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www.ildialogo.org IN UN LIBRO, TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULLO IOR. MA CHE IL VATICANO NON VI HA MAI DETTO,di Adista Notizie n. 22 del 15/06/2013

IN UN LIBRO, TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULLO IOR. MA CHE IL VATICANO NON VI HA MAI DETTO

di Adista Notizie n. 22 del 15/06/2013

37196. ROMA-ADISTA. Dalla sua nascita per volontà di Pio XII, fino allo scandalo Vatileaks; dal caso Calvi alle lotte interne alla Curia Vaticana; da Marcinkus alle rocambolesche dimissioni di Ettore Gotti Tedeschi ed alla nomina di Ernest Von Freyberg («Un signore che sarà anche un cattolico a tutto tondo e un ottimo conoscitore di cose finanziarie ma, dettaglio non da poco, è presidente di un cantiere navale che, insieme a navi da crociera e splendidi yacht, produce anche fregate per la marina germanica»); in mezzo, le tante ombre, le relazioni inconfessabili, i personaggi, i fatti di cronaca, i retroscena e i flussi internazionali di denaro, la vigilanza della Banca d’Italia e degli organismi finanziari europei, le inchieste delle Procure italiane sul riciclaggio di denaro. È una storia a tutto tondo quella dello Ior scritta da Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1, per l'editrice cattolica Àncora Il forziere dei papi, storia volti e misteri dello Ior (pp. 208, euro 16).Un’inchiesta scritta con lo stile del racconto, una panoramica documentata che ha il tono pacato di chi non ha pre-giudizi, ma che non intende nemmeno fare sconti. E che indaga sugli aspetti più controversi della cosiddetta “banca vaticana”. Per Valli la chiave per capire lo Ior sta nel fatto che, «non possedendo le normali risorse di cui solitamente dispongono gli altri Stati», «il Vaticano ha potuto fare una sola cosa: diventare uno speculatore. Disponendo di beni mobili e immobili, ha cercato di farli fruttare. Così alla speculazione in senso filosofico e teologico, attività più che lecita, si è affiancata quella economica e finanziaria. Lecita anch'essa, ovviamente. Ma fortemente esposta alla possibilità di degenerare in qualcosa di illecito». Su questa direttrice, Valli analizza tutti i più importanti snodi dell’Istituto, seguendo una linea cronologica attenta ad evidenziare quali modificazioni o “riforme” abbia subito lo Ior sotto i papi che si sono succeduti dalla fondazione dell’istituto, da Pio XII a Francesco.Proprio riguardo il coinvolgimento dei pontefici (specie Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) negli scandali che hanno caratterizzato la gestione dello Ior, il libro sembra discostarsi da altri saggi ed articoli che si occupano del rapporto tra Chiesa, finanza e potere, come anche dal taglio dell’informazione che in questi anni abbiamo pubblicato su Adista. Su papa Wojtyla, Valli infatti, pur gettando un’ombra, lascia in sospeso il giudizio. «Non ci sono documenti che permettano di rispondere», scrive Valli [p. 120]: «Con ogni probabilità – aggiunge il vaticanista – lasciò che lo Ior venisse usato per trasferire ingenti capitali in Polonia, a beneficio del movimento Solidarnosc, ma non sappiamo se e quanto Wojtyla fosse a conoscenza dei metodi attraverso i quali il denaro veniva raccolto». Forse è vero che le carte non ci sono: resta però il fatto che quando lo scandalo del Nuovo Banco Ambrosiano scoppiò, se non fu possibile ricostruire con chiarezza documentaria legami ed intrecci che collegano i banchieri Sindona e Calvi, il piduista Gelli, il faccendiere Carboni, il mafioso Pippo Calò con i vertici dello Ior, Marcinkus in testa, fu perché la Santa Sede rifiutò di rispondere a tutte le rogatorie dei pm italiani, trincerandosi nell’extraterritorialità e nei privilegi concessi dai Patti Lateranensi. Una circostanza denunciata già nel 1982 dall’allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, che alla Camera dei Deputati parlò pubblicamente, pagandone anche un prezzo politico, delle responsabilità dello Ior nel crack dell’Ambrosiano, dichiarando anche che l’unico ostacolo all’applicazione di sanzioni nei confronti dell’Istituto vaticano era costituito proprio dallo statuto giuridico dell’istituto, non assoggettabile ai controlli delle autorità di vigilanza italiane. Privilegi cui mai la Santa Sede intese rinunciare, per fugare ogni dubbio sulla propria condotta. Nemmeno quando nel 1987 (di questo episodio Valli parla però di sfuggita, a latere di un’altra questione, a p. 180 del suo libro) la Procura di Roma spiccò un mandato di cattura per il vescovo-banchiere Marcinkus, e per altri due dirigenti dello Ior, Pellegrino De Strobel e Luigi Mennini. Il mandato di cattura fu vanificato il 17 luglio 1987 dalla Corte di Cassazione che decise che il tribunale italiano non aveva giurisdizione sui cittadini del Vaticano, in ragione del contestato art. 11 dei Patti Lateranensi. I giudici istruttori del processo tentarono allora la carta del ricorso alla Corte Costituzionale. Ma senza successo. Così il vescovo statunitense Marcinkus stretto collaboratore di Giovanni Paolo II (al punto di esserne stato, fino al 1982, anche il responsabile dell’organizzazione dei viaggi) poté lasciare il suo incarico addirittura nel 1990, restare in Vaticano fino al 1997, per poi godersi in tutta tranquillità il suo buen retiro a Sun City, vicino Phoenix, tra cresime, golf e ristoranti di pesce. Senza parlare della famosa lettera scritta da Calvi il 5 giugno 1982 al papa, e pubblicata per la prima volta da Ferruccio Pinotti nel libro Poteri forti (Bur, 2005). Valli, sulla scorta di una lunga querelle, ne mette in dubbio l’autenticità, ma ne cita alcuni passaggi. Altri e più espliciti se ne potrebbero aggiungere. Come questo: «Santità, sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello Ior, comprese le malefatte di Sindona...; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell'Est e dell'Ovest...; sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l'espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato...».Per quanto riguarda invece Benedetto XVI, Valli sembra avvalorare l’idea che il papa tedesco, attraverso la Caritas in Veritate e il motu proprio del dicembre 2010 (ridimensionato però alcuni mesi dopo, al momento di entrare in vigore) nel quale si affrontava il tema della trasparenza finanziaria dello Ior, abbia tentato di mettere mano ad una riforma complessiva dell’istituto, senza però riuscirci. Le sue dimissioni secondo Valli, non sarebbero però causa diretta di questo fallimento, ma di un più generale senso di inadeguatezza al ministero, dovuto all’età ed alle condizioni di salute.Altra questione di non secondaria rilevanza, lo scarso peso che nel libro l’autore attribuisce alle grandi lobby ecclesiastico-finanziarie che hanno dagli anni ’70 ad oggi ottenuto un peso sempre crescente negli organismi dirigenti dello Ior. Opus Dei, Legionari di Cristo, Cavalieri di Malta e Cavalieri di Colombo (ma lo stesso discorso si potrebbe fare per il ruolo giocato dalla P2 e dalla massoneria in generale) compaiono infatti nel saggio di Valli più come incidentali riferimenti alle appartenenze ideologico-culturali dei singoli protagonisti della vicenda, piuttosto che come costante ormai “strutturale” del sistema ecclesiastico, alla base di molte carriere, rapide ascese ed improvvisi declini dei protagonisti del mondo della finanza “bianca” e dello Ior. Con queste avvertenze, il libro resta comunque un testo utilissimo per chi desideri avere una panoramica ampia, esaustiva e rigorosa sulla storia e le vicende dello Ior, senza lo stile e il linguaggio (oltre che la lunghezza) tipiche del testo specialistico.Nel libro, ci sono poi anche diversi retroscena, appresi dall’autore direttamente o indirettamente, attraverso il rapporto con prelati o giornalisti. Tra le “chicche”, anche il racconto di un incontro riservato del gotha dell’economia e dell’imprenditoria di ispirazione cattolica, una sorta di “Conclave bianco” come lo definisce Valli. Con il neopresidente dello Ior Gotti Tedeschi c’erano Giampiero Pesenti, Giovanni Bazoli, Francesco Merloni, Emilio Riva, Giuseppe Guzzetti, Roberto Mazzotta, Alberto Quadrio Curzio, il futuro ministro Corrado Passera, il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei, il notaio Giuseppe Camadini, Giovanni De Censi del Credito valtellinese, Guido Leoni della Banca popolare dell’Emilia Romagna. «Per la prima volta – spiega Valli – il Vaticano si rivolge a una vasta schiera di laici cattolici, professionisti di provata capacità, chiedendo la loro collaborazione in vista di un rilancio non solo dei bilanci, ma anche dell’immagine della Santa Sede sotto il profilo economico». Ma poi le cose, complici gli interessi saldatisi attorno alla figura del card. Bertone, andarono diversamente. (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Domenica 16 Giugno,2013 Ore: 08:12
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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