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www.ildialogo.org Macchine Intelligenti ed Evoluzione non deterministica,di Giorgio Forti

Macchine Intelligenti ed Evoluzione non deterministica

di Giorgio Forti

Sono oggi esistenti strumenti elettronici capaci di funzioni molto complesse, e sono in continuo sviluppo: permettono la costruzione di macchine dalle raffinate prestazioni, inclusa la simulazione di attività umane e persino di sentimenti umani. La costruzione di calcolatori sempre più veloci ha permesso di costruire strumenti sempre più complessi, che imparano ad imitare (Learning machines,[1]) sempre meglio il comportamento umano, anche per quel che riguarda l’espressione di sentimenti, senza però distinguere quelli buoni da quelli cattivi: non hanno dunque la capacità di costruirsi un’etica razionale e adottarla come criterio di comportamento morale.
L’utilizzazione dei calcolatori quantistici, ora allo studio in laboratori avanzati e che consentono di superare le limitazioni di velocità dei sistemi binari, consentirà probabilmente nuove realizzazioni di grande interesse pratico.
Tuttavia di macchine si tratta, che eseguono programmi progettati e costruiti dai loro costruttori umani[2], dei quali rappresentano l’intelligenza a ciò applicata: comunque una piccola parte della loro intelligenza. Queste macchine non si possono quindi definire “intelligenza artificiale” come viene ormai correntemente fatto, se per intelligenza dobbiamo intendere la capacità di conoscenza sintetica-simbolica e di linguaggio sintetico-simbolico, in grado di comunicare a se stessi e ad altri membri della Specie i propri pensieri, sentimenti ed emozioni. Le macchine che agiscono eseguendo un programma, per quanto complesso, di azioni e/o comunicazioni di notizie, scritto in esse da esseri umani, non hanno una propria “intelligenza”.
Per diventare realmente capaci di intelligenza creativa dovrebbero contenere nel loro programma elettronico la capacità di mutare, di variare sé stesse in modo autonomo, cioè mediante una variazione non programmata da esseri umani. La variazione dovrebbe avvenire nella macchina stessa, in momenti e modi imprevedibili dai costruttori umani. Infine, dovrebbe avere la capacità di duplicare sé stessa in modo fedele, dato che gli umani costruttori originali, non sarebbero più in grado di farlo, dopo avvenute alcune variazioni casuali. Si avrebbero così nuovi “individui” da cui inizierebbe una nuova discendenza: la discendenza di Homo sapiens, che avverrebbe in modo del tutto diverso da quello attualmente usato in natura per ogni animale o pianta: la riproduzione sessuale e la genetica mendeliana, con la ricombinazione genica e la duplicazione del DNA che contiene l’informazione genetica di tutte le funzioni dell’organismo vivente: tutte, compresa la riproduzione, compresa la acquisizione e comunicazione del sapere, dei sentimenti e dei desideri: che tutti, ora lo sappiamo, sono registrati in reti di neuroni che comunicano tra loro per sinapsi[3].
In linea di principio, questo potrebbe avvenire per modificazione in un punto essenziale della struttura della macchina la cui variazione (“mutazione”), mediante scelta casuale tra due o più alternative aventi ognuna una diversa e definita probabilità, crei una funzione diversa da quella preesistente. O, invece, causi la scomparsa di una funzione preesistente: se questa era indispensabile al funzionamento della macchina, la variazione determina la sua fine (morte?), a meno che possa essere riparata dal costruttore. Se la variazione avvenuta comporta un funzionamento diverso, con una nuova ma diversa funzione, la macchina è cambiata (“mutata”), e questo può essere compatibile con la sua persistenza nell’ambiente in cui è chiamata ad operare. O addirittura può funzionare meglio, con nuove possibilità prima impensate. Quel che è certo, è che a questo punto, dopo una o più variazioni, la macchina non è più una macchina, e sfugge al controllo dei suoi costruttori: ha una propria evoluzione nel tempo, non prevedibile, quindi libera. Siccome le variazioni di una struttura complessa che comunque deve essere capace di compiere lavoro utilizzando energia e conservare queste capacità, o addirittura accrescerle, sono eventi molto rari, essi sono formalizzabili con la statistica degli eventi rari.
Non è impossibile che gli esperti di robotica arrivino a progettare e costruire una simile macchina, che però sfuggirebbe al loro controllo in tempi più o meno brevi, dipendenti dalla frequenza delle variazioni (mutazioni, per stare alla analogia con gli organismi intelligenti che conosciamo). Le conseguenze di simile evento potrebbero essere tragiche, se avvenissero p.e. in un drone lanciamissili, magari con testate nucleari. Si dovrebbe sperare che la macchina, oltre ad essere “intelligente”, sia anche dotata di capacità di pensiero etico, e sviluppasse un’etica compatibile con quella su cui si basa la sopravvivenza della specie umana e delle altre specie oggi adattate alla vita sulla Terra!
Le caratteristiche di un nuovo essere intelligente, a partire da un progetto realizzato da esseri umani, potrebbero esser basate sul modello che attualmente osserviamo nei viventi comparsi circa 3,5- 4 miliardi di anni orsono, con l’evoluzione da un organismo primordiale (o da più organismi primordiali, una possibilità aperta, sulla base delle nostre attuali conoscenze), cioè le prime strutture capaci di autoduplicazione, per variazioni casuali, sottoposte poi alla selezione da parte dell’ambiente in cui è dato loro di “vivere”. Ciò di cui parlo sarebbe quindi un modo nuovo di continuazione della Storia della Vita sulla Terra, come si è evoluta secondo la attuale teoria dell’Evoluzione Biologica. Ne ho dato un brevissimo compendio in Nòema[4] (G.Forti-La Teoria dell’Evoluzione nella cultura moderna: evoluzione biologica ed evoluzione culturale). Ma ovviamente la si può leggere in libri scolastici destinati agli studenti delle Scuole Medie Superiori, e, meglio ancora, in testi universitari.
La costruzione di simile struttura “intelligente” sarebbe la continuazione della creazione, questa volta a partire dal punto a cui si è arrivati nei nostri giorni: la nostra specie umana. Utilizzando però materiali diversi da quelli che oggi costituiscono i viventi e comprendono buona parte del Sistema Periodico degli Elementi di cui è fatto l’Universo, che sono oggi utilizzati per costruire tutte le cellule viventi conosciute ed attivare le loro funzioni.
Indubbiamente, questo passo dell’evoluzione darwiniana sarebbe una tappa rivoluzionaria perché i “viventi” creati inizialmente da Homo sapiens sarebbero fatti dei materiali con cui si sono finora fabbricati gli strumenti elettronici, cioè una piccola parte degli atomi esistenti nell’Universo. E più rivoluzionario ancora sarebbe il sistema utilizzato per trasmettere l’informazione necessaria alla “eredità” dei nuovi organismi elettronici: algoritmi matematici inventati dagli esseri umani invece che i legami di idrogeno tra le basi nella doppia elica del DNA. Fantascienza? Certamente, finchè macchine intelligenti di questo tipo, cioè non più macchine ma persone intelligenti, siano effettivamente costruite! Nell’attesa, è chiaro che i robot capaci solo di eseguire programmi elettronici elaborati dagli umani che li hanno costruiti non possono essere considerati intelligenti.
Inutile dire che questo non cambierebbe in modo significativo i rapporti tra le Scienze e le Religioni: la Creazione della Vita (e quella dell’Universo) potrebbe continuare ad essere rappresentata come nel Genesi, ovviamente interpretato non letteralmente, ma come il racconto di popoli primitivi che si esprimevano con il loro linguaggio ed immaginazione primitiva. Con la comparsa della Specie Homo sapiens è iniziata l’Evoluzione Culturale, grazie alla capacità di apprendimento individuale e di memorizzazione e comunicazione mediante il linguaggio sintetico-simbolico, ed essa procede a velocità molti ordini di grandezza superiore all’Evoluzione Biologica, che può procedere solo per eventi casuali selezionati dall’ambiente in base alla loro capacità di aumentare il tasso di riproduzione della specie, aumentandone la fitness, (adattamento all’ambiente). La “creazione” della nuova specie elettronica non sarebbe altro che la continuazione dell’Evoluzione darwiniana delle specie viventi.
Le religioni potrebbero, a mio parere, tradurre in termini moderni i loro antichi racconti: colmare il divario che le ha separate dalle Scienze della Natura. Potrebbero così soddisfare l’esigenza culturale ed etica di spiegare ai loro fedeli cosa debbono credere, oggi (e nel futuro?), per considerarsi fedeli di una determinata religione. Nel caso del Giudeo-Cristianesimo, per me più familiare, e più in particolare in quello del Cattolicesimo, i fedeli dovrebbero esser informati di cosa significano in linguaggio moderno le parole del Credo di Nicea (che riassume la fede cattolica quale la Chiesa oggi la propone), per esempio l’espressione che afferma che il Figlio (Gesù Cristo) è sin da prima dell’inizio dei secoli “della stessa sostanza del Padre”. Infatti, per i Padri conciliari del Concilio di Nicea, nel 4° secolo, la parola tomista-aristotelica “sostanza” aveva un significato radicalmente diverso da quello che la stessa parola ha nella nostra cultura contemporanea, e viene usata sin dalle scuole medie inferiori per definire la materia di cui è fatto l’Universo, atomi e molecole, le stesse di cui sono fatti i viventi tutti, comprese le strutture del cervello ed il pensiero che consiste in sostanza nelle molecole organizzate nelle strutture di cui sono fatti i collegamenti (“sinapsi”) tra neuroni, le reti neuronali che si formano ad ogni acquisizione di conoscenza, ad ogni formazione di un desiderio o sentimento. Cosa significa dunque la parola “transustanziazione” del Corpo di Cristo nell’Eucaristia? Come la debbono pensare i giovani che a scuola e nella vita usano la parola “sostanza” in altro contesto? Così, cosa significa la “Resurrezione dei morti”? Nella forma abbreviata del Credo Cattolico, in uso ancor oggi nelle funzioni religiose cattoliche, si dice “la Resurrezione della carne” perché nel medioevo si pensava che le due espressioni coincidessero, mentre oggi sappiamo tutti che non coincidono (questo è già peraltro preannunziato, in altro contesto, nel colloquio di Gesù con i Sadducei raccontato da tre dei quattro Vangeli canonici), quindi Dio Onnipotente non dovrà manifestare la Sua onnipotenza moltiplicando gli atomi e le molecole che hanno fatto parte del famoso naso di Cleopatra e successivamente del corpo di altri umani, dopo esser passati per la decomposizione dei corpi e riciclaggio di atomi per formare nuove molecole. Si pensa che i fedeli, o la maggioranza di essi, non si pongano di questi problemi nel credere, ma non sarebbe meglio che venisse spiegato loro cosa debbono credere per essere fedeli? La Fede in Dio-razionalità dell’Universo, come dice S Giovanni all’inizio del suo Vangelo (in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e Dio era il Verbo) è completata dalla sua continua affermazione nei Vangeli ed in S.Paolo che Dio ama le sue creature (S.Giovanni, “amatevi l’un l’altro come io vi ho amati”), e questo è il fondamento del Cristianesimo: dei Padri della Chiesa ricorderò qui solo S.Agostino, che ha affermato “Dio è amore”, per scegliere solo uno tra i maggiori maestri della fede cristiana.
Il dogma dell’immortalità dell’anima personale di ogni essere umano è certo una cosa che va interpretata razionalmente, perché è punto centrale della Fede cristiana e anche fulcro del potere di suggestione e di attrazione della Chiesa Cattolica, di conseguenza anche del potere politico delle sue strutture secolari.
Anche questo può essere razionalizzato. La nostra capacità di pensare, di amare e di odiare, di aver sentimenti di ogni genere, di comunicare con i nostri simili e con il mondo esterno a noi sono inscritte in reti di circuiti neuronali, e poi conservate nei circuiti neuronali della memoria. Questa acquisizione di conoscenza è un dato recente a cui molto rimane da aggiungere, ma è ben stabilita. Alla nostra morte, tutte le strutture del nostro corpo vengono distrutte e le loro funzioni cessano. Rimane il fatto che ogni persona umana ha partecipato ad una frazione infinitesima del Tempo, che non ha principio né fine, è eterno. Quando si muore, cessa il nostro tempo personale, ma nessuno potrà mai cancellarlo, fa parte del Tempo infinito. In quello ognuno occupa dunque una piccolissima parte, la sua parte personale. Con quello che avremo fatto di noi stessi, che fa parte del Tutto. Buono, cattivo, mediocre: paradiso, inferno, purgatorio. Il credente con l’aiuto del dono di Dio che si è fatto Uomo, e lo ha redento da tutto il Male, per la sua infinita bontà.
Bibliografia
1 Domingos, Pedro. 2016 The Master Algorithm-Basic Books,2016.
2 Mitchell, Melania. Artificial Intelligence Hits the Barrier of Meaning.2018 New York Times, Nov.5.
3 Edelman, Gerald M. 1991. Il Presente Ricordato- RCS Rizzoli Libri SpA. Milano
4Forti, Giorgio. 2013. La Teoria dell’Evoluzione nella cultura moderna: evoluzione biologica ed evoluzione culturale. Nòema, N° 3, pp 35-48, 2012.
 



Domenica 25 Novembre,2018 Ore: 11:24
 
 
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