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www.ildialogo.org L’ingenuità è sottovalutata,di Lenz Jacobsen  

Die Zeit, Hamburg – ed. online – 13 marzo 2013
L’ingenuità è sottovalutata

di Lenz Jacobsen  

(traduzione dal tedesco di José F. Padova)


“Confusione” può essere la definizione migliore del periodo che stiamo vivendo. L’intervista alla rappresentante del Partito Pirata tedesco, letta in chiave di confronto con il nostro Grillismo, ne può dare un’idea. In Europa (non nell’Unione Europea) il solo esempio di democrazia diretta funzionante è quello svizzero: che tuttavia ha alle spalle 700 anni di storia e di esperienza.(J.F.Padova)

Die Zeit, Hamburg – ed. online – 13 marzo 2013

L’ingenuità è sottovalutata

Il rifiuto della realtà aiuta la politica, dice la deputata Pirata Marina Weisband in questa intervista. I cittadini devono potersi impegnare per tempo e innanzitutto imparare di più nel processo politico.

Lenz Jacobsen

(traduzione dal tedesco di José F. Padova)

wwM.W.zeit.de

vedi anche: it.wikipedia.org

Zeit online: Signora Weisband, con Lei non desidero parlare del Partito dei Pirati…

Marina Weisband: Uh! Lei mi viene proprio incontro.

D.Z.: Ciò che mi ha colpito per prima cosa nel Suo libro Wir nennen es Politik [Noi la chiamiamo politica] è come Lei civetti con la Sua propria ingenuità e la venda come una capacità politica.

M.W. L’ingenuità è sottovalutata, specialmente in politica. Naturalmente abbiamo bisogno di persone che hanno idee giuste. Ma anche gli esperti non hanno sempre ragione, soltanto perché sono esperti. Noi dovremmo sperimentare di più, semplicemente provarci, anche se forse così ci rompiamo talvolta le corna. In questo l’ingenuità è di aiuto.

D.Z.: Anche la politica attuale non è nulla più che tentativo e errore! Gli esperti, che Lei valuta così poco, fanno semplicemente del loro meglio e sperano che funzioni.

M.W.: Sì, ma io credo che nel sistema attuale non si prendano le decisioni migliori. Perché non decidono i più competenti, ma i più potenti. Noi vogliamo cambiare questo stato di cose e proprio per mezzo di Internet.

D.Z.: Come?

M.W.: Mediante la democrazia liquida. Questa è una miscela di democrazia diretta e rappresentativa. Così per ogni argomento io posso votare da sola o trasmettere il mio voto, per esempio, a mia madre, perché penso che in materia abbia idee migliori. Ella può poi delegare ulteriormente entrambi i voti a qualcuno che se ne intende di più. In questo modo alla fine per ogni problema hanno maggior forza coloro che sono maggiormente competenti. Nel mentre sappiamo che la competenza si trova nella visione di chi osserva.

D.Z.: Allora, tutto il potere agli esperti?

M.W.: No. Perché io posso “richiamare” il mio voto in qualsiasi momento. Se lo voglio, posso “esautorare” il mio delegato perfino dopo la vera e propria votazione. Nessuno quindi può sapere con precisione quanto potere egli effettivamente abbia. Perciò i delegati non possono fare combutta fra loro, semplicemente non vi sono strutture durevoli per questo scopo.

D.Z.: Ma in una rete così continuamente mutevole, come si potrebbero prendere decisioni a lungo termine e consapevoli? Non si può cambiare la propria linea in politica estera o la politica pensionistica ogni secondo! Non sarebbero più possibili programmi di coalizioni di governo proiettati su più anni.

M.W.: Lei pensa alle stesse coalizioni che cambiano ogni quattro o cinque anni e poi sterzano in direzione opposta?

D.Z.: Ma nel Suo sistema questo può accadere ogni secondo, e sempre!

M.W.: Non lo credo. Infatti, se tutti esprimono la loro opinione e fanno valere le loro idee, alla fine si ha una risoluzione che è molto più durevole di qualsiasi decisione di rappresentanti di partito. Perché allora non c’è più la tattica di partito, che può cambiare molto rapidamente.

D.Z.: Non si impone allora semplicemente il minimo comun denominatore?

M.W.: No no, ciò che non ha maggioranza nella società non ha maggioranza tout court. E questo è meglio che se le leggi le fanno i rappresentanti delle lobby, come accade spesso di questi tempi.

D.Z.: Quindi noi facciamo sempre ciò per cui vi è una maggioranza. Suona di populismo.

M.W.: Si, questa è una preoccupazione giustificata. Per questo abbiamo bisogno di una formazione politica migliore, per mettere le basi di buone decisioni. Dobbiamo imparare a guardare al di là del nostro orticello e a sostenere responsabilità comuni. Senza questi fondamenti possiamo dimenticarci di tutta la cosa.

D.Z.: Quindi lei non vuole proprio trasformare le Sue visioni? Perché le persone non sono abbastanza brave per tutto questo?

M.W.: Questo deve procedere parallelamente: migliorare la formazione e allo stesso tempo dare alla gente più partecipazione alle discussioni, passo dopo passo. Si tratta proprio del mio punto più importante: non ci si può aspettare che le persone agiscano più responsabilmente senza dare loro le responsabilità. Se i bambini non possono mai andare in strada, neppure se la caveranno mai nel traffico stradale. Se noi abbiamo insegnato loro le regole basilari dobbiamo anche avere fiducia che non facciano pasticci.

D.Z.: Eppure ognuno può diventare un politico, se soltanto lo vuole.

M.W.: In Germania effettivamente ci pensano ancora in troppi: noi abbiamo bisogno di una classe politica che sappia quello che fa, perché la gente stessa già non sa quello che fa. Ciò è da tenere sotto controllo.

D.Z.: Ma qui sono corresponsabili coloro che trasfigurano la politica in questa sfera distaccata!

M.W.: Si, anche questo. Molta gente è politicamente del tutto passiva, perché crede che non vi sia alternativa. Perché crede di poter soltanto sperare che quelli su in alto agiscano bene. E se poi le cose vanno diversamente si trova da ridire su quelli là in alto. Io questo non lo voglio. Se il potere è ripartito disugualmente, ne consegue che quelli i quali pensano di non avere potere si mettono comodi e inveiscono.

D.Z.: Insomma, poi dovrebbero semplicemente partecipare!

M.W.: Precisamente! Soltanto, nel sistema esistente vi sono troppo poche, semplici possibilità di partecipare. Non è sufficientemente incentivato il desiderio di formazione [politica] dei singoli. E questo lo voglio cambiare.

D.Z.: Suona bene, ma questo lo dicono anche quasi tutti gli altri politici. Tuttavia Lei si presenta con la posizione della visionaria. Da dove prende Lei questa sicurezza di sapere meglio di altri che cosa porta il futuro?

M.W.: Io non lo so meglio, ho solamente idee. Ma quando io le rappresento titubando, nessuno vi fa caso. Per questo motivo preferiamo andarci pesante nel sistema politico e dire: Ecco qui, questa è la nostra fantastica idea.

D.Z.: Lei si presenta più sicura di sé di quanto lo sia veramente?

M.W.: Io personalmente? Sì, in ogni caso! Ma proprio questo ha fatto fortemente il Partito dei Pirati: noi, a differenza degli altri, non ci siamo messi nel piccolo tran-tran politico, ma ci siamo fidati a parlare di visioni.

D.Z.: E adesso Lei si trova in difficoltà, perché le Sue visioni si sono scontrate con la realtà [Ndt.: allude al calo del Partito Pirata nelle ultime elezioni di diversi Land].

M.W.: Non è così, ma invece è perché siamo entrati troppo nel gioco e abbiamo mirato a elettori potenziali e alla trasformabilità. Per lo meno in questo la cosa non mi va. Io voglio cambiare la nostra cultura politica e porre le domande giuste. Indipendentemente dall’attuale trasformabilità

D.Z.: Questo è forse una perorazione per il rifiuto politico della realtà?

M.W.: Sì! Osare più rifiuto della realtà.




Domenica 24 Marzo,2013 Ore: 14:44
 
 
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