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www.ildialogo.org LA “RIVOLUZIONE” DI PAPA FRANCESCO: UNA COMMISSIONE CONSULTIVA CON TANTI NOMI CONTROVERSI,di Adista Notizie n. 16 del 27/04/2013

LA “RIVOLUZIONE” DI PAPA FRANCESCO: UNA COMMISSIONE CONSULTIVA CON TANTI NOMI CONTROVERSI

di Adista Notizie n. 16 del 27/04/2013

37132. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Ed eccolo Jorge Maria Bergoglio alla prova delle sue prime scelte da pontefice. Dopo i gesti, le parole, gli incontri, arrivano infatti anche le decisioni. E se per molti organi di stampa la nomina degli otto cardinali come suoi «super-consulenti» per assisterlo nel governo della Chiesa e nel progetto di riforma della Curia romana è una «svolta epocale», una «rivoluzione», anche per diversi studiosi ed osservatori di questioni ecclesiastiche e di storia della Chiesa le nomine di papa Francesco costituirebbero una novità assoluta. Addirittura Alberto Melloni, sul Corriere della Sera (14/4) parla nientemeno che del «passo più importante nella storia della Chiesa degli ultimi dieci secoli e nella cinquantennale vicenda della ricezione del Vaticano II».
Per altri, invece, non è affatto così. Segno che la figura e le iniziative di Bergoglio, quelle presenti e quelle passate, continuano a far discutere, soprattutto rispetto alla loro portata, oltre che ai loro contenuti. Capita così che un intellettuale cattolico della stessa scuola di Bologna da cui proviene Melloni, e che rispetto a Melloni ha in passato assunto posizioni anche più caute e sfumate, abbia invece dato una interpretazione totalmente opposta. Si tratta del teologo e storico don Giuseppe Ruggieri, per il quale la nomina di consiglieri per la riforma della Curia «riprende un istituto tradizionale della Chiesa» risalente «già al primo millennio» e tutt'ora esistente nella Chiesa ortodossa orientale. Anche sul merito della scelta fatta da Bergoglio, Ruggieri (intervistato dall’Ansa il 13 aprile scorso) è assai più tiepido di Melloni. Per lui si tratta di un inizio «timido» di rinnovamento, che solleva peraltro «molti interrogativi», a partire da quelli sulle reali competenze dei cardinali nominati e sui poteri che il nuovo organismo potrà effettivamente esercitare, al di là del suo ruolo consultivo.

L’ombra lunga di Bertone
Insomma, la novità non sarebbe davvero una novità; la commissione ha per ora solo il carattere di un organismo che il pontefice può consultare prima di prendere decisioni; non è chiaro con quali tempi e con che frequenza la nuova commissione si riunirà; né chi potrà fare l’ordine del giorno o inserire altri argomenti di discussione oltre a quelli già previsti. Inoltre diversi commentatori hanno fatto notare che il nuovo organismo, che pure il papa ha voluto rappresentativo dei cinque continenti, è però composto di soli cardinali. Non ci sono i “corpi intermedi” della gerarchia ecclesiastica, preti e vescovi; mancano i laici e le donne (nemmeno se suore). Anche le biografie degli ecclesiastici nominati da Bergoglio non sono certo inattaccabili. Di uno dei cardinali più controversi, che è anche il coordinatore del gruppo di lavoro, Oscar Andres Rodríguez Maradiaga (grande amico di Bergoglio) ci occupiamo in un articolo a parte su questo stesso numero (v. notizia successiva), ma vale qui la pena soffermarsi brevemente su alcuni dei componenti della commissione. A partire dal card. Giuseppe Bertello, uno degli ecclesiastici che più incarna l’attuale establishment ecclesiastico, ma che paradossalmente è stato cooptato all’interno dell’organismo che, a detta dei media, sarà l’artefice del rinnovamento di Curia. 70 anni, uomo vicinissimo al card. Tarcisio Bertone, canavesano come lui, Bertello (da molti accreditato come prossimo segretario di Stato) dal 2011 è il presidente del Governatorato della Città del Vaticano e della Pontificia Commissione per la Città del Vaticano, cioè di quegli organismi che sovrintendono al governo dello Stato vaticano e a tutte le attività economiche, tecniche e di sicurezza (gestendo, tra l’altro, anche gli appalti delle ristrutturazioni edilizie e della manutenzione dei giardini vaticani). Insomma, la “cassaforte” del Vaticano. Bertello ed il suo vice, mons. Giuseppe Sciacca subentrarono al card. Giovanni Lajolo e – prima ancora che le sue dimissioni fossero ufficializzate – a mons. Carlo Maria Viganò, allontanato per il suo impegno per il risanamento delle casse del Governatorato e la trasparenza negli appalti: in una lettera riservata (resa pubblica in esclusiva dalla trasmissione televisiva di Gianluigi Nuzzi “Gli intoccabili”, trasmessa su La7, il 25 gennaio 2012) Viganò fece anche i nomi di diverse personalità operanti nella Santa Sede, Bertone in testa, che avrebbero macchinato per metterlo in cattiva luce presso il papa. Lettera che diede di fatto avvio allo scandalo VatiLeaks.

Silenzio “Concordato”
Altro italiano, designato come segretario della commissione degli otto cardinali, è mons. Marcello Semeraro, vicinissimo a Ratzinger ma anche amico di Bergoglio dai tempi del Sinodo del 2011, quando il futuro papa Francesco era relatore generale aggiunto e Semeraro segretario generale. Semeraro è stato più volte al centro di polemiche nella sua diocesi, quella di Albano. Nel 2007, fu il caso di tre suore missionarie di Santa Gemma, inviate dalla loro superiora nella diocesi retta da Semeraro per essere impiegate nei servizi della catechesi e della pastorale giovanile nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Aprilia, e da lui cacciate per non aver accettato di fare da colf, prestando servizio “materiale” a due anziani sacerdoti presenti nella parrocchia. Un servizio che prevedeva una retribuzione di 800 euro al mese, da dividere in tre (v. Adista n. 79/08). Vescovo conservatore, è stato artefice di un processo di normalizzazione delle parrocchie più vivaci della sua diocesi. Come nel 2008, quando decise improvvisamente di trasferire lo storico parroco di Santa Maria Assunta in Cielo ad Ariccia, don Pietro Massari. Si mobilitarono centinaia di fedeli, ci furono appelli, assemblee, addirittura l’intervento del sindaco, che ottenne un incontro tra i fedeli e il vescovo al Palazzo Chigi di Ariccia. Ma non ci fu nulla da fare (v. Adista n. 63/08).
Soprattutto su mons. Semeraro, e sull’aurea di rinnovamento e di lotta alla corruzione ed ai preti pedofili di cui questo pontificato è stato immediatamente ammantato, pesa la storia di p. Marco Agostini. Vescovo di Albano era allora il futuro vicario del papa per la diocesi di Roma, Agostino Vallini, che optò per il semplice trasferimento del prete, anche dopo la seconda denuncia a suo carico. P. Marco fu inviato in un ostello per giovani ad Assisi, dove gli fu consentito di continuare a frequentare i ragazzi. E quando il 30 maggio 2006 la Procura di Velletri – che aveva appena ottenuto dal Gip la misura cautelare per padre Marco Agostini – chiese alla Curia di poter avere le informazioni raccolte dalle autorità ecclesiastiche, il successore di Vallini, Semeraro appunto (che gli era subentrato nel 2004) rispose picche: «Sono spiacente di non poter esaudire la richiesta», fu la lapidaria risposta del vescovo, che si appellò all’articolo 4 comma 4 del Concordato, secondo il quale gli ecclesiastici non sono tenuti a dare a magistrati o ad altra autorità informazioni su persone o materie di cui siano venuti a conoscenza per ragione del loro ministero. Non c’era obbligo, ma nemmeno divieto. Eppure Semeraro preferì non collaborare.

L’arcivescovo della “pacificazione”
Se lo scandalo pedofilia sfiora il vescovo Semeraro, prende in pieno il più anziano membro del gruppo, il cileno Francisco Javier Errázuriz Ossa – della congregazione dei Padri di Schoenstatt, cara a Benedetto XVI –, già esponente di Curia come segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata (nel 1995 fu tra i protagonisti dell’indagine che portò all’allontanamento della teologa femminista Ivone Gebara) ed ex presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali latino-americane (Celam). Errázuriz è arcivescovo emerito di Santiago, dove ha svolto il suo servizio dal 1998 al 2010. In quella veste, nel 2006, fu lui a celebrare i funerali religiosi di Pinochet («Che Dio lo perdoni e tenga conto di ciò che ha fatto di buono», disse) e a proporre al governo, nel 2010, l’indulto generalizzato, in nome del “perdono cristiano”, per i militari sostenitori della dittatura. Ma c’è dell’altro: è anche accusato di avere per troppo tempo cercato di insabbiare le indagini su uno dei casi di violenza sessuale più tristemente conosciuti in Cile, quello su James Hamilton, che ha subìto abusi sessuali per oltre venti anni da parte di p. Fernando Karadima, detto anche “il santo vivente”, un prete ed educatore con un forte carisma presso i giovani dell’élite di Santiago del Cile. Hamilton ed altre vittime del prete pedoflilo videro riconosciuta dalla giustizia vaticana la fondatezza delle loro accuse, e nel 2011 a Karadima fu imposta una vita di preghiera e penitenza, con l’interdizione a vita dall’esercizio del ministero ecclesiastico, specialmente la confessione e la direzione spirituale (un provvedimento simile a quello comminato nel 2006 al fondatore dei Legionari di Cristo p. Marcial Maciel Degollado: ad entrambi il Vaticano risparmiò l’onta della dimissione dallo stato clericale). Già nel 2003, però, le accuse contro Karadima vennero rese note dalle vittime direttamente al cardinale Errazuriz, ma questi ritenne di non dover iniziare nessuna indagine sul prete, limitandosi ad assicurare che avrebbe “pregato per lui”. Di più: anche quando nel 2004 il Vaticano aprì una inchiesta ufficiale su Karadima e nel 2006 assicurò il cardinale che le accuse contro il prete erano fondate e che era consigliabile intervenire, Errázuriz decise di fermare ancora gli accertamenti, in attesa di nuove prove.

Il cardinale dell’intransigenza. A senso unico
Ha coperto preti pedofili anche l’australiano George Pell, 71 anni, attuale arcivescovo di Sydney. Ultraconservatore, è tra i cardinali che hanno scelto di celebrare la messa tridentina. Pur essendo cardinale e Primate d'Australia, il card. Pell non è mai riuscito a diventare presidente della Conferenza episcopale del suo Paese, perché considerato troppo di destra anche dal suo episcopato. Stessa musica all’interno della sua diocesi. Nel 2007, nella bozza di un nuovo piano pastorale provò (senza riuscirci causa le polemiche che la sua iniziativa suscitò) a chiedere che tutti i dirigenti delle 167 scuole cattoliche di Sidney facessero “professione di fede e giuramento di fedeltà” alla totalità del magistero cattolico, soprattutto su temi come omosessualità, contraccezione, morale sessuale e sacerdozio femminile (v. Adista n. 43/07). C’è poi la vicenda di un prete della diocesi di Ballarat, 120 chilometri ad ovest di Melbourne, Gerald Francis Ridsdale, che sta scontando 19 anni di carcere per aver abusato di decine di bambini. Ridsdale, prete dal 1961, fu arrestato solo nel 1993. Per oltre trent’anni la Curia non fece altro che spostarlo di parrocchia in parrocchia. Quando, il 27 maggio 1993, il tribunale di Melbourne aprì un processo a carico di Ridsdale per aggressione sessuale ai danni di nove ragazzi, il prete venne accompagnato in tribunale e sostenuto proprio da George Pell, che nel frattempo era divenuto vescovo ausiliare di Melbourne. Ridsdale fu condannato, ma uscì di prigione dopo appena tre mesi, “sulla parola”. Dimesso dallo stato clericale, rientrò definitivamente in carcere nel 1994 dopo essersi dichiarato colpevole. Nel 1996, Pell, alla vigilia del suo insediamento come arcivescovo della diocesi di Melbourne, dichiarò di aver accompagnato Ridsdale al processo unicamente per dargli “supporto morale”. «Ho vissuto con lui – disse Pell – ma sulla sua condotta non circolava nemmeno un sospetto». Tuttavia, il processo del 1994 provò che Ridsdale era stato inviato dai suoi superiori da uno psicologo già nel 1971, e che era stato spostato da una parrocchia all’altra a causa delle denunce arrivate in Curia. (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Domenica 28 Aprile,2013 Ore: 08:48
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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