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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Una bella rappresentazione su Ernesto Buonaiuti, un profeta perseguitato,di Vittorio Bellavite

Una bella rappresentazione su Ernesto Buonaiuti, un profeta perseguitato

di Vittorio Bellavite

A tutte e tutti i firmatari per l’Appello per la riabilitazione di Ernesto Buonaiuti
L’Appello è stato lanciato il 30 giugno del 1914. Siamo alla vigilia dei cinque anni dalla sua diffusione. Ha raccolto a oggi 406 firme, tra queste gran parte delle persone e delle pubblicazioni più rappresentative di quanti nel nostro paese si richiamano al Concilio e al suo spirito
Il testo con le firme si può leggere sul sito di Noi Siamo Chiesa (www.noisiamochiesa.org) cliccando “Buonaiuti”sul motore di ricerca interno al sito sulla destra della home page.
In questi giorni gli amici di Torino mi hanno segnalato una rappresentazione su Buonaiuti di cui dicono un gran bene.
Perché possa essere replicata vi incollo la mail che ho ricevuto dal suo realizzatore Claudio Canal con le informazioni per mettersi in contatto con lui.
Vi allego la locandina dell’incontro di Torino ed un testo esplicativo che mi ha mandato sempre Canal.Grazie a Claudio
Ci vuole pazienza, non dobbiamo demordere. Papa Francesco è andato da don Mazzolari , da don Milani, da don Tonino, da padre Puglisi. Franzoni no, Buonaiuti no. Il futuro, non prossimo, ci darà ragione.
Perfavore fai girare
Shalom Vittorio Bellavite

Lettera di Claudio Canal
Caro Vittorio,
grazie. Conosco naturalmente la vostra iniziativa che, per quanto posso, mi farebbe piacere appoggiare.
Ti allego la locandina e il testo che, su richiesta de il Manifesto, avevo preparato e fino a questo momento non pubblicato. Non ho capito perché. Come protrai vedere, non entro nel merito delle posizioni né ecclesiologiche né teologiche di Buonaiuti, che pure mi interessano molto, ma cerco di ricostruire la sua figura sociale e “politica”. Nello spettacolo ci sono anche due Intermezzi musicali periferici che io eseguo al pianoforte, uno di Frederic Mompou [in riferimento a Juan de la Cruz], l’altro di Olivier Messiaen [La parole toute-puissante, dai Vingt Regards sur l’Enfant Jésus], oltre inserti canori sul canto popolare paraliturgico dell’epoca. E’ messa in evidenza la partecipazione femminile al modernismo. Materiali video originali documentano, ad esempio, la firma dei Patti Lateranensi. Non so esattamente quando, perché non curo io questo aspetto, ci potrà essere un abstract video dello spettacolo.
Per eventuali repliche io sono disposto a spostarmi, con avviso almeno un mese prima, e richiedo rimborso spese di viaggio e ospitalità in loco. In sala deve esserci la possibilità di proiettare e un pianoforte o, in assenza, una tastiera elettronica.
Posso integrare ulteriormente queste informazioni.
Grazie,
claudio canal
011.531264
333.7962720

Testo di presentazione dello spettacolo
Un uomo, salito dalla piccola scalinata che immetteva sul Ponte di via di Ripetta, aveva improvvisamente afferrata alla cintola la donna che gli era al fianco e l’aveva gettata al di là del basso parapetto a destra. Si era poi affacciato a riguardare e avendo constatato che la donna si era aggrappata disperatamente ad una delle sbarre, aveva scavalcano lui stesso il parapetto e si era dato a calpestare ferocemente con i piedi le mani di quella disgraziata, finché questa, sopraffatta dalla sofferenza, si era lasciata cadere nell’acqua.
Io ricordavo di aver sentito quella mattina tutto il mio piccolo essere rabbrividire in una impressione inesprimibile di sgomento e di orrore. Che cosa mai erano le relazioni possibili fra l’uomo e la donna? Come poteva mai, all’ombra dell’amore consacrato, accumularsi così satanico sedimento di odio, di rancore, di sopraffazione?
Io non so quale strascico sotterraneo avesse lasciato nel mio cuore di fanciullo quell’orripilante delitto. Perché mai in quella fredda sera di dicembre io, nella illuminata cappella della parrocchia, mentre dall’organo scendevano le note fluide e toccanti delle litanie, nel tumulto del mio essere di quattordicenne, sentivo riaffiorare così violentemente alla superficie della mia anima, il ricordo di quel delitto notturno, di cui avevo sentito vociferare in una lontana mattinata di otto anni prima?
Interrogandosi sulla sua giovanile vocazione sacerdotale negli ultimi anni di vita affioravano queste domande sigillate nella memoria di don Ernesto Buonaiuti [1881-1946]. Testa pensante del Modernismo, sintesi di tutte le eresie, proclama l’enciclica Pascendi di Pio X, Buonaiuti non è don Milani, mons. Romero, don Puglisi. Non attacca intrepido il potere ecclesiastico e quello civile. Studia, pensa, scrive, spiega. È docente di Storia del Cristianesimo alla Sapienza di Roma. Per questa sua attività di ricerca e di magistero accumulerà tre scomuniche di cui l’ultima, vitando, prevede che venga fisicamente cacciato se entra in chiesa e che ogni contatto con lui vada evitato se non si vuole incorrere in sanzioni a raffica. Per Buonaiuti viene scritto l’articolo 5 del Concordato: Nessun ecclesiastico può essere assunto o rimanere in un impiego od ufficio dello Stato italiano o di enti pubblici senza il nulla osta dell’Ordinario diocesano. In ogni caso i sacerdoti apostati o irretiti da censura non potranno essere assunti né conservati in un insegnamento, in un ufficio od in un impiego, nei quali siano a contatto immediato col pubblico.
Nel 1931 rifiuta, con altri undici professori universitari, il giuramento al regime fascista, che gli costerà la cattedra. Per buona parte della sua vita avrà alle calcagna il direttore della Civiltà Cattolica, che senza tregua gli abbaierà contro, anche se avesse pubblicato tali e quali i quattro Vangeli, e sulla koinonia, la comunità di cui Buonaiuti è animatore, il gesuita ringhierà che è formata da anime incaute e zitelle giovani e mature.
Un’apposita centrale di spionaggio, Sodalitium Pianum o La Sapinière, guidata da un monsignore antisemita e collaboratore della polizia segreta fascista, OVRA, verrà messo al lavoro per controllare lui e i suoi sostenitori. Le sue pubblicazioni verranno ipso facto messe all’Indice, nel 1944 l’ultima marchiatura.
Per Benedetto Croce i modernisti sono ritardatari, gente infida, fratacci e pretacci, per Giovanni Gentile l’enciclica Pascendi è una magistrale esposizione e una critica magnifica dei principi filosofici di tutto il modernismo.
Per Ernesto Buonaiuti la Pascendi è stata un orrendo infanticidio perché ha ucciso un movimento di rinnovamento religioso: se la Chiesa avesse ascoltato i moniti del modernismo, la storia tragica di questa prima metà del secolo ventesimo sarebbe stata diversa. E noi non avremmo avuto il fascismo.
Dopo la scomunica Buonaiuti si alza presto per andare a celebrare messa per finta per non impensierire la madre che da due giorni non fa che piangere e le sue lacrime mi cadono ad una ad una sull’anima, come gocce di ferro fuso che mi isteriliscono. Come Pier Paolo Pasolini, Supplica a mia madre, come Roland Barthes, Dove lei non è, anche in Buonaiuti c’è un altare vivente per la madre.
Dice Buonaiuti: Che cos’è la vita dell’universo se non il poema dell’indigenza e dell’accattonaggio? Vivere significa infatti tendere la mano di questuanti alla luce del sole, al fremito del vento, alla lucentezza dell’acqua, al sorriso dei fratelli, per colmare le abissali esigenze, la cui somma è l’unico patrimonio di chi vive nel mondo. L’uomo, il vivente per eccellenza, l’accattone per antonomasia e per definizione. La parola di Gesù ha dato all’uomo la possibilità di essere completamente uomo, insegnandogli che lo sarà solo quando egli abbia riconosciuto la sua inguaribile capacità di accattone, quando stenda consapevolmente la mano a Dio e ai fratelli, per raccogliere l’obolo della misericordia, del sostentamento e del perdono.
Nasce in fine la Repubblica dalle ceneri, si fa per dire, del Fascismo. I docenti che non avevano prestato giuramento vengono reintegrati. Buonaiuti, no. Il fior fiore della nuova democrazia, del liberalismo, di Giustizia e Libertà, non se la sente di contrastare le pressioni del Vaticano. Il Concordato e l’art. 5 sono integrati nella nuova democrazia con il voto determinante del Partito Comunista.
A metà marzo del 1946 Buonaiuti ha un attacco cardiaco. L’amico, cardinal Francesco Marmaggi, va a fargli visita e gli sottopone una dichiarazione da firmare: Credo tutto quello che crede ed insegna la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana e riprovo tutto ciò che essa riprova. Buonaiuti rifiuta. Ha in mente ormai una chiesa cristiana ecumenica. Il 20 aprile muore.
Il 26 novembre 2013 il Senato Accademico della Sapienza delibera all’unanimità la sua riammissione in servizio.
Dice Buonaiuti: Beati quelli che guardano, allucinati, a quel che non si vede perché solo quel che non si vede è eterno.
BOX
IL 19 gennaio prossimo, presso Aurea, via s.Giulia 14C, Torino, alle 21,00, proverò a raccontare Ernesto Buonaiuti, con l’aiuto di uno schermo e di un pianoforte.



Giovedì 31 Gennaio,2019 Ore: 21:14
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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