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www.ildialogo.org Ha fatto bene Snowden a fuggire dagli Stati Uniti,di Daniel Ellsberg

Ha fatto bene Snowden a fuggire dagli Stati Uniti

di Daniel Ellsberg

L’autore di questo commento, pubblicato su www.sinpermiso.info e ripreso dal giornale cubano Granma, è Daniel Ellsberg. Attivista dei diritti civili, nel 1971 passò al quotidiano The New York Times importanti rivelazioni sul coinvolgimento degli Stati Uniti in Vietnam, le così dette Carte del Pentagono. Nato nel 1931, ha un dottorato in economia ad Harvard ed è l’autore del “paradosso di Ellsberg”, sulla teoria matematica della decisione.(Alessandra Riccio)

Daniel Ellsberg

Ha fatto bene Snowden a fuggire dagli Stati Uniti

Molta gente paragona in maniera sfavorevole Edward Snowden con me per aver abbandonato il paese e aver chiesto asilo, invece di affrontare il processo, come ho fatto io. Il paese nel quale io sono rimasto era un Nordamerica diverso, molto tempo fa.

Dopo che fu impedito al New York Times di pubblicare le Carte del Pentagono il 15 giugno 1971, prima censura preventiva a un quotidiano della storia nordamericana e dopo che io ebbi consegnato un’altra copia al The Washington Post (al quale pure fu proibita la pubblicazione), sono entrato in clandestinità insieme a mia moglie, Patricia, per tredici giorni. Il mio scopo (abbastanza simile a quello di Snowden quando è andato a Hong Kong) era quello di eludere la vigilanza mentre preparavo, con l’aiuto fondamentale di una serie di persone ancora sconosciute all’FBI, la distribuzione sequenziale delle Carte del Pentagono ad altri 17 giornali, in vista di altre due proibizioni. Gli ultimi tre giorni di questo periodo li ho passati nonostante ci fosse un ordine di cattura: proprio come Snowden oggi, sono stato un ricercato dalla giustizia.

Però quando mi sono costituito per essere arrestato a Boston, dopo aver inoltrato le ultime copie delle carte in mio possesso la notte precedente, sono tornato in libertà su cauzione quel giorno stesso. In seguito, quando si sono aggravate le accuse contro di me, passando dalle tre imputazioni iniziali a una dozzina, per cui rischiavo una sentenza di 115 anni, la cauzione è aumentata fino a 50.000 dollari. Ma durante i due anni del processo, sono stato libero di parlare con la stampa e nelle manifestazioni e conferenze pubbliche. In fin dei conti io facevo parte di un movimento contrario a una guerra ancora in corso. La mia principale preoccupazione era quella di aiutare a far finire quella guerra. Non avrei potuto farlo dall’estero e non mi è mai passato per la testa di lasciare il mio paese.

Non c’è la più piccola possibilità che questa esperienza possa ripetersi al giorno d’oggi, per non parlare del fatto che un processo possa essere dichiarato concluso se rivela azioni della Casa Bianca contro un accusato, azioni che nell’era di Richard Nixon erano chiaramente criminali e che sono state parte in causa nelle sue dimissioni prima di affrontare l’impeachment, ma che adesso sono considerate tutte legali, compreso il tentativo di dichiarami totalmente incapace.

Spero davvero che le rivelazioni di Snowden scatenino un movimento che riscatti la nostra democrazia, ma lui non potrebbe far parte di questo movimento se fosse rimasto qui. Le possibilità che sia lasciato in libertà dietro cauzione se tornasse adesso sono inesistenti e quasi inesistente la possibilità della libertà dietro cauzione se non avesse abbandonato il paese. Anzi, starebbe in una cella di un penitenziario come Bradley Manning, in isolamento.

Starebbe in totale isolamento, anche più lungo di quello sopportato da Manning durante i suoi tre anni di carcere prima dell’inizio, recente, del processo. Il Relatore Speciale per la Tortura delle Nazioni Unite, ha descritto le condizioni di Manning come crudeli, disumane e degradanti (questa prospettiva realista dovrebbe dare adito a che la maggioranza dei paesi concedesse asilo a Snowden, ammesso che ce la facessero a resistere all’intimidazione e al tentativo di corruzione da parte degli Stati Uniti).

Snowden crede di non aver fatto niente di male. Sono completamente d’accordo. Più di 40 anni dopo la pubblicazione non autorizzata delle Carte del Pentagono da parte mia, queste rivelazioni sono la linfa vitale di una stampa libera e della nostra repubblica. Una delle lezioni delle Carte del Pentagono e delle rivelazioni di Snowden è semplice: il segreto corrompe proprio come il potere corrompe.




Venerdì 26 Luglio,2013 Ore: 23:16
 
 
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