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www.ildialogo.org Il lato nascosto della frode sociale,di Philippe Warin

  Le Monde Diplomatique – luglio 2013 – pag. 28  
Il lato nascosto della frode sociale

di Philippe Warin

(traduzione dal francese di José F. Padova)


Forse in Italia il bilancio fra la "frode sociale" (falsi invalidi, assistenza sociale a non legittimati, ecc.) e la "frode di Stato" (il muro di difficoltà per escludere gli aventi diritto) non è tanto negativo quanto sembra sia in Francia, secondo l'articolo del solito MondeDiplo. Eppure al Consiglio Europeo stanno arrivando segnali di allarme... J.F.Padova

Le Monde Diplomatique – luglio 2013 – pag. 28

Il lato nascosto della frode sociale

Philippe Warin, direttore di ricerca al Centre national de la recherche scientifique (CNRS). Cofondatore dell’Osservatorio dei mancati ricorsi a diritti e servizi, coautore dell’opera L’Envers de la « fraude sociale ». Le scandale du non-recours aux droits sociaux, La Découverte, Paris, 2012 (Il rovescio della «frode sociale». Lo scandalo dei mancati ricorsi ai diritti sociali, La Découverte, Parigi, 2012).

(traduzione dal francese di José F. Padova)

«La frode sociale, questo sport nazionale che mette ali di piombo alla nostra economia»; «Fisco, previdenza sociale, disoccupazione: quello che ci costano i truffatori»; «Truffatori della Previdenza. Coloro che rovinano la Francia»; «La grande fregatura. Inchiesta sui 15 miliardi rubati alla Previdenza sociale»; «La Francia degli assistiti. Questi “beneficiari” che disincentivano il lavoro (1)»… Il modo migliore per rovinare la legittimità della previdenza sociale è quello di lasciar intendere che assomiglia a un colabrodo. I truffatori scivolerebbero agevolmente fra le maglie troppo larghe di una rete e il loro parassitismo finirebbe per trasformare la solidarietà nazionale in una minaccia per il Paese. L’8 maggio 2011, ai microfoni di Europe 1, l’ex ministro agli Affari europei Laurent Wauquiez non esitava a paragonare l’«assistenzialismo» al «cancro della società francese». Conclusione (implacabile!): proteggere la Francia implicherebbe sradicare la frode; e sradicare la frode sfrondare i diritti sociali.

Nulla indica che gli imbroglioni, beneficiari di prestazione non dovute, non esistano. Ma, su parere dello stesso Consiglio di Stato, «la frode dei poveri è una povera frode (2)». Le stime, che pure possono essere contestate, forniscono un ordine di grandezza. Registrato il 29 giugno 2011, il Rapporto Tian, dal nome del deputato dell’Unione per un Movimento Popolare (UMP) Dominique Tian, relatore della commissione di valutazione dei conti della Previdenza sociale (3), indica in 4 miliardi di euro le frodi alle prestazioni [sociali], contro 16 miliardi di euro sui contributi e 25 miliardi per imposte non incassate dal tesoro – queste due ultime forme di accattonaggio sono appannaggio delle imprese e dei contribuenti facoltosi.

Il baccano intorno agli «abusi» presenta un altro interesse, meno spesso segnato a dito, per i partigiani dell’austerità: facendo pesare sospetti sui beneficiari legittimi, si ottiene di dissuaderne un gran numero dal fare valere i loro diritti. Di fronte all’esercito dei «parassiti» se ne schiera così un altro, ancora più imponente: quello delle persone che non accedono alle prestazioni alle quali hanno diritto. 5,7 miliardi di euro di reddito di solidarietà attiva, 700 milioni di euro di copertura universale complementare per malattia, 378 milioni di euro di aiuto all’acquisizione di una assicurazione complementare per malattia, ecc. non sono versati a coloro che dovrebbero ottenerli. E la lista è lungi dall’essere completa…

Uno scandalo tanto più grande in quanto coloro che rinunciano ai loro diritti ne finanziano tuttavia gli investimenti. Un esempio: dieci milioni di famiglie impoverite non hanno beneficiato delle tariffe sociali per l’energia fra la data della loro istituzione – nel 2005 per l’elettricità e nel 2008 per il gas – e la fine del 2011, ciò che rappresenta 767 milioni di euro non incassati; eppure esse hanno contribuito a questi importi pagando a prezzo pieno l’elettricità e il gas…

Questa situazione non è per nulla particolare alla Francia. Non si può, conseguentemente, imputarla a una incontrollata generosità del suo sistema di protezione sociale. Uno studio del 2004 dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici) ha stimato che la percentuale media dei mancati ricorsi agli aiuti o ai programmi sociali oscillava fra il 20% e il 40%, secondo i Paesi. Ciò che varia è il modo di trattare questo problema in contesti economici e finanziari che portano ogni governo a ridurre i deficit pubblici.

Soltanto la lotta contro la frode si sviluppa da anni, come nel Regno Unito, dove l’azione in materia, sovente citata a esempio, può lasciare perplessi: il Ministero del lavoro e delle pensioni vi dedica un budget di 425 milioni di sterline (circa 500 milioni di euro) su quattro anni (2011-2014), per un utile atteso di 1,4 miliardi di sterline, per il periodo indicato. Il fenomeno di massa dei mancati ricorsi, identificato fin dal dopoguerra, ha permesso più tardi a Margaret Thatcher e ai suoi eredi di giustificare i loro colpi di accetta sui budget sociali, argomentando l’inutilità dei dispositivi proposti alla popolazione. Un modo di esimersi da qualsiasi provvedimento . costoso – per riportare i cittadini a far valere i loro diritti.

Questa presentazione delle cose elimina la ragione fondamentale per la quale tanta gente si astiene dal reclamare quello che gli è dovuto: l’ineguaglianza sociale nell’accesso ai diritti. Essa cancella gli ostacoli, sia istituzionali che individuali, che portano molte persone a privarsi di prestazioni, finanziarie e non, alle quali esse sono legittimate. Fra questi ostacoli, il Rapporto coordinato nel 2002 dall’Università irlandese Mary Daly per il Consiglio d’Europa (4) comprende la distanza geografica e i problemi di mobilità, gli adempimenti, i riferimenti alle leggi e il linguaggio cripto-burocratico imposto al pubblico, il trattamento differenziato e talvolta discriminatorio cui sono sottoposti i richiedenti, ecc.

In Francia, il principio dell’accesso ugualitario è iscritto nell’articolo primo della legge del 1998 relativa alla lotta contro le esclusioni. Ridurre i mancati ricorsi implicherebbe effettivamente sia spese supplementari sia una rinuncia ai risparmi che il fenomeno permette. In un contesto delicato di bilancio, una simile decisione richiede d’identificare le priorità… In particolare, se essa ha come conseguenza di amputare l’importo degli aiuti sociali. In breve, di spalmare più sottilmente una quantità minore di marmellata su una fetta di pane più ampia.

Rischiano di farne le spese le collettività territoriali, perché devono portare soccorso alle persone in difficoltà. È il motivo per il quale comuni e dipartimenti mettono progressivamente in moto servizi e dispositivi che seguono e accompagnano i loro amministrati nell’espletamento delle loro domande [ndt.: qui in Italia sono i CAF]. Non semplicemente per amore dell’uguaglianza o per un sentimento di responsabilità di fronte agli effetti della crisi sui meno abbienti, ma anche per semplice logica contabile: si tratta di evitare che il risparmio, generato dai mancati ricorsi a favore dello Stato, si traduca in spese supplementari a livello locale.

Presentato in gennaio 2013, il Piano pluriennale del governo contro la povertà e per l’inclusione sociale evoca i grandi principi, fra i quali la «non stigmatizzazione», per mettere fine al sospetto generalizzato, e il «giusto diritto», per «assicurarsi che l’insieme dei cittadini beneficino di ciò cui hanno diritto, né più, né meno». Una “prima” e un progresso. Nondimeno, i grandi Tesorieri [di Stato] continuano a considerare le spese sociali sotto il solo angolo del loro costo, che minaccerebbe gli «equilibri di bilancio». Ora, questa rappresentazione ignora la funzione centrale della protezione sociale: rifiutare il formarsi e il consolidarsi di una classe di «senza diritti», proteggere i più vulnerabili e preservare la cittadinanza sociale di ognuno.

Rigore, austerità: il clima del tempo attuale rafforza l’idea che ogni nuovo aumento delle spese deve essere compensato da nuove entrate e da svariate misure di esonero o di riduzione dei prelevamenti – nel nome della sacrosanta «competitività», beninteso. Ora, è possibile adottare una nuova visione delle cose. In periodo di crisi, le prestazioni e gli aiuti sociali permettono di compensare le perdite di entrate e di sostenere la domanda. Esse contribuiscono a creare posti di lavoro nel settore dell’economia sociale e solidale. Generano spese private (di salari e di consumi), le quali producono un ritorno di nuove entrate, tramite i contributi e la fiscalizzazione… dei quali si alimentano i bilanci della previdenza sociale. Questo circolo virtuoso è l’esatto contrario dell’ingranaggio che il Fondo Monetario Internazionale (FMI) descrive ormai come la conseguenza delle politiche di austerità che il Fondo stesso aveva ardentemente sostenute. Nel Regno Unito, per esempio, il programma di «risanamento delle finanze pubbliche» del governo di David Cameron, che mirava a riportare il deficit da 10,4% del PIL nel 2010 a 1,5% nel 2016, ha frenato l’attività, provocando una caduta del PIL di almeno 0,7 punti nel 2011.

Quando si riabilitano le funzioni positive della spesa sociale – che svolge un ruolo più virtuoso del risparmio delle famiglie, con i suoi comportamenti di rendita o di speculazione – scompare la contraddizione fra l’uguaglianza dell’accesso ai diritti e il rispetto delle costrizioni economiche. La mancanza dei ricorsi non appare più come una fortuna insperata, un’occasione di risparmi facili: segna invece il fallimento di politiche pubbliche caratterizzate da una imponente distruzione di ricchezza.

Aiutare la gente a fare valere i suoi diritti gioverebbe quindi a tutti…

(1) Respectivement Le Point, 8 décembre 2011 ; Le Parisien, 22 juin 2011 ; Le Point, 21 avril 2011 ; et Le Figaro Magazine, 5 mars 2011 et 4 juin 2011. 

(2) Clôture des entretiens « Fraudes et protection sociale » organisés par le Conseil d’Etat, février 2011. 

(3) « Rapport d’information sur la lutte contre la fraude sociale », mission d’évaluation et de contrôle des lois de financement de la Sécurité sociale, Assemblée nationale, 29 juin 2011. 

(4) Accès aux droits sociaux en Europe, Éditions du Conseil de l’Europe, Strasbourg, 2002.




Domenica 07 Luglio,2013 Ore: 07:53
 
 
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