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www.ildialogo.org Che cosa rimane della rivoluzione di Chávez?,di Christian E. Rieck

Die Zeit, 6 marzo 2013 - Esteri – Venezuela
Che cosa rimane della rivoluzione di Chávez?

di Christian E. Rieck

Dei neo-deputati a 5 stelle si occupano (e preoccupano) anche al di là delle Alpi, non certo quanto fanno i nostri media ­ cui rivolgere il sommesso consiglio: Osservate, non assediate, pensate, ancora pensate e poi parlate o scrivete.
Vale anche per quelli stranieri. Die Zeit, esempio, titolava otto giorni fa: Die "Grillini" müssen noch viel lernen, I grillini devono ancora imparare molto. Amen. Quindi occupiamoci di Venezuela.
J.F.Padova

Die Zeit, 6 marzo 2013

Esteri – Venezuela

Che cosa rimane della rivoluzione di Chávez?

Il bolivarismo ha radicalmente cambiato il Venezuela. Ha messo al centro della società i poveri, ma li ha precipitati in nuovi assoggettamenti.

Christian E. Rieck – Analista Senior per le potenze regionali e l’America Latina presso il Global Governance Institute di Bruxelles. Lavora sui sistemi di integrazione regionale e le dinamiche di potere in America Latina e altrove.

(traduzione dal tedesco di José F. Padova)

zeit.de

Il Messia dell’Orinoco è passato a miglior vita. Hugo Chávez ha dato al Venezuela una svolta epocale, che a ragione può essere chiamata una rivoluzione. Alla sua testa si trovava un profeta di resurrezioni e un egolatra, più Juan Domingo Perón che Simón Bolívar: un nuovo tipo di caudillo latino-americano, fornito di miliardi da petrolio e di carisma. La Rivoluzione Bolivariana ha davvero scardinato il Paese e la società – e lasciato dietro a sé un campo di macerie.

Che cosa resta quindi della Rivoluzione Bolivariana? Sul piano regionale i nuovi meccanismi di cooperazione sopravvivranno al cambio di potere, altrettanto la rafforzata opinione pubblica di sinistra e la sua cultura pollinica. Sul piano nazionale rimarranno un ventaglio di partiti durevolmente mutato, le istituzioni per la lotta contro la povertà e un sistema politico più centralizzato. In complesso però, dopo 14 anni di Rivoluzione Bolivariana istituzionalizzata, il bilancio è deludente.

Il Progetto Bolivariano ha bensì creato in America Latina nuovi meccanismi di cooperazione regionale e posto stabilmente il Venezuela come serio antagonista per la supremazia nella regione, ma lo ha anche isolato a livello internazionale con la sua retorica delle punzecchiature. Non a causa della polemica contro la politica degli Stati Uniti, ma per gli attacchi di Chávez contro i capitalisti e i conservatori nel suo Paese e in quelli vicini. Polemiche che hanno fomentato diffidenza in tutta l’area.

Scalzato lo Stato di diritto

Sistemi di cooperazione come l’Alleanza Bolivariana per l’America (AlBA) sono inoltre serviti a Chávez soprattutto per mettersi in mostra. Il prezzo pagato è stato elevato: il Venezuela si è dovuta pagare l’Alleanza con forniture di petrolio sovvenzionate.

Nello stesso Venezuela il Bolivarismo ha eroso la democrazia, la separazione dei poteri e la legalità statale. Nel Paese ha fatto andare fuori controllo la sicurezza pubblica e la corruzione. Ha saccheggiato le casse statali, ma causato un ristagno per miliardi degli investimenti nell’energia, nei trasporti e nelle infrastrutture petrolifere. A Caracas mancanza di corrente elettrica e scioperi fanno ormai parte della quotidianità.

Con speranza nel 1999 fu proclamata una nuova, quinta Repubblica, ma nel fare questo i partiti tradizionali furono frantumati, i media sottoposti al potere verticistico e venne creata una nuova cultura politica basata su modi popolareschi per fare convergere il favore dei cittadini.

Una nuova classe di profittatori

Il Bolivarismo non si è soltanto impadronito del Parlamento e della Presidenza dello Stato, ma ha anche colonizzato tutte le istituzioni politiche – prima fra tutte quella militare e l’impresa petrolifera statale Petróleos de Venezuela S.A., accanto al Partito Unitario Socialista l’altra più importante colonna della Rivoluzione. Esso ha posto i poveri al centro della società e ciononostante ha creato una nuova classe di approfittatori, che pagano in moneta contante per essere vicini al centro del potere.

Il Bolivarismo non porta certamente la responsabilità della spaccatura della società in campi politicamente antagonisti, ma l’ha incrementata in modo mirato e inasprita fino al conflitto estremo fra visioni del mondo. In un quadro politico-istituzionale, caricato in questa misura, è oggi impossibile la ricerca democratica del compromesso. Ma proprio quest’ultima sarebbe tanto necessaria per la transizione a un’entità statale nuova, politicamente e giuridicamente rigenerata.

Chávez biasimò volentieri l’infiacchito sistema bipartitico di prima del 1999, il cosiddetto Puntofijismo [ndt.: fijo=fisso], come la radice di tutto il male, eppure durante il Bolivarismo la cultura politica del Venezuela ha subito ulteriori, considerevoli danni: oggi l’argomentazione conta meno della polemica e gli avversari politici possono essere sfrenatamente designati come nemici dello Stato e lacchè della rivoluzione di destra e venire aggrediti personalmente.

Dopo la fine del Consenso di Washington [ndt.: vedi: giovaniemissione.it e cooperazionesviluppo.org ] e dei suoi programmi economici neoliberisti nell’America Latina, la Rivoluzione Bolivariana, all’interno e all’estero, ha persistentemente spostato il discorso politico verso sinistra e così dato ulteriore spinta alla Sinistra. Oggi in Venezuela perfino l’opposizione manovra topoi [ndt.: Il tòpos (pl. tòpoi) è un argomento dialettico o retorico utilizzato in relazione a discipline diverse], che un tempo erano stati forzati dal bolivarismo, non ultimi la lotta alla povertà e alla corruzione e un’equa crescita economica.

Tuttavia la Rivoluzione ha fatto della liberazione dei poveri l’obiettivo di una lotta di classe, che vuole sconvolgere le situazioni patrimoniali esistenti fin dentro a quelle del ceto medio. Sulla via del socialismo tropicale i rappresentanti dell’opposizione e quelli del governo hanno davanti agli occhi la comunista Cuba, il che costituirebbe una trasformazione profonda del Venezuela, che non è voluta dalla maggioranza della popolazione.

La Rivoluzione Bolivariana voleva dare voce ai poveri

La crescente radicalizzazione della Rivoluzione, mentre la qualità della vita si abbassava, è già costata voti degli elettori abituali nei quartieri poveri di Caracas – nonostante l’aperto clientelismo, che intreccia i programmi [di aiuti] sociali alla fedeltà politica e a dispetto di un’agitazione permanente. Un tempo la Rivoluzione Bolivariana voleva emancipare i poveri nel Paese e dare loro politicamente una voce. Effettivamente ha reso accessibili nei quartieri poveri i locali pubblici mediante la previdenza sociale, le campagne di alfabetizzazione, le sovvenzioni alimentari e i prestiti sociali e con ciò ha creato una macchina politica che in Venezuela cerca i suoi pari. Tuttavia ha trascinato i poveri in una nuova dipendenza, politica, economica e ideologica, dalla quale essi potrebbero liberarsi soltanto difficilmente.

Il Bolivarismo assomiglia, nel suo lato oscuro, ai pessimi vecchi tempi, perché il clientelismo, il corporativismo e la corruzione contaminavano il sistema politico del Venezuela già prima dell’entrata in carica di Hugo Chávez. Nicolás Maduro. , il successore del Messia, non avrà vita facile nella conquista dell’impaziente popolo degli elettori e nell’evitare il Crepuscolo degli Dei bolivariano – sicuramente eredita una carica che nella pienezza del suo potere legale, politico e simbolico è più forte che mai nella precedente storia repubblicana del Venezuela. Una cosa è certa: da questo esperimento politico il Paese non si rimetterà per decenni.




Venerdì 08 Marzo,2013 Ore: 16:01
 
 
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