, magari neppure tanto. Ma la fede è così, come noi la diciamo nel Credo. Bisogna superare la tentazione di fare un po’ come fanno tutti, non essere tanto tanto rigidi, perché proprio da lì comincia una strada che finisce nell’apostasia. Infatti, quando cominciamo a tagliare la fede, a negoziare la fede, a venderla al migliore offerente, cominciamo la strada dell’apostasia, della non fedeltà al Signore".

Per papa Francesco la libertà religiosa è soprattutto "avere il coraggio di testimoniare la fede nel Cristo risorto". Una fede integra, pubblica. Una fede che ha la pretesa di trasformare la società.

*

"La pretesa" è precisamente il titolo che il sociologo della religione Luca Diotallevi ha dato al suo ultimo saggio, uscito nei giorni scorsi.

È un saggio duramente critico nei confronti delle teorie della "laicità" - teorie largamente diffuse anche dentro la Chiesa e abusivamente applicate anche al concilio Vaticano II - che escludono un nesso diretto tra il Vangelo e l’ordine sociale, in ossequio a una presunta "neutralità" dello Stato.

Al paradigma della "laicità" Diotallevi oppone il paradigma della libertà religiosa, tipico del mondo anglosassone ma con fondamenti teologici che hanno i loro capisaldi nel "De civitate Dei" di Agostino e prima ancora nel Nuovo Testamento.

Secondo tale visione, il "saeculum" fra la prima e la seconda venuta di Cristo è incontro fra tempo ed eternità, è conflitto fra peccato e grazia. A questo conflitto partecipano i principati, le potestà, i troni, le dominazioni di cui parla il Nuovo Testamento, riferendosi alle potenze di questo mondo. Sono le potenze ribelli sulle quali la croce e la risurrezione di Gesù hanno riportato la vittoria definitiva, una vittoria che però non ha ancora il suo compimento. Nel "saeculum" tali potenze ancora oscillano fra gli estremi dell’anarchia e del dominio assoluto, mentre la Chiesa, che custodisce il dono della vittoria, opera per trattenerle dall’uno e dall’altro estremo.

Dopo Agostino, hanno sviluppato ai giorni nostri questa visione neotestamentaria della storia Oscar Cullmann e Joseph Ratzinger, ampiamente citati da Diotallevi.

Ma il saggio ha il suo tratto più originale là dove identifica nella celebrazione dell’eucaristia la fonte e il culmine di questa "pretesa" d’impatto della fede cristiana sull’ordine sociale, anche qui in piena continuità con Benedetto XVI.

Scrive Diotallevi:

"Ogni liturgia eucaristica, ogni messa, è un rito partecipando al quale si pretende di partecipare all’unica opera di vittoria e farne annuncio efficace. L’eucaristia non fornisce alcun modello definito né definitivo di ordine sociale. La Gerusalemme celeste verrà l’ultimo giorno e dall’alto, e l’eucaristia opera e annuncia la vittoria che frantuma spazio e tempo sì da generare tempo e spazio per quel dono. Opera e annuncia la sconfitta definitiva dei disegni di dominio delle potenze e dei principati, aprendo e indicando una mai stabilizzata condizione intermedia tra dominio assoluto e dissoluzione anarchica della vita sociale".

E ancora:

"La celebrazione dell’eucaristia annuncia e realizza il divieto di ogni statalizzazione della Chiesa e di ogni ecclesiasticizzazione della politica. La Chiesa pellegrinante non fonda la ’civitas’ terrena, ma la abita e abitandola la preserva".

*

Alla luce di questa visione, diventa ancor più comprensibile la decisione di papa Francesco di celebrare la messa, lo scorso Giovedì Santo, non solo in un luogo, come il carcere minorile di Casal del Marmo, nel quale è più visibile che altrove il conflitto tra peccato e grazia, ma anche davanti a persone di altra fede e di nessuna fede.

Perché l’eucaristia è la Chiesa che si fa visibile, è l’opera vittoriosa di Dio che irrompe nella storia ed è offerta allo sguardo di ogni uomo, è Gesù innalzato sulla croce tra i due ladroni, con il centurione che lo riconosce come Figlio e la terra che trema.

Non sbagliavano i pagani colti dei primi secoli, quando per identificare la cristianità la descrivevano nell’atto stesso di celebrare la liturgia.


Il libro:

Luca Diotallevi, "La pretesa. Quale rapporto tra vangelo e ordine sociale?", Rubbettino, Soveria Mannelli, 2013, pp. 140, euro 12,00.



Venerdì 12 Aprile,2013 Ore: 13:29
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 12/4/2013 16.13
Titolo:DIO ("CHARITAS") ED EU-CHARIS-TIA .... E I MERCANTI DEL TEMPIO
IL VANGELO CHE ABBIAMO RICEVUTO .... MA DA CHI?! Alcune note a margine dell’incontro dei cattolici del 16 maggio di Firenze*

di Federico La Sala *

Ma da chi, avete ricevuto questo “vangelo” che predicate?!

Certamente non da Gesù: egli è “venuto al mondo per rendere testimonianza alla verità”. E certamente non avete ascoltato la sua voce: “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce” (Gv., 18.37).

Ma da chi, avete ricevuto questo “vangelo” che predicate?! A quale tavolo vi siete seduti, e con chi?!

Certamente non da Gesù e certamente non con Gesù: “Prendete, mangiate, questo è il mio corpo" (Mt. 26:26); “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi" (Gv. 6:53).

DALLA PRIMA LETTERA DI GIOVANNI:

- CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE ... DEUS CHARITAS EST (1Gv., 4. 1-16).

- CARISSIMI, NON PRESTATE FEDE A OGNI SPIRITO ... DIO E’ AMORE (1Gv., 4. 1-16).

In verità, se siete capaci di intendere e di volere, il vostro “vangelo” è il “van-gelo” del “latinorum”, dei don Abbondio e dei don Rodrigo ... dei “Papi” di oggi, e di Ratzinger!!!

E il vostro Padre è “Mammona” (“Caritas”)!!! E’ ora di svegliarsi - al di là del disagio e del dissenso!!! Avete ricevuto e predicate un “van-gelo”, gelido e mortifero che non ha nulla a che fare con la buona-novella (eu-angelo), il messaggio evangelico!!!

DEUS CARITAS EST (2006). Il teologo Ratzinger scrive da papa - senza grazia (“charis”) e senza “h” (acca) - una enciclica sul “Padre nostro” (“Deus charitas est”: 1 Gv. 4.16) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo - nonostante l’Anno della Parola e il Sinodo dei Vescovi (2008).

Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!! Benedetto XVI: Deus caritas est, 2006 d. C.!!!

Su questa base, in un tempo (con che segni!) in cui i Papi si confondono con i “Papi” e il Papa in persona parla del Padre Nostro (Deus charitas) come “Mammona” (Benedetto XVI, Deus caritas est, 2006) e con tutta la gerarchia vaticana appoggia il cavaliere “Papi della Patria” (come già ieri il cavaliere “Uomo della Provvidenza”), il discorso “per una chiesa della fraternità” e della sororità (G. Ruggieri, Relazione: Il Vangelo che abbiamo ricevuto), se non è da conniventi, è quantomeno ... da sonnambuli!!!

Se è vero, come è vero, che “i suoni emessi con la voce sono simboli (sùmbola) delle passioni (pathémata) dell’anima, ed i segni scritti sono simboli dei suoni emessi dalla voce”( Aristotele, De Interpretatione, 16a), ciò significa che le passioni che si agitano nelle vostre anime non dicono affatto del messaggio evangelico .... E che la vostra tradizione - falsa e menzognera - semplicemente non ha più (se mai l’ha avuto) nessun rapporto con la tradizione evangelica, e “simbolica”!!!**

E la proposta di ogni “prassi sinodale” sotto il vostro controllo ... è solo un’operazione per vendere a caro-prezzo (“caritas”) la grazia del vostro Dio Mammona (Benedetto XVI, Deus caritas est, 2006 d. C.)!!!

Io sono la Via, la Verità, la Vita... Il vostro “vangelo” è una parola ingannevole e un cibo avvelenato, che non ha nulla a che fare con la Lettera e lo Spirito del messaggio di Gesù Cristo, il figlio del Dio Vivente.

* Per gli interventi al convegno del 16 maggio, si cfr.: www.ildialogo.org/parola

* IL DIALOGO, Martedì 26 Maggio,2009 Ore: 11:59
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 12/4/2013 23.12
Titolo:L'ASTUZIA DELLA RAGIONE CATTOLICO-ROMANA .....
"È significativo che l’espressione di Tertulliano: "Il cristiano è un altro Cristo", sia diventata: "Il prete è un altro Cristo"" (Albert Rouet, arcivescovo di Poitiers, 2010).

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PAOLO DI TARSO, L’ASTUTO APOSTOLO DELLA GRAZIA ("CHARIS") E DELL’ AMORE ("CHARITAS"), E LA NASCITA DEL CATTOLICESIMO-ROMANO! UNA NOTA

di Federico La Sala *

(...) non equivochiamo! Qui non siamo sulla via di Damasco, nel senso e nella direzione di Paolo di Tarso, del Papa, e della Gerarchia Cattolico-Romana: “[... ] noi non siamo più sotto un pedagogo. Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Galati: 3, 25-28).
- Nella presa di distanza, nel porsi sopra tutti e tutte, e nell’arrogarsi il potere di tutoraggio da parte di Paolo, in questo passaggio dal noi siamo al voi siete, l’inizio di una storia di sterminate conseguenze, che ha toccato tutti e tutte. Il persecutore accanito dei cristiani, “conquistato da Gesù Cristo”, si pente - a modo suo - e si mette a “correre per conquistarlo” (Filippesi: 3, 12): come Platone (con tutto il carico di positivo e di negativo storico dell’operazione, come ho detto), afferra l’anima della vita evangelica degli apostoli, delle cristiane e dei cristiani, approfittando delle incertezze e dei tentennamenti di Pietro, si fa apostolo (la ‘donazione’ di Pietro) dei pagani e, da cittadino romano, la porta e consegna nelle mani di Roma. Nasce la Chiesa ... dell’Impero Romano d’Occidente (la ‘donazione’ di Costantino). La persecuzione dei cristiani, prima e degli stessi ebrei dopo deve essere portata fino ai confini della terra e fino alla fine del mondo: tutti e tutte, nella polvere, nel deserto, sotto l’occhio del Paolo di Tarso che ha conquistato l’anima di Gesù Cristo, e la sventola contro il vento come segno della sua vittoria... Tutti e tutte sulla romana croce della morte.

Egli, il vicario di Gesù Cristo, ha vinto: è Cristo stesso, è Dio, è il Dio del deserto... Un cristo-foro dell’imbroglio e della vergogna - con la ‘croce’ in pugno (e non piantata nella roccia del proprio cuore, come indicava Gesù) - comincia a portare la pace cattolico-romana nel mondo. Iniziano le Crociate e la Conquista. Il Dio lo vuole: tutti i popoli della Terra vanno portati nel gelo eterno - questo è il comando dei Papi e dei Concili, cioè delle massime espressioni dell’intelligenza astuta (quella del Dio di Ulisse e della vergine Atena, non del Dio di Giuseppe e di Maria) del Magistero della Chiesa, alle proprie forze armate... fino a Giovanni Paolo II, al suo cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e alla Commissione teologica internazionale, che ha preparato il documento “Memoria e riconciliazione: la Chiesa e le colpe del passato”.

Uno spirito e un proposito lontano mille miglia, e mille anni prima di Cristo, da quello della “Commissione per la verità e la riconciliazione”, istituita in Sudafrica nel 1995 da Nelson Mandela, per curare e guarire le ferite del suo popolo. Il motto della Commissione bello, coraggioso, e significativo è stato ed è: “Guariamo la nostra terra”!

*

Si cfr.: Federico La Sala, L’enigma della Sfinge e il segreto della Piramide, Ripostes, Roma-Salerno 2001, pp.23-25.

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