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www.ildialogo.org Povertà: due recenti interventi su Der Spiegel,Traduzione a cura di Josè F. Padova

Povertà: due recenti interventi su Der Spiegel

Traduzione a cura di Josè F. Padova

Per pronunciare pesanti parole sulle questioni da gran tempo trattate sulla stampa estera negli articoli che traduco ci voleva la fine di mandato di Claude Juncker, il presidente del cosiddetto Eurogruppo. Citando Karl Marx (!) avverte i governi dell'Unione europea che "devono smettere di sottovalutare l'enorme tragedia della disoccupazione, che ci sta schiacciando" e promuovere strumenti di tutela, "in particolare il salario minimo garantito...". Il salario, per ora, e non ancora il welfare nella sua più completa accezione. Adesso aspettiamo, per vedere se i fanatici dell'austerity, i liberal-monetaristi, i Merkel, Monti & C. insomma, inizieranno un esame di coscienza che si estenda agli altri enormi problemi del nostro tempo: la diseguaglianza sociale, la povertà, il lavoro come perno e riferimento delle politiche, la scuola e l'istruzione come fondamento della giustizia sociale. E una buona volta cambino rotta. Argomenti che, pare, alla Bocconi non sono molto in voga.
Ecco sul tema "povertà" due recenti interventi su Der Spiegel.
JFPadova


Der Spiegel, Hamburg – 8 gennaio 2013

Rapporto sulla povertà
Un Commissario dell’Unione Europea mette in guardia dalla spirale discendente

spiegel.de
(traduzione dal tedesco di José F. Padova)

L’Unione Europea si divide in un Nord ricco e in un Sud povero. Secondo la Commissione europea questa tendenza si è aggravata durante i trascorsi cinque anni. “Il 2012 per l’Europa è stato un anno molto brutto”, dice il Commissario alle questioni sociali Andor.

Bruxelles – l’Europa meridionale soffre per povertà e disoccupazione, i Paesi del Nord traggono da questa situazione vantaggi economici. La Commissione europea ha presentato un Resoconto sociale che indica come negli ultimi cinque anni la spaccatura dell’Europa si è acuita. Il Commissario alle questioni sociali Lázsló Andor ha parlato di una “nuova crepa” e ne ha dato una tetra rappresentazione: sembra che gli Stati limitrofi “siano del tutto prigionieri di una declinante spirale fatta di diminuzione della produttività, di disoccupazione in rapida salita e di redditi sottoposti a erosione”.

La quota dei senza lavoro nell’eurozona è salita all’ 11,8 percento. Si tratta del dato più alto da quasi vent’anni. Cinque anni fa la quota percentuale di Nord e Sud era quasi equivalente. Oggi il differenziale è di 7,5 punti percentuali. In Grecia la quota è salita in un anno a 7,1 %. La Germania, con una percentuale di disoccupazione del 5,4 percento, appartiene ai Paesi nei quali il mercato del lavoro è più stabile. Anche per quanto riguarda la disoccupazione giovanile la Germania – come l’Austria e l’Olanda – sta bene. Qui meno di una su dieci persone sotto ai 25 anni è senza lavoro.

Per quanto riguarda i disoccupati di lungo periodo la quota per tutti i Paesi dell’Unione Europea è salita dal 3 al 4,6 %. Particolarmente colpiti sono Slovacchia, Spagna, Grecia, Irlanda e gli Stati baltici Estonia, Lettonia e Lituania, dove più di un settimo della popolazione attiva si trova durevolmente disoccupato.

Parallelamente a questa situazione in due terzi degli Stati membri sono calati i redditi reali [in potere d’acquisto] delle famiglie. In Grecia rispetto al 2009 le famiglie hanno quasi un quinto di soldi in meno, in Spagna otto e a Cipro sette percento meno. Al contrario nei Paesi del Nord, in Germania, Francia e Polonia le persone, nonostante la crisi, hanno più soldi in tasca. “Il 2012 per l’Europa è stato un altro anno cattivo, per quanto riguarda il peggioramento della situazione sociale”, ha detto Andor.

Il Rapporto sula situazione sociale attribuisce anche ai salvatori dell’Europa un esito che sgomenta. Da una parte è “urgentemente necessaria” la stabilizzazione delle economie politiche mediante meccanismi ora in discussione per l’approfondimento dell’unione monetaria. Questi consisterebbero proprio in un trasferimento da Nord a Sud, a grandi linee mediante un bilancio speciale, che la Commissione europea e il Presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy richiedono energicamente, ma che la Germania respinge. Fra le idee proposte vi è anche un’assicurazione europea contro la disoccupazione. La pressione su Berlino per ottenere maggiore solidarietà potrebbe aumentare considerevolmente.

Elogio delle Riforme Hartz
Dall’altra parte le chance di lavoro nei Paesi che hanno adottato riforme sostanziali del mercato del lavoro sono rimaste molto migliori, argomenta Andor. Le Riforme Hartz [ndt.: v. fra l’altro vocidallagermania.blogspot.it ] dell’ex Cancelliere Gerhard Schröder (SPD) nel Rapporto sono citate quattro volte come piattaforma per la buona situazione in Germania.

Con questo Andor spiega implicitamente ulteriori svolte per il modello da applicare agli Stati in crisi. “Adeguate riforme del mercato del lavoro e sistemi sociali meglio realizzati possono accelerare l’uscita dalla crisi”. Tuttavia un sistema garantito non c’è, afferma il Commissario. Quali importanti elementi cita uno spostamento del gravame fiscale dal lavoro ad altre fonti come le emissioni di CO2 o le proprietà immobiliari e un “salario minimo adeguato”. Quest’ultimo potrebbe anche contribuire a ridurre la divergenza fra alti e bassi redditi, ulteriormente aumentata, e anche la disparità delle retribuzioni di uomini e donne.


Der Spiegel, 8 gennaio 2013

Uno studio del World Economic Forum

La frattura fra povero e ricco mette in pericolo l’economia mondiale
(traduzione dal tedesco di José F. Padova)
spiegel.de

Mutamenti climatici, fallimenti di Stati, penuria di acqua: in tutto il mondo cresce il pericolo di crisi, denuncia un rapporto del Foro mondiale per l’economia. Gli esperti interpellati, un migliaio in tutto, mettono in guardia soprattutto dalle differenze estreme fra i redditi – perché danneggiano l’economia.

Amburgo – Che cosa minaccia il mondo? All’approfondimento di questa domanda si dedica ogni anno un gruppo di lavoro per conto del Foro mondiale per l’economia. Consulta un migliaio di esperti di economia, scienziati, politici e membri di organizzazioni sociali – e presenta i risultati nel suo "Global Risks Report".

Secondo il più recente studio il mondo nel 2013 appare un poco più fosco che nel 2012. Sono aumentati molti rischi, vi è detto. Gli esperti valutano complessivamente che nei dieci anni prossimi le probabilità sia dell’avvento di scenari definiti di crisi, sia delle loro possibili gravi conseguenze, siano più alte di quelle descritte nel precedente rapporto. «Questi rischi globali sono un avvertimento salutare per i nostri più importanti sistemi», così si cita Lee Howell, un autore dello studio. Perciò ogni Paese dovrebbe lavorare per diventare più resistente contro simili rischi.

Al primo posto nell’elenco dei 50 più grandi pericoli per il mondo si trovano ancor sempre i problemi economici:

Quale rischio più grande si indica una diseguaglianza dei redditi, crescente in misura sempre più ingente. Di tutti gli scenari considerati questo è quello che più verosimilmente si attuerà nei prossimi dieci anni. Il tema dell’ineguaglianza suscita da qualche tempo le discussioni più accese – anche perché il crescente abisso fra povero e ricco acquista sempre maggiore rilievo come più sostanziale fattore scatenante di possibili crisi.

Al secondo posto si trova l’indebitamento pubblico. Per gli specialisti uno squilibrio cronico dei bilanci statali è alquanto meno probabile di come lo sia stato nell’anno scorso – probabilmente sotto l’impressione del recente, evidente ridursi della crisi dell’euro. Tuttavia ne stimano le possibili conseguenze come ancora più drammatiche.

Il terzo posto dell’elenco dei rischi è occupato da un tema ambientale. Le crescenti emissioni nocive per il clima preoccupano quest’anno gli esperti, ai loro occhi il pericolo del fallimento delle trattative per la difesa del clima è fortemente aumentato. Anche il recente, ultimo vertice sul clima tenutosi a Doha si è concluso con un consenso minimo.

Secondo la ricerca del Forum il massimo pericolo sociale è la crescente scarsità di acqua in molti Paesi della Terra – nessun altro rischio potrebbe avere conseguenze altrettanto drammatiche.

Al quinto posto si trova l’errato approccio al problema dell’ invecchiamento della popolazione. Si annuncia qui l’insuccesso delle reazioni ai costi in aumento e alle sfide sociali per il mutamento demografico.

Gli esperti considerano soprattutto pericolosa la combinazione dei problemi che si presentano nel sistema economico e in quello ambientale: «Se entrambi i sistemi fossero esposti parallelamente a un rifiuto [di risolverli], si verificherebbe la “perfetta tempesta globale” con conseguenze potenzialmente devastanti», è scritto nel rapporto. Per la crisi dell’economia sono mancate le risorse per affrontare effettivamente problemi come il cambiamento climatico.

Quale ulteriore scenario di crisi il rapporto indica eventi con inaspettate, gravi conseguenze. Fra questi si conterebbero “incendi [sociali] di vaste proporzioni in un mondo eccessivamente collegato in Rete”, come per esempio il film anti-islamico «L’innocenza dei musulmani» su YouTube, che ha suscitato in tutto il mondo violente proteste.

Inoltre sussiste il pericolo che problemi apparentemente già risolti vadano fuori controllo. Come esempio il rapporto cita la possibilità che una gran parte degli antibiotici oggi in uso perdano i loro effetti a causa di un impiego eccessivo.

La valutazione di disuguaglianza, indebitamento e cambiamento climatico come i più importanti rischi globali non è cambiata rispetto al World Risk Report del 2012. Tuttavia nel corso degli ultimi anni la classifica è molto mutata – evidentemente influenzata dal predominio dei singoli temi nel pubblico dibattito.

Così l’ineguaglianza ai tempi della crisi finanziaria fra il 2008 e il 2010 era un tema poco rilevante, come il cambiamento climatico. Invece di questo una caduta dei prezzi nel campo patrimoniale era considerata ancora un grande rischio, in rapporto sia alla sua probabilità che ai suoi potenziali effetti. Anche un indebolimento della congiuntura cinese e le malattie croniche facevano parte, secondo lo studio, dei rischi al top.

Il rapporto sui rischi deve essere discusso fra due settimane durante il vertice di Davos. Vi sono attesi nuovamente politici di alto rango – fra cui la Cancelliera Angela Merkel e il primo ministro russo Dimitri Medvedev.




Venerdì 11 Gennaio,2013 Ore: 22:06
 
 
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