- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (443) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org WIKILEAKS: NUOVI CABLO, VECCHIE COLLUSIONI TRA CHIESA E DITTATURE LATINOAMERICANE,di Adista Notizie n. 16 del 27/04/2013

WIKILEAKS: NUOVI CABLO, VECCHIE COLLUSIONI TRA CHIESA E DITTATURE LATINOAMERICANE

di Adista Notizie n. 16 del 27/04/2013

37134. WASHINGTON-ADISTA. Sequestrati, torturati, scomparsi, assassinati da dittature sciagurate. In numero di decine di migliaia. In Cile e in Argentina (ma anche in altri Paesi dell’America Latina), in particolare nell’arco del decennio 1973-1983. Nel silenzio complice dei Paesi occidentali, talvolta co-autori di golpe (vedi gli Usa in Cile). Peggio, nel silenzio dello Stato sede della cattolicità, il Vaticano, che non ha mai denunciato a voce alta, gridandolo dai tetti, lo sterminio di innocenti, il sequestro di beni e di bambini, la mattanza extragiudiziale, intollerabile, fosse pure di pericolosi terroristi sovversivi: non sapevano nei primi anni dello scempio argentino cosa stava succedendo, abbiamo sentito affermare dalle riparate stanze di tanti ecclesiastici, ma non è vero; sapevano (e concordavano, nel caso del Cile). Non si tratta di pregiudizievoli illazioni, o solo di testimonianze giunte fino a noi pur numerosissime nel corso degli anni: no, “carta canta”, ovvero i documenti desecretati dei governi statunitensi ora diffusi in rete da WikiLeaks, ripresi da vari giornali nel mondo.

Argentina: le bugie del card. Laghi
Il quotidiano Tiempo Argentino il 9 aprile scorso pubblica per esempio la notizia che «quattro giorni dopo l’assassinio dei sacerdoti pallottini, avvenuto il 4 luglio del 1976, l’ambasciata statunitense aveva già ricevuto la conferma che il crimine era stato commesso dalle forze di sicurezza argentine (…). La fonte citata dalla diplomazia del Paese nordamericano era il nunzio apostolico in Argentina Pio Laghi» (morto nel 2010). Questi aveva avuto l’informazione dall’allora arcivescovo di Buenos Aires, Juan Carlos Aramburu, «che si era da poco incontrato con il ministro dell’Interno», Albano Harguindeguy.
«Laghi aggiunse che “un alto ufficiale del governo” gli aveva anticipato che avrebbero cercato di “pulire la Chiesa”»; egli sospettava che l’assassinio dei religiosi non ne fosse che «il primo passo». Laghi, continua il giornale, informò l’ambasciata che, malgrado i militari sostenessero che motivo dell’azione contro i pallottini fosse il sospetto che nascondevano il leader dei Montoneros, Mario Firmenich, in realtà «l’obiettivo dei repressori erano proprio i religiosi, perché non era certo che stessero dando rifugio a Firmenich».
Eppure almeno fino al ‘79 il card. Laghi non fece nessuna denuncia pubblica. Giocava anzi a tennis con uno dei tre golpisti del 24 marzo 1976, Emilio Massera (un paio di volte alla settimana secondo quest’ultimo, non più di 3, 4 volte in quattro anni secondo quanto lo stesso Laghi dichiarò nel libro a sua discolpa Il cardinale e i desaparecidos. L'opera del Nunzio Apostolico Pio Laghi in Argentina, scritto dai giornalisti Fernando Elemberg e Bruno Passarelli, v. Adista n. 79/99), celebrò il matrimonio di uno dei suoi figli e ne battezzò un nipote. Il cardinale sapeva, e aveva anche intuito subito di che demoniaca pasta fossero fatti i golpisti argentini: le prove sono là nei cablogrammi. Eppure si è sempre difeso dichiarando il falso: «In quell'epoca non immaginavo nemmeno l'entità di ciò che i militari argentini stavano facendo ai loro connazionali» (intervista all'Ansa, 29 aprile 1995, v. Adista n. 33/95) e «come potevo fare una denuncia pubblica se non sapevo?» (intervista a Famiglia Cristiana, n. 22/95, v. Adista n. 41/95).

Sempiterno feeling col dittatore Pinochet
Non è meno grave il sostegno assicurato nei fatti dalla Santa Sede al dittatore golpista cileno Augusto Pinochet, che l’11 settembre 1973 portò alla morte quel Salvador Allende e quel governo di Unidad Popular che stavano restituendo dignità e speranza a un popolo colonizzato da economie esclusiviste. Anche in questo caso a scoperchiare la verità è un cablo, datato 18 ottobre 1973, a poco più di un mese dal golpe. Inviato dall’ambasciata Usa ad Henry Kissinger, riferiva di una conversazione avuta dai diplomatici statunitensi con l’allora sostituto della Segretaria di Stato vaticana, mons. Giovanni Benelli, durante la quale era emersa la «grave preoccupazione» di Benelli e dello stesso papa Paolo VI non per l’intollerabile situazione in cui la spietata dittatura cilena aveva precipitato un intero popolo, bensì «di fronte alla campagna internazionale orchestrata dalla sinistra che presentava una visione completamente falsa della realtà cilena». «Benelli – proseguiva il telegramma – ha deplorato in particolare una copertura esagerata di certi avvenimenti, definendola uno dei più grandi successi della propaganda comunista», copertura che secondo l'alto prelato dimostrava «come i comunisti avrebbero potuto influenzare i media internazionali negli anni a venire». E pazienza per i danni collaterali: Benelli aveva definito una «spiacevole ma naturale conseguenza di un colpo di Stato lo spargimento di sangue avvenuto durante i rastrellamenti in Cile». D’altronde i vescovi cileni, aveva affermato ancora ai diplomatici Usa, lo avevano rassicurato sul fatto che «le storie di repressione brutale descritte dalla stampa mondiale erano infondate». Evidentemente, secondo Benelli, era degna di fede più quella scarsa trentina di eminenze (varie delle quali in realtà molto critiche nei confronti del regime), che la “stampa mondiale”. Perché della ferocia della giunta Pinochet si parlò subito ovunque: circa 3mila furono gli oppositori politici uccisi (ma ci sono fonti che parlano di oltre 40mila morti) e 130mila arrestati in maniera arbitraria (o 600mila?). Dunque erano più che avvertiti anche in Vaticano.
C’è un altro cablo, d’altronde, che riporta quanto il compianto cardinale di Santiago Raul Silva Henriquez raccontò a papa Paolo VI nel novembre 1974, fornendogli «una visione piuttosto pessimistica della situazione cilena generale, sostenendo che egli aveva poca fiducia nella volontà della leadership per ripristinare le libertà civili».
Con l'arrivo, poi, di Angelo Sodano alla Nunziatura nel 1977 – e questa è storia nota, ma da ripercorrere – le relazioni fra regime militare e Chiesa si fecero meno tese e proseguirono sulla via della pacificazione prima e della collaborazione poi: se la Chiesa di base continuò ad essere fortemente ostile, il nunzio preferì scegliere la via del dialogo, difendendo la Chiesa-istituzione più che l'incolumità delle vittime della dittatura. La strategia della "distensione" di Sodano culminò nell'aprile 1987 quando, anche con l'aiuto di diversi membri dell'Opus Dei che ricoprivano posizioni importanti nel governo cileno (come Francisco Javier Cuadra, segretario generale del governo), organizzò il viaggio di Giovanni Paolo II in Cile: una "visita pastorale" che si concluse con l'apparizione – ripresa da tutte le televisioni e i giornali del mondo – di papa Wojtyla e del dittatore Pinochet che, insieme, affacciati al balcone della Moneda, salutano e benedicono la folla. Il feeling fra l'ex dittatore e il Vaticano è testimoniato anche dai famigerati messaggi di auguri inviati da parte del segretario di Stato vaticano Sodano e di Giovanni Paolo II per le nozze d'oro di Pinochet il 18 febbraio 1993. Il papa scriveva: «Con grande piacere impartisco, così come ai loro figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale». Sodano va anche più in là: nel messaggio che accompagna quello del papa assicura che «Sua Santità conserva il commosso ricordo del suo incontro con i membri della sua famiglia in occasione della sua straordinaria visita pastorale in Cile» e coglie l’occasione per manifestare «l'espressione della mia più alta e distinta considerazione» (v. Adista nn. 48/93 e 89/06). (eletta cucuzza)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Domenica 28 Aprile,2013 Ore: 08:54
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
La chiesa di Papa Francesco

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info