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www.ildialogo.org Una «mini Schengen» per i Balcani Occidentali,di Gianmarco Pisa

Una «mini Schengen» per i Balcani Occidentali

di Gianmarco Pisa

XeresNelro - CC BY-SA 4.0, commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=69092549

Raggiunto l’accordo sulla cosiddetta “mini Schengen”, anche, suggestivamente, denominata, la “Schengen dei Balcani”: i capi di stato e di governo di Serbia, con il presidente Aleksandar Vučić, Albania, con il primo ministro Edi Rama, e Macedonia del Nord, con il premier Zoran Zaev, alla presenza del presidente del consiglio bosniaco Denis Zvizdić e della ministra montenegrina Dragica Sekulić, hanno raggiunto un accordo di libera circolazione tra i tre Paesi. Un accordo in predicato da mesi, che si unisce ad altre iniziative regionali che coinvolgono, di volta in volta, i diversi Paesi della regione, e che, tuttavia, non è stato esente da problemi e polemiche, durante i negoziati e le trattative. Come ha ricordato infatti il presidente serbo, «si tratta di un’iniziativa molto importante per la Serbia», aggiungendo, peraltro, che quanto concordato nella intesa, siglata a Ohrid, sarebbe potuto essere poco popolare presso l’opinione pubblica serba.
«Molti non comprendono. Durante la campagna elettorale, le opposizioni hanno attaccato con l’accusa di voler costruire una specie di autostrada per la Grande Albania. Sono orgoglioso dell’accordo con Macedonia del Nord e Albania. Non c’è una nuova “Jugoslavia” ma solo una vita migliore per i cittadini dei nostri Paesi», secondo quanto riferito dell’intervento di Vučić in conferenza stampa. Lo stesso presidente serbo ha inoltre fatto riferimento ad uno degli elementi dell’accordo, vale a dire l’opportunità di incremento negli arrivi di turisti stranieri, che sarebbero stati in grado di viaggiare liberamente tra i tre Paesi. Le misure della “mini Schengen” relative alla libera circolazione di persone, beni, capitali e servizi tra i tre Paesi, sono:
- la possibilità di viaggio di cittadini di Serbia, Macedonia del Nord e Albania nei territori dei tre Paesi con la sola carta d’identità a partire dalla fine dell’anno;
- la possibilità di ottenere permessi di lavoro e riconoscimento delle qualifiche e dei diplomi, senza procedure aggiuntive, per incrementare la mobilità della forza-lavoro, anche al fine di aumentare la disponibilità di forza-lavoro e quindi l’attrattività dell’intera regione per gli investimenti stranieri;
- nuove opportunità di scambio e gemellaggio;
- nuovi progetti comuni di ricerca e di sviluppo;
- l’introduzione di un orario continuo dei servizi di ispezione di frontiera, con specifico riferimento alla ispezione fitosanitaria, per ridurre i tempi di attesa per le merci e facilitare la libera circolazione delle merci;
- un pacchetto unico di documentazione necessaria per il transito delle merci, con particolare attenzione alla introduzione di un sistema di riduzione della documentazione cartacea e di potenziamento digitale;
- l’introduzione di modifiche alle leggi in materia di mercato dei capitali, sistema fiscale e sistema finanziario nei tre Paesi, al fine di migliorare le condizioni per i flussi di capitali ed il mercato dei capitali;
- il rafforzamento della cooperazione nel campo della lotta alla criminalità transnazionale e al terrorismo;
- il coordinamento delle norme e procedure in vari settori, al fine di migliorare l’attrattività e la cooperazione tra i tre Paesi. Misure, come si vede, che, se da una parte alludono ad una meglio organizzata cooperazione in campo economico dei tre Paesi, dall’altra traguardano l’obiettivo di una sempre più intensa dinamica capitalistica e di una sempre più accesa corsa agli investimenti stranieri dei vari Paesi della regione.
Una serie di misure più specifiche sarà poi definita nel piano d’azione, che sarà oggetto di una prossima riunione, già programmata, a Durazzo, il 21 dicembre. Secondo quanto riferito in conferenza stampa, del resto, l’iniziativa è aperta a tutti i Paesi della regione.
Secondo quanto riferito dal premier della Macedonia del Nord, infatti, «oggi parliamo di un sogno, i Balcani del XXI secolo. Miglioreremo le condizioni di vita, aiuteremo i giovani a restare e troveremo un modo per attrarre investimenti stranieri. I Balcani saranno un posto diverso e migliore».
Non diversamente il premier albanese, Edi Rama, dal momento che l’idea alla base dell’accordo non è quella di separare i tre Paesi dal resto dei Balcani Occidentali, già fin troppo frammentati, ma di estendere l’iniziativa a tutti i Paesi della regione.



Mercoledì 13 Novembre,2019 Ore: 21:54
 
 
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