- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (381) - Visite oggi : (2)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Nell’ingranaggio dei dilettanti,di Hans-Jürgen Schlamp

Crisi di governo in Italia
Nell’ingranaggio dei dilettanti

di Hans-Jürgen Schlamp

L'articolo di Der Spiegel, scritto da un corrispondente da Roma di lungo corso, Hans-Jürgen Schlamp, porta la data di oggi alle 14.30. Vi si parla tra l'altro dei brindisi berlusconiani alla seconda caduta di Prodi (quella con Scilipoti, De Gregorio & co., quella che costò milioni di euro), e a Palazzo Grazioli forse i tappi adesso sono già saltati. Ora, alle 21 circa, sappiamo come è andata. Napolitano significa larghe intese, e queste significano l'Uomo dal Viso Rifatto che ci mette del suo (si fa per dire, moltissimi dei soldi che ha ce li abbiamo messi noi).
Il momento mi ricorda l'8 settembre (1943, per i più giovani). Ci fu la dissoluzione dello Stato, certamente, il Governo di Salò. Ma sorse quasi subito la Resistenza. Se ora arriva un governicchio marcato Arcore, sapremo fare (essere) NOI, ADESSO, RESISTENZA?
J.F.Padova

Spiegel online, 20 aprile 2013, 14.30

Crisi di governo in Italia

Nell’ingranaggio dei dilettanti

Un commento di Hans-Jürgen Schlamp

(traduzione dal tedesco di José F. Padova)

spiegel.de

Quinta votazione a Roma: la Destra non vota, la Sinistra depone scheda bianca – adesso deve andare avanti il presidente Napolitano. La ricerca fallita di un nuovo Capo dello Stato mostra la totale miseria dell’annientato sistema politico italiano.

Due candidati sono bruciati, un capo di partito getta la spugna e nessuno sa più che fare. La quinta votazione per un nuovo Presidente della Repubblica, stamattina a Roma, precipita definitivamente in un penoso sketch. Entrambi i grandi blocchi politici non ci stanno semplicemente più, gli uni restano fuori, gli altri ci mettono le schede bianche.

Il direttivo fa passare un metodo che non poteva avere esito. Non c’è niente di peggio.

L’elite politica italiana dimostra di non essere più capace di risolvere anche soltanto uno dei minori problemi del Paese – trovare un successore al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Davanti vi sono compiti di gran lunga più importanti e complicati:

  • L’economia del Paese soffre. Migliaia d’imprese vanno in fallimento, anche perché lo Stato semplicemente non paga fatture scoperte da gran tempo per più di 80 miliardi di euro.

  • La disoccupazione aumenta drammaticamente, specialmente fra i giovani italiani.

  • Il governo Monti non controlla più le uscite dello Stato, la montagna del debito aumenta ancora.

Eppure a Roma i responsabili politici giocano da sempre il loro meschino intrigo. Qui si tratta soltanto del proprio interesse. L’uno vuole diventare capo del governo, i suoi compari guatano posti da ministro, altri vogliono farsi salvare dalla stretta giudiziaria mediante il potere politico, i più vogliono assicurarsi le loro lucrative poltrone, indifferentemente sotto quale bandiera. Soltanto che dell’Italia non ci si interessa.

Uomini vecchi giocano vecchi giochi

Sotto la sua elite politica l’Italia soffre. I vecchi giocano i loro vecchi giochi. E poi, in molti elettori l’impressione si è solidificata come cemento, si può votare chi si vuole, domina sempre la stessa cricca.

I governi cambiano rapidamente, i governanti rimangono. Giuliano Amato, 74, socialista, ha governato due volte nei due decenni trascorsi, come pure Massimo D’Alema, 64, e Romano Prodi, 73, prima Dc, poi PD. E Silvio Berlusconi, 76, lo zar dei media carico di miliardi, che a un suo club di calcio ha aggiunto anche il suo partito di proprietà, ha governato pure quattro volte. Lui e la maggior parte di quelli che gli stanno intorno, i Bersani e i Marini, si azzuffano da vent’anni con i medesimi intriganti trucchi per il potere e per le cariche. Adesso il sistema funziona sempre peggio. Le riforme, urgentemente necessarie, restano fuori. Adesso loro non riescono più a intendersi neppure su una personalità [di spicco].

Per questo essi pregano ora l’87enne detentore della carica, Giorgio Napolitano, di aggiungervi ancora una volta un sette annetti. Una soluzione folle, alla quale adesso arriva soltanto uno il quale veramente non sa più come cavarsela. In questo sabato un emissario di partito dopo l’altro aveva fatto la sua recita davanti al vecchio Capo dello Stato. Soltanto che Napolitano dovrebbe aver risposto di essere disposto all’atto di forza se entrambi i grandi blocchi – centro-sinistra e l’alleanza di destra di Berlusconi – si accordassero su un governo di coalizione,. Tutti si sono dichiarati pubblicamente pronti. Quindi, supposto che Napolitano sia votato e che i campi politici violentemente nemici fra loro si ritrovassero insieme, in Italia ognuno si chiede: per che cosa poi si ritrovano?

Infatti, indipendentemente dal risultato dell’indegna farsa delle votazioni, i signori a Roma hanno chiaramente dimostrato in questi due ultimi giorni di non essere semplicemente più in grado di governare. Un sistema politico sorpassato si trova a fine corsa. Non c’è più alcun vincitore, ma soltanto caduti.

Funzionari e apparatchiki

Vittima numero uno è Franco Marini, un simpatico, socievole apparatchik, che a tappe dai democristiani è arrivato alla coalizione di centrosinistra, allora guidata da un benemerito funzionario di nome Pier Luigi Bersani. Che vide la propria chance di diventare capo del governo in una “Grosse Koalition” della sua sinistra con la destra di Silvio Berlusconi. Come preludio del matrimonio era pensata la votazione in comune di Marini quale Capo dello Stato. Il partito di Bersani si è ammutinato. Marini è “un uomo del secolo passato”, si è afflitto Matteo Renzi, antagonista interno al partito di Bersani e suo aspirante successore, per il quale l’elezione di Marini sarebbe “uno schiaffo per l’Italia”. Marini naufragò per mancanza di voti del suo stesso campo politico.

Poi è entrato nell’ingranaggio dei dilettanti Romano Prodi, 73 anni, economista, presidente della Commissione europea, due volte capo del governo a Roma. Con lui la sinistra raggiunse per la prima volta dopo la guerra una propria maggioranza e batté Silvio Berlusconi. Ciò che a nessuno riuscì al di fuori di lui. L’equazione è adeguata: se “lui” diventasse Presidente, si è infuriato Berlusconi davanti ai suoi seguaci, “allora andiamo tutti in esilio”.

Quando nel 2008 il secondo governo Prodi cadde, Berlusconi diede una mano vigorosa, ha affermato recentemente un senatore, che tempestivamente insieme ad altri due si staccò dalla truppa di Prodi e così ne causò la caduta. A questo scopo avrebbe ricevuto tre milioni di euro da Berlusconi, ha raccontato ora ai pubblici ministeri. Anche altri senatori avrebbero ricevuto soldi. Ciò non è provato, ancora si indaga.

Bersani, che tirava i fili, ha fallito

Ma anche se ciò può essere accaduto, quando Prodi al voto di fiducia perse per un pelo, sui banchi del Senato occupati dagli amici di Berlusconi saltarono i tappi dello spumante. Finché il presidente del Senato diede loro una lavata di capo: “Mettete via le bottiglie! Non siamo all’osteria!”. Il Presidente era allora Marini. Adesso è stato Prodi, il suo successore, la vittima – anche a lui all’elezione di venerdì sera sono mancati troppi voti del suo stesso partito.

Di conseguenza è toccato a Bersani, il manovratore fallito. Si sarebbe dimesso, annunciò, non appena sbrigato il compito di eleggere un nuovo Presidente. La prossima vittima potrebbe essere il partito di Bersani, il “Partito Democratico” è prossimo alla scissione.

L’unico che può rallegrarsi dell’assurdo teatrino di Roma è l’ex comico TV Beppe Grillo, il quale si è presentato per eliminare completamente la politica tradizionale. Alle ultime elezioni circa un quarto degli italiani ha dato il voto al suo Movimento Cinque Stelle, perché non volevano sopportare più a lungo il papocchio dei partiti tradizionali.

Alle elezioni anticipate i suoi sostenitori dovrebbero fortemente crescere.




Domenica 21 Aprile,2013 Ore: 06:53
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Stampa estera

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info